Il Mondo di Dergimah

La prima cosa che faccio appena tornata a casa è riempirmi un bicchierone di latte e cioccolato.
Dal salone mia madre mi saluta:
-Ciao Karaa...-
-Ciao mamma.- dico scuotendo la testa. Mia madre è una bambinona.
-Com'è andata a equitazione?-
-Bene. Ho fatto una bella corsa.-
-Sono contenta- dice sbucando in cucina. I capelli biondi le incorniciano il viso paffuto, creando una specie di aura attorno al suo volto sorridente e spensierato -tuo fratello sta giocando in giardino, vai a salutarlo.-
Le do un bacio leggero sulla guancia e mi precipito in giardino da mio fratello.
Jonas ha solo tre anni e io lo adoro. Quando non sono a casa gli piace giocare in giardino, lanciando le pietre nel piccolo laghetto ricoperto di ninfee.
E infatti eccolo lì.
Sbuco giusto in tempo per vederlo cadere in acqua.
-Jonas!- urlo precipitandomi verso di lui. Il laghetto non è profondo, ma del mio fratellino non c'è traccia.
-Ma che...?- mi avvicino lentamente al bordo dell' acqua quando una forza improvvisa mi trascina nell'acqua.
E vengo sballottolata e trascinata in un turbine d'acqua bollente.
Un solletico sgradevole che parte dall'interno dell'ombelico si propaga per tutto il mio corpo.
Poi mi ritrovo seduta a terra su un prato di un verde innaturale.
-Jonas?- chiedo cercando mio fratello con lo sguardo.
Una creatura alata che somiglia a una scimmia del mago di Oz sbuca da dietro un albero tenendo tra le braccia il mio piccolo Jonas.
-Jonas!- urlo alzandomi e cominciando a inseguire la creatura.
-Ma che caspita di posto è questo?!- urlo al vuoto appena vedo mio fratello sparire alla mia vista.
La paura mi macina le viscere. È perduto per sempre? Potrò mai ritrovarlo? Tornerò mai indietro? Dove sono? Torneremo a casa insieme o da sola? O solo lui? Non morirà... vero?
-Fanciulla!- urla una voce alle mie spalle. Mi giro per vedere un ometto dalla pelle verde e tanta barba arancione saltellare da una pietra a un'altra verso di me. Mi ritraggo in fretta da quel... coso.
-So cosa pensate. Ma non vi farò del male. Sono Sandalh. Sono un folletto. Sapete dove vi trovate?-
-Non ne ho la minima idea.- dico stringendomi le braccia al petto.
-Siete nella terra di Dergimah. Voi e vostro fratello siete passati attraverso il portale. Vi assomigliate molto.-
Io e mio fratello abbiamo entrambi i capelli ricci neri e occhi verde chiaro. Siamo lo stampo di nostro padre, da mia madre penso di aver preso solo il seno e le curve accentuate sui fianchi un po' troppo larghi.
-Portale?-
-Il laghetto alle vostre spalle.- mi giro per vedere un laghetto identico in tutto e per tutto a quello a casa mia.
-Ma che...?-
-So che non capite, ma non c'è tempo da perdere. La strega ha preso vostro fratello per farne il nuovo principe di questa terra. Dovete salvarlo prima che diventi un mostro come lei!-
-Quale strega?-
-Non c'è tempo, non c'è tempo!- con questo suo modo di parlare somiglia molto al bianconiglio di Alice nel Paese delle Meraviglie. Saltella a destra e a sinistra mangiucchiando un trifoglio verde come la sua pelle.
-Dovete correre al suo covo e salvarlo. Vi servirà un aiuto. Non posso darvi altro però, a parte questo.- mi offre un anellino dorato con fiorellini rosa in ferro battuto. È piccolino e mi sta a fatica al mignolo, ma lo indosso.
-Perché mi aiuti?- chiedo guardandolo di sottecchi.
-Provate a immaginare,fanciulla- mi fa un sorriso triste -c'è di mezzo il mio mondo, e non voglio di sicuro che una pazza con dei poteri mi rovini la vita per via di un marmocchietto sfortunato. E ora andate! Seguite le rane.- detto questo, si gira e comincia a saltellare verso un tronco abbattuto, dopodiché sparisce alla mia vista.
-Le rane?!- spalanco gli occhi sconvolta.
Ma dove diavolo sono finita?!
Mi sembra di essere in una versione revisionata del Mago di Oz o una favola del genere.
A questo punto mi tocca fare con mi ha detto il coso. Afferro l'anellino con la mano sinistra, al dito brucia molto e mi fa prurito.
A cosa servirà?
Scaccio quel pensiero e mi metto a cercare le rane...
Mi viene da ridere solo al pensiero di seguire delle ranocchiette verdi piccoline per più di qualche metro.
È così improbabile!
Alzo gli occhi al cielo per la stranissima situazione in cui sono.
Almeno sapere che non vogliono mangiare Jonas o farne il sacrificio per un qualche rito satanico mi tranquillizza, ma devo stare in guardia.
Un gracidare mi fa sussultare.
-Dove siete stupide ranocchiette?- mi metto a cercarle per terra, eppure non le vedo.
Qualcosa mi atterra sulla testa. Senza perdere la calma, avvicino lentamente le mani alla testa, toccando un esserino umidiccio.
Un altro gracidare in contemporanea a un rigonfiamento dell'esserino sulla mia testa.
Ho una rana in testa?
La afferro e me la porto davanti al viso per studiarla, e per poco non scoppio a ridere.
Questa rana ha le ali, la pelle fucsia brillantinata e degli occhi troppo umani per essere occhi di anfibio.
-Come sei tenera!- quasi urlo in preda all'entusiasmo improvviso.
Gracida ancora una volta, poi si libera della mia presa e vola verso... un intero sciame! Sono stupita e sconvolta.
Che figata!
Okay, so che dovrei essere più razionale, pensare tipo di essere in un sogno o preoccuparmi per mio fratello, ma è un marchio di fabbrica di famiglia la spensieratezza e l'innocenza perenne.
E così mi incammino, seguendo quello strano sciame che, devo dire, va piuttosto veloce.
Effettivamente ho un po' di fiatone, ma sto al passo per un bel po' di tempo, godendomi il bizzarro paesaggio.
Ad un certo punto sono stanchissima e affamata.
Spero che le rane facciano il giro, o abbiano orari come i pullman, sono veramente molto stanca.
Mi siedo su una roccia in prossimità di un tasso e chiudo gli occhi riprendendo le forze.
Quanto mi piacerebbe avere tra le mani un panino di semi di zenzero come quelli che fa la mamma...
Odore di pane sfornato mi fa spalancare gli occhi, e mi trovo davanti un cesto pieno di panini.
-Caspita!- urlo afferrandone uno e portandomelo alla bocca.
Questo sì che è strano.
Il mio mignolo brucia. Guardo il mio dito. Poi l'anello. Poi il cesto di pane.
Poi connetto.
-Non ci credo...- sussurro rigirandomi l'anello attorno al dito. Immagino di avere una bottiglietta di limonata fresca, ed ecco che appare!
Però c'è un'altra cosa che mi fa riflettere: i fiorellini in ferro battuto sull'anellino sono diminuiti. Ce ne sono due in meno.
Ho i desideri contati.
Ed ecco la fregatura.
Uff...
Mi rialzo dopo aver bevuto un sorso e mi incammino dove credo di aver visto andare le rane.
Canticchio per tenermi compagnia, non ho niente da fare.
Cammino osservando con curiosità e fascino i fiori dai colori più strani, gli animali più inimmaginabili.
Sarebbe bello avere qualcuno che mi faciliti il viaggio e mi tenga compagnia...
-Salve!- una voce alle mie spalle mi fa sobbalzare.
-O porca miseria!- urlo spaventata.
Un cavallo.
Che mi parla.
E mi sorride.
È tutto piuttosto inquietante.
Beh sì, forse è tutto un sogno.
Ma caspita, voglio godermelo.
-Mi avete chiamato per tenervi compagnia e facilitarvi il viaggio, giusto?- mi chiede. Ha una faccia veramente troppo umana.
-Ehm... sì...-
-Bene! Andiamo?- questo è più pazzo di me.
-Okay...-
Ci incamminiamo in silenzio, ci lanciamo entrambi occhiate imbarazzate.
Che caspita di conversazione si tiene con un cavallo parlante?
-Posso salirti in groppa?- chiedo alla fine, esausta.
-Certo!- dice arrestandosi.
Salgo su di lui e galoppiamo per un po'.
-Ehm, come ti chiami?- chiedo tentando una qualche discussione.
-Fenryr-gah, signorina. Come posso chiamarvi?-
-Kara. E dammi del tu. Io non sono nessuno.-
-Ma questo lo dite voi, cioè tu... Kara. Sei più importante di quanto credi.-
-In che senso?-
-Sei la prescelta. Lo è anche tuo fratello, ma nel male. Sai, c'è una vecchia leggenda...-
-Una leggenda? Ma davvero?- manca poco che scoppio a ridere. Ma per favore! Una leggenda? La prescelta? Okay il folletto, il portale, le rane e il cavallo, ma questo è davvero troppo.
Non mi riguarda nulla di tutto ciò, io sono qui solo per recuperare mio fratello che è troppo curioso per farsi gli affarracci suoi.
-Perché sei scettica?-
-Perché è assurdo. Tutta questa faccenda è assurda. Io sono una semplice ragazza del Kent che fa equitazione, ha una vita normale e un fratellino monello. Non sono né la salvatrice né la prescelta né qualunque altra cosa voi credete che io sia.-
-Salvando tuo fratello salverai il nostro mondo. È una responsabilità che ne consegue un'altra. Non si può annullare l'una accettandone l'altra. Semplicemente ti spaventa il fatto che devi salvare tanta gente, ma è più facile di quello che sembra. Dovrai solo salvare tuo fratello e uccidere la strega...-
-Aspetta che?! Uccidere la strega? Avete proprio alte aspettative sul mio conto! Non ammazzerò nessuno solo perché una leggenda lo prevede!- sta succedendo tutto troppo in fretta.
-Non sarai sola.-
-E questo non mi tranquillizza affatto!-
-È il tuo destino.-
-Voglio solo salvare mio fratello!-
-Lo so. Lo sanno tutti. Per questo ti aiuteremo tutti.- lo guardo di traverso, per quel poco che riesco a vedere della sua faccia quasi umana. La galoppata si è presto trasformata in un trotto.
Rifletto su ciò che mi ha appena detto.
-Parli del tuo popolo come fosse la tua famiglia.- osservo, colta di sorpresa.
-Ed è così. Facciamo tutti parte di una grande famiglia, ognuno vuole il bene dell'altro.-
-Non so se posso riuscirci.- ammetto rassegnandomi.
-Ce la farai. Ce l'hai nel sangue.- è molto sicuro delle sue parole.
-E mio fratello? Lo odierete tutti solo perché è il prescelto nel male?- sono davvero preoccupata per lui.
-Tuo fratello è destinato a cose orribili. Lo prevede la leggenda. Se lo salviamo presto, potrebbe non essere troppo tardi. Potrebbe ancora essere... aiutato.- dice con voce grave.
-Prima che sia irrecuperabile.- concludo con umor nero. Povero Jonas, tutto solo con una strega che lo alleva a diventare un mostro assassino.
Un senso di malinconia mi attanaglia lo stomaco.
Devo salvarlo.
Il trotto torna galoppo, e così va avanti per un bel po' di tempo, finché il cielo piano piano si scurisce e le nuvole lasciano spazio a puntini di vari colori, mentre il sole lascia posto a una luna dai riflessi blu.
Questo posto è strano, e spettacolare.
Ci fermiamo a riposare, e nel mentre che Fenryr-gah si nutre di erba, mi fermo ad osservare l'anellino del folletto.
Mi sembra ovvio che è un anello magico. Che avvera i desideri che esprimo nella mente.
Ne ho usati tre.
Ne rimangono quattro.
Avevo sette fiorellini.
Perché sette?
Beh, è il numero massimo di ogni cosa. Il numero per eccellenza.
Ovvio.
Penso a un piano per riprendermi Jonas.
Non posso semplicemente arrivare lì, prenderlo e andare via.
Penso proprio che questi quattro desideri mi serviranno presto.
Ma non posso sprecarli.
Tiro fuori dalla tasca alcune pagnotte avanzate dal pranzo, dure e asciutte, e me ne cibo in silenzio.
-Com'è il covo della strega?- chiedo curiosa.
-È nel sottosuolo, nei pressi del Vulcano Ignis. Si dice che le rane siano attirate dal fumo che fuoriesce dal forno che brucia i traditori o i prescelti nel bene.- rabbrividisco. Che cosa macabra.
-È protetto da vari animali suoi seguaci, come le lemulle.-
-Le cosa?- ridacchio di quel nomignolo strano.
-Lemulle. Diciamo che sono dei lemuri con le ali da farfalla, da lì il nome.- dice semplicemente, tornando a mangiucchiare un poco di erba.
-Jonas è stato preso da una lemulla, vero?-
-Già.- dice a bocca piena.
-Come facciamo ad entrare?-
-Di nascosto. Io vi aspetterò fuori, pronto a correre appena mi salirete in groppa.-
-E vado così? Disarmata?-
-Certo che no. Dovrai esprimere un desiderio. Ma devi farlo bene.-
-Beh, a quello ci penserò poi. Appena uscirò da lì dove andremo?-
-Vi porterò al portale, dove potrete tornare a casa.-
-Come farò ad ambientarmi in quel posto?-
-Bella domanda. Ci penseremo quando saremo lì. E ora, Buonanotte.- detto questo, si sdraia e si addormenta.
Mi metto giù anche io a guardare il cielo.
È tutto così incredibile. Sembra quasi ridicolo. Impossibile.
Io e mio fratello dei prescelti di un mondo sconosciuto.
Ho un po' paura.
Di non riuscire a trovare Jonas. Di non riuscire a salvarlo.
Di non riuscire ad uccidere la strega. Di essere catturata e resa prigioniera.
Di addormentarmi ora. Perché se questo è davvero un sogno ho paura di svegliarmi di nuovo a casa mia, davanti al laghetto.
Ho paura di svegliarmi a casa mia e non trovare più Jonas.
Con questi pensieri sprofondo in un sonno agitato e scomodo.
Il mattino mi sveglio spaventata da un rumore improvviso.
Allungo lo sguardo fino al mio amico, e vedo che finge di dormire, mentre drizza le orecchie in attesa.
Un altro rumore. Sono passi? Rami spezzati?
Mi alzo di soppiatto e mi nascondo dietro un albero. Poi sento una figura umana farsi spazio tra i cespugli e sbucarmi alle spalle, inconsapevole del pericolo. Mi lancio sulla figura con un urlo di guerra, con un pensiero improvviso che possa essere la strega in visita per uccidermi.
Atterro sopra la figura -il ragazzo- a cavalcioni sulla sua pancia, bloccandogli le braccia con le mani e una smorfia di rabbia in volto.
Giuro, se questo qui c'entra col rapimento di mio fratello, gli strappo una ad una le unghie fino a che non parla.
-No!- urla spaventato, chiudendo gli occhi.
Fifone.
I capelli sono ricci e piuttosto lunghi, gli arrivano alle spalle e sono di un ramato spettacolare. La pelle chiara e il corpo fragile sono ricoperti di lentiggini, o almeno le parti nude. Ovvero faccia, volto, braccia e gambe.
-Chi sei?- chiedo con furia.
-S... sono Devil. Sono qui per ucciderti.- dice ritrovando in un attimo il coraggio e spalancando gli occhi verdi pieni di determinazione. In un attimo mi disarcia dalla presa, e mi ritrovo a terra con lui a cavalcioni sopra di me.
È più forte di quel che credevo.
-Non ci pensare bello- dico in un sussurro, stringendo i denti -non sai con chi hai a che fare!- dico sputandogli in un occhio. Lo spingo via e mi giro mettendomi a correre.
Okay, dovrei battermi, ma scappare è sempre la scelta migliore.
Un tonfo mi annuncia che Fenryr-gah ha messo al tappeto Devil. Faccio retrofront, con sguardo sicuro.
-Ti manda la strega, non è così?- chiede il mio amico, con sguardo crudele.
Effettivamente, mi incute un certo timore.
-Parla meglio di mia madre, cavallo.- dice sprezzante.
Ci metto un po' a recuperare la mascella da terra, sono ancora sconvolta.
Devil figlio della strega?! Certo, tutto torna.
Manda il figlio per uccidermi.
Furba, la strega.
-Non ucciderai Kara, hai capito?- dice ancora il mio amico.
-Vedremo.-
-Se ci tieni alla tua vita- comincio io, camminando avanti e indietro godendomi il suo sguardo arrabbiato che mi segue dal basso verso l'alto -dovrai collaborare. Penso che tu non voglia che un marmocchio di soli tre anni prenda il tuo posto come futuro sovrano solo per colpa di una stupida leggenda.- colgo nel segno. Lo vedo sbiancare, sgranare gli occhi e poi chiuderli, mentre pensa.
Nel suo volto c'è l'ombra di dolore.
-Mi condurrai nel covo e mi aiuterai a salvare Jonas, dopodiché il regno sarà tuo.- che genio che sono. Ho messo in costruzione un piano fantastico in quattro e quattr'otto.
-Ci sono molte falle nel tuo piano.- dice lui digrignando i denti -prima di tutto, la leggenda vuole che tu uccidi mia madre. Poi, nessuno mi confermerà il posto sul trono finché verrò visto come quello che sono. Terzo- dice aprendo gli occhi e guardandomi -chi ti dice che non ti ingannerò?-
-Semplice. Io mi fido di te perché so che odi tua madre, e che non sei davvero malvagio come vuoi far vedere.- okay mi sto arrampicando sugli specchi, giocando col fuoco o come lo si vuole dire. Ma a quanto pare ho un intuito da investigatrice.
-Sei astuta, ragazza.- dice solo.
E io so che ha comunque accettato le mie condizioni.
È sempre stato un mio talento: girare la situazione in modo da far sembrare l'obiettivo a favore della persona che in realtà mi avrebbe reso fattibile la situazione.
Sono una manipolatrice.
E ne vado fiera.
E così ci incamminiamo, io, Devil e Fenryr-gah.
-Non puoi andare in giro così.- dice ad un tratto Devil.
-Che c'è che non va?- chiedo osservando i miei jeans, la mia polo blu e le allstar blu.
-Sei... fuori dal comune. Venite.- ci conduce nei pressi di un villaggio.
-Trova qualcosa che ti stia.- dice, fermandosi davanti a un bordello.
-Dovrei rubare i vestiti di una prostituta?- chiedo scandalizzata.
-Non vedo perchè no.- dice lui alzando un solracciglio.
Alzo gli occhi al cielo, poi vado nel retro, dove sono stesi degli abiti.
Ce n'è di tutte le taglie.
Ne trovo uno più o meno della mia misura, poi prendo uno scialle per coprirmi.
Ho praticamente tutto il seno di fuori e la pancia camuffata sotto un corpetto che non lascia respirare.
Esco allo scoperto, mostrandomi ai due amici.
Fenryr-gah abbassa lo sguardo mortificato. Devil, al contrario, passa in rassegna tutto il mio corpo con un lungo fischio.
-Hey!- esclamo coprendomi con lo scialle.
Riprendiamo a camminare. Ho tenuto le allstar, ma il vestito striscia a terra, e sono costretta a sollevarlo con ambedue le mani.
Camminiamo tranquilli, non c'è fretta.
Ma in realtà c'è, solo che voglio sfuggire all'idea di avere qualcosa che mi rincorre.
Ho bisogno del mio tempo.
-Perché siamo così lenti?- chiede a un tratto Devil.
-E perché ti chiami Devil?- chiedo io scocciata.
-Beh mi sembra ovvio. Mia madre è una strega, i capelli rossi significano demonio e lei è cattiva.- mi stupisce che mi risponde. Non ha più quel tono saccente che aveva all'inizio, un doppio senso di crudeltà dietro le sue parole.
È semplicemente... sincero.
E questo mi stupisce più di tutto.
-Allora?- torna a chiedere.
-Allora cosa?- chiedo io.
-Perché andiamo così piano?-
Non rispondo, aumentando la velocità della mia camminata.
Dopo poco, stiamo quasi praticamente correndo.
-Salitemi in groppa!- dice Fenryr-gah.
-Ehm...- sussurro. Siamo in due, come saliamo su un cavallo?
Devil non perde tempo, sale e mi porge la mano.
-Scusa chi ti dice che puoi stare davanti?- chiedo arrabbiata.
-Sarai più comoda, fidati.- è un po' scocciato.
Salgo, ignorando la sua mano, con un bel po' di difficoltà, dopodiché guardo dubbiosa i fianchi del ragazzo che mi sta di fronte, indecisa se aggrapparmi o no. Non ho tempo di pensare troppo che partiamo a un galoppo improvviso e sono costretta ad aggrapparmi veloce, abbracciando da dietro il ragazzo-nuovo alleato. Lui mette una mano sulle mie intrecciate, mentre con l'altra si tiene alla criniera grigia del cavallo.
È una situazione imbarazzante. Non sono mai stata tanto vicino a un ragazzo come adesso. Effettivamente anche quando l'ho attaccato eravamo vicini, e il pensiero mi fa arrossire.
Non posso negare che Devil sia un bel ragazzo, e che io mi sia comportata come un maschiaccio in sua presenza...
Che figuraccia!
Sento la sua mano calda che stringe le mie, i muscoli delle spalle che si flettono contro il mio petto.
Mi stacco un po', in effetti gli sono appiccicata.
Viaggiamo per un bel po', prima che il mio stomaco cominci a brontolare.
-Dovremmo fermarci.- dice Devil -ho fame.-
Il cavallo si arresta veloce, scaraventandomi in avanti contro il ragazzo.
Sono imbarazzata, e scendo veloce senza guardarlo negli occhi, non ne ho il coraggio.
-Cosa si può trovare da queste parti?- chiedo camuffando il tutto in un colpo di tosse.
-Bacche- indica con un dito un cespuglio -e funghi- indica al di là di una siepe. Accende un fuoco mentre io raccolgo quel che mi ha mostrato, facendo attenzione ai rami pungenti delle rose rampicanti e delle tane di formiche rosse.
-Devil, quanti anni hai?- chiedo curiosa.
-Diciannove.-
-Caspita ti facevo più piccolo! Io ne ho diciassette.- rido della strana situazione.
-Beh, io ti facevo più grande.- dice lui serio, osservandomi un po', prima di cominciare ad arrostire i funghi.
Mangiamo velocemente, poi ripartiamo.
Non parliamo molto,in effetti, eppure sembriamo intenderci abbastanza. Ad esempio, mentre Devil raccoglieva la legna io avevo già sistemato le pietre in cerchio per un falò. Oppure, lo avevo aspettato per salire in groppa al cavallo, e avevamo automaticamente avanzato le mani nella stessa direzione nello stesso preciso momento. Sono piccole cose che però mi rendono orgogliosa.
Io sono il tipo di persona che non va a cercare la gente, piuttosto aspetta che la gente la contatti se vuole la sua compagnia. Soprattutto con i maschi.
Ma va beh, cambiamo discorso.
Il secondo giorno vola come il primo, senza nessuna novità. E così comincia il terzo giorno. Sento la mancanza di casa mia, del mio letto caldo, delle cene in famiglia.
La maggior parte della giornata attraversiamo una specie di deserto pieno di cactus, e la sera, dopo aver visto scomparire il sole, troviamo una pozza d'acqua.
Mi sento in dovere di pulire il mio corpo dalla sabbia appiccicata ad ogni angolo di me, così approfitto di un momento di distrazione per mettermi in intimo e scivolare nell'acqua gelida. È un sollievo stare a mollo, sentire il tuo corpo che si libera dalla sporcizia. Neanche mi accorgo di aver chiuso gli occhi, ma quando li apro trovo Devil intento a fissarmi. Subito mi copro il petto con le braccia, mentre vedo il suo volto pallido arrossire velocemente e distogliere lo sguardo.
Non una parola, dopo quello.
Esco veloce, mi reinfilo i vestiti asciutti e torno davanti al fuoco, dove ci addormentiamo tutti e tre, stanchi.
E comincia il quarto giorno.
Penso che Fenryr-gah sia stanco, ma non vuole darlo a vedere. Continuiamo una galoppata veloce fino a una radura, dove finalmente intravediamo lo sciame di rane. Corriamo cercando di raggiungerle, e quando ci riusciamo, grazie a un mio desiderio per aumentare la nostra velocità, ci si para davanti il più grande Vulcano che io abbia mai visto in vita mia. Le rane entrano in una fessura della roccia, mentre dall'alto si intravedono le lemulle che fanno da guardia.
-Okay, sei mia prigioniera.- dichiara Devil afferrandomi il braccio.
-Cosa! Che...?-
-Fingi di essere mia prigioniera.- spiega lui, agitato.
-Va bene.- dico insicura.
-Vi aspetterò qui.- dice Fenryr-gah, sdraiandosi dietro delle rocce vulcaniche, in attesa.
-Come torni indietro tu?- chiedo ad un certo punto. Fosse per me mi prenderei a schiaffi, ho dimenticato una cosa più che fondamentale. Io e Jonas saremo in groppa a Fenryr-gah, ma Devil?
-Rimarrò qui, a sostituire mia madre.- dichiara lui, poco convinto.
-Sarai un bravo re.- dico accarezzandogli una guancia. E sono certa delle mie parole.
-Grazie.- dice lui osservandomi a lungo, prima di alzarsi. Sul suo viso si dipinge un'espressione crudele, e capisco che devo entrare nella parte, così mi fingo terrorizzata.
Sono una brava attrice.
E ci incamminiamo all'ingresso.
Diamo inizio ai giochi.
Delle guardie ci osservano da dietro i loro elmi scuri entrare nel covo, Devil mi conduce strattonandomi per un labirinto di corridoi bui e umidi.
La sua presa è salda, ma non fa male.
Osservo i suoi movimenti mentre cammina: è così aggraziato, in confronto io sembro proprio una disagiata.
Ripenso alle parole che mi ripeteva sempre mia madre "una ragazza sa adattarsi alla situazione senza problemi, a prescindere da quale essa sia".
Mi pare di farlo abbastanza bene.
-Devil- chiedo ad un tratto -perchè odi tua madre?-
-Il tuo fantastico intuito non te lo ha fatto capire?- chiede sprezzante -mi ha sempre odiato. Quando ha saputo che non ero io il prescelto ha avuto una scusa in più, una giustificazione. Non mi ha mai voluto. Odia i bambini.-
Mi rendo conto che non ha mai avuto un infanzia normale, felice. Guardo i suoi magnetici occhi verdi, mentre a poco a poco un'emozione più forte dell'amicizia si fa spazio nel mio cuore.
-Diamine.- dice lui a un tratto.
-Cosa c'è?- chiedo allarmata.
-Le lemulle. Se ti vedono ti uccidono, sono state incaricate a farlo.- mi dice, nascondendosi dietro a una colonna.
Vorrei essere invisibile alle lemulle.
Un fiorellino scompare dal mio anello.
-Andiamo. Ho espresso un desiderio.-
-In che senso?-
-Ho un anello magico. Esprimo i desideri e lui li esaudisce. E da lui che ricaverò l'arma per uccidere tua madre.-
-Credevo avessi un coltello o un veleno nascosti da qualche parte!- dice, ricominciando a camminare.
-Beh no.- sorrido io.
Ci fermiamo di botto davanti a una massiccia porta di legno nero laccato. Devil mi accarezza una guancia, l'espressione dura che affoga in un'altra più dolce, amabile, preoccupata.
Poi spalanca la porta.
-Madre. Vi ho portato la prescelta.- sussulto, notando il radicale cambiamento di voce nei confronti di sua madre.
Sprizza odio e disprezzo da tutti i pori.
-Mi pareva di averti detto- dice una voce acuta, gelida -che la volevo morta.- esce da un angolo buio, rivelandosi alla mia vista. Non occorre che finga paura, sono terrorizzata dalla sua presenza.
Ha un vestito nero attillato, labbra gonfie rosse e occhi rossi come il fuoco. I capelli come il figlio, acconciati in una complicata acconciatura. L'espressione fredda e distaccata.
-Credevo ti sarebbe piaciuto di più farlo di persona.- dice titubante Devil.
-Due notti. Mi hai fatto aspettare due notti. Era dunque così lontana?-
-Nei pressi della valle di Kolomos, madre.-
-Ebbene, portamela.- porge una mano. Devil mi spinge verso di lei, e io mentalmente formulo il mio desiderio.
La strega mi afferra per la gola con una presa forte, e mi solleva di qualche centimetro da terra.
Vorrei avere un'arma capace di danneggiare ogni maleficio, capace di scalfire ogni scudo o protezione, capace di ammazzare anche la più potente delle streghe.
E una spada mi compare in mano, così senza pensare davvero a ciò che sto facendo trafiggo il collo della donna, mozzandolo a metà.
La presa si indebolisce, il corpo rimane in piedi ancora qualche secondo prima di cadere a terra.
Guardo orribilata ciò che ho appena fatto.
Ho ucciso una persona.
Oh mio Dio, ho ucciso una donna.
Una nausea improvvisa, giramenti di testa. Mi accascio a terra sconvolta e stravolta.
-Kara!- Devil mi afferra, riportandomi in piedi.
-Se lo meritava. Hai fatto la cosa giusta.- mi dice, abbracciandomi forte.
-Mi dispiace.- dico sinceramente.
Sono sconvolta.
Non posso averlo fatto davvero.
La scena si ripete all'infinito nella mia testa.
Che schifo.
Il sangue che zampilla.
Gli occhi che si rovesciano.
No, non voglio crederci.
Non ci credo.
Mi stacco dall'abbraccio, barcollando un po'.
Jonas. Devo trovare Jonas.
Vorrei sapere dove si trova.
Mi rimane solo un fiorellino, adesso.
Un senso di bussola mi conduce fra i vari corridoi, e mi ritrovo in una larga sala con al centro mio fratello.
-Jonas!- scoppio in lacrime mentre mi precipito da lui, abbracciandolo.
-Kara!- mi saluta lui come se tutto quel casino non fosse una novità.
-Stai bene? Ti fa male qualcosa? Torniamo a casa.- dico prendendolo in braccio.
Mi giro e vedo Devil.
E connetto.
Non lo rivedrò più.
Barcollo ancora un po', sapendo che non potrò più rivederlo.
Oh no.
Lo osservo, ha un'espressione ferita.
Poso mio fratello e mi dirigo verso di lui.
Prendo in mano la situazione.
E do il primo bacio della mia vita al ragazzo migliore del mondo.
Un momento migliore non potevo immaginarlo. Un bacio disperato, famelico, romantico e un bacio di addio.
Ci guardiamo a lungo, poi riprendo in braccio mio fratello ed esco dal covo. Salgo in groppa a Fenryr-gah, e insieme torniamo al laghetto.
Poi, io e mio fratello lo attraversiamo.
Acqua bollente, sensazione di prurito che parte dall'ombelico.
E siamo di nuovo nel nostro giardino.

Quella sera, dopo cena, mi perdo a guardare le stelle. Non voglio dimenticare nulla di questa fantastica, meravigliosa esperienza.
Soprattutto non voglio dimenticare Devil.
Mi metto sotto le coperte a guardare il soffitto.
Qualcosa mi fa bruciore al mignolo.
L'anellino.
C'è ancora un fiorellino rosa.
Un ultimo desiderio.
-Vorrei rivedere Devil, e passare ogni istante della mia vita con lui.- dico ad alta voce.
E il fiorellino scompare.

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