Capitolo 107
Sara non sentiva più niente era come se il suo spirito fosse staccato dal suo corpo.
Galleggiava nel buio, non sentiva nemmeno il dolore alla ferita che le aveva inferto l'assassino.
Era forse quella la morte?
Il nulla assoluto?
La ragazza non lo poteva sapere, ma sentiva però che il suo destino non era ancora compiuto, eppure non riusciva in alcun modo a svegliarsi era come se fosse bloccata in un limbo, tra la vita e la morte.
Si sarebbe messa tra la spada dell'assassino e Padmé lo stesso, anche se questo significava dover rinunciare alla vita.
Tuttavia Sara non voleva rinunciare a vivere aveva così tanti progetti da portare a termine che non avrebbe permesso alla morte di mettersi in mezzo.
Le sembrò di tornare a percepire il mondo intorno a lei, come se la Forza stessa stesse cercando di farla tornare alla vita, forse il suo compito non era ancora finita.
****
-Sara - Luke le sfiorò la fronte, sembrava che stesse diventando fredda o comunque sembrava che avesse lasciato il suo corpo.
Eppure il cuore batteva, molto debolmente, ma batteva, quindi doveva essere ancora viva.
Il giovane Skywalker non aveva alcuna intenzione di lasciarla morire, non lo avrebbe permesso.
-Dobbiamo portarla via da qui! Ha bisogno di cure immediate! - affermò Padmé.
-La porteremo noi al centro medico, tu vai ad affrontare Palpatine, mamma. Siamo arrivati fin qui, non possiamo arrenderci adesso. L'imperatore deve essere sconfitto. Sara vorrebbe questo - dichiarò Leia.
Padmé sapeva quanto la figlia avesse ragione.
Erano arrivati fino a quel punto, non poteva gettare la spugna adesso, eppure la sola idea di abbandonare Sara le faceva ribrezzo.
-Leia...
-Vai, mamma, la galassia conta su di te - affermò la ragazza.
Padmé strinse a sé i suoi figli per poi guardare Sara, ancora svenuta tra le braccia di Luke.
-Vincerò per tutti voi - dichiarò la ex senatrice mentre i ragazzi tornavano verso l'ascensore per scendere, mentre Padmé si dirigeva verso l'ascensore che l'avrebbe condotta al cospetto di Palpatine.
Le porte dell'ascensore si chiusero e Padmé prese un profondo respiro.
-Anakin, ho paura, so che non dovrei, ma ne ho e molta - affermò Padmé mentre suo marito compariva al suo fianco.
-Lo so, ma cerca di dominarla e ricorda che io sono sempre con te, non ti lascerò un attimo - rispose Anakin con voce seria.
Padmé sapeva che la guerra era ad un punto decisivo, se Palpatine moriva la galassia sarebbe stata libera, se fosse stata Padmé a morire, allora sarebbe stata veramente la fine.
Le porte dell'ascensore si aprirono e Padmé si trovò a dover percorrere il corridoio che portava all'ufficio dell'ex Cancelliere.
La donna aveva camminato per quei corridoi tante volte e tutte le volte perché vi erano questioni da discutere con il Cancelliere e ora, lei era lì per uccidere l'uomo che lei stessa aveva aiutato a salire al potere.
Mise mano alla spada laser per poi aprire la porta, trovandosi di fronte l'imperatore in persona.
-M'lady - ridacchiò l'imperatore quando si trovò la ex regina ed ex senatrice davanti.
Padmé sguainò la spada laser, la lama color verde illuminò la sala con la sua luce, tuttavia Palpatine non smetteva di sorridere.
Davvero quella insulsa ex senatrice pensava di poter vincere contro di lui?
Il più grande Sith di tutta la galassia?
Lui che aveva ucciso il suo maestro prendendone il posto e riportando i Sith nel posto che spettava loro di diritto.
Nessuno poteva sconfiggerlo, figurarsi una come Padmé Amidala.
-Siamo alla resa dei conti Darth Sidious - affermò Padmé.
Palpatine si lasciò andare ad una risata malefica che fece correre un brivido gelido lungo la schiena della donna.
-Sí, è vero - rise ancora l'imperatore.
Padmé aveva una mezza idea di gettarsi su di lui e trafiggerlo, ma le sembrava che fosse troppo facile.
Perché l'imperatore non attaccava?
-Penso che dovrei ringraziarvi m'lady, se non fosse stato per voi io non sarei qui, ora - dichiarò Palpatine senza smettere di ridere.
-Non vedo in quale modo io possa essere stata utile al vostro piano - rispose la donna cercando di rimanere lucida.
Sentiva il lato oscuro scivolare intorno a lei, come una cappa soffocante, la quale tentava di sopraffarla.
Avvertiva il desiderio di Palpatine di fare di lei la sua nuova apprendista, era talmente sicuro dei suoi mezzi che non avrebbe mai sospettato che Padmé avesse in realtà un piano ben preciso in testa.
E l'imperatore, senza nemmeno sospettarlo stava cadendo, inesorabilmente nella trappola che la donna aveva tessuto.
Aveva aspettato per anni quel momento, mettendo a punto il piano in ogni minimo dettaglio, era pronta a rischiare tutto pur di dare alla galassia un futuro migliore.
-Hai già dimenticato...sei stata tu a muovere la mozione di sfiducia contro il Cancelliere Valorum, tu hai appoggiato la mia nomina a Cancelliere, possiamo quindi dire che se la galassia è nelle mie mani, il merito è anche tuo. Tu hai distrutto la democrazia in cui tanto credevi - rise sguaiatamente l'imperatore, godendosi l'espressione sgomenta sul viso di Amidala.
Era certo che non fosse difficile portarla dalla sua parte, era troppo furiosa per poter pensare di resistere al richiamo del lato oscuro.
E una volte che gli avesse giurato fedeltà, avrebbe giustiziato i suoi figli davanti ai suoi occhi, così che la rabbia nei suoi confronti diventasse ancora più forte e lui l'avrebbe sottomessa con la forza, elevandosi come suo maestro e imperatore.
Si sarebbe liberato di una presenza scomoda e della speranza che i ribelli avevano.
Avrebbe dimostrato che nessuno poteva sconfiggerlo.
-Avevo quattordici anni! Mi fidavo di te! - dichiarò Padmé con la voce trasfigurata dal dolore.
Non aveva pensato a quanto subdole potessero essere le parole scelte da Palpatine, rivangare Quell'errore di gioventù che fosse era l'unica pecca nella carriera politica di Padmé.
-Vero, ma comunque lo avete fatto milady. Avete consegnato Naboo alla Federazione dei Mercanti, molte persone sono morte e la colpa è vostra. Siete stata una grande regina, certo, ma avete consegnato la galassia a me - rise ancora l'imperatore.
Padmé crollò in ginocchio, facendo cadere la spada laser, la testa tra le mani, una lacrima le scendeva lungo il bel viso.
Forse l'imperatore aveva ragione.
Palpatine la raggiunse, senza smettere di ridere, calciando lontano la spada della donna, così da renderle più difficile reagire.
-Tu vuoi indietro tuo marito, ma non puoi, perché è morto. Morto a causa tua -
La voce dell'imperatore era peggio di un'unghia sul vetro da quanto era sgradevole.
Palpatine si sentiva felice, come non lo era mai stato, stava lentamente piegando l'indomita senatrice Amidala.
Ed era una sensazione meravigliosa, era veramente invincibile.
-Unisciti a me e potrai porre fine a tutte queste sofferenze. Diventa la mia apprendista - dichiarò Palpatine.
Padmé non rispose, ma l'imperatore notò il suo sguardo spento.
Era fatta!
Aveva ceduto.
Padmé Amidala era diventata una Sith.
Eppure...
In quel momento un dolore acuto lo sorprese, una lama, rossa come il sangue lo aveva trafitto da parte a parte.
-È finita, Altezza.
Angolo Autrice : Dopo tanto, troppo tempo sono riuscita a scrivere questo capitolo che è stato un parto, praticamente e spero che vi piaccia :)
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