IV. The boss is here

Harry sobbalza. Si guarda intorno, chiedendosi se abbia veramente sentito qualcuno pronunciare quelle parole – quasi pregando che si sia trattato di uno scherzo della sua stessa immaginazione. Non c'è nessuno oltre a lui, Zayn e Liam, nel corridoio; non può essere stato uno degli altri due ragazzi, perché il timbro di voce era quello di una donna, e anche visibilmente irritata; non può essere stato neanche Harry, a meno che non cominci a ipotizzare dei disturbi della personalità, cosa che non lo aiuterebbe di certo. Dà una veloce occhiata alle proprie spalle, trovando solo la porta chiusa – come desiderato; muove poi un passo in avanti, contemporaneamente al suo voltare il capo, e sbatte contro a una ragazza.

Una ragazza alta, bella e incavolata, non solo irritata.

Lei inclina la testa di lato, studiandolo con quella tipica smorfia di disgusto che si potrebbe rivolgere solo a un insetto particolarmente fastidioso poco prima di schiacciarlo. Ha i capelli castani, mossi, molto lunghi e con le punte colorate di blu; gli occhi marroni, stretti in due fessure, analizzano ogni centimetro del corpo di Harry e si fermano poi nelle sue iridi verdi. Soddisfatta della sua analisi, la ragazza gli rivolge un sorriso e si ritrae.

Harry è abituato a guardare le persone dall'alto, ma deve accettare con un leggero rossore sulle guance il fatto che lei sia – anche se leggermente – più alta di lui: un metro e ottanta di arroganza, la sola qualità che gli è al momento possibile associarle.

Sembra che stia scegliendo il modo più adatto per buttarlo fuori casa.

Harry guarda Liam, in cerca di aiuto, e quello ridacchia, mettendo poi una mano sulla spalla di Miss. Simpatia. «Rylee, ti sembra il modo di dare il benvenuto a un ospite?»

La stronza ha un nome.

«Giusto» lei si scusa, molto ironica. «Piacere di conoscerti amichetto umano, inutile alle circostanze e indubbiamente sexy di Liam.»

Liam si schiaffa un mano sulla fronte e «Rylee» sibila, tra i denti.

«Che c'è? È qui per colpa dei tuoi complessi, o mi sbaglio?»

«Sì, ma... Lascia perdere.» Liam afferra Harry per la manica della felpa e lo strattona in avanti, per fargli capire che deve seguirlo. «Andiamo, forza.»

Lui lo segue, incapace di staccare gli occhi di dosso alla ragazza – Rylee: è come se esercitasse una strana forza magnetica sul suo sguardo, come se lo stesse forzando a non distogliere l'attenzione; poi le iridi marroni di lei vengono attraversate da una luce, come se fosse appena passata al di sotto di un lampione acceso, e Harry sbarra gli occhi. Smette di fissarla e di chiedersi che cosa stia succedendo solo perché Liam gli sta stringendo troppo il braccio, tanto da fargli male quasi quanto il giorno precedente. Vorrebbe protestare, ma le parole gli muoiono in gola appena entrano nella già citata sala in fondo al corridoio.

È un soggiorno gigantesco.

Zayn li supera, colpendo di proposito la spalla destra di Harry con la propria, e si getta su un grosso divano addossato al muro di sinistra, afferrando il telecomando della televisione. Un ragazzo biondo sta ruotando senza sosta un cubo di Rubik, sistemato a testa in giù su una poltrona posta a lato della porta finestra, al centro della parete di mezzo; nel tempo che Liam impiega per trascinare Harry fino al secondo divano presente nella sala, una magnifica penisola di pelle nera, sistemata nell'angolo destro più distante, il giovane sistema tutti i colori al loro posto e lancia il cubo sul tavolino da caffè al centro della stanza. Harry cerca di non guardarlo troppo, irrequieto – o forse infastidito, perché uno di quegli affari ce l'ha anche lui a casa ed è ancora scombinato nella stessa maniera da più o meno un anno –, e si siede dove indicato da Liam. Pensa di potercela fare a non vomitare, ma Rylee attraversa la porta, saltellando nelle sue All Star blu, gettandosi poi praticamente in braccio al ragazzo biondo, e tutti i buoni propositi di Harry vanno a farsi benedire.

Dov'è finito? In una casa di matti? Oh, perfetto... Perché Zayn non parla mai? Chi è il biondino nerd? Da dove è arrivata quella folata di vento e come ha fatto Rylee a comparire dal nulla, senza farsi sentire?

Soprattutto, perché Liam non vuole dirgli che cazzo sta succeden—

«Harry, lui è Niall. La vipera seduta sulla sua pancia l'hai già conosciuta.»

«Ehi!»

«È la cruda verità, tesoro. Accettala» Niall dice, tentando inutilmente di sedersi in una posizione che non gli faccia uscire il sangue dalle orecchie.

«Senti da che pulpito viene la predica.»

«Ragazzi!»

Harry sobbalza, cosa che sembra sia sempre destinata a succedere ogni volta nella quale è Zayn a parlare. Il ragazzo si limita a un semplice avvertimento, senza disturbarsi nemmeno a staccare gli occhi da ciò che sta guardando, poi sfila un pacchetto di sigarette dai jeans e ne accende una. Harry non si lascia sfuggire il sorriso che Liam gli rivolge; un secondo dopo, il suo migliore amico sta guardando di nuovo lui, stringendosi nelle spalle.

Harry passa qualche minuto a girarsi i pollici, perché nessuno sembra intenzionato a dire niente. È innervosito dall'eventualità che, forse, quello che ha visto nel bosco era solo un semplicissimo e stupidissimo lupo e si è invischiato in qualcosa di totalmente inutile e fasullo, creato da Liam al solo scopo di prenderlo in giro. Oppure, altra possibilità, il suo amico traffica droga e sta per offrirgli di entrare a far parte del suo giro, quindi a breve si ritroverà appeso per il collo, circondato dai componenti di una banda nemica che esulteranno trionfanti, mentre tutte le persone presenti insieme a lui nella stanza si daranno alla fuga.

Comincia a macchinare il modo più indolore per tagliare la corda, quando il ragazzo biondo – Niall, giusto – balza in piedi, ignorando le smorfie di disappunto di Rylee, e si mette in una posizione molto simile a quella dei soldati sull'attenti.

«Il capo è qui» Niall dice.

Tutte le teste si voltano contemporaneamente, compresa quella di Harry. Non è curioso, o simili: vuole solo tornarsene a casa, nascondersi sotto le coperte, mangiare cioccolato e mettere su chili come se non gli importasse niente della propria salute, dettaglio che al momento rispecchia molto la realtà, considerando gli ultimi sviluppi.

Accade però che qualsiasi insulto, qualsiasi imprecazione, interrogativo e verso poco educato gli muoiono in gola: decedono, stroncati sul nascere.

Un ragazzo è appoggiato lateralmente al telaio della porta, con le mani in tasca e le gambe appena divaricate; indossa delle Vans nere, dei jeans blu scuro strappati all'altezza delle ginocchia e una canottiera, nera anch'essa, che lascia ben poco spazio all'immaginazione per quanto riguarda il suo fisico; il braccio destro è pieno di tatuaggi, e Harry segue tutte quelle trame scure con interesse, domandandosi il significato di questo o di quello.

Gli è impossibile distogliere lo sguardo.

I capelli castano chiaro del nuovo arrivato sono scompigliati e gli ricadono in ciuffi disordinati sulla fronte, senza però nascondere alla vista i suoi occhi azzurri, ipnotici; sta sfoggiando un'espressione di quelle ironiche e che Harry definirebbe da schiaffi, se solo riuscisse a ignorare il fatto di essere rimasto stregato dal lui.

È attraente, tremendamente attraente... Beh, come praticamente tutti in quella stanza.

Il capo – come l'ha chiamato Niall – si stacca dal muro con una lentezza snervante, continuando a scandagliare la stanza. Alle sue spalle, seguono una ragazza con dei lunghi capelli neri e un altro maschio, alto come una giraffa, dal ciuffo castano scuro.

Perché sembrano essere tutti usciti dalle pagine di una rivista di moda? Harry lo pensa per quella che deve essere la quinta volta e immagina di scomparire, lasciando dietro di sé solo una nuvola di fumo mentre toglie il disturbo.

Il primo ragazzo gli si ferma di fronte. Il suo cuore smette di eseguire il proprio compito. Harry si prenderebbe a pugni la cassa toracica per farlo ripartire. Gli sembra di sentire la risata di Liam rimbombare nelle orecchie; è come se Liam non facesse altro che ridere.

«È lui?» chiede il ragazzo dagli occhi azzurri e nella stanza si solleva un mormorio di assenso. Inclina la testa di lato, inspirando, e, senza mai perdere davvero di vista Harry, con la voce che gli esce di bocca più cupa e profonda, «Liam, è lui?» domanda, ancora.

«Sì, Louis.»

Bene. Louis.

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