16.Bound to you.

"È un complotto, un fottutissimo complotto, Cristo."
Urlai esasperato nei corridoi di quella scuola che sembravano così nuovi, ma allo stesso tempo così familiari.

Ci ho passato anni li dentro e pensare di essere quasi all'ultimo anno un po' mi dispiaceva.
Insomma,non che mi piacesse così tanto stare lì dentro, ma ad essere sinceri, chi non vorrebbe vivere la propria vita liberamente? Senza nessun limite se non il proprio lavoro.

Certo il lavoro sarebbe stato ancora più difficile, ma hei, almeno sarebbe servito a guadagnarsi da vivere, cosa di cui mi preoccupavo in quel momento.

"Su avanti Louis, dagli modo di spiegare, e di riscattarsi." Disse poi il biondo seguendomi quasi come se fosse la baby sitter che non deve perdere il bambino capriccioso.

"Senti, quel ragazzo mi ha detto di uscire dalla sua vita, e adesso pretende che io ci rientri così, come se niente fosse successo. Quindi, no grazie. Non mi piaciono le persone ipocrite." Dissi io tutto d'un fiato seguendo l'ammasso di studenti che stava andando verso l'aula magna, dove si stava per tenere il congresso.

"E se avesse avuto un buon motivo per farlo?"
Disse poi il biondo, venendo spintonato violentemente contro di me.
Il che mi fece innervosire ancora di più, perché si, ero fatto così, se ero teso, bastava una qualsiasi cazzata a farmi esplodere.

"Un buon motivo, Niall? Perché dovresti dire ad una persona di uscire dalla tua vita, e poi tornare come un cucciolo bastonato pretendendo di essere capito?"
Presi fiato cercando di calmarmi, facendo però così incrinare la mia voce, che prese un tono di disperazione e rassegnazione.
"Oltretutto dopo aver detto una grandissima cazzata su un argomento un bel po' delicato."

Prendemmo finalmente posto, e una volta seduti, potei notare che l'assemblea non era ancora iniziata e che i professori erano sul palco a parlare tra di loro, seduti alla grande scrivania posizionata al centro.

"Parli della storia del 'Ti Amo'?" Chiese poi Niall mettendosi a gambe incrociate, stendendosi leggermente contro lo schienale di legno della sedia, facendosi scivolare lentamente, quasi volesse stendersi.

"Parlo di tutto Niall, parlo del ti amo, parlo delle carezze, delle parole dolci e di tutte quelle puttanate alle quali anche solo per un secondo ho creduto fossero vere."
Sospirai mettendomi una mano sul viso, massaggiandolo come se fossi stato appena svegliato di prepotenza.

"Per quanto io odi ammetterlo, qualsiasi cosa, anche la cazzata più ridicola e insignificante, accanto a lui sembrava prendere senso, come se non lo avesse mai avuto veramente."
Sentii il biondo sospirare imitandomi, portando alla bocca il pollice, iniziando a torturarsi la pelle intorno all'unghia, e fissando un punto indefinito di fronte a lui.

"Penso che tu abbia bisogno di staccare Louis. Non ti fa bene tutto questo stress."

"Disse quello che mi portò a scuola dritto tra le braccia del mio problema."
Dissi ironico facendo ruotare gli occhi al biondo che, dal canto suo, prese il cellulare iniziando a digitare velocemente un messagio.

"Pensa se fosse successo tra te e Josh." dissi all'improvviso io, senza pensarci su due volte, facendo sobbalzare Niall.

Sbiancó di colpo facendomi per un attimo sentire in colpa, quasi come se provare a mettere Josh in un discorso, fosse paragonabile al provare a tagliare i fili di una bomba con tanto di conto alla rovescia.

"Penso che ci staresti male, e che comunque lo manderesti a fare in culo. Giusto?"
Dissi io per cercare di far riprendere il biondo, che sembrava essere entrato in trance profonda.

"Già, penso proprio di sì. Comunque, credo che le tue disavventure non siano finite."

"Che intendi dire?" Dissi girandomi verso di lui con testa piegata da un lato in una maniera fin troppo adorabile.
O almeno abbastanza da far estorcere qualche informazione a qualcuno.

Con una faccia tra il divertito e lo scandalizzato, indicò il palco che ormai si era riempito anch'esso di gente.

E proprio lì, in mezzo a tutti c'era lui, in smoking con un eleganza disarmante, che seduto a gambe incrociate, mi fissava con i suoi occhi verdi e penetranti.

"Io... Non ci credo... Mi stai dicendo che seminarlo fuori non è servito ad un cazzo?"
Dissi esasperato, buttando la testa tra le mani quasi dovessi scoppiare a piangere.

"Che cazzo ci fa lui li sopra." Dissi con voce ovattata per colpa delle mani che mi coprivano la bocca, e gli occhi.

"Louis, è un ex studente di questa scuola, ti ricordi? E come ogni anno, gli studenti usciti dall'istituto sono invitati a partecipare ad una riunione con i studenti dell'ultimo anno." Mi rispose Niall con aria da saccente, facendomi sospirare dalla frustrazione.

E pensate che sia finita qui? Ah no. Il peggio deve ancora arrivare.

"Buon giorno studenti della LT Academy."
La preside, con un vestito confettoso rosa, i capelli biondi raccolti in uno chignon, e il trucco perfettamente applicato sotto i suoi occhi, fece la sua memorabile, ironia portami via, introduzione all'anno scolastico.

"Carissimi Ragazzi e Ragazze, Gentile Direttore,dirigenti e Insegnanti.
desidero rivolgere a voi tutti, a nome mio un cordiale saluto ed i più sinceri auguri di buon lavoro per l'inizio del nuovo anno scolastico."
Iniziò lei sorridendo con un sorriso smagliante, e una voce così acuta da spaccarmi i timpani.

 "L'apertura del nuovo anno scolastico è un momento emozionante, importante e intenso, perché trasmette fiducia nel futuro di cui tutti voi, che ogni giorno vivete la preziosa avventura dell'educazione e della formazione, siete protagonisti. È al tempo stesso  occasione per riflettere sull'importante ruolo che la scuola è chiamata a svolgere nella società contemporanea."

"Uh Gesù, accoppatela prima che sia troppo tardi." Disse a bassa voce qualcuno alle mie spalle, provocando una risatina dal lato della mia fila di sedie.

E se Harry finalmente aveva smesso di fissarmi, quello fu il pretesto di rimettere occhi su di me.
Mi guardava come se mi stesse studiando, li seduto con una gamba accavallata, e la mano ad accarezzarsi con l'indice il mento, mettendo in risalto gli anelli che portava alle dita.

"Ed è per questo che i nostri ex allievi hanno accettato il nostro invito. A tal proposito, vorrei lasciare la parola a loro. Iniziando col nostro fiore all'occhiello. Harry Edward Styles."

Un applauso generale riecheggiò in tutta la sala, e gli ansimi delle ochette accaldate non tardò a farsi sentire.
La cosa mi dava fastidio?
Si, e anche molto.
Ma non lo avrei mai ammesso, neanche a me stesso.

"Grazie, grazie mille per la calorosa accoglienza." Disse poi Harry avvicinandosi al microfono, con uno dei suoi sorrisi disarmanti.

Oh, tranquillo che il tuo fucile è bello che carico.

Sospirai cercando per una volta di dare probabilmente più ascolto alla mia vocina stronza e non al riccio che avrebbe iniziato a parlare da lì a pochi secondi.

Dopo attimi di silenzio, Harry puntó ancora una volta lo sguardo verso di me, facendomi sentire in soggezione, anche perché, alcuni nella sala lo imitarono e iniziarono a fissarmi.

"Sarò sincero..." Iniziò il riccio per poi sospirare.

"Tutti in questa sala si aspettano che io dica qualcosa del tipo 'ce la potete fare, lì fuori è facile se ti ci metti di impegno, la felicità è dietro l'angolo quando meno te l'aspetti'." Disse poi imitando qualcuno che molto probabilmente gli aveva detto le stesse ed identiche cose.

"Beh, non lo farò, e sapete perché?"
Assottigliò gli occhi spostando lo sguardo per tutta la sala, fissando ognuno di noi anche se in maniera molto veloce.

"Perché non è vero. Non fatevi riempire la testa di queste cazzate." Disse poi prendendo il microfono, scendendo gli scalini del palco, iniziando a fare avanti e indietro davanti agli studenti, mettendosi a tu per tu, sotto lo sguardo vigile dei professori e gli altri ex studenti.

"Li fuori niente è come ci si aspetta in realtà, tutti si aspettano tutto da te, e sicuramente non proveranno alcun rimorso nel rinfacciarti per tutta la vita il fatto che tu non sia perfetto, che tu non riesca a fare qualsiasi cosa ti venga chiesto." Disse poi con un aria un po' amareggiata, quasi se stesse mettendo se stesso come protagonista del discorso.

"Sapete come si sopravvive li fuori? Beh, è semplice." Disse poi camminando piano verso il centro, li dove si trovava la fila dove ero seduto.

"Facendosi aiutare da qualcuno."
Il suo sguardo si spostò per la milionesima volta nella giornata verso di me.
Il suo sguardo era intenso stavolta.
Nei suoi occhi brillava qualcosa, ma non capivo esattamente cosa.

"Questo qualcuno però non deve per forza aiutarvi nel fare ciò che ti chiedono.
Alcune volte basta che questo qualcuno sia lì, pronto per consolarti se qualcosa va storto.
Pronto ad appoggiare le tue scelte, sbagliate o giuste che siano.
Pronto a prenderti a calci quando deve e farti stare bene quando serve."

Sospirò mettendosi una mano in tasca.
"Sono venuto qui perché volevano che vi incoraggiassi a dare il meglio di voi, di andare avanti e di non mollare mai.
Ma adesso, sono solo qui per dirvi che questo non è il mio di compito."
Disse infine tornando verso il palco, dandomi le spalle.

"Ma di quel qualcuno."

\(^_^\)   °   (/°^°)/

"No, non è vero." Dissi mettendomi a gambe incrociate, poggiandomi poi sul tavolino di vetro del bar nel quale ci trovavamo io e Niall.

"Oh io dico di sì, e sai quanto me che ho ragione." Mi rispose Niall facendomi sbuffare e alzare gli occhi al cielo.

Presi il mio Tea, bevendo un sorso cercando di autoconvincermi che non era successo quello che era successo.

"Oh andiamo Louis, un quarto di sala non sa cosa è successo tra di voi ma comunque lo hanno intuito che ce l'aveva con te."
Niall si avvicinò alzandosi appena dalla sedia, per poi assottigliare gli occhi.

"Ti fissava ogni cinque secondi."

"Si, a te fissava ogni cinque secondi il professore di scienze, ma non per questo significa che ti voglia fare un discorso su quanto possa essere bella la vita se hai una perzoncina non falza accanto at you xdlolpizz" dissi ironizzando le parole del riccio.

Odiavo me stesso in quel momento, ma non perché feci quella scenata da bambino infante, ma perché sapevo benissimo che Harry parlava di me.
Sapevo benissimo che tutto ciò che aveva detto durante quell'assemblea era riferito a ciò che era successo.

Voleva parlarmi, e qual'è il modo migliore per farlo?

Davanti un centinaio di studenti, in modo che tu non lo possa snobbare oppure in modo che tu non possa scappare.

E mi odiavo soprattutto perché le parole di Harry mi erano rimaste fisse nel cervello, come se si fossero attaccate come un post-it sul mio lobo frontale.

"Hey."
Una voce profonda mi fece gelare le vene, riportandomi alla realtà.

Mai una tregua cazzo.

Non risposi, rimanendo con lo sguardo fisso sulla tazzina, nella quale infilai la faccia qualche secondo dopo.
Vidi Niall guardare dietro di me sospirando, per poi fare spallucce.

Dopo un paio di secondi Niall si alzò prendendo la borsa lasciando il posto ad Harry.
Che mi sorrise leggermente appena fu completamente seduto.

"Come va pianista?" Disse lui mordendosi il labbro, mettendo una mano sulla mia.

Io non mi mossi di un millimetro.
Perché? Beh, semplicemente perché mi era mancato.
Anche il sentirlo soltanto vicino a me, o soltanto tenergli la mano.
Mi era mancata anche la sua voce e il suo rigirarsi gli anelli tra le dita quando è nervoso.
Mi era mancata la maggior parte dei suoi piccolo difetti e dei suoi piccoli pregi, che, nonostante lo conoscessi da non moltissimo tempo, erano diventati parte della mia familiarità.

"Louis, lo so che sei incazzato con me, e tutto quanto, ma voglio soltanto poterti spiegare ciò che succede. Se vuoi dopo potrai anche andartene e non guardarmi in faccia, ma lasciami spiegare." Disse tutto di un fiato torturandosi il labbro alla fine.

Sospirai guardandolo negli occhi.
Avevo dato una possibilità a Michael, che non se la meritava per niente a quanto pare, perché non darla anche a lui? Insomma, tutti hanno a disposizione un altra occasione...giusto?

"Mi devi spiegare da dove cazzo è uscita quella tizia, e il perché di quel messaggio."
La mia voce era bassa e rassegnata, da una parte perché avevo paura ci sentissero, dall'altra, Perché ero veramente rassegnato.

Il riccio chiuse gli occhi, facendo mente locale, riorganizzando i pensieri in modo da formulare un discorso sensato, e poi iniziò a parlare.

"Innanzitutto, devi sapere che dopo la foto sono iniziati a girare dei rumors, tra i quali un presunto fidanzamento con un misterioso ragazzo, e incertezze sulla mia sessualità.
Ovviamente mio padre ne è rimasto sconcertato e come si fa a oscurare dei rumors?" Disse poi con aria di ovvietà.

"Creandone altri e più evidenti, in modo tale che tutti accorrano come avvoltoi su quelli. Ma ti giuro, giuro su tutto quello che ho di più caro che Kendall non è niente di più che una semplice notizia succosa per i giornali."
Disse per poi prendere fiato, come se fosse stato senza respiro per un bel po'.

"Il messaggio." Dissi poi inespressivo.

Il riccio si accigliò per la mia strana reazione.
"Beh vorrei ben dire, mi tengono sotto controllo tutti, e ho dovuto fare una piccola recita per far credere che fosse veramente storia passata."

Mi alzai di scatto facendo togliere la mano di Harry dalla mia, per poi prendere la mia tracolla e la mia giacca andando verso l'uscita, con occhi lucidi e un dolore straziante al petto.
Ormai fatti un bel po' di passi lontano dal locale, pensavo ormai di essere solo, per questo mi lasciai scappare un piccolo e singolo singhiozzo da pianto.
Mi stropicciai un occhio con la manica della felpa, asciugandomi le lacrime che ormai non riuscivo più a tenere.

Due braccia grandi e forti mi cinsero la vita da dietro, facendomi sobbalzare.
Ma non appena capì chi era, peggiorai.
Le lacrime ora cadevano come mai avevano fatto prima d'ora, e il cuore batteva a mille.

"Non intendevo quel messaggio... Io parlavo del Ti amo.... Perché me lo hai detto anche se non era vero?! Harry cazzo se ero solo una cazzata da tenere nascosta, una di cui ti saresti pentito perché mi hai detto quelle due parole del cazzo?!" Scoppia sputando quelle parole come se fossero state chiuse per troppo tempo all'altezza dello stomaco.

Da un po' lo stringevano facendomi sentire male, come se non potessi fare più niente.

"Louis..." Disse piano vicino al mio orecchio, per poi farmi girare piano, e non feci in tempo a dire niente che subito le sue labbra erano sulle mie, e i miei polsi, che avevano tentato di allontanarlo bloccati nella sua salda presa.

Un semplice bacio a stampo, che però disse molto più di quanto delle semplici parole non potessero fare.

Ma...che stavo facendo?

"Harry... rispondimi..." Dissi poi flebile.

Qualche secondo dopo però successe qualcosa che non era nei miei piani, e nemmeno in quelli del riccio.
Nessuno dei due se lo sarebbe aspettato veramente.

Ed è per questo che forse caddi a peso morto a terra, senza che Harry fece in tempo ad afferrarmi.

È forse per questo che inziai a vedere tutto nero, e non sentire più niente, se non un leggero fischio.

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