La celebrazione della semina
Kjiha trema. Tutte le mattine lo fa, prima di svegliarsi del tutto, o quando sta ferma sotto il sole. Ma oggi in particolar modo trema più del solito.
Oggi è il 21 giugno. Oggi c'è la celebrazione della semina.
Alla Valle Dorata ogni anno si celebra la celebrazione della semina, per tutti i Rabbiten che compiono sedici anni. Si chiama Valle Dorata per via dell'immenso e maestoso campo di grano che d'estate prende il colore dell'oro fuso, romantico e affascinante, che delinea il territorio abitato.
Non come la celebrazione della semina. La celebrazione è un rito barbarico e violento, un'esperienza traumatica per Kjiha. Ha una fottutissima paura, e lascia che le lunghe orecchie colore del cappuccino le avvolgano il viso, asciugandole le guance bagnate di lacrime.
Nel suo buco accogliente, c'è odore di cimice. Le foglie sul terreno sono secche e scricchiolano sotto il peso piuma di Kjiha, sbriciolandosi. Il batuffolo di cotone che ha per codina le scatena brividi freddi lungo tutta la spina dorsale. È ora di dimostrare al branco che è matura ed è pronta a diventare una Rabbiten adulta.
I Rabbiten che quest'anno dovranno eseguire la celebrazione della semina sono circa una decina. Tutto il branco partecipa alla cerimonia, ed è questo che spaventa di più Kjiha.
Non è la sua prima cerimonia, ovviamente. Ogni anno i genitori la portano, è una legge del branco. Due anni prima era toccato a suo fratello Buyl, oggi tocca a lei.
Non aveva avuto nemmeno il tempo di prepararsi psicologicamente: quello era anche il giorno in cui il branco si svegliava dal letargo invernale.
Kjiha sospira, tastando le pareti di terra del suo buco alla ricerca della porticina di legno. Oramai si saranno svegliati tutti, è il momento di andare.
Apre la porta e un forte odore d'estate la infervora. Sente il canto degli uccelli, lo scrosciare del ruscello e animali che si muovono nella Valle.
I Rabbiten non sono un popolo rumoroso. Anche il chiacchiericcio è talvolta scartato. I Rabbiten preferiscono comunicare con sguardi e gesti, anche se spesso c'è poco da dire. Sono molto silenziosi.
Kjiha non è come loro. Lei vorrebbe parlare, vorrebbe cantare di continuo, dare voce ai suoi pensieri con novelle e poesie, ma non può, ovviamente.
La mamma non è nel buco famigliare. Non c'è nessuno, a parte suo fratello Buyl. Lui è alto e muscoloso, con il pelo color della terra di primavera. La sua compagna ha il pelo color della sabbia, e gli occhi azzurri. Si chiama Dewa, ma ora non c'è.
Buyl la guarda intensamente, e Kjiha capisce che sono tutti fuori ad aspettare. Ad aspettarla.
Si strofina le mani ruvide contro il corpo nudo e soffice, alla ricerca di qualche foglia o insetto incastrato tra i peli, invano. È presentabile, non può più posticipare.
Buyl si alza, ed esce dal buco. La fessura è grande abbastanza per far passare un corpo, ma Buyl fa sempre difficoltà ad uscire talmente è grosso.
Ora tocca a Kjiha. Fa un respiro profondo ed esce definitivamente dalla tana, trovandosi nel grande prato verde. La cerimonia si tiene nel campo di grano, Kjiha vede alcuni Rabbiten saltellare verso il luogo stabilito e li segue insieme a suo fratello.
Il suo futuro compagno si chiama Tibut. Ecco un'altra cosa che non piace a Kjiha: Tibut.
Lei non è sicura di essere attratta da lui. Lei non è sicura di essere attratta in generale dai Rabbiten maschi.
Questa constatazione l'aveva avuta l'anno prima, proprio durante una celebrazione. Aveva conosciuto Lavy ed era scattato qualcosa. Gran parte dei sogni del letargo invernale vedevano Lavy come protagonista, e al solo pensiero di lei, Kjiha aveva la pelle d'oca. Non l'aveva mai più rivista.
Il campo di grano è stato privato dei capelli d'oro proprio nel centro. Attraversandolo, Kjiha segue le stradine formate dagli altri Rabbiten che sono passati prima di lei.
Kjiha trova ingiusto depravare un campo di 'sì tanta bellezza, è un modo orribile di profanare la natura.
Il capo branco Hut è al centro dello spiazzo, in piedi. Il suo pelo grigio e crespo sembra quasi bianco sotto l'intensa luce del sole. Kjiha strizza gli occhi, per vederlo meglio. In mano tiene dell'erba, e di fronte a lui in fila sono disposti i Rabbiten celebrati. In mezzo a loro c'è un buco, Kjiha corre ad occuparlo.
L'erba è una delle tappe della celebrazione. È secca, e la si deve sbriciolare all'interno di una grande foglia, poi schiacciare bene e arrotolare la foglia fino a creare un tubicino, chiamato chiave, che bisogna accendere col fuoco del branco e fumare. L'erba serve ai Rabbiten per raggiungere l'estasi totale durante la celebrazione della semina, è una tappa fondamentale che rende l'anima adeguatamente pronta ad accogliere la semina.
Allunga lo sguardo a tutto il branco. Vede la mamma, il papà, il fratello Buyl e Dewa, e i loro piccoli. Vede la sorellina Fuya e i gemellini Diko e Vyus. Tra un paio d'anni toccherà a loro.
Hut distribuisce l'erba ai celebrati, Kjiha allunga le mani per prendere la sua razione, poi Hut consegna la foglia, grossa e ruvida. Kjiha sbriciola l'erba e gira la chiave, non è perfetta. Le tremano le mani dall'agitazione, è sudata e non riesce ad incastrare bene la foglia per poterla chiudere, ma deve farlo, da sola. È un'altra tappa fondamentale della celebrazione, simbolo di pazienza e precisione.
Di fianco a lei c'è Tibut. Il suo pelo è ispido e tutto fuorché bello. Ha un orecchio spezzato per via di uno scontro che ha avuto da cucciolo con un individuo di un'altra razza, i Volper. La cicatrice è ormai chiusa, ma fa ancora senso guardarla.
Accende la chiave e fa un tiro. I celebrati devono fumare tutta la chiave, simbolo di determinazione e forza di sopportazione. Ma l'erba è forte, sballa, le fa girare la testa e le viene voglia di vomitare. Comunque la finisce. E le fa male la testa in maniera assurda e adesso ha freddo e voglia di piangere e dormire, ma la celebrazione della semina deve continuare.
Hut distribuisce ai celebrati delle verdure. Ogni celebrato deve imboccare il suo compagno o la sua compagna, simbolo di dedizione e cura.
Kjiha prende un gambo di sedano, mentre Tibut ha una fetta di melanzana. Si imboccano a vicenda, Tibut è quasi nauseante per la minuziosa cura che ci mette per farle masticare e mandare giù, e poi un altro morso e un altro ancora. Kjiha vorrebbe urlare e correre via, vorrebbe solo che tutto finisse, quindi non fa molta attenzione ai gesti che compie.
Quando finiscono di mangiare, è il momento cruciale della celebrazione. È il momento in cui i celebrati devono dimostrare al branco di essere maturi. Ogni Rabbiten maschio deve montare la sua compagna femmina.
Per ogni sesso, il gesto è significativo: i maschi dimostrano di essere dominanti e di saper gestire la femmina e in futuro la famiglia; le femmine dimostrano di essere totalmente sottomesse e pronte ad affidarsi al proprio compagno.
Kjiha chiude gli occhi, non vuole vedere. Sente le mani di Tibut appoggiarsi sulle sue spalle, farla inginocchiare a terra. Con i palmi percepisce il terreno e le spighe di grano spezzate. Sente lo sguardo della sua famiglia su di lei. Lo sguardo di Buyl.
Sa che Tibut farà attenzione. Lui è calmo e paziente, ma il gesto si deve compiere. E lei è vergine. E non vorrebbe cedere la sua verginità a Tibut, davanti a tutti. Cedere la sua verginità, la sua purezza, al branco.
Il membro di Tibut preme contro l'apertura vaginale, le labbra ancora intoccate. Kjiha allarga le gambe, è tesa come una corda di violino. Sussurra preghiere, spera di non soffrire.
La penetrazione avviene improvvisa e dolorosa. Kjiha spalanca gli occhi per la sorpresa e urla, e vede degli occhi che conosce. Degli occhi profondi come l'oceano, blu scuro.
Di fronte a lei c'è Lavy, nella sua stessa condizione. Kjiha non aveva idea che Lavy avesse la sua stessa età, non aveva idea che fosse una delle altre celebrate. Tibut esce per poi ripenetrarla ancora e ancora, in un movimento sempre più veloce.
Kjiha non riesce a staccare gli occhi da quelli di Lavy. Le due Rabbiten sono come collegate, improvvisamente non sembra così brutto quello che sta accadendo tutto intorno. Il movimento di Tibut è pressante e veloce, quasi piacevole. Immersa negli occhi di Lavy, Kjiha non riesce più ad avere paura. Deve farsi forza, perché ora che l'ha ritrovata può parlarle di nuovo, può provare ad esserle amica, lei può...
Amarla?
Lavy deve averla riconosciuta, per forza. Kjiha cerca nel suo sguardo un segno di riconoscimento, un segno di consapevolezza e forse di affetto.
Lavy accenna un sorriso e allunga la mano, e Kjiha si affretta a afferrarla, confortata e con una gioia quasi isterica.
Stringe la sua mano per acquisire un po' della forza di Lavy, per poter sorridere anche lei.
La celebrazione della semina è compiuta ormai. Tibut esce dalla sua vagina, Kjiha si sente improvvisamente svuotata e con un leggero solletico simile allo stimolo della pipì. Si alza con un dolore al basso ventre e alle cosce. Il branco batte i piedi, sono tutti contenti. I celebrati sono maturi, la semina è stata fatta e tra meno di un anno ci saranno nuovi cuccioli di Rabbiten.
Ora c'è la vestizione da parte del branco di tutti i celebrati di abiti di fiori e foglie. Tibut le prende la mano, Kjiha non se ne cura, la sua attenzione è rivolta a Lavy. Lei si è ricordata! L'ha voluta toccare durante la celebrazione!
Ed è così immorale, così assolutamente vietato.
La celebrazione è un rito in cui i promessi compagni si concedono solo a loro stessi, promettendo di non toccare nessun altro a parte l'altro.
È come un matrimonio. Ma quello di Kjiha non è valido, non secondo le regole della celebrazione. Lei, anche se non lo ha ammesso neppure a se stessa, si è promessa a Lavy. Per sempre.
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