Capitolo 1
-Le Ancelle ricoprono una vasta varietà di ruoli al fianco della regina: sono guardie del corpo, consiglieri e persino curatrici dell'aspetto e del guardaroba della regnante. Pensate di esserne all'altezza? - domandò Sabé fissando una ad una le ragazze che aveva di fronte.
-Essere ancelle non è soltanto un ruolo. È una vocazione. Si è fedeli sempre e comunque alla regina è per lei che noi combattiamo. Non ci saranno soltanto prove di combattimento, ma anche di preparazione del guardaroba e delle acconciature. Lo so, possono sembrare cose frivole che poco si adattano ai ruoli che andremo a ricoprire, ma è una parte fondamentale del vostro addestramento. Dovete essere in grado di non essere notate se non è necessario, dovete essere come camaleonti, ombre della regina, in grado di prenderne il posto se necessario. Non è escluso che potreste anche morire, nel tentativo di adempiere la vostra missione. Io lo so, ho perso delle care amiche, che però hanno fatto del loro meglio per proteggere la senatrice Amidala. - la voce di Sabé si fece più forte, anche se si incrinò leggermente.
La sua dama.
La sua migliore amica, morta sedici anni prima, in circostanze misteriose, dopo aver dato alla luce due gemelli.
Questa era un'informazione che era riservata, ma Sabé ne era venuta a conoscenza tramite Bail Organa.
Non era stato il senatore a dirglielo lo aveva capito da sola, guardando la figlia di Bail.
La quale assomigliava troppo a Padmé per ignorarlo, inoltre, Sabé era stata su Tatooine, dove aveva scoperto nascondersi Obi-Wan Kenobi.
Alla domanda dell'ancella sul perché il maestro si fosse nascosto proprio lì, l'uomo aveva risposto che aveva una missione da compiere.
La donna aveva osservato attentamente il maestro nei suoi spostamenti, e aveva capito.
Lui stava proteggendo un bambino. Ma non un bambino qualunque, era il figlio di Padmé e il fratello della bambina che Bail Organa aveva in custodia.
Vi erano così tanti segreti che la sua dama si era portata nella tomba e lei era decisa a scoprire la verità.
Solo che doveva essere cauta, per ora poteva solo insegnare a quelle ragazze a diventare ancelle.
Era vero che da quando la regina era diventata una mera figura di rappresentanza la tradizione delle ancelle si era estinta, tuttavia vi erano ancora molte ragazze che aspiravano a quel ruolo, nonostante sapessero che avrebbero dovuto cimentarsi in prove fisiche e mentali le quali avrebbero messo in difficoltà persino i cadetti dell'accademia imperiale.
Sara lo sapeva ancora prima di decidere di essere lì.
Sua madre non era stata molto d'accordo, anzi sperava per lei una carriera più tranquilla, ma Sara non era una ragazza da ufficio, una che stava ferma.
La giovane non sarebbe stata a guardare mentre l'impero distruggeva ciò per cui la senatrice Amidala aveva combattuto.
-La sfida sarà difficile, ma se lavorerete sodo e con tanta dedizione arriverete sicuramente all'obiettivo - Sabé terminò il suo discorso mentre le ragazze applaudivano.
Sara annuì convinta.
-La prima lezione sarà di utilizzo del blaster ma non solo, dovrete sapere usare ogni genere di arma, non solo quelle da fuoco.
La donna batté le mani e comparvero dei bersagli rotondi che si muovevano lungo delle corsie.
-Inizieremo con un'arma che tutti giudicano arcaica, ovvero l'arco - affermò l'ancella indicando gli archi e le frecce addossate alla parete.
-A che scopo insegnarci ad usare un'arma così antica? - domandò una delle ragazze.
-Per affinare la vostra mira. Non ci si può mai fidare dei puntatori automatici, è sempre meglio sapere dove mirare e come mirare. Oltretutto i bersagli non sono fissi, ma mobili, tutti sono in grado di mirare ad un bersaglio fisso, ma ad uno mobile? Chi di voi ne è capace? - domandò con aria di sfida.
Sara si avvicinò per prima afferrando uno degli archi con annessa faretra.
-A quanto pare abbiamo una volontaria. Come ti chiami? - domandò Sabé quando Sara prese posizione.
-Sara, Sara Hershlag - rispose la ragazza tendendo l'arco.
Uno dei bersagli si mosse mentre Sara prendeva la mira.
La ragazza si concentrò per poi lasciare la corda.
La freccia tagliò in due l'aria, ma il bersaglio si spostò poco prima che la freccia lo colpisse.
Sara sbuffò frustrata.
-Calma! Nessuno riesce al primo colpo - dichiarò Sabé poggiandole una mano sulla spalla di Sara.
-Devi concentrarti sul bersaglio, non sulla freccia, rilassa la spalla o arriverai in fondo all'esercizio esausta, segui il bersaglio con gli occhi e solo quando sei pronta scaglia -
La giovane annuì mentre prendeva un'altra freccia.
Cercando di seguire i consigli di Sabé la ragazza si concentrò sul respiro, cercò di estraniarsi dal mondo, come se esistessero solo lei ed il bersaglio.
Quando si sentí pronta scagliò. Questa volta il dardo si impiantò nel centro del bersaglio.
-Perfetto, Sara - sorrise Sabé che poi si girò verso le altre ragazze.
-Avanti la prossima.
Una ad una le ragazze provarono, qualcuna riuscì a centrare il bersaglio, altre lo mancarono, ma nonostante questo Sabé era contenta dei risultati.
-Ci vediamo domani - dichiarò la donna congedando le ragazze.
Sara sgattaiolò fuori dalla stanza senza prestare attenzione a nessuno, e, quando uscì dall'edificio era già buio.
Guardò l'orologio che teneva al polso. Aveva ancora trenta minuti prima che scattasse il coprifuoco.
Ovunque si vedevano soldati imperiali con le loro uniformi bianche pattugliare le strade e Sara non poté fare a meno di sentirsi un animale braccato.
Non che avesse mai fatto niente di così eclatante da attirare l'attenzione dell'impero, ma, nonostante questo, era ben consapevole che bastava guardare male un soldato per essere arrestata e lei non ne voleva sapere di finire in prigione, o peggio.
I passi di Sara dapprima lenti e cadenzati, divennero sempre più veloci fino a trasformarsi in una corsa forsennata.
Non voleva ammetterlo, ma aveva paura, una paura cieca di essere catturata.
Si fermò davanti alla porta di casa, prendendo fiato, non poteva entrare così, con l'aria così sconvolta.
Si sistemò i lunghi capelli castani, anche se alcune ciocche erano sfuggite dalla treccia che portava, e si asciugò il viso dal sudore.
La casa dove abitava con sua madre si trovava vicino al palazzo, ed era un edificio alto sul cui balcone si vedevano dei fiori.
Sara entrò ed oltre la soglia vi era l'ingresso che dava sul salotto dove sua madre era accomodata sul divano e stava dormendo.
La ragazza sorrise, prendendo una coperta e coprendo la madre.
Le avrebbe parlato il giorno dopo.
Si chiuse in bagno e si fece una doccia. Aveva bisogno di togliersi il sudore di dosso, ma non era solo questo il problema.
Da qualche notte la ragazza sentiva una voce.
Una voce femminile, dolce come il miele che chiamava tre nomi, Anakin, Luke e Leia.
Tre nomi che potevano essere comuni se non fosse che Anakin era il nome di un famoso eroe delle guerre dei cloni, morto anzitempo, Leia era il nome della principessa di Alderaan, mentre per quanto riguardava Luke, Sara non conosceva nessuno con quel nome.
L'acqua calda scivolava lungo il corpo della ragazza mentre cercava di ricordare se avesse letto di qualche Luke, da qualche parte nei libri non autorizzati dall'impero, purtroppo non le veniva in mente nessuno con quel nome.
Uscì dalla doccia, avvolgendosi in un asciugamano viola.
Si diresse in camera sua e si vestí.
Il suo sguardo si posò sui suoi diari e quaderni, scritti in un codice che solo lei sapeva interpretare.
Vi erano appunti su Padmé Amidala e sui suoi sogni.
Ma per ora non voleva pensare, si infilò a letto e ben presto si perse nel mondo dei sogni.
Angolo Autrice : Benvenuti a tutti coloro che passeranno di qui. Dopo Il vento del destino questo è un altro esperimento sul Fandom di Star Wars :) spero vi piaccia :)
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