Capitolo 26

-NO! - l'urlo uscì dalle labbra di Sara in tutta la forza del dolore che le stava attanagliando il petto.

La giovane era crollata in ginocchio ed era esplosa in un pianto disperato.

Sua madre, la sua unica famiglia era morta.

Era un attentato studiato per colpire lei, ma avevano colpito sua madre, la quale non aveva colpe, se non quella di essere moglie e madre di due ribelli.

I singhiozzi la scuotevano da capo a piedi, non vedeva niente per colpa delle lacrime e non riusciva nemmeno a dire niente, tanto era il dolore che stava provando.

Pooja l'aveva stretta forte cercando di calmarla, ma niente avrebbe potuto consolare Sara, vista l'immensità del suo lutto.

Forse sua madre aveva avuto ragione fin dall'inizio, forse se non si fosse intestardita nel voler diventare a tutti i costi un'ancella e avesse mantenuto un basso profilo, forse Zahira sarebbe stata ancora viva.

Forse, forse, forse.

Troppe domande, troppi forse. Sara sentiva tutte le sue certezze sgretolarsi come un muro di glassa.

Se mai sarebbe tornata su Naboo non avrebbe più rivisto sua madre, non avrebbe più sentito la sua voce, non l'avrebbe più abbracciata, non avrebbero più litigato sul suo possibile futuro o su cosa mettersi per una festa.

Tutto questo era terminata, per colpa sua, era tutta colpa sua.

-Cordé... - Pooja provò a chiamarla, ma Sara era sorda.

-Se le avessi dato retta forse lei sarebbe ancora viva! Invece per colpa mia e delle mie idee lei è morta! Se non fossi diventata un'ancella, forse... - la frase della ragazza si troncò a metà.

Ancora lacrime, ancora dolore.

Ancora la consapevolezza che sua madre non sarebbe mai più tornata.

-E pensi che avresti potuto evitare la morte di Zahira rinunciando a quello che volevi fare? - domandò Pooja, mentre Sara alzava la testa per incrociare gli occhi della senatrice.

Era annebbiata dal dolore, non riusciva a ragionare lucidamente.

-Non lo so. Non ho più certezze - rispose Sara scompigmiandosi i capelli.

-Mi sento come se mi avessero strappato il cuore! - dichiarò la giovane tornando a guardare le sue compagne.

-Forse è quello che l'impero vuole. La loro più grande forza e far sentire gli individui soli. - affermò Karté accarezzando i capelli di Sara.

-Con me ci stanno riuscendo. Io facevo tutto questo anche per mia madre, oltre che per mio padre. Ma ora non ho più nessuno per cui combattere, quando tornerò a casa lei non ci sarà e io non potrò fare altro che sentirmi in colpa per ciò che le è accaduto. - Sara aveva la voce trasfigurata dal pianto.

Gli occhi erano ormai vuoti, non vi erano più lacrime da versare e la giovane si sentiva terribilmente stanca, ma non poteva cedere alla stanchezza o gli incubi sulla morte di Zahira avrebbero cominciato a tormentarla, come quando aveva assistito all'esecuzione di Adam.

-Lei non vorrebbe che tu ti sentissi in colpa. - la voce era quella di Sabé.

Sara rimase stupita non poco nel vedere la migliore amica di Padmé Amidala sulla soglia dell'appartamento di Pooja, era convinta che l'ancella fosse su Naboo.

-Sabé - fu l'unica parola che uscì dalle labbra secche di Sara.

La donna si avvicinò alla giovane e la strinse forte.

-Pooja, per favore, puoi portarmi un bicchiere d'acqua per Sara, ne ha bisogno - dichiarò la donna.

Pooja annuì, mentre faceva cenno alle sue di ancelle di lasciare la stanza.

-Zahira non vorrebbe che tu cedessi ora! Era orgogliosa di te, me lo diceva spesso, anche se avrebbe voluto per te una vita più tranquilla, sapeva che non saresti riuscita a sopportare di vedere tanti soprusi in questa galassia, era consapevole di questo e ammirava il tuo coraggio. Il fatto che tu non cedessi di un passo quando litigavate, era per lei fonte di frustrazione, ma provava una forte ammirazione per te. Tu riuscivi laddove lei falliva - spiegò Sabé.

Sara guardò la sua maestra, senza riuscire a dire una parola.

-Sei sconvolta e io non sono nessuno per dirti cosa fare, ma sono certa che Zahira non vorrebbe che tu lasciassi tutto ora. Hai fatto tanta fatica per arrivare fino a qui e se gettassi via tutto ora, Zahira non tornerà in vita comunque, anzi sarebbe morta invano -

Sara avrebbe voluto urlare, ma dalle sue labbra non uscì un suono.

La gola le ardeva da quanto era secca e la stanchezza stava lentamente scendendo su di lei, rendendole ancora più difficile restare lucida.

In quel momento Pooja tornò con l'acqua e Sara prese il bicchiere dalle mani della senatrice e bevve avidamente, come se non bevesse da tempo.

-Vorrei avere l'occasione di darle un ultimo saluto, ma non posso, appena metterò piede su Naboo mi arresteranno - dichiarò Sara con la voce rotta.

-Non preoccuparti troveremo un modo affinché tu possa rivedere Zahira. Ma adesso è meglio se vai a riposarti. - affermò Pooja notando le profonde ombre sotto gli occhi di Sara.

-No, non posso dormire, mi sento troppo in colpa. Penso che leggerò il diario di Sua Maestà che ho trovato nel suo appartamento. Forse le parole della regina mi aiuteranno - dichiarò la ragazza congedandosi e chiudendosi in camera.

Le sue compagne non osarono andare da lei, forse per paura di ferirla con le loro domande.

Al buio, sotto le coperte, Sara scoppiò nuovamente a piangere, comprendendo, forse, cosa intendeva Padmé quando aveva parlato della perdita di Anakin.

La regina aveva provato lo stesso dolore.

Il suo sposo era morto proprio come Zahira e Sara si rese conto che non poteva permettere che gli Assassini che avevano ucciso Zahira, Adam e sire Anakin l'avessero vinta.

Avrebbe combattuto fino alla fine dei suoi giorni, finché Palpatine non fosse stato deposto.

-Io sono Cordé, porto il nome di una delle ancelle della, regina Amidala e nessuno mi fermerà - dichiarò Sara come se fosse un giuramento.




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