14 - Segreti

Mi risvegliai alle 8 grazie al suono della mia sveglia.

Mi bruciavano gli occhi e li sentivo pesanti: non avevo idea di che ore fossero ieri notte quando ci addormentammo abbracciati ed innamorati.

Eduardo mi diede il buongiorno ed un bacio veloce per poi scappare in camera sua.

Disse qualcosa a proposito del surf ma ero troppo in catalessi per afferrare il concetto.

Quando nella camera calò il silenzio purtroppo la stanchezza prese il sopravvento e mi riaddormentai.

Mi svegliai una seconda volta quella mattina alle 8.45 per del trambusto che proveniva dal corridoio esterno.

Quando vidi l'ora scattai in piedi e mi preparai in fretta e furia, c'erano delle chiamate perse di Eduardo ma le ignorai sennò ci avrei messo ancora più tempo.

Mi vestii e mi lavai i denti, non mi truccai e non mi pettinai ma legai velocemente i capelli in uno chignon.

Odiavo non poter fare colazione alla mattina, era il mio pasto preferito e senza caffè non avevo speranze, anche se quello che ci servivano in mensa era acqua sporca per i miei standard: ma agli americani piaceva così.

Presi il mio zaino e corsi fuori dal dormitorio femminile che era indiscutibilmente vuoto visto che tutte le persone normali a quell'ora sarebbero state a lezione.

Appena aprii la porta che dava sul corridoio dell'istituto venni investita da una figura maschile che mi sbalzò direttamente col sedere per terra.

Era già la seconda volta nel giro di un mese.

"Oddio scusami non ti avevo vista." Esclamò questo ragazzo che mi porse la mano mentre il mio posteriore soffriva in silenzio.

Gliela strinsi e mi rimisi in piedi col sedere dolente.

Quando lo guardai notai che non era un alunno, ma bensì il famoso Coach Bolton di cui Sole continuamente mi parlava.

Era davvero un bellissimo uomo, sulla trentina, castano, con la barba appena accennata e degli occhioni azzurri preoccupati per il mio fondoschiena.

"Come stai? Ti ho fatto male?" Mi chiese ansioso.

"No, non si preoccupi è tutto a posto. Ci sono abituata." Scherzai accarezzandomi il mio povero fondo schiena.

Feci un profondo respiro e stranamente sentii nell'aria un profumo femminile, oserei dire alla vaniglia o ai fiori.

Il Coach Bolton usava colonie del genere?

Scacciai quei pensieri stupidi per poi raccogliere il mio zaino da terra e salutarlo diplomaticamente.

"Comunque che ci fai da queste parti?" Mi urlò quando ormai ero davanti alla classe di letteratura.

"Ho lezione." Dissi indicando l'aula che scoprii essere vuota.

Mi ero forse persa qualcosa?

"Dove sono tutti?"

"Signorina oggi è domenica, saranno tutti alla gara di surf dove gareggiano alcuni alunni della VBU." Mi spiegò sorridente.

Mi sentii avvampare, come potevo essere così distratta?

Che vergogna.

Risi nervosamente per poi tacere.

Sentivo il mio imbarazzo aleggiare per aria.

"Io sto andando lì proprio ora, vuoi venire con me?" Mi chiese indicando la porta.

"No vada pure, devo fare una cosa."

Il Coach Bolton mi salutò con un sorriso per poi sparire dietro all'enorme vetrata.

Arrivai al mio armadietto sconsolata per la figura da stupida appena fatta, lo aprii e appoggiai lo zaino colmo di libri al suo interno.

Con la coda dell'occhio notai una figura incappucciata intenta a spiarmi e, non appena voltai del tutto la testa per guardarla meglio, questa scappò via come un fulmine.

"Hey perché mi spii?" Gli gridai per poi chiudere l'armadietto e corrergli dietro più velocemente che potessi.

Questa volta non poteva scapparmi, dovevo sapere chi fosse costui che non mi lasciava in pace.

Facevo bene ad inseguirlo?

Sarebbe stato violento?

E se fossi morta?

Corsi per tutto il corridoio fino ad arrivare alla mensa: notai Ilianne da sola intenta a leggere.

"Hey Ilianne cosa ci fai qui?" La salutai.

"Leggo."

"Hai per caso visto qualcuno correre da queste parti?" Le domandai affannata.

"No, stavo leggendo."

"Non vieni alla gara di surf?"

"Non mi piacciono i posti pieni di gente, preferisco leggere."

"Se cambi idea basta che mi chiami, ok?"

"Certamente, buon divertimento." Mi augurò lei sorridente per poi ributtarsi nella lettura di quel libro di chimica.

La scrutai attentamente, non sembrava una persona che fosse lì già da tempo, anzi, sembrava proprio che fosse appena arrivata.

Lo zaino non c'era, aveva con se unicamente quel libro.

So che è una ragazza che ama la lettura, ma non penso che stesse leggendo un volume di chimica per diletto personale.

Inoltre non aveva con sè penne o evidenziatori e so benissimo che lei, mentre studia, ha bisogno di queste cose poiché sottolinea quasi tutto e scrive molti appunti a lato delle pagine.

Pareva solo un modo per depistarmi.

O stavo diventando paranoica?

******

La spiaggia era gremita di gente, molta della quale notai essere studenti della VBU.

"Come farò a trovare Eduardo ora?"

Il telefono non prendeva per il caos che c'era e cominciai a farmi spazio tra le persone.

Mi stavo innervosendo, di conseguenza tornai verso la solita piazzetta adibita allo skate e mi sedetti sul muretto che dava sull'oceano.

Quel posto era super tattico, avrei potuto vedere benissimo la gara senza essere disturbata, come se in spiaggia non ci fosse stato nessuno.

"La prossima surfista è la numero 97, Kristal Mendes. Ultimamente non le sono andate molto bene le cose, non è più il volto ufficiale della campagna promozionale di surf di Venice Beach ma il suo talento non è stato oscurato, vero Kristal? Fai vedere a tutti quanto sei tosta!" L'incoraggiò il cronista.

Non appena cominciò la sua performance sentii molti apprezzamenti dai ragazzi poco più avanti rivolti alla rossa.

"Se solo sapessero quanto è falsa e meschina..." Pensai dalla mia postazione di vedetta.

"Savannah!" Sentii gridare da qualcuno in mezzo alla folla.

Notai Jay farsi largo ed avanzare verso di me con la sua tavola bianca.

Sembrava contento ed ero un po' preoccupata per lui da ieri sera.

Lo salutai con un cenno della mano.

"Da quanto sei qui?" Mi domandò curioso appoggiando la tavola al muretto e sedendosi poco distante da me.

"Sono appena arrivata." Ammisi.

"Ah peccato, non mi hai visto surfare?" Chiese deluso con i capelli bagnati che sgocciolavano sui suoi pettorali scolpiti ed abbronzati.

Scossi la testa un po' triste, stavo rivalutando questo ragazzo.

Averlo visto in quello stato mi aveva fatto riflettere molto: solo perché sua sorella lo riteneva un cretino, non significava che lo fosse veramente. Anzi, cominciavo a credere che fosse un ragazzo molto sensibile e buono ma che, per farsi figo, nascondesse questo suo lato nobile.

"Come stai?" Gli chiesi sinceramente interessata.

"Così..." Ammise afflitto e guardandosi i piedi pieni di sabbia. "Tu?"

"Bene, un po' stanca."

"Perché?" Sembrava un bambino curioso quando mi poneva queste domande banali e la cosa mi inteneriva.

"Perché mi sono addormentata tardi stanotte." Dissi avvampando al ricordo di Eduardo sopra di me.

"Hai dormito col tuo ragazzo?" Chiese con fare talmente ingenuo che annuii.

Non c'era malizia nel suo tono di voce, sembrava di parlare davvero con un bambino.

Era così strano parlare con questo ragazzo che sembrava avere una doppia vita: con i suoi amici vip si comportava come un ragazzaccio, mentre ultimamente, quando parlava con me, pareva essere puro e genuino.

"Ti ringrazio per quello che hai fatto ieri sera. Sapevo che Kristal non mi amava tanto quanto l'amavo io, ma si sa che l'amore rende ciechi.
Sono sicuro che nessuno avrebbe avuto il coraggio di spifferare una cosa simile, lo sai che adesso sei nella merda vero?" Mi mise in guardia lui.

"Lo ero dalla prima volta che l'ho vista, non credo che le cose potessero cambiare in meglio e che diventassimo migliori amiche." Scherzai io e lui rise con me.

"Kristal non ha sentimenti e non si preoccupa per nessuno. Veronica la adora e la venera perché è costretta." Mi spiegò.

"In che senso è costretta?" Gli chiesi incuriosita.

Come si può costringere una persona a volerti bene?

O a fingere di volerti bene?

"Non me l'ha mai detto. Mi ha sempre tenuto all'oscuro di tutto, diceva che Veronica glielo doveva ma non saprei dirti a cosa si riferisse." Ammise grattandosi la fronte imperlata d'acqua e di sudore.

Quale segreto nascondeva Kristal?

Perché Veronica era in trappola?

"Kristal Mendes conclude la sua prova con un risultato pari a 96/100. Per ora direi che si trova al primo posto, ma le altre concorrenti riusciranno a superarla?" Annunciò il cronista sportivo esaltato come sempre.

Non appena la rossa uscì dall'acqua sorridendo e mandando baci volanti ai suoi fan, lanciò un'occhiataccia anche nella mia direzione: per un momento smise di ridere e divenne seria.

Qualunque cosa mi avrebbe fatto, io non mi sarei arresa e avrei combattuto per rimetterla al suo posto.

Le persone false e cattive come lei non potevano passarla liscia e continuare a comportarsi come se fossero il re o la regina del mondo.

"Ti va di fare una gita in barca questo pomeriggio?" Chiese Jay inaspettatamente.

Mi stava chiedendo di uscire?

"Si perché no? Potremmo chiedere anche agli altri." Dissi cercando di fare la finta tonta.

Ma forse avevo solo capito male.

"Meno male che parla la tua lingua!" Mi prese in giro il mio subconscio.

"Certo! Non mi va di tornare dai miei amici e di sentire le false scuse di Kristal a proposito di ieri sera..." Mi spiegò lui stanco di parlare di quella ragazza.

"Lasciami mandare qualche messaggio e il gioco è fatto! Aspetta qui."

Mi alzai in piedi e mi allontanai dalla spiaggia al fine di trovare campo.

Trovai una ventina di chiamate di Eduardo, cinque di Troy e altrettante di Sole.

Mi sentivo un centralino ambulante ma rassicurai tutti con un messaggio invitandoli, da parte di Jay, a fare una gita in barca.

Quando tornai al muretto il ragazzo non c'era più ma al suo posto trovai un bigliettino.

"Alle 13.30 ci troviamo tutti qui.
Non tardare.
Jay."
******
"Ragazzi, questa non è l'arca di Noe!" Scherzò Jay quando ci vide arrivare.

Effettivamente la sua barca non era troppo grande ma sicuramente ci saremmo stati tutti e sette.

"Non lamentarti sempre come un bambino viziato!" Lo sgridò Sole saltando dal molo sulla barca e prendendo posto accanto a Finn.

"Amico, meno male che ci sei tu che la distrai!" Scherzò procurandosi un'occhiataccia dalla sorella.

Non vedevo la mia amica dalla sera precedente quando il suo accompagnatore era venuto a prenderla.

"Mi devi un paio di spiegazioni dopo." L'ammonii e lei buttò gli occhi al cielo sorridente.

"Qualcuno vuole qualcosa da bere?" Domandò Jay azionando il motore.

"Io voglio una birra!" Urlarono in coro Sole, Finn, Jeremy e Troy.

Io ed Eduardo ci guardammo con sguardo complice e lui capì subito cos'avrei voluto.

"Io e Savannah vorremmo un succo." Disse infine gentilmente.

"Qualcuno le può andare a prendere? Sono giù in sottocoperta, appena scendete le scale a destra." Chiese il capitano Jay col timone in mano.

"Andiamo io e Jeremy!" Esclamò Troy prendendo per un braccio il suo "amico" e tirandoselo con sé.

"Jay ma da dove viene fuori questa barca? L'hai rubata?" Gli domandò scettica sua sorella.

"No cara! Me l'ha prestata il mio capo." Le spiegò facendole il verso.

"Che bambini!" Pensai ridendo sotto ai baffi.

"Lavoro al molo ogni tanto e sto simpatico a Jeff." Le disse vantandosi e notando la nostra faccia visibilmente confusa.

"Figuriamoci." Commentò Sole per prenderlo in giro.

A quel punto Jay la liquidò con una mano e si allontanò dalla riva, spiegò le vele e fece alcuni nodi qua e là fino ad arrivare in mare aperto.

Il chiasso delle persone non si sentiva più: ora il silenzio era sovrano interrotto ogni tanto da qualche gabbiano curioso e dalle onde che accompagnavano la nostra barca.

Approfittai di quel momento per allontanarmi un secondo dalla compagnia e andare a prua.

L'ultima volta che ero stata in barca avevo 14 anni: ero andata sul Gargano con i miei genitori e Nicholas e visitammo non so quante grotte meravigliose.

Amavo il movimento cullante e l'aria salmastra di quei momenti: era una tra le esperienze più rilassanti ed incantevoli che avessi mai fatto.

Nonostante fossi concentrata sugli odori e sui suoni del mare, sentii Eduardo alle mie spalle che mi circondò la vita da dietro, appoggiando il suo addome sulla mia schiena.

"Sei bellissima quando ti concentri." Mi sussurrò nell'orecchio come per svegliarmi lentamente dal sonno.

"Tu sei bellissimo sempre." Gli dissi girandomi verso di lui e mettendogli le braccia intorno al collo nonostante fossi un po' scomoda per la mia altezza ridotta.

"Stanotte è stato... wow, non saprei neanche come descriverla. Non riesco a non pensarci, eravamo una cosa sola. Non pensi anche tu?" Mi domandò esaltato.

Io annuii velocemente e lo baciai perché avevo il bisogno costantemente delle sue labbra carnose che erano lì per me.

Cercai la sua lingua che trovò la mia e per un attimo ci scordammo di essere in compagnia.

"Jay ma dove stiamo andando?" Gli chiese sua sorella.

"Vi sto portando al luna park di Santa Monica."

Buongiorno guys,
Come state?
Il mistero s'infittisce in questo capitolo!! 😉
Continuate a seguire la storia 😘
Buona giornata,
Baci 💋

A.

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