10. First disappointments

29 novembre 2019.

Un cielo caratterizzato da mille sfumature diverse, dal bianco delle nuvole al celeste più intenso; l'acqua del mare che cristallina si aggrappa alla riva, lasciandosi andare in un blu intenso verso l'oceano; un foglio di cartoncino azzurro, riempito dal racconto di un passato tormentato.

A questo paragonavo quegli occhi, quello sguardo che tanto avevo cercato e aspettato. Avrei voluto dirgli tante cose, rinfacciargli scherzosamente che non aveva mantenuto la sua promessa, ma rimasi paralizzata e senz'aria nei polmoni. Il mio cuore perse un battito: non avrei mai immaginato di reagire in quel modo rivedendo un ragazzo di cui non sapevo nulla, se non il suo nome, eppure le mie emozioni avevano deciso di giocarmi un brutto scherzo. Potevo giurare di aver sentito anche il battito del suo cuore in mezzo a tutto quel trambusto, ma la cosa mi risultò alquanto impossibile. 

Passarono svariati secondi prima che i miei pensieri tornassero sulla terra e socchiusi le palpebre, cercando di raccattare tutta la mia forza di volontà. Feci un passo verso di lui, però quando riaprii gli occhi non incontrai più il suo sguardo. 

Il braccio di Cole era circondato dalle dita sottili di una ragazza e, quando portai l'attenzione su di lei, cercai di capire cosa stesse dicendo dal movimento delle labbra truccate accuratamente di rosso. Era di alcuni centimetri più bassa di lui, ma lo sarebbe stata ancora di più se non avesse avuto degli stivaletti con tacco alto. I capelli le ricadevano ondulati sulle spalle ed erano di un colore rosso molto appariscente, che man mano degradava al biondo. Dal modo in cui lo guardava constatai che fosse la sua ragazza e ne ebbi la conferma quando le loro mani s'intrecciarono. Distolsi lo sguardo e mi sentii così stupida da voler andar via.
Però la quantità di persone che avevo intorno mi teneva incollata lì, non c'era nessuno spiraglio tra la folla che mi desse la possibilità di allontanarmi.

In quei due anni mezzo avevo sofferto così tanto per la delusione dovuta dalla fine del rapporto con Ian, che non mi ero più aperta ad alcun tipo di relazione. Preferivo rimanere nella mia intimità, formata da due o tre amici e mia sorella Tanya, tanto che mi stupii di aver legato così in fretta con Austin.
Pensai che era stata proprio quella curiosità, quella voglia di scoprire nuove sfaccettature del carattere umano a spingermi a fare nuove conoscenze. In realtà, quel rapporto indefinito che avevo con Cole, non era stato voluto, ma era il risultato di un susseguirsi di sguardi e discussioni che all'apparenza potevano sembrare insignificanti.
Forse era proprio quello che mi aveva colpito di lui: il fatto che quei pochi discorsi che avevamo tenuto, agli occhi degli altri potevano risultare insensati mentre per me, per noi, avevano un significato che andava oltre le semplici parole.
Soltanto osservando le mie gesta, era riuscito a cogliere il mio malessere nel svolgere un lavoro che non mi apparteneva. Lui, con la cover di una canzone famosissima, era stato capace di mandare il mio cervello in panne. Ero sicura che se quella canzone l'avessi ascoltata alla radio, cantata da Dan Reynolds, non avrebbe avuto lo stesso effetto.
Ma esattamente... qual era l'effetto che Cole aveva su di me?

«Lynn! Vieni, stanno ballando!» urlò Rosalie, non troppo lontano dal mio orecchio, tanto che dovetti portare il palmo della mano vicino ad esso per l'irritazione. Mi prese per un polso, quando vide che non accennavo a muovermi, e mi strattonò per intimarmi di seguirla. Ruotai il capo un'ultima volta verso di lui, come a cercare una risposta alla mia domanda  e mi ritrovai ad incontrare le sue iridi blu. E allora mi accorsi che l'effetto che aveva su di me era repulsione. Lo respingevo con il mio fare scontroso, perché era stato in grado di leggermi. Era come se conoscesse così tante cose di me, che me ne vergognavo.

«Rose, attenta!» la rimproverai quando finii addosso ad una ragazza, che mi guardò irritata, e fui costretta a perdere di vista Cole. Sospirai e mi sistemai una ciocca di capelli, notando davanti a me un piccolo varco tra la folla, dove i primi della fila battevano le mani incitando coloro che erano al centro del cerchio. Alcuni ballavano le tipiche danze irlandesi, altri semplicemente si muovevano a ritmo di musica.

Sorrisi, respirando quella spensieratezza, allegria e gioia che il Natale innescava nel cuore di tutti.
Mi dimenticai di tutto ciò che avevo provato fino a quel momento e seguii Rosalie in 'pista'. Era da un po' che non mi divertivo in quel modo ed ero sicura che quella sera non sarebbe bastata per compensare tutto il tempo perso. Per tanto, cominciai a ballare cercando di seguire il ritmo della musica, mentre la castana si dilettava nell'imitazione dei ballerini irlandesi. 

Risi. Risi così tanto, che sentivo il petto bruciare. Intrecciai le mani con quelle della mia amica e, distendendo le braccia il più possibile, cominciammo a girare in tondo. Vedevo tutte le persone intorno passare veloci sotto il mio sguardo e, quando stava per venirmi il mal di testa, chiusi gli occhi portando la testa all'indietro.

Mi beai del vento tra i capelli, del profumo di caldarroste - proveniente dallo stand che avevano allestito i proprietari del Madigan's, del freddo che si scontrava con le guance ormai arrossate e della libertà che sentivo scorrere nelle vene.

☆☆☆

30 novembre 2019.

«E perché diavolo non me l'hai detto?» sbuffò Rosalie, rotolando sul letto per mettersi a pancia in giù. La sera precedente la invitai a dormire a casa mia, dato che la linea A58 aveva terminato le sue corse. Ci eravamo svegliate già da un'oretta e lei aveva cominciato il suo interrogatorio.

Scrollai le spalle e sistemai meglio il computer sulle mie gambe, in modo da poter vedere meglio lo schermo. «Perché non aveva importanza» mormorai, tenendo lo sguardo fisso sulle mie mani che digitavano molto rapidamente sulla tastiera. Emisi un sospiro, ripensando alla sera precedente e al modo in cui mi ero sentita davanti alla scena di Cole e la sua ragazza così vicini.

La mia amica grugnì e «Non aveva importanza» mi imitò con voce sottile e canzonatoria.  «Saremmo rimaste lì oppure avremmo potuto avvicinarci a lui per metterlo in imbarazzo!» esclamò e cercai di immaginare a come sarebbero andate le cose se non ci saremmo allontanate per ballare.

Tirai le maniche del pigiama di flanella verso i polpastrelli e abbassai un po' lo schermo del pc, portando tutta l'attenzione su di lei.  «Non credo proprio. Cole non è un tipo che si imbarazza facilmente» ruotai gli occhi al cielo, pensando alla sua sfrontatezza e al suo modo spavaldo di comportarsi.

 «Però adesso sapremmo con certezza se quella è la sua ragazza oppure no» alzò le spalle, come se ciò che aveva detto fosse ovvio. Successivamente, si alzò dal letto, sistemandosi i capelli in una crocchia; aveva indossato il mio pigiama ed era adorabile il modo in cui le ricadeva piuttosto largo sui fianchi. Rosalie era più magra e longilinea di me, che ero leggermente più formosa sui fianchi e sul seno. Da quando la conoscevo era sempre stata così e la invidiavo perché non seguiva alcuna dieta, anzi molto spesso mangiava cibo spazzatura quando era fuori per lavoro.  «Ho fame, Lynn» piagnucolò ed era già la terza volta che mi ripeteva di voler preparare la colazione.

Riportai l'attenzione sul computer e scrissi le ultime parole della mail,  «Ho finito, devo solo inviarla a mia madre» farfugliai tra me e me, prima di cliccare con la freccetta sulla voce 'invia'. Una volta assicuratami che tutto fosse stato inviato correttamente, anche io mi alzai dal letto e, infilando le ciabatte di peluche, mi incamminai verso la cucina.

La castana mi seguì a ruota, finché non si sedette intorno al tavolo color ciliegio. Aprii la dispensa:  «Toast col burro?» chiesi solamente, dopo aver fatto un rapido resoconto di ciò che avevo a disposizione. Lei annuì «E succo d'arancia!» esclamò, mentre avevo già cominciato a prendere tutto l'occorrente per preparare la colazione. Misi il pane in cassetta a cuocere nella tostiera elettrica e, aspettando che la spia diventasse verde, mi avvicinai al frigorifero recuperando un cartone di succo che misi al centro della tavola, insieme a due bicchieri.

Mangiammo con molto appetito, dato che la sera precedente nessuna delle due aveva cenato, e una volta finito tornammo in camera. Rose si lavò e vestì con gli indumenti della sera precedente, mentre io mi accomodai nuovamente sul letto con il mio computer.

Non avevo alcuna fretta, dato che sarei dovuta andare a lavoro solo nel pomeriggio, così aprii la mia casella di posta e mi stupii nel trovare una mail da parte della scuola.  «Rose! Rose!» la richiamai e cominciai a torturami il labbro inferiore ansiosa di scoprire il contenuto di quel messaggio. 

La mia amica si catapultò sul letto, capendo subito di cosa si trattava ed entrambe tenemmo gli occhi incollati al display quando aprii il messaggio cliccandoci sopra. I nostri occhi si muovevano da sinistra verso destra, mentre leggevamo ad alta voce:

«Gentile Eileen Whiteley,
la contattiamo per i risultati del suo esame, tenutosi il 24/11/2019, e per il giudizio sul suo progetto.

Alla luce dei voti dati dai professori: Robyn Wrent, Oefa Flood, Jeffrey Crant e Louis Sanders, la informiamo che ha passato l'esame con successo e a pieni voti con una A.

Per quanto riguarda il suo progetto, invece, ci dispiace dirle che non è stato accettato dalla nostra commissione, in quanto troppo semplice e banale.
Saremo ben lieti di accogliere le sue idee future.

Trova i prossimi argomenti da studiare, qui sotto...»

Chiusi il computer, senza neanche voler aprire il link diretto alle lezioni online e portai lo sguardo su Rose, che abbassò lo sguardo e aprì le braccia accogliendomi in un grosso abbraccio.

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