Capitolo 28

Il laboratorio di cui Padmé parlava nei suoi scritti si trovava abbastanza lontano da dove si trovava l'appartamento di Pooja e quindi Sara doveva trovare una scusa plausibile per andare laggiù senza dare troppo nell'occhio.

Non sarebbe stato facile, ma Sara era riuscita a farla sotto il naso agli Stormtroopers già una volta, non sarebbe stato difficile farlo una seconda.

Aspettò che tutte le sue compagne e Pooja si fossero coricate, poi diede il via al suo piano.

Si vestì con i suoi anonimi abiti neri, gli stessi che aveva utilizzato quando si era intrufolata nel mausoleo di Padmé e Anakin, e a quel gesto sentí una fitta al cuore al pensiero di sua madre.

Scacciò il pensiero, allaccianciandosi alla cintura due blaster, uno era il suo, l'altro era quello di Padmé Amidala, infilò nel gambale un pugnale e, non seppe per quale motivo, mise al fianco anche la spada laser di Anakin.

Non era certa del motivo, ma sentiva che quelle armi le sarebbero state utili.

A differenza della volta precedente però, Sara optò per coprirsi il volto con un cappuccio e la bocca con un alto bavero nero, così da essere irriconoscibile.

Quando anche l'ultima ancella si fu coricata, Sara decise che era arrivato il momento di agire.

Riuscì ad evitare sia le telecamere di sorveglianza, sia le guardie che presidiavano l'appartamento di Pooja ed uscì dal complesso senatoriale.

Prese uno speeder e diede gas.

Riuscire ad evitare i posti di blocco della polizia sarebbe stato molto difficile, ma Sara era determinata e niente si sarebbe messo tra lei e il suo obiettivo.

Nessuno. Nemmeno l'impero.

Il laboratorio si trovava  nella ex zona industriale di Coruscant ed era un edificio alto e bianco, dall'aria decadente.

Un tempo doveva essere stato un centro all'avanguardia ora era solo un cumulo di rovine.

Sara parcheggiò in un punto abbastanza nascosto, sentendo tuttavia un brivido di paura quando osservò attentamente l'edificio.

Chissà cosa avevano visto quelle mura, chissà quali studi erano stati condotti lì dentro.

Sara non era certa di volerlo sapere, ma ormai si era spinta troppo oltre per tornare indietro.

Pregò la Forza di proteggerla e di non raggiungere sua madre e suo padre troppo presto poi scese dallo speeder.

All'esterno non vi era niente di sospetto, solo calcinacci e Sara notò che una ampia parte della zona est del laboratorio era crollata, rendendo quel luogo impraticabile.

Una zona in meno da controllare. Pensò la ragazza dirigendosi verso l'edificio.

Quando varcò la soglia la ragazza si ritrovò in quello che doveva essere stato l'ingresso.

Una stanza molto ampia da cui partivano vari corridoi, circondata da finestre, quasi tutte con almeno un vetro rotto, il quale faceva passare l'aria fredda della notte.

Addossato ad una parete vi era una scrivania con quel che restava di un computer il quale doveva essere stato collegato al sistema di sorveglianza, ma che ora era totalmente spento.

La fioca luce della torcia di Sara illuminò la superficie della scrivania e la ragazza notò che era ingombra di honolet, cartellette contenenti elenchi e di fogli stropicciati, gettati alla rinfusa come in una fuga non prevista.

Sara si mise fece il giro della scrivania sedendosi sulla sedia e iniziò ad esaminare quello che vi era su quel tavolo.

Anche il più piccolo indizio poteva essere utile alla sua indagine.

Cercò di dare ai fogli stropicciati un aspetto civile, ma constatò con amarezza che erano praticamente illeggibili poiché esposti all'umidità di quel luogo e agli agenti atmosferici.

La ragazza rinunciò a tentare di leggere quei fogli, decise però di concentrarsi sulle cartellette.

A differenza dei fogli lasciati sul bancone, quelli nelle cartellette erano perfettamente intatti e leggibili.

Nelle prime righe vi erano vari nomi di scienziati e le relative ricerche insieme al numero della stanza a cui erano assegnati.

Sara notò che ogni progetto riguardava delle armi, quindi il laboratorio doveva essere specializzato nel creare nuovi assetti bellici.

Infatti vi erano scienziati che si occupavano dei caccia, degli Star Distroyer, delle armi da dare in dotazione ai soldati, e questi nomi erano sempre gli stessi, abbinati sempre alle stesse stanze.

Tuttavia scorrendo i vari progetti, Sara ne trovò uno particolarmente interessante.

Già il nome era tutto un programma, Progetto n° 64 - Progetto Unicorno: studiosi : Galen Erso, direttore Orson Callan Krennic

Sara sentí un groppo crearsi in gola.

Aveva sentito parlare di Krennic, ma non ci aveva mai avuto a che fare di persona.

Tuttavia, il nome del progetto compariva varie volte in quell'elenco, e, a differenza di tutti gli altri, i nomi degli scienziati cambiavano di continuo, così come i numeri delle stanze abbinate al progetto.

Che fosse quello di cui parlava Padmé nel suo resoconto?

Forse, Sara non poteva esserne sicura.

Strappò le pagine corrispondenti, decidendo che avrebbe esplorato l'edificio nonostante stesse tremando dalla paura.

Quel luogo le dava un senso di terrore e claustrofobia, come se fossero state compiute in quel luogo chissà, quali atrocità.

Ad una occhiata più precisa Sara notò la data.

21 BBY ovvero durante l'età repubblicana, quindi il progetto di quell'arma era cominciato molto prima della formazione dell'impero.

Davvero Palpatine era riuscito a tenere nascosto un progetto così importante e pericoloso senza che nessuno si insospettisse minimamente?

Non che Sara si stupisse, Palpatine era stato un genio, nessuno aveva mai avuto sospetti sull'imperatore, finché era stato Cancelliere e aveva potuto fare tutto indisturbato, rendendo la galassia quello che era diventata.

La ragazza decise di andare a controllare quelle stanze, voleva conoscere quello che Padmé aveva visto lavorando lì.

Lasciò l'ingresso, seguendo le indicazioni che aveva trovato appese ad una bacheca poco lontano da dove si trovava lei.

I corridoi erano spogli, vi erano solo porte scorrevoli a cui corrispondevano dei numeri, i neon appesi al sofftto erano quasi tutti spenti, tranne alcuni che sfarfallavano lanciando inquietanti luci sul pavimento.

Sembravano delle lucciole che non si erano rassegnate all'idea di spegnersi per sempre.

Questo, sommato al suono del vento che si infilava nelle crepe del muro, faceva rabbrividire la ragazza.

Le stanze erano numerate, e ad ogni stanza era abbinato un nome ed un progetto.

Sara però non era interessata a quelle stanze, gliene interessava una sola.

L'ufficio del direttore Krennic che si trovava in fondo al corridoio.

Quando arrivò davanti alla porta cercò di aprirla, ma era bloccata dall'interno.

Sara la prese a spallate per cercare di aprirla, causando un bel po' di rumore.

Cavolo! Non si apre!

La ragazza sbuffò, stava cercando un modo per aprire la porta quando dei passi pesanti provenienti da un punto che non riusciva a cogliere fece capire a Sara di non essere sola.

Presa dal panico, la giovane si aprí la porta di una stanza poco distante dall'ex ufficio di Krennic e si infilò dentro.

Poco tempo dopo di fianco alla porta passarono dei soldati.

-Iden sei sicura che sia passata di qui? - domandò la voce di un ragazzo.

Sara trattenne il fiato.

-Sí, lo speeder era parcheggiato fuori, la nostra fuggitiva deve essere qui da qualche parte - rispose una ragazza, Iden probabilmente.

La stavano cercando.

L'impero forse sapeva o forse no, era difficile che qualcuno potesse riconoscerla nascosta com'era.

-Perché sarà venuta fin qui? - domandò una terza voce, anch'essa maschile.

-Non lo so Hask, ma lei sta seguendo una pista e noi seguiremo lei - rispose Iden.

-Ancora non capisco il motivo per cui ci hanno affidato questa missione. Voglio dire non sappiamo nemmeno chi sia questa ragazza e non sappiamo nemmeno cosa sta cercando, siamo cadetti dell'accademia imperiale, un giorno diventeremo parte delle forze speciali, dovrebbero darci missioni un po' più impegnative - dichiarò Hask.

Sara sgranò gli occhi, quei tre non sapevano chi lei fosse e questo poteva essere un vantaggio.

Doveva uscire di lì.

Fece per uscire da sotto il tavolo dove si era nascosta, ma colpí la superficie del tavolo facendo cadere gli oggetti che vi erano appoggiati sopra, i quali caddero a terra producendo un rumore sordo.

-Cosa è stato? - affermò il ragazzo di cui Sara non aveva ancora sentito il nome.

La ragazza sentí i passi dei tre avvicinarsi.

Era in trappola!

Angolo Autrice : E con questo finale da cardiopalma vi lascio 😉😉😉😉 riuscirà Sara a tirarsi fuori dai guai? 😉 Ehehe continuate a seguirmi se volete saperlo :) alla prossima 😊

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