15. Taylor Swift
Louis (POV)
A casa, finalmente, da solo.
Non volevo fare il palo, o reggere la candela a due coppie, visto che Zayn e Niall avevano deciso prontamente di restare in casa Payne.
A farmi compagnia c'erano solo stanchezza e spossatezza, tutto per colpa della giornata pesante.
Sapete qual'era la parte più divertente?
Che non ero spossato per colpa di Zayn, non ero spossato per quello che era successo a Liam, certo un po' preoccupato lo ero, ma no.
Non ero scombussolato del "Ti amo" di Niall per Josh.
Non ero stranito del fatto che Josh ricambiasse, o che avessimo sbagliato casa attirando l'attenzione di un pedofilo trasandato e cozzaro.
Niente di tutto questo mi aveva scombussolato di più.
La parte più tragica era stata la parte dove ho incontrato Harry, davanti al locale con quella tipa uscita da un canile solo per buona condotta.
La parte in cui sono affogato in quegli occhi verdi, quelli di cui una volta avrei usato al posto dell'aria per vivere.
Quelli di cui mi ero fottutamente innamorato.
Ma che dico una volta?
Lo avrei fatto ancora.
Avrei vissuto volentieri dei sorrisi del riccio.
Dei suoi abbracci, dei suoi baci.
Avrei voluto vivere di Harry e per Harry, per tutta la mia vita, nonostante non lo conoscessi da moltissimo tempo.
Avrei vissuto dei suoi "Ti amo" detti scherzando, perché sarebbero sempre stati meglio di quello che c'era ora.
Il nulla più assoluto.
E non capivo di chi era la colpa.
Come sempre volevo addossarmela.
Volevo fare in modo, volevo a qualsiasi costo, che la colpa fosse mia, così da non poter odiare nessuno all'infuori di me.
Ci ho provato con tutte le mie forze.
Ma non riuscivo a trovare una risposta a niente o persino dare la colpa al riccio.
Stavo solo male.
Male perché ero stato così stupido da pensare che l'amore a prima vista esiste.
Stavo male perché credo nelle favole e nel principe azzurro.
Male perché non vedevo in faccia alla realtà, e non riuscivo a capire che non puoi semplicemente credere di essere per diventare veramente qualcuno.
Qualcuno di importante.
Ma per chi?
importante in che senso?
Ormai la mia mente divagava e non riusciva più a mantenere una rotta ben precisa.
Se fosse stato un treno, il mio pensiero avrebbe sicuramente deragliato.
Una cosa era certa però.
Nonostante mi continuavo a ripetere che non avrei avuto bisogno di niente e nessuno all'infuori di me, beh, mentivo.
Spudoratamente. E soprattutto a me stesso.
Perché porca miseria, so che passerei per l'egoista della situazione, ma avrei fatto di tutto pur di baciare di nuovo quelle labbra.
Il campanello suonò, facendomi sobbalzare, e rotolare giù da divano sul quale mi ero steso cinque minuti.
"Chi cazzo è a quest'ora di sera?"
Urlai esasperato camminando a passo pesante verso la porta.
Quando la aprì una ragazza non troppo alta, bionda, con i capelli raccolti in uno chignon, e gli occhiali da sole in piena serata, si era fatta spazio nel mio campo visivo.
"Umh... buonasera...Louis Tomlinson?"
La ragazza con un taccuino in mano mi rivolse un sorriso molto schietto, facendomi alzare un sopracciglio.
"Chi lo vuole sapere?" Chiesi io molto vigile.
Chi cazzo era questa, e sopratutto, cosa voleva?
Mi porse la mano abbassandosi appena gli occhiali.
"Swift, ma può chiamarmi Taylor. Sono la redatrice de.."
"Si, so chi è lei." Dissi freddo e molto diretto.
Lei sorrise appena ridacchiando in modo inquietante, per poi ritirate la mano.
Non sapevo cosa voleva esattamente, ma la mia immaginazione, non mi fece andare molto lontano da quella che era la realtà dei fatti.
"Sa, ero venuta qui per parlare di quello che successe la notte quando Styles è stato visto a penzoloni dal balcone." Disse poi la bionda tutto di un fiato, facendomi sorprendere della velocità e la scioltezza con la quale parlava.
"Senta Swiffer.."
"Swift."
"Si è quello che ho detto." Dissi liquidando con la mano l'espressione da reporter saccente che gli si era creata sul volto.
"Non parlerò di queste cose perche primo, saranno pur fatti personali, e due, saró sincero con lei non mi piacciono i reporter, tanto meno lei." Dissi sbottando perché sinceramente aveva toccato un tasto dolente.
E poi avevo detto la verità no? Voleva sapere qualcosa? Beh, l'ho informata sul pericolo per lei di starmi così vicina.
"Sapevo saremmo arrivati a questo..." disse poi lei ridacchiando aprendo il taccuino.
Dopo qualche secondo staccò un pezzo di carta dandomelo in mano, facendomi notare con cura del fatto che fosse un assegno.
Sgranai gli occhi sorpreso, sia per il gesto sia per la somma scritta sul pezzo di carta.
"Sono pronta a offrire molto di più se mi darà i particolari."
Sospirai prendendo la segno guardandola negli occhi.
"Sa cosa?"
Dissi mettendo davanti alla sua faccia l'assegno, per poi strapparlo in mille pezzi.
"Io non capisco che cazzo di problemi avete tutti quanti con questi assegni, e poi, non vi fate pena? Veramente siete disposti a pagare così tanto per avere così poco? Seriamente, cosa ci fate con le informazioni che comprate? Ovviamente intendo oltre a rovinare la vita alla gente."
La bionda mi guardò con sguardo incerto e preoccupato.
Forse per lei stessa, e per il suo piano che era andato a rotoli, come l'assegno che aveva già preparato.
"Bene, adesso credo che lei debba andare a scrivere qualche cosa sulla vita di qualche povero cristo, mi raccomando, non goda troppo quando queste persone vedranno la loro privacy distrutta sotto i loro stessi nasi. Buonanotte."
Chiusi violentemente la porta, poggiando poi la testa su di essa, sospirando pesantemente.
Però dall'altra parte della porta, una voce si fece spazio tra le mie orecchie.
"Sta commettendo un grave errore, e quando lo avrà capito può contattare questo numero."
Non riuscì nemmeno a finire di parlare, che subito, attraverso la buca delle lettere, passo un fogliettino di carta.
Swift Taylor
Reporter privato, libera professione.
Per informazioni chiamare al
+49 5123 4717176
Presi il biglietto, leggendolo attentamente,per poi chiudere gli occhi e sbattere di nuovo la testa contro la porta.
"Che giornata di merda."
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"Guarda il lato positivo.."
"Non mi chiamo Niall fottuto Horan, non vedo il lato positivo in ogni cosa." Dissi esasperato sbattendo ripetutamente la testa contro lo sportello.
"Dai su, non sarà così male, puoi anche entrare seguire la lezione e poi andartene, non devi perforza socializzare." Mi rispose il biondo cercando di trascinarmi verso l'entrata dell'Università, che era piena di ragazzi pieni di voglia di...vivere.
Bleah.
Urlavano, ridevano, camminavano parlando magari della sera prima e di quante scop...
Sisi, abbiamo capito.
Non ricordavo che l'Università fosse così... stereotipata(?).
Feci una smorfia e Niall sembró capirmi a pieno, visto che sbuffo e mollò la presa.
"Louis, manchi da giorni ormai, non ti puoi permettere di fare tutte le assenze che vuoi.
O almeno, potresti, ma è sconveniente per te..."
Il biondo si mise a braccia conserte guardandomi negli occhi, quasi come se avesse a che fare con un bambino che fa i capricci con la propria mamma.
Mi staccai dallo sportello sospirando, immaginando che Niall non mi avrebbe dato tregua.
Appena fui in piedi Niall iniziò a saltare con tutta la tracolla dalla felicità, finalmente soddisfatto.
"Pensa che oggi non faremo nemmeno lezione." Il biondo ridacchiò, e io mi fermai di scatto.
Mi girai con sguardo omicida verso di lui per poi iniziare ad urlare adirato.
"NIALL! CHE CAZZO STO VENENDO A FARE ALLORA? SU AVANTI, adesso me lo devi dire. Per chi cazzo sono venuto?!"
Urlai mettendolo nel panico, finché una voce fin troppo conosciuta mi invase le orecchie facendomi trasalire.
Mi girai.
Voce profonda, occhi verdi, ricci indomabili.
"Per me, pianista del mio cuore."
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