17. My Fault

OMMEODEO SI HO AGGIORNATO. EBBENE SI RAGAZZI HO TROVATO UNO SPAZIO NELLA MIA ODIOSA ESISTENZA PER AGGIORNARE QUEZTA STORIA AMO TANTO. Ah comunque, auguri per tutte le feste, mi sa che da quando ho aggiornato ad adesso è passata anche la terza guerra mondiale, gnaw.....BABBE, Ciancio alle bande, vada e non cincischi!
Lol, buona lettura.

Bip.... Bip.... Bip....
Un leggero e fastidioso fischio, costante abbastanza da far pensare di essere in ospedale, attaccato ad uno di quei marchingegni che calcola il battito cardiaco, o qualcosa del genere....

No, wait...

Apro piano gli occhi, con un po' di fatica, quasi fossero attaccati con lo scotch, rimanendo un po' interdetto difronte al bianco candido che mi si presentò davanti.

Dovei sbattere le palpebre un paio di volte prima di riuscire a mettere a fuoco, e capire di non essere morto, bensì steso, con gli occhi rivolti al soffitto della camera.

Provai a muovere qualche dito o muscolo, e anche se con difficoltà, ci riuscii, provocando un leggero rumore di fili, che sbattevano contro il metallo del lettino.

"Louis..." Mi girai di scatto pentendomene immediatamente, sentendo i muscoli del collo tendersi fino al limite del possibile.

Strinsi gli occhi dal dolore gemendo flebilmente, lasciandomi andare contro il cuscino.

"Hey, Hey, piano Boo, con calma."
Harry prese il cuscino sistemandolo meglio sotto il mio collo, per poi stringermi la mano, accarezzandomi dolcemente il viso.

Aprii gli occhi, ed un Harry, con gli occhi impastati per il sonno, ancora un po' rossi, e i capelli raccolti in uno chignon a dir poco perfetto, si fece largo nella mia visuale ancora un po' sfocata.

"Io... Cosa è successo..."
Cercai di alzarmi lentamente, e con l'aiuto del riccio, riuscii finalmente a mettermi seduto, con la schiena contro il cuscino che separava me e il muro.

Harry si sedette sul lettino, prendendo con entrambe le sue mani, la mia mano destra, che iniziò ad accarezzare lentamente.

"Ti sei sentito male...E...Perché non me lo hai detto Louis?" Il suo viso prese un espressione truce e dispiaciuta.

Sospirai socchiudendo gli occhi, lasciandomi andare contro la parete, evitando di scoppiare in lacrime.

Era ricominciata, e me ne ero accorto.
La frequenza con cui mi sentivo male, tutto quello stress, i giramenti di testa, gli svenimenti...

Non volevo tornare in quel periodo, non volevo tornare al periodo in cui ero dipendente da delle stupide pillole, in cui non potevo uscire di casa per paura che qualsiasi cosa potesse essere causa di stress, o altro.

"Non volevo crearti altri problemi..."dissi sinceramente con voce flebile, per poi pensarci un attimo su sentendo una fitta al cuore.
"Anche se non dovrebbe esserlo."
Dissi riaprendo gli occhi sospirando con occhi lucidi. "Un tuo problema dico."

Il riccio sospirò avvicinandosi di più a me, mettendomi una mano sul viso, spostandomi una ciocca di capelli da davanti gli occhi, e accarezzandomi gli zigomi.

"Louis, non sei un problema, e non lo sarai mai. Se hai bisogno di aiuto io sono qui, e ci sono sempre stato. Io volevo spiegarti ciò che stava succedendo ma non ne ho avuto il tempo, e non avere tempo per te è l'unico mio errore che rimpiango. Non puoi nemmeno immaginare quanto." Disse poi portandomi le braccia ai fianchi, per tirarmi a se in un goffo abbraccio.

Sussultai non appena la sua testa fu nell'incavo del mio collo, ma dopo qualche secondo portai le mie mani dietro al suo collo ricambiando l'abbraccio.
E fu veramente strano.
Quel solo abbraccio, bastò dopo tutto a farmi sentire sicuro.
Sicuro da ogni cosa, sicuro che non mi sarebbe più succedere nulla.
Come se fossi inerme a qualsiasi malattia o a qualsiasi altra cosa.

Ma ancora non sapevo che mi sbagliavo tantissimo.

La porta della stanza si spalancò lentamente, lasciando spazio ad un medico, probabilmente, che sembrò essere un po' imbarazzato all'inizio.

"Umh, se.. Disturbo? Cioè, se volete io sono qui fuori." Disse un po' rosso in viso.

"No,no, è okay." Disse poi Harry ricomponendosi, allontanandosi da me ma tenendomi comunque la mano.

Strizzai gli occhi, cercando di realizzare cosa fosse appena successo, usando la mano attaccata alla macchina dell'elettrocardiogramma, che fece sbattere nuovamente i fili contro il lettino, facendomi sobbalzare.

Il medico dal canto suo rientró nella stanza, chiudendo la porta alle sue spalle, avvicinandosi a me, iniziando a toccarmi il polso, e puntarmi una strana penna luce negli occhi.

"Che sta facendo?" Chiese Harry con una voce un po' irrequieta, quasi avesse paura per me.

"Sto cercando di capire se ha un trauma cranico" a quelle parole Harry mi strinse di più la mano, facendomi salire un ansia, che gli esami possono solo accompagnare.

"Quindi?"

"E quindi, niente trauma cranico, a dir la verità non porto comunque buone notizie."
Disse poi il medico facendomi alzare gli occhi al cielo, e facendomi pensare che il mai na gioia mi accompagnerà per tutta la vita.

"Sapete cosa è il distress cronico?"

Io ed Harry ci guardammo negli occhi sbattendo le ciglia un paio di volte per poi girarci verso al medico con aria sorpresa.

"Emh, okay, allora, Louis giusto? Bene... Hai mai sofferto di stanchezza cronica?"

Continuai a guardare il dottore con un aria attonita, rigirandomi i pollici.

"Ok, allora, trovi difficile svegliarti la mattina, durante la giornata sei stanco nonostante le molteplici bevande eccitanti, e la notte non riposi bene?" Disse il dottore prendendo un blocchetto ed una penna, mettendosi un paio di occhiali neri con le lenti abbastanza spesse.

Sgranai gli occhi per quanto precisa fosse la descrizione del dottore di una mia giornata tipica.
Risposi con un flebile si, e dopo aver appuntato qualcosa sul blocchetto riprese a fare le domande.

"Problemi interpersonali? Con gli altri hai problemi a relazionarti perché la stanchezza porta a farti isolare, e non hai molta voglia di intraprendere una relazione di qualsivoglia natura?"

Annuì leggermente pensando al fatto che da mattina a sera non facevo altro che stare chiuso in casa o a suonare o a studiare per gli esami, uscendo solo un paio di volte al mese solo perché costretto dalla patata.
Per non parlare di una certa misantropia che in questo periodo sembrava essere più evidente del solito.

"Turbe emotive? Nella terza fase del distress diventa quasi costante l'irritabilità della fase precedente, ma l'aggressività è meno rivolta verso gli altri perché viene interiorizzata, coinvolgendo l'intero organismo. Si è quindi insicuri, confusi, incapaci di attuare scelte o prendere decisioni. I rapporti sociali continuano a deteriorare finché l'incapacità di controllare le proprie emozioni diventa un problema grave e preoccupante..."

"Okok, si, non c'è bisogno di aggiungere altro." Dissi spazientito, mentre Harry dal canto suo mi guardava con aria preoccupata, mordendosi il labbro.

"La quarta fase è quella dei dolori fisici tramite i quali l'organismo suona il campanello d'allarme, denunciando con forza la necessità di uscire da una lunga fase di resistenza da stress e dal conseguente stato di ansietà cronica. Il primo sintomo fisico è la rigidità muscolare, specialmente nelle aree del collo, delle spalle, della parte inferiore della schiena e di tutto il viso. Non di rado di notte si tende a serrare le mascelle e talvolta a digrignare i denti nel sonno, quasi a voler scaricare la tensione interiore, col rischio di provocare o peggiorare le anomalie di posizione delle arcate dentali."

"Penso che i miei denti per ora siano salvi, ma ho dei semplici dolori muscolari, vorrei dire, tutti li hanno, cambia il tempo, fa freddo, e cose così, giusto?" Dissi ridendo nervosamente sentendomi abbastanza in ansia per le accurate descrizioni del dottore che non facevano altro che farmi capire che c'era qualcosa che non andava....

"Bene... Cioè, male..." Disse il dottore facendomi sgranare gli occhi.

"Non penso servano altre domande o esami Louis, ho visto la tua vecchia cartella clinica, e penso che ciò che è successo oggi è la quinta fase, ovvero quella delle patologie da stress."
Disse poi mettendo il blocco nella larga tasca del suo camice, mettendo gli occhiali appesi per l'asta, anch'essi alla tasca.

"Per poveri babbani, ciò vorrebbe dire che..?" Chiese Harry continuando ad accarezzare il dorso della mia mano, che non aveva lasciato neanche per un secondo.

Penso che se non ci fosse stato Harry, non sarei stato così "tranquillo".
Non che lo fossi, ma almeno non stavo picchiando io dottore, e non stavo nemmeno sbattendo qualcosa contro la parete.

"I danni invisibili accumulati per lungo tempo nell'organismo si manifestano con malattie specifiche, in gran parte favorite dal progressivo indebolimento del sistema immunitario."

"Quindi vuol dire che..."

"Si esattamente, potrebbe portare a raffreddori, influenze, ulcere, coliti, asma, ipertensione, vari difetti cardiovascolari e tanto altro."
Disse il dottore portandosi due dita al mento.
"Ovviamente hai bisogno di prender cura di te stesso, se non si cura il proprio organismo spesso avvengono rapidi cambiamenti, in particolare ormonali, in grado di causare effetti potenzialmente catastrofici." Disse poi il dottore con tanta di quella non chalance che mi lasciò la gola secca.

Stavolta presi io la mano di Harry, così forte da farlo spaventare, vedendomi leggermente sbiancato con lo sguardo perso nel vuoto.

"Quindi...Devo ricominciare a prendere pillole, o cose così?" Chiesi al dottore con voce quasi assente, tanto da farlo preoccupare.

"È solo una compressa al giorno Louis, è per aiutare il tuo organismo a rimettersi, vedi, il resto del lavoro lo devi fare tu con la tua psiche. È tutto qui dentro Louis" disse picchiettandosi la tempia.

~(0_0 )~\/~( 0_0)~ lol come sono coglione...

Erano passate ormai quattro ore da quando avevamo lasciato l'ospedale, ed Harry aveva insistito fin troppo a restare a casa mia, per controllare che andasse tutto per il meglio.

"Harry so badare a me stesso, okay? Non c'è bisogno che tu resti qui... Sicuramente avrai di meglio da fare." Dissi steso sul divano mentre Harry mi portava una tazza di tè, un pacco di biscotti e il flaconcino di pillole su un vassoio, che alla fine posó sul tavolino difronte a me.

"La pillola la devi prendere a mezza giornata, ma il dottore ha detto che va bene anche pomeriggio mezzo inoltrato per oggi, visto che la devi prendere assolutamente tutti i giorni."
Disse poi con un aria abbastanza fredda e distaccata.

"Si, lo so cosa ha detto." Dissi rispondendo a tono, per poi vedere Harry fissare il vuoto, con le mani sulle ginocchia, quasi a tenersi.

"Harry... È tutto okay?" Chiesi poi alzandomi leggermente, poggiandomi allo schienale del divano.

"È tutta colpa mia..." Disse poi lui con voce flebile, con sguardo fisso chissà dove, facendo ricadere un paio di ciocche morbide lungo il suo viso, con il resto dei capelli ancora sigillato in quello chignon perfetto.

"Che intendi dire.."

"È tutta colpa mia Louis! Se non fosse stato per me, se non fossi stato così stupido tu adesso saresti stato tranquillo con i tuoi amici a fare qualsiasi altra cosa, e non qui con delle cazzo di medicine sul vassoio!"

Sospirai mettendogli una mano sul braccio, accarezzandolo facendo arrivare la mia mano sulla sua, che si era chiusa in un pugno, tanto da far sbiancare le sue nocche.

Dopo qualche secondo, e qualche altra carezza il riccio sembrò rilassarsi visibilmente, lasciando che intrecciarsi le dita della mia mano con le sue.

"Harry io...Sono sempre stato così Ok? Non hai nessuna colpa, è stato l'incidente a farmi stare così..." Dissi senza pensarci, cercando di consolarlo.

"L'incidente...?" Disse lui piano voltandosi verso di me, con gli occhi leggermente lucidi.
Capì solo in quel momento che il riccio non sapeva la mia vera storia.

Sospirai mettendomi a cavalcioni su di lui, accarezzandogli leggermente il viso.
"Harry ascoltami, non è stata colpa tua ok? Sei la cosa più bella che mi sia capitata, e in nessun modo tu riuscirai a farmi del male."

"Ma te ne ho fatto Louis, e lo sai benissimo."

"Lo hai fatto per il bene della tua reputazione, e fidati che io capisco più di quanto tu non immagini cosa significhi essere sotto dei riflettori..." Dissi con un po' di malinconia nella voce, che fece sospirare il riccio.

"Ora.." dissi piano avvicinandomi al suo volto.
Harry sgranò gli occhi per la sorpresa, e quasi non sentii il suo cuore iniziare a battere così forte da uscire dal petto.

"Baciami stupido." Dissi infine poggiando le labbra su quelle del riccio.
Un semplice bacio, che fece dimenticare ad entrambi tutto.
Un semplice bacio che ci permise di scappare da tutto quello che stava succedendo.

Un semplice bacio, che disse più di mille parole.

Ciao, sono stronzo e interrompo i capitoli nei momenti più belli, Ci mi qu, ho deciso di dedicare questo capitolo interamente alla "malattia" di Louis, così per far capire meglio al lettore che minchia succede.
Ok lol, alla prossima.

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