Capitolo 97

Padmé piangeva, non sapeva perché ma stava piangendo.

Si sentiva malissimo come se qualcuno le stesse conficcando piano piano un coltello nel cuore.

Il piano stava andando a gonfie vele eppure non avvertiva dentro di sé quella soddisfazione che era certa che avrebbe provato.

No, Padmé si sentiva demotivata, svuotata, come se tutto quello che aveva fatto fino a quel momento non l'avesse appagata.

Non poteva gettare la spugna in quel momento, la galassia intera si era finalmente mobilitata per mettere fine all'impero e lei, che in parte era fautrice di quel movimento non poteva certo cedere eppure...

Si stava rendendo conto di aver sbagliato su tutta la linea, aveva nascosto le sue vere intenzioni dietro ad una nobile causa, ed ora, che la resa dei conti si faceva sempre più vicina, Padmé si rendeva conto di quanto avesse sbagliato.

Aveva fatto tutto questo per un solo motivo, la vendetta.

Tuttavia alla fine, una volta ucciso Palpatine, perché lei lo avrebbe ucciso, di questo ne era certa, Anakin sarebbe tornato vivo da lei?

La risposta era ovvia : no, Anakin non sarebbe mai tornato vivo, era impossibile.

Eppure lei era andata avanti aggrappandosi a quella tenue speranza che il suo sposo sarebbe potuto tornare, oltre a votare la sua vita alla rivalsa.

Questo l'aveva portata pericolosamente vicina al Lato Oscuro, tanto che, persino Darth Plagueis il Saggio, aveva messo da parte il sonno eterno per palesarsi davanti a lei.

Il piano del Sith su come uccidere Sidious all'inizio l'aveva allettata, accecata com'era dalla brama di riparare ai torti subiti da parte dell'imperatore, ma poi pensandoci si era resa conto che nessun Sith faceva niente per niente, era ovvio che il prezzo da pagare sarebbe stata la lealtà di Padmé.

La donna non aveva alcuna intenzione di vincere quella guerra grazie all'aiuto di un Sith, perché non voleva che Plagueis le andasse a dire che lei aveva sconfitto Sidious per merito del maestro Sith.

Senza riuscire a smettere di piangere Padmé entrò nel suo appartamento e si sedette sul divano, nello stesso punto dove, quella notte di sedici anni prima, aveva trovato Anakin.

Ma ora lui non c'era, la guerra li aveva separati, lei era cambiata, molto probabilmente in peggio, i suoi figli avevano vissuto sedici anni nascosti senza poter dire la verità sulla loro identità.

I suoi figli che avevano sofferto tanto per colpa sua, lei non era degna di essere chiamata madre.

Fin da giovane aveva sacrificato la sua vita alla politica, a compiere il suo dovere sempre e comunque, non aveva mai pensato all'amore o al pensiero di avere una famiglia, come invece aveva fatto Sola.

I suoi genitori avrebbero voluto anche per lei una vita tranquilla, lontana dalla politica galattica e dai problemi che essa comportava.

Però se non avesse intrapreso la carriera politica non avrebbe mai conosciuto Anakin.

Vi erano tante cose che non avrebbe fatto se avesse saputo come le cose sarebbero andate a finire, ma questo non includeva Anakin, sapeva che lo avrebbe incontrato comunque, erano destinati a incontrarsi.

Il destino aveva giocato le sue carte e forse era troppo tardi per cambiare, ma forse lei poteva mettere fine a quella guerra senza farsi sedurre dal lato oscuro.

Si prese la testa tra le mani senza riuscire a smettere di piangere.

I singhiozzi la scuotevano come se dentro di lei vi fosse un terremoto e le lacrime continuavano a colarle lungo il bel viso indurito dalle sofferenze che aveva dovuto sopportare.

Quanto era stata egoista?

Tanto, troppo.

Aveva anteposto la vendetta alla vera causa.

Se fosse morta, forse...

-Non osare pensare una cosa del genere! Morire non è la soluzione - tuonò in quel momento Anakin comparendo al suo fianco.

-Ani - fu l'unica parola che uscì dalle labbra di Padmé.

-So che ti senti a terra e che questa guerra non è quello che volevi, ma ormai ci siamo arrivati non si può tornare indietro - affermò Anakin cingendole le spalle.

-Mi sento così stupida, così egoista! Non avrei mai dovuto agire così, niente ti riporterà tra le mie braccia, niente! Persino la morte di Palpatine mi sembra una punizione minima per quello che ha fatto - dichiarò Padmé senza riuscire a smettere di piangere.

Anakin riconobbe quelle lacrime, non erano solo di dolore, ma anche di rabbia, disperazione, frustrazione...

Padmé aveva pianto parecchio nell'ultimo periodo, ma Anakin non l'aveva mai vista così disperata.

Davvero la resa dei conti con il loro più grande nemico la spaventava così tanto?

Evidentemente sì.

-Non ho paura di quello che potrebbe succedere a me, ho paura di fallire! I ragazzi si meritano un futuro migliore della vita che hanno vissuto finora. Ma anche in questo caso mi sento una stupida egoista, non dovrei usare la scusa dei nostri figli per portare avanti la vendetta. Una vendetta che so benissimo che non mi soddisferà affatto...

La donna non si era mai sentita così male, più volte, mentre metteva le sue emozioni nero su bianco, scrivendo i suoi diari, si era ritrovata a piangere.

Ma mai come in quel momento aveva provato tante emozioni negative tutte insieme.

Anakin la strinse forte, ben consapevole che questo non sarebbe bastato a calmarla, poiché lui, meglio di chiunque altro, sapeva cosa stesse provando sua moglie.

-Non pensavo di scoprirmi tanto fragile, Ani. Io non ho mai avuto problemi a trovare la strada giusta, non ho mai amato la violenza eppure mi sono trovata a dover uccidere più di una volta.

-È la guerra, amore mio - affermò Anakin che aveva combattuto le guerre dei cloni, e sapeva bene cosa volesse dire vivere a contatto con la violenza.

Lui era stato un padawan nel momento peggiore, quando le tensioni si facevano sempre più forti ed era stato costretto a diventare un guerriero, a non avere remore nell'uccidere.

Anakin, sapeva quanto Padmé si fosse battuta per impedire la creazione dell'esercito della repubblica, e quanto fosse contraria alla guerra.

Sapeva che sua moglie avrebbe voluto sbarrare la porta di casa per impedirgli di partire tutte le volte che tornava a casa.

Ed ora, a discapito di tutto, si trovava a dover combattere e a cercare di spegnere la sua sete di vendetta.

Padmé non era abituata a quei sentimenti così negativi, a differenza di Anakin che li aveva sperimentati più di una volta.

La donna si asciugò le lacrime.

-Ho paura, Ani, più di quanto pensassi di averne-

Anakin la baciò con dolcezza.

-La paura è normale, ricorda questo angelo mio, senza paura non c'è il coraggio, ma quando noi siamo insieme, sono i nostri nemici ad avere vera paura.

E a Padmé sembrò che la vittoria potesse essere veramente a portata di mano.

Angolo Autrice : Si torna a Padmé con un nuovo capitolo.
Non è stato facile da scrivere e spero che vi piaccia, non mi soddisfa molto:) fatemi sapere cosa ne pensate :) che la Forza sia sempre con noi :)

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