Capitolo 58
Mos Espa doveva essere uno dei centri più piccoli di Tatooine, e infatti lo era, ma per i tre viaggiatori sembrava enorme.
Certo era molto diversa da Theed o da Aldera, ma sembrava comunque grande e frequentata da brutta gente.
Non che questo sorprendesse i tre viaggiatori, sapevamo che Tatooine era il territorio dove le gang criminali prosperavano e il pianeta era in mano agli Hutt da molto tempo.
Se si voleva fare affari con la feccia, trovare abili cacciatori di taglie o contrabbandieri di ogni tipo i porti di Tatooine erano i posti migliori, così come se si voleva passare inosservati come loro.
La presenza dell'impero si notava, vista la vasta concentrazione di Stormtroopers nelle strade polverose della cittadina, le cui case erano fatte di fango essiccato al sole e le persone si guardavano l'un l'altro con sospetto, sembrava che tutti avessero qualcosa da nascondere, o qualcuno da ripagare, come aveva spiegato Anakin tempo prima, la schiavitù la si respirava insieme all'aria.
Ma non era solo la schiavitù ad impregnare l'aria, ma anche il terrore.
Un terrore che Sara non aveva mai sentito in nessun altro luogo nella galassia.
-Teniamo gli occhi aperti, non sappiamo cosa aspettarci - dichiarò Leia guardandosi intorno.
Sara aveva imposto un cambio d'abito a tutti, dovevano sembrare il più anonimo possibile, non potevano assolutamente dare nell'occhio, ma non sarebbe stato facile.
Il caldo era quasi insopportabile, un sottile strato di sudore aveva ricoperto la pelle dei ragazzi appiccicando i vestiti al corpo e facendo sbuffare Leia.
Sara dal canto suo provava la sgradevole sensazione di essere seguita, non si sarebbe sorpresa di questo, Tatooine era pieno zeppo di cacciatori di taglie e lei aveva sulla testa la taglia più alta che si fosse mai vista nella galassia.
Alta certo, se pagata con i crediti imperiali, tuttavia su Tatooine i
crediti non venivano molto usati. Infatti erano molto più utilizzati i peggats, i truguts o i wupiupi, quindi forse nessuno avrebbe fatto caso a lei.
Tuttavia la senesazione si faceva sempre più acuta, un presentimento sempre più forte, che aumentava mano a mano che si inoltravano nell'intrico di polvere che era Mos Espa.
Luke ad un certo punto si fermò.
-Cosa c'è? - chiese Leia, senza capire.
-Non lo so, sento che dobbiamo andare di lì - Luke indicò una stradina stretta, che si diramava tra due case che si inerpicava sulla collina, la quale portava alla parte alta dell'accampamento.
-Sicuro? - domandò la principessa sospettosa.
-Luke ha ragione, Leia, lo sento anche io - confermò Sara.
-Allora, andiamo, tanto non abbiamo altri indizi, no? - la principessa scosse le spalle.
Era vero, non avevano una pista da cui partire, soltanto la mappa di Adam che però non era molto utile una volta atterrati sul pianeta di riferimento, infatti la mappa serviva solo a ricostruire gli spostamenti di Padmé, non a trovare i suoi diari, poiché Adam non poteva sapere dove la ex regina si sarebbe nascosta durante la permanenza sul pianeta.
Come Luke anche Sara sentiva che dovevano seguire quella via, anche perché così si sarebbero tolti dalla via principale e forse la brutta sensazione di essere seguita gli sarebbe passata.
Si inerpicarono lungo la stradina lasciandosi presto la via principale e il resto delle case alle loro spalle, la via era stretta tra due abitazioni molto alte le cui tettoie coprivano quasi il cielo, fornendo un po' di ombra ai tre viaggiatori.
Dopo mezz'ora di cammino in salita Leia si sedette ad un lato della strada ansimando.
-Non so da quanto tempo stiamo salendo, ma sembra di essere sempre al punto di partenza, questo posto è orribilmente uguale a se stesso, sembra che non ci siamo mossi dall'inizio - affermò la principessa mentre Luke le passava una borraccia piena di acqua.
La ragazza bevve avidamente, e quando ebbe finito passò la borraccia a Sara.
-Penso che sia una caratteristica tipica del deserto, crea allucinazioni - dichiarò Sara.
-Un po' di strada però l'abbiamo fatta, ragazze, guardate, la città è molto più distante rispetto a quando siamo partiti - affermò Luke indicando le costruzioni di Mos Espa.
Tuttavia le case che nascondevano il cielo alla vista dei ragazzi si inerpivavano su per la collina, interrotte ogni tanto da altri vicoli che portavano in chissà quali antri oscuri.
Nel punto dove i tre ragazzi si erano fermati non vi era la presenza di nessuno a parte loro, non uno Stormtrooper o altri individui poco raccomandabili, eppure i tre sentivano come se fossero in mezzo ad una folla che li fissava sospettosa.
Sembrava che i muri stessi avessero gli occhi, la gente li spiava da dietro le finestre sbarrate da assi di legno, qualche metro più indietro i tre si erano imbattuti in un mendicante avvolto in un logoro mantello marrone era seduto a terra con la schiena appoggiata al muro scrostato di una casa, intento a fumare una lunga pipa.
L'odore pungente del fumo aveva fatto arricciare il naso ai ragazzi, mentre il mendicante aveva alzato lo sguardo verso di loro e i tre si erano sentiti trafitti da quegli occhi color grigio.
I ragazzi si erano affrettati a proseguire, temendo forse di essere seguiti, ma l'uomo non si era mosso da dov'era.
-Luke, prendi questa - Sara si sganciò dalla cintura la spada laser di Anakin tendendola al giovane.
-Ma questa è...
-Sire Anakin vorrebbe che l'avessi tu, mentre Leia, tu prendi questo - Sara diede alla principessa il blaster di Padmé.
-Perché c'è li affidi? - volle sapere Leia.
-Perché se dovesse succedere qualcosa di brutto a me vorrei che questi oggetti siano al sicuro. - rispose secca la ragazza mostrando però ai suoi compagni di viaggio di non essere affatto disarmata.
Infatti, nonostante i due ragazzi fossero stati con lei tutto il tempo non si erano accorti che Sara aveva con sé altri due blaster, più piccoli di quello di Padmé, ma ugualmente letali.
-Perché dici questo? - chiese Luke una volta che ebbero ripreso la marcia.
-È una sensazione, Luke, questo pianeta è molto pericoloso e voglio che quei due oggetti siano al sicuro - rispose Sara.
Quelle frasi turbarono non poco i gemelli.
Cosa voleva dire la loro amica con quelle parole?
Quando giunsero in cima si trovarono davanti una piccola casa.
-Siamo arrivati - annunciò Luke indicando la porta.
-Speriamo che non sia chiusa o avremmo fatto tutta questa strada per niente - dichiarò Leia.
-Beh c'è un solo modo per scoprirlo, no? - Sara si avvicinò alla porta e, inaspettatamente questa si spalancò, come se la fotocellula posta sopra di essa l'avesse riconosciuta.
-Non so perché ma pensavo che sarebbe stato molto più difficile entrare qui - Leia mise la testa oltre la soglia e precedette suo fratello e Sara dentro la casa.
L'abitazione era angusta e molto piccola, il salotto e la cucina occupavano la stessa stanza mentre due porte si aprivano davanti a loro e conducevano alla camera da letto e al bagno.
-Accidenti questa casa è minuscola - dichiarò Leia guardandosi intorno.
Dalle finestre si vedevano le cupole del palazzo di Jabba de Hutt, il criminale più potente della galassia e colui che, di fatto, governava Tatooine.
-Non tutti vivono in un palazzo - ridacchiò Luke.
Leia gli tirò uno schiaffo, evidentemente non aveva gradito il commento.
-Dove possiamo cercare? - la domanda di Luke era legittima.
La casa era talmente piccola che non sembravano esserci luoghi effettivi dove poter nascondere dei diari segreti.
-Questa era la casa di Sabé e non sappiamo se lady Padmé sia venuta effettivamente qui, però proviamo a guardare un po' ovunque - affermò Sara.
Nonostante la casa non fosse stava grande i ragazzi scoprirono che in realtà vi erano tanti scomparti nascosti ed erano saltati fuori un sacco di cose interessanti.
Resoconti su una missione di Sabé abiti, tariffari, l'elenco completo degli accampamenti presenti su Tatooine, una lettera d'amore del capitano Tonra indirizzata proprio a Sabé, in cui il giovane si riferiva ad una notte che avevano passato insieme, ma dei diari di Padmé nemmeno l'ombra.
-Dove guardiamo, adesso? - chiese Luke sedendosi sul pavimento del salotto.
-Non ne ho idea! Abbiamo cercato ovunque - sbuffò Leia.
-Mangiamo un boccone e poi ricontrolliamo, sono certa che non tutto è come sembra - rispose Sara.
Aveva trovato i diari precedenti in luoghi nascosti, di cui nessuno sapeva l'esistenza, Sara era convinta che i diari fossero stati occultati lì dentro, lo sentiva.
Si sparirono un po' di pane e dell'acqua che avevano comprato in città poco prima.
Quando ebbero finito Sara si diresse in camera di Sabé.
Era quasi certa che dovesse andare lì, non sapeva perché era come se la Forza volesse guidarla.
-Sara? - Leia e Luke l'avevano seguita dentro la camera.
La stanza era immersa nella penombra, era molto angusta, vi era spazio solo per il letto, due comodini, un armadio e una specchiera con delle decorazioni in rilievo.
Sembrava tutto così ordinario, forse troppo ordinario.
-Cerchiamo qui - affermò Sara.
I tre si misero ad aprire cassetti, le ante dell'armadio, spostarono addirittura il letto e la specchiera, ma non trovarono niente.
-Non sono qui, Sara - Leia si lasciò cadere sul letto.
Il calore del giorno non dava tregua nemmeno all'intero della camera, nonostante la suddetta fosse rivolta verso nord.
Ma Sara non demordeva.
Era ferma davanti alla specchiera e la stava osservando con attenzione, ricordando che suo padre le diceva sempre che non tutto quello che si vedeva era, esattamente così come appariva.
Sulla specchiera vi erano appoggiate una spazzola per capelli d'argento, uno specchio di uguale materiale, residui di trucchi, un pennello per il fard, un portagioie con sopra lo stemma di Naboo, da cui spuntava una collana di perle.
-Non può essere nel portagioie? - domandò Luke.
-No, ma sicuramente è un elemento importante - rispose Sara aprendo il piccolo scrigno.
Dentro vi era sí un filo di perle, ma anche un piccolo puntatore a forma di pugnale e una bussola il cui quadrante era un cielo stellato che vibravano come piccole gemme. La lancetta che indicava il nord anziché terminare con una punta di freccia, terminava con una mezzaluna.
Era un oggetto molto fine e anche molto bello.
-Penso che abbiamo trovato la chiave - sorrise Sara.
-Che vuoi dire?
La ragazza mostrò la bussola ai gemelli che però non compresero.
-Tranquilli adesso capirete tutto.
Sara capovolse la bussola e vi lesse una frase.
Le stelle indicano la via
La giovane osservò ora il quadrante e vide che l'ago iniziò a girare velocemente fino ad indicare un punto non molto distante da loro.
Si avvicinò allo specchio e appoggiò la bussola in uno punto alla base.
All'inizio Sara pensava di aver sbagliato, ma poi la bussola sì incastrò alla perfezione e girò facendo scattare un meccanismo.
Lo specchio scorse su corsie invisibile mostrando un vano impossibile da trovare e dentro vi erano :
-I diari! - esultarono i gemelli.
Sara sorrise.
Un altro pezzo del puzzle si era incastrato al suo posto.
Erano ad un passo dalla verità.
Angolo Autrice : Il capitolo è forse il più lungo che abbia mai scritto, ma non volevo spezzarlo, spero comunque che vi piaccia :) alla prossima e che la Forza sia sempre con tutti noi :)
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