Capitolo 67
-Sí, perché quella bambina, la mia bambina, sei tu, Sara.
Quelle parole rimasero sospese nell'aria.
La ragazza cercava di negare l'evidenza, ma era impossibile tutto si incastrava alla perfezione.
Il fatto che non vi fossero in casa di Adam e Zahira olografie di lei con il pancione, il fatto che quando Sara all'inizio dell'adolescenza domandava come era stato il parto, la donna restava vaga, come se non sapesse rispondere a quella domanda così elementare.
La presenza di Sabé, così costante nella vita della giovane.
Sara avrebbe dovuto essere arrabbiata con Sabé e forse anche con Padmé, in realtà non capiva veramente cosa stesse provando.
-Perché? Perché mi hai affidato ad Adam e Zahira? - chiese la ragazza.
Voleva sapere la verità, almeno in parte.
-Hai tutti i diritti di essere infuriata, so che avrei dovuto dirti la verità molto prima, avrei voluto essere una madre presente, ti ho affidata ad Adam e Zahira perché volevo proteggerti, non volevo che, se mai fossi stata scoperta, tu pagassi le conseguenze. Così strinsi un patto con Adam, lui e sua moglie, che purtroppo non poteva avere figli, ti avrebbero protetta fino alla fine della guerra, poi io sarei tornata a riprenderti. Purtroppo quando sono tornata, insieme a Tonra, Zahira non ha più voluto che io ti portassi via. Mi ha supplicato di lasciarti con lei, che la tua presenza le dava la forza per andare avanti...non sono riuscita a strapparti dalle sue braccia. Lei era di nuovo viva con te. Tonra non era d'accordo sul patto che avevo stretto con Adam. E aveva maledettamente ragione - dichiarò Sabé fissando Sara.
La ragazza era ferma, immobile sul divano, non riusciva a dire niente, non riusciva a credere a quelle parole.
Ma poi iniziò a realizzare quello che aveva sentito.
Di colpo le passarono davanti agli occhi tutti i ricordi della sua infanzia e adolescenza.
Zahira che le pettinava i capelli.
Zahira che metteva in ordine il suo negozio di fiori come un tempio.
Zahira che la rimproverava perché non aveva il ragazzo e perché era troppo mascolina.
Ricordi di una vita passata, una vita fatta di menzogne.
La sua vera madre era Sabé, e forse, dentro di lei, Sara lo aveva sempre saputo.
Un ricordo le si affacciò alla mente.
Fin dal suo primo anno di vita aveva sempre ricevuto dei regali che lei aveva sempre attribuito a Zahira, ma in realtà erano da parte di Sabé.
La donna che non aveva potuto crescerla, ma che conosceva a menadito i suoi gusti.
Proprio mentre i pezzi del puzzle si componeva nella mente della giovane si affacciò un ricordo.
Aveva quattordici anni, quindi era diventata maggiorenne da poco e le era arrivato un regalo insolito.
Un carillon.
Dentro vi era uno scomparto segreto, lo stesso dove Adam aveva lasciato il primo frammento della mappa che poi l'aveva portata a Padmé, solo che quella volta vi era un diario e un biglietto con scritto:
Per la mia principessina, che questo carillon ti ricordi i momenti belli e brutti del percorso che stai per intraprendere.
Sono orgogliosa di te,
con amore mamma
All'epoca, Sara aveva dato per scontato che il regalo provenisse da Zahira e non aveva fatto domande, si era limitata a ringraziare la madre per il regalo inaspettato.
Zahira era rimasta spiazzata, ma aveva sorriso scompigliando i capelli della figlia.
Quella stessa sera, forse pensando che Sara stesse dormendo, Adam e Zahira avevano chiamato Sabé.
Sara ricordava solo che Zahira aveva ordinato all'ancella di non fare più regali a Sara, poiché la giovane non aveva bisogno di lei.
Sara ricordava di aver sentito un gemito soffocato provenire da Sabé.
L'ancella da quel momento era sparita, o meglio aveva usato la sua abilità per non essere vista da Zahira e aveva continuato a vegliare su Sara.
Solo allora, le emozioni che erano rimaste bloccate dentro di lei si svegliarono.
Le lacrime iniziarono a scorrerle lungo le guance, i singhiozzi le scossero le spalle, strinse i pugni fino a far diventare bianche le nocche.
Avrebbe voluto urlare fino a far scoppiare le vene del collo, avrebbe voluto correre fuori fino a che le gambe non le avessero ceduto, invece stava lì, immobile a fissare le due donne di fronte a lei.
Ad abbracciarla però non fu Sabé, ma Padmé.
La ex senatrice le fece appoggiare la testa al petto e Sara la strinse a sé.
Sabé avrebbe voluto dire qualcosa, invece rimase lì, a guardare la sua migliore amica consolare sua figlia in lacrime.
Il senso di colpa strinse le viscere della donna.
Sua figlia, la bambina che lei aveva visto trasformarsi in una giovane donna forte e coraggiosa, in grado di affrontare anche la schiavitù e dei cadetti imperiali, era emotivamente a pezzi e la colpa era solo sua.
Sua e del suo egoismo.
Aveva fatto errori mastodontici, a differenza di Padmé lei non aveva lasciato tutto per seguire sua figlia.
L'aveva affidata a Zahira e Adam sperando di proteggerla, era inevitabile che loro due si affezionassero a quella piccola creatura così indifesa e bisognosa di amore e protezione.
Zahira e Adam avevano dato a Sara la famiglia che Sabé le aveva tolto.
Tonra aveva avuto maledettamente ragione.
Lui non avrebbe mai voluto separarsi da loro figlia, lui stava male quando vedeva Adam stringere Sara, nonostante volesse un bene dell'anima al suo collega.
Ma lei aveva deciso per tutti, persino Padmé aveva cercato di farle capire quanto sbagliate fossero le sue idee, ma Sabé non aveva dato retta nemmeno a lei.
E ora si trovava ad osservare una scena che non avrebbe mai dovuto vedere.
Sara aveva già sofferto tanto e ora lei le stava infliggendo il colpo di grazia.
La ragazza continuava a piangere tra le braccia di Padmé.
-Mi dispiace - fu l'unica cosa che disse Sabé uscendo in quel momento dalla porta.
Si sedette fuori prendendosi la testa tra le mani.
Il suo celebre autocontrollo stava andando a farsi benedire.
Aveva sbagliato tutto, dall'inizio alla fine e ora, lei che non aveva mai avuto paura di niente, stava scappando dalla sua stessa figlia.
-Torna dentro e affrontala! - la voce perentoria era una voce che Sabé conosceva.
Anakin era apparso dal nulla e fissava l'ancella con sguardo severo.
-Non posso, Sara è troppo scossa, rischio di compromettere ancora di più il nostro rapporto. Lei mi odierà per tutta la vita e ne ha tutte le ragioni - affermò Sabé.
-Scuse! Tutte scuse! Tu hai paura, Sabé! Stai scappando! - la accusò Anakin con durezza.
A quel punto, ferita nell'orgoglio, l'ancella si voltò verso il fantasma con gli occhi accesi di rabbia.
-Tu non sai cosa sto provando io! Non permetterti di giudicarmi!
-Allora dimostrami che sbaglio! Torna dentro e farle capire quanto la ami! - la sfidò Anakin.
Il fantasma aveva ragione, lei stava scappando.
Prese fiato e decise di tornare dentro.
Doveva parlare con Sara, da sola.
Quando la vide entrare, Padmé sorrise.
Sara si era calmata e ora guardava l'ancella, come a chiederle spiegazioni della sua fuga.
Padmé poggiò una mano sulla spalla di Sara e le lasciò sole.
Ora le due donne erano pronte per un confronto.
-So di non essere la madre che ti meriti, ma se me lo permetterai proverò a fare del mio meglio - dichiarò Sabé.
Sara si alzò dal divano e si avvicinò senza staccare gli occhi da lei.
-Zahira mi ha amato fin dal primo momento, ma da una parte sentivo la tua vicinanza. Lei sarà sempre mia madre, ma sono felice di averti ritrovata - Sara la abbracciò forte.
-Mi sei mancata, mamma. - Sorrise la ragazza.
-Anche tu, piccola mia - sorrise Sabé traboccante di gioia.
Angolo Autrice : Ho fatto del mio meglio per rendere questo capitolo il più veritiero possibile, spero che sia venuto bene 🙂 🙂 e che non lo giudichiate banale, questi sono i generi di capitoli che mi spaventano di più perché ho paura di renderli banali, come vi sembra? 😉 Fatemelo sapere :)
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