11 - Sally
SOLE'S POV.
L'ora e mezza del professor Hutchinson era trascorsa davvero velocemente sonnecchiando sui miei libri di letteratura inglese.
Successivamente mi sentivo pronta per la mia lezione di arte: non vedevo l'ora.
Stavo sistemando ordinatamente i miei libri nel mio armadietto, dividendo le materie già fatte quella mattina da quelle che ancora dovevo fare, quando sentii sbattere un'anta poco distante dalla mia.
Indietreggiai un po' col corpo, giusto per riuscire a vedere chi fosse così nervoso da creare quel frastuono.
"Oddio! Fa che non mi abbia visto, fa che non mi abbia visto, fa..." I miei pensieri e le mie preghiere vennero interrotte da una voce bassa e calda.
"Hey che ci fai qui?" Mi domandò Finn impiccione come sempre.
"Prendo i libri d'arte per l'ora successiva." Tagliai corto.
"Giusto, che domanda stupida..." Ammise il moro portandosi una mano sulla nuca e corrugando un po' la fronte. "Vedo che sei una perfettina eh!" Esclamò sbirciando nel mio armadietto.
"Ti farai mai i cazzi tuoi?" Gli chiesi spostandolo con l'avambraccio così che smettesse di impicciarsi nelle mie cose.
Con quel gesto sentii il suo torace scolpito che mi causò un fremito che si estese in tutto il corpo.
Il mio ex era muscoloso, ma non così.
"No." Esordì ridendo di gusto da solo.
"Me ne vado." Dissi prendendo il mio libro d'arte e l'astuccio e richiudendo molto velocemente l'armadietto così da filarmela da quella situazione.
"Aspetta Sole!" Esclamò lui prendendomi per un braccio.
Amavo il modo in cui aveva pronunciato il mio nome.
"Sole ripigliati!"
"Sono venuto qui per una semplice ragione, non per prenderti in giro sicuramente..." Spiegò lui posando nuovamente la mano sulla nuca e corrugando la fronte. Oserei dire che quello fosse un gesto che faceva per il nervoso.
"Volevo solo chiederti se ti andasse... insomma sì... di venire con me alla festa di Halloween." Disse tutto d'un fiato e guardandomi infine con occhi supplicanti.
Davvero mi stava chiedendo di andare con lui alla festa?
Davvero io mi stavo facendo prendere da costui che è considerato un Casanova persino dal coach Bolton?
Davvero ero così stupida?
Ma cosa gli girava per la testa?
Seppure mi stessi auto maledicendo da sola, ero anche tentata dal dargli una chance.
In quanto ero in eterno conflitto con me stessa mi girai in modo meccanico e me ne andai senza dire niente.
"Sarebbe un sì?" Gridò lui.
Come risposta gli feci il dito medio senza girarmi poiché il mio viso poteva essere male inteso da lui.
Mi sentivo accaldata e le mie gote avevano sicuramente assunto un colorito molto più roseo del normale.
"Allora ti passo a prendere alle 10!" Gridò nuovamente mentre io girai l'angolo.
*******
La professoressa Hataway entrò in classe in perfetto orario come al solito. Quando si sedette sulla sedia di legno, si sistemò i capelli corvini in una crocchia fermata da due matite rosse.
Non potei fare a meno di guardarla essendo in prima fila ed essendo così pura e naturale.
Ogni suo movimento era leggiadro e di una fluidità disarmante: sospettavo che fosse un'ex ballerina di danza classica per queste ragioni.
"Buongiorno ragazzi. Sapete di quale pittore parleremo oggi?" Ci chiese aspettandosi una risposta da noi alunni.
Nessuno osava parlare, forse perché la mia era una classe di caproni e probabilmente io ero l'unica veramente interessata alla materia.
"Caravaggio?" Azzardai. La professoressa mi guardò sorridendomi.
"Esatto signorina Alberti. Come faceva a saperlo?" Mi domandò allegra.
"Perché nell'ultima lezione aveva detto che la volta seguente avremmo parlato di un autore che influenzò la pittura barocca e speravo fosse Caravaggio in quanto è il mio pittore preferito." Le spiegai semplicemente.
"Brava, ne terrò conto di questa sua attenzione durante le mie lezioni." Si complimentò.
"Quindi chi sa dirmi, oltre alla signorina Alberti, qualcosa del gran Caravaggio?" Chiese allora alla classe.
Sapevo benissimo che non si aspettava una risposta, sempre per il banalissimo motivo che i miei compagni, l'unica arte che conoscevano, era quella dei graffiti.
"La particolare tecnica pittorica di Caravaggio fu il suo successo. La sua rivoluzione sta nel naturalismo, espresso nei soggetti e nelle atmosfere. Ha la capacità di dare a un corpo una forma tridimensionale grazie alla particolare illuminazione. Questa da volume al corpo che sembra uscire fuori dal buio... un po' come se il pittore tendesse una mano al personaggio e lo aiutasse a farsi vedere."
Non ci potevo credere che fosse veramente lui a parlare: ero convinta che fosse uno dei soliti tipi "tutti muscoli e niente cervello".
Com'era possibile che avesse dei neuroni funzionanti con tutti gli steroidi che probabilmente prendeva?
Questo Finn Weston era pieno di sorprese ed io rimanevo sempre più scioccata.
Mi girai a guardarlo nel suo ultimo banco come per accertarmi di non essermi immaginata niente, mentre la Hataway gli faceva i complimenti.
Sembrava un bambino a cui avessero appena dato un dieci in pagella.
Mi guardò già sorridente e mi fece l'occhiolino.
Per una volta in vita mia non avevo le parole per descrivere la sorpresa.
"È d'accordo signorina Alberti?" Mi domandò la professoressa incredula come me.
Annuii lentamente e lei copiò il mio gesto.
Quando andò alla lavagna per scrivere "Caravaggio" mi piombò sul banco un foglietto accartocciato.
Lo aprii delicatamente senza farmi beccare e lessi il contenuto.
"Da cosa ti travestirai?
FW."
"Che ficcanaso! Sempre a fare domande e mai che si faccia gli affari suoi!" Pensai tra me e me buttando gli occhi al cielo.
Mi girai verso di lui e lo notai già intento a fissarmi.
"Sally." Sussurrai scandendo bene la parola per poi tornare a guardare davanti a me e senza dargli il tempo di rispondere o di vedere se avesse capito.
SAVANNAH'S POV.
L'allenamento in piscina andò molto meglio quel pomeriggio, ero più rilassata e mi ero impegnata al massimo per mantenere il mio record di ventisei secondi.
Quando Karol mi diede il cambio ne approfittai per chiacchierare un po' con Xin, la ragazza giapponese con cui frequentavo anche le lezioni di teatro.
Mi raccontò che era nata a Nagoya un mese dopo di me, aveva cinque fratelli maschi e lei era l'ultima di questi.
Il padre la ignorava poiché era una femmina ed inoltre avrebbe combinato il suo matrimonio come aveva precedentemente fatto con una parte degli altri figli.
Quindi, una volta compiuti i diciott'anni, decise di lasciare quell'incubo e di venire a vivere in America.
Era stata ospitata dalla sua professoressa di inglese che, non appena andò in pensione, essendo vedova, aveva deciso di tornare nella sua città natale dopo trent'anni: Venice Beach.
Notai che quando Xin mi raccontava della sua vita a Nagoya, abbassava lo sguardo e si stuzzicava una pellicina, segno che ne soffriva al solo ricordo.
Le dispiaceva aver lasciato sua madre, suo padre ed i suoi fratelli ma aveva capito che lei non c'entrava niente in tutto ciò che le sue tradizioni si sarebbero aspettate da lei.
Cercai di rassicurarla dicendole che se aveva bisogno di parlare poteva sicuramente contare su di me e su Troy, in quanto suoi compagni di teatro.
Era molto carina quando sorrideva, dimostrava molto meno della sua età quindi era come avere una sorellina minore.
A tal proposito mi venne un'idea: le chiesi di venire alla festa di Halloween con me e gli altri e, dopo aver titubato per qualche minuto, accettò volentieri.
"Mi vestirò da giapponese assassina!" Scherzò lei.
Ero contenta di averle fatto tornare il sorriso sulle labbra: ero felice nel vedere gli altri felici.
Io e Xin avevamo appena terminato il nostro allenamento e, con anche Eduardo, ci eravamo incamminati verso la spiaggia.
Xin mi aveva supplicato di venire con noi poiché era appassionata di fotografia e voleva assistere al mio shooting.
Non appena arrivammo notai lo sguardo che le aveva lanciato Jerry e intuii del tenero tra i due.
Andai nella mia solita cabina a cambiarmi e misi un costume rosso, diverso da quello dell'altra volta.
Mentre Jerry era intento nel suo lavoro Xin lo assisteva porgendogli varie domande.
Ai miei vari scatti si alternavano commenti tecnici di cui non capivo il significato: io ero lì per assumere svariate pose, mi sentivo una vera modella e la cosa mi bastava.
Ogni tanto guardavo Eduardo seduto sulla sabbia poco distante da me che mi fissava e mi faceva l'occhiolino.
Avevo tanta voglia di lui.
"Hey che ci fai tu qui?" Sentii una voce familiare dietro di me.
Mi girai e vidi Jay uscire fuori dall'acqua con la sua tavola bianca.
"Foto." Tagliai corto per tornare al mio lavoro.
Non appena mi fui messa in posa sentii mille goccioline d'acqua bagnarmi la schiena e, accaldata com'ero, non fu molto piacevole.
"Jay!" Strillai per il freddo contatto che queste facevano con la mia pelle.
Vidi il ragazzo scuotere i capelli vicino a me e nel mentre sghignazzare come un bimbo: che stupido.
"Hey amico!" Lo salutò Eduardo richiamandolo da lui.
Vidi i due stringersi la mano ed abbracciarsi come se fossero amici da una vita.
Cominciarono a parlare e a ridere ed io buttai gli occhi al cielo: ci mancava solo questa.
Quando tornai a concentrarmi su Jerry, notai che stava chiacchierando e scherzando con Xin.
La cosa mi faceva piacere, ma io?
Ero lì impalata ed ignorata da tutti così ne approfittai per prendere la tavola bianca e mi affrettai verso l'oceano.
Fare surf al tramonto era un'esperienza nuova ed allettante.
Era sicuramente meglio godermi l'acqua color del sole morente, che fare la quinta in comodo.
Salve a tutti guys, come stiamo?
Scusate se ci ho messo un po' per pubblicare ma ero presa con i preparativi della partenza per la Norvegia ☺️ ❄️
Per chi volesse vedere Sandefjord ed Oslo, mi potete seguire su Instagram sul profilo personale: mermaidarii
Rimanete aggiornati perché nel prossimo capitolo vi sarà una svolta per uno dei personaggi (o anche di più)!! 😉
Baci baci 💋
A.
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