19 - Vaniglia e fiori

"Xin!" Esclamai quando la vidi seduta al tavolo della mensa con i miei amici.

"Hey..." Mi salutò lei tagliando corto.

Percepivo gli sguardi opprimenti degli altri su di me, sentivo i loro bisbigli e che mi stavano giudicando.

Non appena entrai nella grande sala, Marisa non mi salutò ma anzi, evitò il mio sguardo.

Inoltre sentii una ragazza definirmi "lurida sciaquetta".

Avrebbe avuto ragione se solo avesse saputo realmente come stavano le cose.

"Xin ti devo parlare, si tratta della foto." Dissi con un tono che non ammetteva repliche.

Si alzò prendendo un grosso respiro e poi mi seguì fuori nel cortile illuminato unicamente dai lampioni.

"Xin sappiamo entrambe che non sono io la ragazza della foto!" Iniziai io e lei annuì impercettibilmente. "Allora aiutami a venirne fuori! Tu sei l'unica che può farlo!" La implorai.

"Non posso Savannah..." Disse sull'orlo del pianto.

"Perché no?"

"Perché ho paura!"

"Paura di cosa?"

"Di Kristal. Se io testimoniassi contro di lei, se la prenderà con me."

"La affronteremo insieme, unite!"

"No Savannah. Io sono venuta qui per trovare tranquillità e smettere di lottare come ero solita fare a casa mia!"

"Xin, la vita è una lotta continua. Cosa credi? Che non avrai mai più problemi? Kristal è un problema e va affrontato insieme, non ignorato perché sennò diventerà più grande!"

A quelle parole Xin scoppiò a piangere e scappò via da me.

Dalla grande vetrata della mensa che dava sul cortile notai molti ragazzi guardarmi come se fossi un mostro.

Effettivamente ai loro occhi dovevo proprio sembrarlo: avevo tradito il mio ragazzo con un professore e ora avevo fatto piangere una ragazza tenera ed innocua come Xin.

"Che merda la mia vita!"

Comprai un tramezzino da una macchinetta dell'Università, presi dal mio armadietto uno dei miei quaderni ed una penna e me ne andai nel mio posto preferito per pensare.

Avevo bisogno di farmi uno schema riassuntivo così cominciai ad appuntarmi i punti salienti di quella situazione.

Il Coach Bolton aveva una storia con un'alunna.

Io ero stata incolpata poiché i miei capelli erano biondi e lunghi come quelli della ragazza della foto che ha il mio braccialetto.

Kristal aveva mostrato la foto che presumibilmente lei stessa aveva scattato.

Kristal ha un'amica sola che si tiene ben stretta e che, testuali parole di Jay, "glielo deve".

"È sicuramente Veronica la ragazza della foto." Farfugliai tra me è me provando la mia ipotesi.

"Ma allora perché Kristal ha dovuto smascherarla proprio adesso? E perché ha incolpato me? Mi voleva solo incastrare o non sa che in quella foto c'è veramente la sua amica fidata? Forse pensava che io fossi l'altra amante del Coach Bolton?"

Mille domande mi tormentavano mentre guardavo un cielo buio senza luna.

Quale era la risposta esatta?

In che altro modo avrei potuto smascherare Veronica?

Sentii poi la porta aprirsi e ne sbucò fuori Jay con un fazzoletto in mano.

La sua presenza mi confortava molto, mi sentivo coraggiosa con lui al mio fianco.

Era davvero la mia spalla destra.

"Hey principessa, che ci fai qui su tutta sola?" Mi domandò sorridente e porgendomi il fazzoletto che al suo interno conteneva un donut al cioccolato.

Quando lo vidi mi illuminai.

"Da dove l'hai preso?" Gli domandai felice come una bambina.

"L'ho rubato dalla cucina appositamente per te!" Disse dando un colpo molto effeminato con la mano ai suoi riccioli biondi che svolazzarono in aria per qualche secondo.

Lo ringraziai sorridendogli e con un abbraccio veloce per poi finirlo in pochissimi morsi.

"Cosa c'è scritto qui?" Mi chiese con fare indagatorio prendendo il mio quadernino dove avevo appena appuntato i miei sospetti.

Lesse ininterrottamente per poi alla fine guardarmi scioccato.

"Veronica ha una storia col Coach Bolton, secondo te?"

"Si Jay, ne sono assolutamente sicura! Lo testimonia il fatto che un giorno ho sbattuto contro di lui e ho sentito che emanava un profumo femminile tra la vaniglia e il floreale. Ieri ho sentito lo stesso profumo su di lei."

"Certo che tu hai un talento nato per andare a sbattere contro le persone eh!" Mi prese in giro il biondo al quale io tirai una leggera gomitata.

"Ti credo. Insomma, non fa una piega. Solo non mi spiego come lei abbia potuto essere in possesso del tuo bracciale... non ci arrivo proprio." Disse tirandosi indietro i numerosi e fitti riccioli che si buttavano sulla sua fronte ogni qual volta abbassava lo sguardo sul quadernino.

"Hai presente quando durante una delle prime lezioni di teatro, la professoressa Anton ci chiese di lasciarci qualcosa a vicenda?" Gli ricordai e lui annuì velocemente guardandomi negli occhi.

"Io ho lasciato il mio braccialetto a Xin e lei l'ha lasciato a Veronica, seppur il compito non fosse esattamente quello..." Spiegai.

"Allora basta chiedere a Xin di testimoniare!" Esordì lui come se nessuno ci avesse già pensato.

"Xin non se la sente. Ha paura di cosa potrebbe farle Kristal, ha paura che possa metterle i bastoni fra le ruote..." Ammisi io afflitta.

Mi sentivo come un detective che arriva allo step precedente alla risoluzione di un caso, ma gli manca proprio l'ultimo tassello per incastrare il colpevole.

"Merda! Veronica non lo ammetterà mai! Ma comunque non dobbiamo arrenderci, vero Sav?" Chiese lui appoggiando la sua mano sulle mie.

"Che mi dici di Jeremy?" Gli domandai io per cambiare argomento.

Ero preoccupata per Troy, non l'avevo neanche visto in mensa.

"Jeremy è distrutto, non voleva far soffrire Troy ma ha dovuto dire che aveva la ragazza..." Ammise toccandosi i lacci delle scarpe.

"Perché?"

"Perché il padre di Jeremy ci tiene che lui sposi una ragazza e che prenda le redini dell'Università quando andrà in pensione. Non ti ho mai detto che è il figlio del preside?"

Ora si spiegava tutto: dovevo dirlo a Troy per tranquillizzarlo almeno un minimo.

Jeremy si sentiva vincolato, non era un cattivo ragazzo che andava con tutte e tutti.

Verso la mezzanotte diedi la buonanotte a Jay e tornai in camera mia.

Non sperai che Sole avesse aperto gli occhi su tutta questa faccenda perché sapevo benissimo che non sarebbe accaduto tanto presto.

Secondo tutti ero una facile e chissà quante dicerie stavano circolando sul mio conto in quel momento.

Mi addormentai velocemente: volevo che quella giornata disastrosa finisse al più presto.


******


Venni catapultata nel mondo reale quando la mia dannata sveglia suonò alle 8.

Quel giorno mi sentivo più rintontita che mai, ma mi alzai comunque.

Notai che Sole era già uscita.

"Meglio così." Dissi un po' dispiaciuta.

Ci misi solamente dieci minuti per prepararmi: infilai la maglietta nera ed i leggings neri dell'Adidas, mi raccolsi i capelli in una coda alta e infilai le mie solite snickers.

Oggi non avevo voglia di farmi carina, non me ne importava.

La cosa principale che mi premeva in quel momento era risolvere la questione "Kristal mi vuole incastrare".

Feci colazione in pochi minuti, presi il mio zaino e mi diressi verso il mio armadietto per lasciarvici dentro le materie che non mi servivano al momento.

"Guardala: non le basta un solo uomo."

"Sì infatti, li vuole tutti ai suoi piedi..."

"Povero Eduardo, potrei andare a consolarlo io." Sentii dire da una ragazza alle mie spalle che infine rise per la sua stessa battuta.

Questa frase non avrebbe dovuto dirla.

"Pietosa." Dissi rivolta al mio armadietto sperando che mi sentisse.

"Come scusa, cara?" Mi chiese indispettita.

"Ho detto che sei pietosa e anche stronza!" Le gridai in faccia.

"Scusa?" Mi chiese strabuzzando gli occhi e aggrottando la fronte.

"Brava, chiedi scusa!" Le dissi. "E voi altre che non avete niente di meglio da fare che sparlare degli altri, siete solamente delle ragazzine impiccione! La vostra vita fa così schifo che dovete giudicare la mia?!" Continuai a gridare alle altre due e più gridavo più mi sentivo forte.

Allo stesso tempo mi sfogavo con qualcuno.

Le tre ragazze si dileguarono in fretta borbottando qualcosa che, scommetto, fossero insulti vari.

Mi girai verso il mio armadietto per chiuderlo con un rapido gesto che fece sobbalzare una ragazza poco più avanti.

Questa mi guardò ma, quando incontrò il mio sguardo, velocemente abbassò gli occhi.

Non volevo che andasse così il mio soggiorno in America.

Non volevo che la mia vita diventasse un film in cui, ovviamente, la sfigata presa di mira ero proprio io.

Tra tante persone perché proprio me?

Questa domanda era stata un perno nella mia vita, non so quante volte me l'ero posta.

Ero arrabbiata, delusa e senza amici ad eccezione di Jay.

Tirai un pugno al mio armadietto in un impeto di rabbia a cui feci una leggera ammaccatura.

Le persone intorno a me mi guardavano come se fossi un animale da circo: non volevo più stare lì in mezzo a gente che mi giudicava.

"Hey Sav!" Sentii una voce famigliare e piacevole salutarmi.

Mi voltai nella sua direzione e vidi Jay venirmi incontro sorridente.

"Hey!"

"Che è successo al tuo armadietto?" Mi chiese il riccio a cui prontamente mostrai la mano ferita.

"Sono diventata anche violenta ora..." Scherzai mentre la esaminava.

"Vieni con me." Mi ordinò prendendomi per il polso con una stretta che non ammetteva obiezioni.

Superammo qualche corridoio per poi alla fine arrivare in segreteria.

"Cosa cercate, ragazzi?" Ci chiese una delle segretarie gentilmente.

"Devo solo medicare una lieve ferita. Posso fare da solo." Le spiegò Jay aprendo la cassetta del pronto soccorso posta sulla parete alla nostra destra.

La donna ci guardò attentamente per poi fare spallucce e tornare al suo lavoro insieme alle altre.

"Siediti lì." Mi ordinò indicando una poltroncina gialla sotto alla cassetta.

"Sì capo." Scherzai io accomodandomi.

"Non c'è da scherzare Savannah potevi farti male." Mi rimproverò lui con fare serio spremendo il disinfettante su un batuffolo di cotone.

"Oh ma dai Jay, era un armadietto non un serial killer!"

"Non mi interessa! E non diventerai violenta ora! O vuoi dare ragione a Kristal?"

"In che senso scusa?" Gli domandai mentre mi accarezzava la mano con il batuffolo pregno.

"Nel senso che l'impressione che hai dato all'inizio, ora è completamente mutata per colpa sua! Le persone non ti riconoscono più e tu vuoi fare credere loro che sei una ragazza facile e che prende a pugni gli armadietti? Per non parlare della lite con quelle tre sceme, ti ho sentito sai?"

Aveva ragione.

Dovevo continuare a comportarmi come all'inizio, come la Savannah che ero e sono realmente: non come mi vuole fare apparire Kristal.

"Hai ragione Jay, come farei senza di te?" Gli chiesi dolcemente.

"Saresti già morta dissanguata senza di me." Scherzò indicando col mento quella scena tenera in cui lui mi medicava come se fosse mia madre.

Mi mancava mia madre.

E anche mio padre e mio fratello Nicholas.

Per non parlare del mio fratellino acquisito Levi.

Dovevo scrivere loro per invitarli alla recita il più presto possibile.

Così lo feci subito per non scordarmene.

"Posso farti una domanda?" Mi chiese tornando serio ed estraendo un cerotto dall'involucro bianco, mentre io riposi il mio telefono nella tasca anteriore dei jeans.

Io annuii scettica: sapevo benissimo, per esperienza, che quelle quattro parole erano direttamente proporzionali ad una domanda indiscreta che mi avrebbe messo a disagio.


Holaaaaa gente!!! ☀️
Come stiamo?
Cosa vorrà chiedere Jay a Savannah? 😏
E cosa ne pensate delle ipotesi formulate dalla nostra Sav per quanto riguarda la foto? 🕵🏼‍♀️
Spero che il capitolo vi piaccia, ci vediamo nel prossimo aggiornamento ⚡️
Buona giornata 🌹
Baci baci 💋

A.

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