Capitolo 80
Sabé uscì dalla residenza di Padmé che il sole stava già toccando l'orizzonte e non le sembrò strano trovare Ahsoka intenta a meditare.
La donna rimase in disparte, per non disturbare la ragazza che però aprí gli occhi e mosse leggermente la testa, come per far capire all'ancella di essersi accorta della sua presenza.
-Già in piedi? - domandò Ahsoka quando Sabé si sedette al suo fianco.
-Non sono mai stata una persona che dorme molto, quando poi sono tesa dormo ancora meno - fu la risposta di Sabé guardando il sole che iniziava a compiere il suo giro nel cielo.
-Sei preoccupata per Sara, vero?
Sabé annuì, anche se non pensava che Ahsoka avesse già intuito il suo stato d'animo, anche se non avrebbe dovuto stupirsi, Ahsoka era una ex Jedi dopotutto.
-Lo so che non dovrei, dopotutto non sono mai stata veramente sua madre, ma mi è inevitabile pensare a lei e al fatto che vorrei poterla proteggere sempre e comunque - sospirò lei.
Sara si stava dimostrando una ragazza molto capace.
-È tua figlia, è normale che tu sia preoccupata per lei, però posso dirti che mi sembra una ragazza con la testa sulle spalle, non farà niente di avventato, vedrai - sorrise Ahsoka.
Lei non sapeva cosa volesse dire avere figli, era ancora giovane per pensarci e a dire il vero non riusciva ad immaginarsi madre, forse perché gli Jedi le avevano inculcato il distacco da tutto, quindi certi pensieri che nella mente di una qualsiasi altra giovane donna della sua età erano normali, per lei non lo erano affatto.
Però si rendeva conto, anche solo osservando Sabé, quando dovesse tenere a Sara.
-Continuo a pensare che avrei dovuto ascoltare Tonra quella volta, avrei dovuto insistere con Zahira quando mi aveva detto che non voleva ridarmi mia figlia, ma forse è stato meglio così, probabilmente non sarei stata in grado di essere una buona madre - continuò Sabé.
Ahsoka non era certa che l'ancella avesse ragione, dopotutto aveva fatto quella scelta pensando di fare solo il bene di sua figlia, tuttavia il senso di colpa verso il suo compagno era enorme.
Sabé amava tantissimo Tonra e si sentiva in colpa per aver precluso al capitano la possibilità di crescere Sara.
-Tonra è arrabbiato con te? Per questa ragione? - volle sapere Ahsoka.
-No, non è arrabbiato, ma so che tutto quello che vedeva fare ad Adam con Sara avrebbe voluto farlo lui. Vorrei potergli dire che mi dispiace su tutta la linea, che ero giovane e inesperta, ma non è qui e non posso parlarne direttamente con lui. - dichiarò Sabé appoggiando la testa alle ginocchia.
-Beh io non ne sarei così convinto, Sabé - affermò una voce maschile alle spalle delle due donne.
Sabé alzò di scatto la testa riconoscendo il suono di quella voce, si rimise in piedi e, gettando alle ortiche tutto il suo proverbiale autocontrollo, corse verso Tonra che aprí le braccia accogliendo la sua compagna.
-Come facevi a sapere che ero qui? - domandò la donna affondando la testa nel petto di Tonra e sentendo il profumo del cuoio della sua divisa.
Tonra era alto quanto Sabé, capelli neri e occhi azzurri, corpo allenato, dal carattere dolce e affabile, ma anche forte e indipendente eh sì, a volte testardo.
-Il senatore Organa me lo ha fatto sapere e non vedevo l'ora di rivederti - sorrise Tonra accarezzando il viso di Sabé.
Gli era mancata terribilmente, nonostante fosse abituato al fatto che spesso e volentieri fossero separati per via delle varie missioni che li vedevano coinvolti era sempre bello poter rivedere Sabé.
-Dovrò ringraziare Bail - rise Sabé, mentre Ahsoka sorrideva rientrando in casa.
Voleva che Sabé si godesse il ritorno del suo compagno.
-Mi dispiace di averci messo tanto, ma Sara dov'è? - volle sapere Tonra mentre sondava con lo sguardo il giardino, come se si aspettasse di veder comparire la figlia da un momento all'altro.
-È su Dagobah, con Luke - rispose Sabé.
Tonra sospirò a quella rivelazione, forse sperava di poter vedere Sara senza dover nascondere il fatto di essere suo padre.
-Mi dispiace, so quanto ci tenevi a rivederla - lo sguardo di Sabé si velò di lacrime.
Il senso di colpa era tornato a stringerle lo stomaco, aveva fatto soffrire Tonra troppe volte.
-Non sono arrabbiato, Sabé, sono orgoglioso di lei e della donna che è diventata, avrei però voluto essere io a crescerla - dichiarò Tonra.
Aveva perdonato a Sabé il fatto di aver fatto crescere Sara da altre persone, molto fidate, ma comunque Tonra aveva desiderato tanto poter crescere quella bambina che gli era stato molto difficile distaccarsene.
Non che per Sabé fosse stato facile separarsi da Sara, ma era convinta che fosse la cosa giusta.
Tonra la baciò delicatamente sulle labbra e Sabé ricambiò quel bacio, le era mancato molto, anche se non lo aveva mai ammesso.
Forse una famiglia era quello che aveva sempre voluto, lontano dalla politica, dagli intrighi, da tutto, soltanto lei, il suo compagno e la sua bambina.
Ma questo non era possibile, erano troppo coinvolti entrambi, su più livelli.
La guerra aveva cambiato molti equilibri, molte persone erano morte e loro erano quasi i fantasmi di loro stessi, persone che prendevano informazioni sui loro nemici per cercare falle nei loro piani da sfruttare a proprio vantaggio.
Erano spie a tutti gli effetti, ma ora erano solo un uomo e una donna che si amavano e che parlavano di quella donna meravigliosa che era loro figlia.
-Sara mi ricorda me quando avevo la sua età, coraggiosa, indipendente, ma anche piena di dubbi su se stessa - affermò Sabé.
-Con Padmé al suo fianco e te, diverrà una donna molto forte, lo so.
-Hai dimenticato che anche tu sei sempre stato al suo fianco, lei lo apprezza - sorrise Sabé.
Tonra annuì pensando a Sara, la sua bambina che lo avevo reso così fiero e mentre il sole iniziava a splendere, Tonra ebbe la spiacevole sensazione che qualcosa fosse successo o stesse per succedere.
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