1.Nialler

12 anni dopo

Le vacanze erano ormai giunte al termine, e la mia voglia di trovare un vero e proprio lavoro si riduceva ogni giorno di più.

I miei genitori erano abbastanza ricchi da permettermi un eredità tale da mettermi apposto per tutta la vita, ma questo non mi faceva sentire in pace con me stesso.

Da quando avevo 12 anni mi ero ripromesso che non avrei vissuto sulle spalle di nessuno.

Nemmeno dei miei genitori.

Mi ero ripromesso che avrei trovato un lavoro, e la musica, anche se era la mia vita, di certo non poteva garantirmi chissà quale stipendio.

Suonare in qualche bar ogni tanto, e dare lezioni private mi permetteva di pagare l'affitto di un appartamento in piena Londra, e per comprarmi giusto il necessario per mangiare.

Non c'era da lamentarsi certo.

L'appartamento era bello e anche spazioso, decorato con arredamento che mischia il classico al moderno.

Parquet in legno lucidissimo, lampadari di vetro, un tappeto qua e la e poltrone e divani neri che si abbinavano con la libreria e che contrastavano il colore della cucina, interamente bianca.

Dai mobili alle pareti.

Le ampie finestre facevano penetrare la luce del sole, trasformando il chiarore cupo del salone, in un bianco vaniglia così luminoso da farti sentire in qualche modo più carico ed energico.

Lo stesso sole mi illuminò la faccia, facendomi svegliare dolcemente e con una calma sorprendente.

Gli occhi sembravano incollati e non ne volevano sapere di aprirsi.

Dopo qualche secondo ci riuscii, ma ne aprì solo uno alla volta, poiché sembrava che la forza di fare una qualsiasi cosa, tardasse ad arrivare.

Inarcai la schiena, sentendo le ossa scricchiolare, alzandomi dal divano sul quale mi ero addormentato la sera precedente, sentendo una pressione contro la guancia destra, per via del bracciolo sul quale avevo tenuto la faccia tutta la notte.

Mi mossi lentamente provocando un rumore infernale dovuto alle carte sparse sul tutto il pavimento.

Spartiti da per tutto.
Sul tavolo, per terra, sotto il divano, sul tappeto sotto i miei piedi, in faccia...

Sbuffai sonoramente alzandomi, per poi sgranchirmi, ed abbassarmi per prendere tutti gli spartiti, e metterli nell'apposita valigia quadrata e professionale, di cuoio nero, che usavo da ben vent'anni.

Regalatami da mio nonno ai primati della mia "carriera" col piano.

Ricordo che anche se gli altri bambini avrebbero preferito di più avere una macchina giocattolo, o un combattente robot, quel regalo mi fece comunque sorridere, e lo apprezzai tantissimo.

Tanto da usarlo per qualsiasi cosa.

Quando mio nonno morì mi iniziai a prendere cura della valigia come se fosse un oggetto di inestimabile valore, custodendola gelosamente.

Presi a camminare per il corridoio dell'appartamento con i calzini antiscivolo.

Perché antiscivolo? Beh, erano troppo carini per non essere usati.

Ovviamente quella parte è la più segreta di me, una parte che solo due persone hanno visto in tutta la mia vita.

Mia madre, e Niall.

-Giusto Niall.- Pensai prima di andare a prendere il cellulare.

Lo accesi, notando una chiamata persa dal biondo, e due messaggi.

Premetti immediatamente il tasto della chiamata per poter contattare il mio amico, cercando di inventarmi una scusa plausibile al più presto.

"Hey Louis, come va? Ieri te ne sei andato così di fretta..." disse il biondo attraverso la cornetta.

"Ma buongiorno Niall, sai non volevo darti fastidio, ho visto che eri in buona compagnia ieri." Dissi alludendo al fatto che dopo qualche bicchiere di superalcolico, si era letteralmente lasciato andare con la figlia dei Grimshaw.

"Senti, ero ubriaco alle pezze, lo sai benissimo che odio i ricchi spocchiosi." disse poi con un tono quasi infastidito.

Qualche secondo di silenzio seguì a quella risposta.
Nonostante io non mi sentissi parte di quel mondo, ci ero dentro più di quanto non volessi ammettere.
Ed è per questo che mi ero ritirato prima dalla festa organizzata dai Grimshaw, persone vanitose e superficiali ovunque.
Il materialismo che sbucava da ogni poro.
Ahimè, ero un Tomlinson, e il nome era una garanzia.
Ma la frase del biondo non mi diede fastidio.

Bensì rimasi in silenzio perché mi piaceva sentire Niall incappare nelle sue stesse parole.

"Cioè...Umh..scusami Louis, mi è passato di mente e non volevo...so che per te è un tasto dolente...comunque, ho una notiziona per te."

Niall si riprese in un secondo dopo un leggero colpo di tosse, andando immediatamente su di giri.
La notizia sembrava essere veramente sensazionale.

Andai verso la cucina per mangiare qualcosa, e con una fetta di pane tostato della sera precedente tra i denti, mi feci spiegare la situazione dal biondo.

"Ho un lavoro per te.
Il mio capo vuole che sia tu ad accompagnare il pranzo di ricevimento organizzato dalla regina." disse poi quasi urlando.

Mi lasciai scappare la fetta di pane tra i denti per poi annaspare qualche secondo.

"P-perchè proprio io? Cioè, ci sono pianisti molto più qualificati di me."

La voce non sembrava più la mia.
Tremava dall'eccitazione e sembrava essersi alzata di qualche ottava.

"Ci saranno molte persone importanti... e verranno anche le guardie personali della regina e le loro famiglie....Quindi saremo un bel po." disse poi con la voce un po più lontana e interrotta ogni tanto da qualche scricchiolio.

Anche lui molto probabilmente aveva preso in considerazione l'idea di mettere qualcosa sullo stomaco, ma improvvisamente a me sembrava essere passato l'appetito.

"Nialler. Così non mi tranquillizzerai di certo."
Dissi andando a prendere un bicchiere d'acqua, perché la gola sembrava arsa come mai.

"Ce la puoi fare Tommo, sei il pianista più bravo e più competente che io conosca." disse lui sicuramente sorridendo.

I sorrisi di quella piccola patata si sentivano anche a chilometri di distanza.

"Non che tu abbia sentito molti pianisti nella tua vita..."

Un sospiro si levò dall'altro capo del telefono accompagnato da un "Sei impossibile".

"Ops...comunque non lo so Niall è un lavoro troppo importante...e se facessi una figura di merda di fronte alla famiglia reale?"
Sentivo come se stessi per sudare nonostante ci fossero meno tre gradi al sole.

"Oh Louis, andrai benissimo, e poi non puoi tirarti indietro... Ho già detto che saresti stato felice di adempiere a questo lavoro."

"Cosa?! Niall! Sei impazzito per caso? Che cazzo ti passa per la testa." Dissi con una forza nella voce che non sapevo nemmeno di avere.

"Sarà meglio che tu ti prepari Tomlinson, il ricevimento è tra meno di cinque ore, e noi dobbiamo essere li tra un ora."

"Ripeto...CHE CAZZO TI PASSA PER LA TESTA?"





NB: Figura di merda é un detto terronico per dire "figuraccia" che può essere anche detto pacco di merda.
Meglio precisare non si sa mai.

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