Capitolo 33

Jedha City era famosa in tutta la galassia per i suoi giacimenti di cristalli kyber e per la presenza di numerosi templi Jedi sulla sua superficie.

L'impero l'aveva occupata e sfruttava spudoratamente quel territorio prosciugandolo di tutto ciò che poteva loro tornare utile.

Gli abitanti non osavano opporsi, almeno apparentemente, poiché le forze imperiali dispiegate in città erano tante, troppe affinché potessero essere sovvertite così facilmente, tuttavia Padmé dubitava fortemente che i cittadini di Jedha City sarebbero rimasti inermi ancora per molto.

Nei suoi vagabondaggi per la galassia come spia, la ex senatrice aveva sentito dire, soprattutto da cacciatori di taglie e Mercanti di schiavi, che il quartier generale dei Sognatori, i terroristi di Saw Guerrera si trovava proprio su Jedha e Padmé era lì proprio per trovarlo.

Non avrebbe risolto niente continuando a fare attentati a destra e a manca, colpendo figure di spicco dell'impero, ma provocando così l'immediata reazione degli organi militari di competenza.

Padmé conosceva abbastanza bene la politica e il modus operandi di Palpatine per sapere che i suoi moff erano disposti a tutto pur di ottenere favori o promozioni.

La donna si districò tra le strade di Jedha City, silenziosa come un ombra, stando attenta a non farsi notare troppo dagli Stormtroopers onnipresenti in ogni via e in ogni vicolo.

La presenza dell'impero era come un gas nocivo che aleggiava nell'aria, la paura e il terrore erano talmente tangibili che Padmé giurò che avrebbero preso forma fisica.

Non comprendeva fino in fondo la presenza di tutte quelle truppe, ma ci doveva pur essere un motivo di un cotanto dispiegamento di forze.

Forse l'impero aveva capito che Saw Guerrera si nascondeva su Jedha?

Questo la donna non poteva saperlo, ma sperava di riuscire ad arrivare da lui prima dell'impero.

I giochi di potere vi erano sempre stati, ma Padmé si era resa conto che si erano inaspriti parecchio da quando la Repubblica era caduta.

Se prima il Senato Galattico aveva qualche genere di potere o influenza, in era imperiale il suo potere si era indebolito ancora di più, Padmé era certa che non mancasse molto al momento in cui Palpatine avesse deciso di scioglierlo e allora quello che restava della Vecchia Repubblica sarebbe scomparso per sempre.

Padmé si chiedeva come aveva fatto ad essere così ingenua da non capire cosa stesse succedendo in Senato negli ultimi giorni della Repubblica, o meglio lo aveva capito, ma ormai era troppo tardi.

Si accorse che due guardie si erano girate verso di lei, la donna fece finta di niente per non attirare troppo l'attenzione, ma i soldati evidentemente non avevano alcuna intenzione di lasciarla in pace.

Tre di loro cominciarono a seguirla per le vie della città, mentre Padmé cercava di elaborare un piano efficace per non essere costretta a dover affrontarli tutti e tre.

Non che avesse paura degli Stormtroopers, ma le scocciava l'idea di uno scontro il mezzo a degli innocenti.

La sua uniforme da pilota di Naboo poteva essere un problema, nonostante fosse nascosta sotto il mantello di Anakin, ma Padmé non aveva tempo di pensare a dettagli così trascurabili.

Mise mano alla spada laser che portava alla cintura, non avrebbe esitato ad usarla se fosse stato necessario.

Sfiorò anche i due blaster che portava con sé.

Era decisamente più ferrata negli scontri a fuoco, ma non se la cavava male nemmeno con la spada.

Il merito era anche di suo marito, che le aveva dato una mano per quanto riguardava le varie forme di combattimento.

Mandò un pensiero a lui, a Leia e a Luke sperando di rivederli tutti e tre presto.

-Ehi, tu! - la chiamò uno degli stormtroopers, quando furono in un luogo sufficientemente appartato.

-Dici a me? - domandò Padmé fermandosi, senza però voltarsi verso i soldati.

-Mi sembra che tu sia l'unico pilota qui presente - rispose uno dei soldati.

-Bene e allora cosa volete? - chiese ancora la senatrice con tono distaccato.

-Innanzitutto che tu ci dia i tuoi documenti, in secondo luogo hai un permesso per atterrare qui? - i soldati avevano tutta l'intenzione di romperle le scatole e questo Padmé lo aveva capito.

Ma la senatrice non si sarebbe fatta trovare impreparata.

-Sono Grace Iktuu di Abregado-rae, questo vi deve bastare - affermò la donna.

Abregado-rae era noto in tutta la galassia per essere un luogo molto pericoloso, frequentato da mercenari, contrabbandieri e malviventi di ogni tipo, adibito a spazioporto dall'impero.

Non era un luogo molto raccomandabile, ma questo bastò affinché i soldati decidessero di lasciarla in pace.

Il nome di Abregado-rae faceva sempre quell'effetto su chiunque, soldati imperiali compresi.

Quando i tre svoltarono l'angolo Padmé tirò un sospiro di sollievo.

Non poteva permettere a nessuno di scoprire la verità sulla sua identità, si era anche procurata dei documenti falsi, in caso i soldati avessero voluto fare un'indagine più appronfidita.

Un rumore alle sue spalle la fece voltare con i due blaster in mano.

-Regina della Luce, ferma. - a parlare era una donna, dai corti capelli neri e gli occhi di alabastro.

Indossava un lungo vestito bianco fermato ai fianchi da una cintura da cui pendevano alcuni sacchetti contenenti, probabilmente, erbe aromatiche, un mantello logoro il cui cappuccio era calato sul capo, e guardava Padmé con le braccia alzate in segno di resa.

-Chi sei? - domandò sospettosa Padmé senza abbassare le armi.

-Ho molti nomi, alcuni mi chiamano la Figlia del Sole, altri lo Spirito del Deserto, altri ancora La Voce del Vento, ma voi Regina della Luce, potete chiamarmi semplicemente Iris - dichiarò la donna facendo un profondo inchino a Padmé.

La donna non aveva mai sentito un nome simile, ma percepiva che quella donna stava dicendo il vero.

-Abbassate le armi, mia regina è meglio che venite con me, ho le informazioni che cercate - dichiarò Iris fissando la donna con i suoi penetranti occhi di alabastro.

-L'impero potrebbe seguirci - affermò Padmé ritirando i blaster e seguendo la donna per le vie di Jedha City.

-L'impero non può niente contro di me - rispose la donna con fare sibillino.

Padmé non capiva come fosse possibile che nessuno dicesse niente vedendo due donne che facevano di tutto per stare nell'ombra.

-Mi raccomando, mia regina, restate vicino a me - dichiarò Iris.

Padmé seguiva Iris con circospezione, non si fidava molto della donna, tuttavia la Forza le suggeriva che quella strana donna sapeva molto di più di quello che sembrava.

Iris condusse Padmé fino ad un anonimo complesso di appartamenti.

Una volta entrate nel palazzo, Iris fece strada fino ad un piccolo monolocale situato al pian terreno.

Una volta entrati, Iris chiuse la porta a chiave.

-Scusate, mia regina, non era mia intenzione essere così brusca con voi - affermò Iris.

-Come fai a sapere chi sono? - domandò Padmé.

-Perché ho visto il vostro sposo.

Angolo Autrice : Tormiano a Padmé, spero che vi piaccia :)

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