Capitolo 22
Dire che la sessione del Senato Galattico era una farsa era come dire che Sara fosse un ragazzo.
La giovane ancella si era ritrovata ad osservare una delle sessioni più inutili e inconcludenti della storia della galassia, almeno era questo che era balzato in mente alla ragazza mentre osservava i senatori di ogni sistema dibattere su quale pianeta fosse più idoneo per erigere una nuova accademia di ingegneria.
I nomi erano tanti, erano saltati fuori anche Jedha o Hosnian Prime, ma nessuno sembrava adatto.
I rappresentanti dell'orlo esterno premevano affinché l'accademia venisse eretta su uno dei loro pianeti nonostante tutti sapessero che a guadagnarci per davvero sarebbero stati i criminali locali.
Alla fine si era deciso di lasciare all'apprendistato legislativo giovanile la decisione.
Pooja sbuffò sprofondando ancora di più nella poltrona del suo podio.
-Quanto continuerà questa farsa? - domandò Sara a bassa voce, mentre una crescente emicrania si faceva strada nella sua povera testa, già provata da una notte passata insonne.
-La sessione ancora non è finita, però se tu non ti senti bene puoi tornare a casa, ci pensaranno Monteé ed Ellé - sorrise Pooja strizzando l'occhio verso la più giovane delle sue ancelle.
Sara a quel punto annuì ed uscì dal podio trovandosi nei corridoi deserti del senato galattico.
Gli unici in giro erano i soldati, i quali facevano sempre un po' di paura a Sara, tuttavia la ragazza si sentiva anche sicura perché aveva il cappuccio calato sul viso, come era costume tra le ancelle, quindi difficile da riconoscere.
Gli Stormtroopers la osservarono un secondo, ma la lasciarono andare, mentre Sara raggiungeva il trasporto di Pooja dove la aspettava Nives, la pilota che prestava servizio presso la senatrice di Naboo.
-Cordé, cosa posso fare con te? - domandò la pilota quando venne raggiunta da Sara.
-Mi puoi ricondurre a casa per favore non mi sento molto bene - dichiarò Sara sperando di sembrare convincente.
Nives la guardò un po' preoccupata.
-Certo ti riporto a casa - la pilota accese i motori e si immise nel traffico di Coruscant.
Sara si era resa conto di non amare affatto la capitale, preferiva di gran lunga il suo pianeta natale.
-Dormito male, Cordé? - volle sapere Nives.
Sara, che si era seduta sul sedile del copilota con una mano appoggiata alla fronte, forse sperava di alleviare un minimo il dolore, alzò la testa.
-Indovinato, ho dormito pochissimo e in più mi sono alzata con un mal di testa terribile, inoltre la sessione in senato non ha aiutato - rispose lei.
-Mi dispiace, vedi di riguardarti, abbiamo bisogno di te - affermò Nives.
Quando giunsero davanti alla residenza della senatrice Naberrie, Nives parcheggiò e Sara scese.
-Rimetitti, va bene? Se hai bisogno di qualcosa chiama pure - si offrí Nives.
-Non preoccuparti, tranquilla - sorrise Sara colpita dalla preoccupazione della pilota.
La ragazza filò direttamente in camera sua, senza nemmeno curarsi di togliersi il cappuccio.
Si buttò sul letto sperando che il dolore si attenuasse, ma niente, le sembrava che un martello le stesse colpendo le tempie e per di più era anche molto stanca per colpa della notte passata insonne.
Forse se fosse riuscita a dormire un po' anche la sua emicrania sarebbe passata.
La stanchezza scese lungo le membra della ragazza che chiuse gli occhi scivolando in un sonno apparentemente tranquillo.
***
Padmé guardava fuori dalla finestra della sua stanza nella residenza reale di campagna della regina Breha di Alderaan.
-Mamma, tutto bene? - la voce gentile di suo figlio la fece sobbalzare.
-Certo, tesoro, non preoccuparti, sto bene - la donna si voltò verso il figlio con un sorriso triste sulle labbra.
Luke non ricordava di aver mai visto sul volto della madre un sorriso che non fosse velato dalla tristezza.
Il ragazzo si avvicinò e Padmé lo abbracciò, come faceva spesso.
Lui e Leia erano stati l'ancora di salvezza di Padmé in quegli anni così bui per la donna.
-Hai sognato di nuovo papà, vero? È per questo che sei triste? - domandò Luke guardando la madre con i suoi penetranti occhi azzurri.
Padmé tutte le volte che guardava quegli occhi aveva un tuffo al cuore, perché gli occhi del figlio maggiore, di qualche secondo ma pur sempre il più grande, erano identici a quelli del padre.
-Non posso dirti una bugia, vero?
-Sarebbe gradito di no - rispose Luke.
Padmé gli scompigliò i capelli biondi baciandogli la testa.
-Hai indovinato. Mi dispiace di essere sempre così malinconica, ma...
-L'assenza di papà per te è un peso tremendo, ma tu non sei sola mamma, ci siamo io, Leia, Bail e Breha e nessuno di noi vuole che tu ti senta sola e sono certo che nemmeno papà lo vorrebbe - affermò Luke con una saggezza che andava ben oltre i suoi sedici anni.
-Hai ragione, ma adesso andiamo a fare colazione che poi devi andare a scuola - ordinò Padmé spingendo il figlio verso la porta della stanza.
-La colazione è in tavola, milady - affermò la voce di 3PO il droide protocallare era stato creato da Anakin quando aveva appena nove anni, ed era uno dei tanti ricordi che la legavano al suo defunto sposo.
Oltre a 3PO vi era anche un altro droide, o meglio un astrodroide, R2-D2, il quale era un grande compagno di Luke nei suoi viaggi via speeder dalla residenza ad Aldera, capitale del pianeta.
-Sto morendo di fame - la gemella di Luke, Leia, entrò in cucina con la velocità di una supernova.
-Lo vedo, signorina - dichiarò Padmé mentre sua figlia si appropriava della bottiglia del latte, quasi strappandola dalle mani di Luke.
-Ehi! Toccava a me! - sbuffò il ragazzo cercando di riprendere la bottiglia.
-Sei lento fratellino - dichiarò Leia servendosi per prima.
La giovane non viveva normalmente con la sua famiglia, ma al Palazzo reale con gli Organa, i quali la consideravano un po' come una figlia adottiva.
Leia, infatti aveva fatto, solo alcuni giorni prima, la Pretesa al Trono di Aldeeran, il che voleva dire che presto avrebbe dovuto affrontare tre prove, una per la mente, una per il corpo e una per il cuore, per dimostrare di essere degna, un giorno, di ereditare il trono di Alderaan.
Padmé era stata felice che sua figlia godesse di così tanta fiducia da parte del suo amico Bail, ma sapeva che questo avrebbe messo Leia in una posizione abbastanza scomoda.
Era tuttavia ovvio che la ragazza si sarebbe appassionata alla politica, era sempre stata interessata a quello che succedeva oltre il pianeta che li ospitava da anni.
Tutto il contrario era Luke.
Il giovane aveva un animo nobile e forte, era particolarmente portato ad aiutare gli altri e aveva una particolare empatia, oltre ad essere molto dotato nella Forza.
Nonostante questo il ragazzo aveva espresso il desiderio di diventare insegnante, e aveva quindi rinunciato all'idea di diventare un Jedi, non si sentiva pronto per una strada di quel tipo.
Padmé sorrise mentre osservava i suoi gemelli litigare.
Per un attimo le era sembrato di vedere Anakin sorridere.
Angolo Autrice : nuovo capitolo :) ho deciso di dare un percorso diverso a Luke rispetto al solito e l'idea me l'ha data Mark Hamill il quale ha detto che, secondo lui, se Luke non fosse diventato un Jedi sarebbe diventato insegnante, voi cosa ne pensate? 😉
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