Goku x Vegeta: L'Alfiere che Sottomise il Re
Vegeta aspettava con grande impazienza di poter tornare a casa per potersi rilassare nella propria palestra privata.
La giornata uggiosa non era stata delle migliori per lui ma nonostante tutto era riuscito a concludere diversi contratti con affaristi ostici e lascivi senza risparmiarsi le sue sarcastiche battute. La sua lingua biforcuta aveva tagliato l'aria stessa più volte.
"Incredibile... ed è solo un Omega..." aveva mormorato un Alpha grosso dai lunghi baffi neri, prima di svanire in uno degli ascensori in cristallo dell'intero edificio Ve-Corp.
Quest'ultimo, giovane dirigente di una grande multinazionale, si era messo a ridere soddisfatto, sotto gli sguardi straniti e intimoriti dei suoi sottoposti.
A quel ricordo le sue labbra s'incresparono nuovamente in un sogghigno. Fuori dal finestrino della sua elegante limousine, lunghe file di auto affollavano l'asfalto brillante di pioggia. Il rumore dei tergicristalli si sovrapponeva con il rombo del motore e le sferzate dell'acqua del cielo battente sulla carrozzeria.
"Quanto ci vuole ancora?" ringhiò infastidito.
"Mi dispiace, mio signore... purtroppo siamo rimasti bloccati in questo ingorgo e non mi è possibile scegliere una strada secondaria" rispose l'autista, senza guardarlo. Era troppo spaventato dal suo odore acre. "E' dovuto dalla pioggia".
"Non me frega un cazzo della pioggia! Voglio tornare immediatamente a casa, capito?!".
"M-mi dispiace!" esclamò terrorizzato l'altro.
Vegeta si stravaccò sui seggiolini di pelle nera comodi e riscaldati ma poi cambiò idea. Afferrò un ombrello elegante, dal manico d'argento e il telo corvino ed uscì.
"Mio signore! Dove sta andando con questa pioggia?!".
Il giovane ignorò bellamente l'autista. Stoppò con la mano alzata il bodyguard ma non lo guardò. Poteva sentire la pioggia produrre rumori ovattati sulla giacca nera dell'Alpha addetto alla sua sicurezza e le gocce salate striare i neri occhiali che camuffavano gli occhi guardinghi. L'Omega esuberante in un bel completo blu oltremare, si mise a guardare l'ombrello aperto sul capo. Era così vivido tutto ciò che lo circondava, dai rumori cristallini ai tanti odori differenti che galleggiavano invisibili in ogni dove.
Vegeta, ricco rampollo Omega di ventidue anni, espirò. Non aveva mai prestato attenzione al mondo esterno.
"Tornerò a casa a piedi. Non mi ci vorrà molto. Quindi vedete bene di non starmi tra i piedi, intesi?!" ordinò brusco quanto arrogante.
Non una parola ribattuta. Niente di niente. Solo un piccolo cenno del capo.
***
Goku osservava le persone che lo ignoravano.
Era seduto su una pila di cartoni, al riparo dalla pioggia, sotto la tettoia di un negozio abbandonato. Le poche monetine che gli erano rimaste tintinnavano ogni volta che le faceva rimbalzare nella mano. Non avrebbe potuto comperarsi neanche un torsolo di pane. Al solo pensiero, il suo stomaco ringhiò ovviamente affamato. L'Alpha di vent'anni da poco compiuti deglutì più e più volte la saliva, poi si strinse meglio nel logoro cappotto che da nero era diventato di un grigio sbiadito.
Fino a due mesi prima aveva un amico a quattro zampe, un cane bianco e nero ma...
Il giovane chinò il capo. Il respiro si tramutò in una nuvoletta leggera.
L'intelligentissimo animale era stato investito e ucciso sul colpo mentre tornava da lui.
"Sono sicuro che sarai in un posto felice, ora, amico mio" sussurrò, rivolto al cielo.
Improvvisamente, un odore mai percepito prima gli si insinuò a forza nelle narici.
La prima reazione del ragazzo fu puro sgomento, lo stesso che gli tese la colonna vertebrale, dopodiché grande curiosità. Iniziò ad annusare tutt'intorno mentre si alzava in piedi. Non mettere nulla di commestibile sotto ai denti per quattro giorni lo aveva indebolito: Goku si tenne alla serranda gelida e metallica pur di non perdere l'equilibrio per una forte ed improvvisa vertigine.
Certo di potersi reggere sulle gambe tremolanti, raggiunse il bivio poco distante ma non osò spostarsi dal balcone lungo che lo riparava dalla pioggia ora battente. Un sottile strato di vapore bianco rivestiva l'asfalto e le gocce del cielo simili ad aghi lo tempestavano rumorosamente. L'Alpha si aggiustò la sciarpa bucherellata poco sotto il naso arrossato.
I suoi occhi neri che scrutavano con vaga attenzione si posarono su una figura che camminava lentamente sul marciapiede dell'altro lato della strada a doppia corsia.
"Che strano..." mormorò incerto.
Il giovane uomo si strofinò la fronte prima di inciampare nei suoi stessi piedi e rovinare in terra. Goku scattò, nonostante le poche energie in corpo. Non badò ai semafori, alle auto o alla potenza liquida di Madre Natura. Curiosamente, dinanzi ai suoi occhi c'era solo quella persona che chiaramente non era in forma.
"Ehi!" gridò. "Stai bene?".
L'odore di frutti rossi e yogurt alla fragola sembrò infiammargli l'intero apparato respiratorio.
L'Alpha fece istintivamente un passo indietro, con un'espressione sconcertata.
Era l'odore che aveva percepito prima!
Quello che tentava di recuperare l'ombrello incastrato tra un albero e un cestino dei rifiuti altri non era che il ricco Omega Vegeta. L'acqua gli aveva appesantito così tanto i capelli che ormai erano calati verso il basso, posandosi sulle spalle. Il vestito scurito, le scarpe nere e lucide sporcate di fanghiglia.
"Questo è tuo" mormorò pacato e gentile Goku. "Ti sei fatto male?". Gli sorresse l'ombrello sopra il capo e al rumore tamburellante Vegeta lo guardò.
Il suo volto arrossato non aveva niente della consueta arroganza, i feroci occhi corvini erano così languidi da sembrare quelli dolci di un micio dinanzi a un bel pesce. Vegeta gli si aggrappò al petto con uno scatto così feroce che Goku perse l'equilibrio. Tutti e due finirono in terra.
"Sei un Omega..." espirò l'Alpha. "E credo tu sia anche in calore...".
Vegeta gli mostrò i denti bianchi e affilati, afferrandogli il bavero del cappotto. "Non vuoi approfittarti di me?" gli sussurrò serafico, poi sogghignò. "Forse non hai le palle per farlo, sudicio barbone?".
Goku allontanò il collo il più possibile. Le persone che sfidavano il temporale non li degnavano neppure di un'occhiata. Forse era meglio così.
Quello dell'Alpha era un aroma davvero irresistibile per Vegeta. Ora che lo annusava - a boccate sempre più profonde - la sensazione di voler essere preso e usato per molte ore iniziava a prendere il sopravvento sulla sua mente ben poco lucida. Caramello, miele e muffin appena sfornati.
L'Omega si accucciò per un momento sulla sciarpa lercia dell'altro. Quand'era piccolo, ogni domenica, cucinava dei muffin allo yogurt con qualche goccia di miele nell'impasto insieme alla sua nonnina ed erano buonissimi, profumatissimi e morbidissimi. La cucina rustica, il sorriso della Oba-chan, le sue coccole e le mani grinzose un po' sporche di farina.
Vegeta strinse le palpebre. I ricordi riaffiorati improvvisamente gli avevano gonfiato di lacrime gli occhi.
"Ti prego, torna a casa. E' pericoloso per un Omega in calore aggirarsi per questo tipo di strade".
Per Vegeta fu peggio di un insulto. Piantò un sonoro pugno alla mandibola di Goku e gli calciò più e più volte il costato. Ad ogni lamento di dolore, il suo volto s'incupiva sempre più.
"Che cazzo pensavi di fare, eh?" l'Omega gridò con tutta la cattiveria possibile per poi assestargli una pedata sullo stomaco. "Sei un merdoso Alpha neanche di terza categoria che mi ha insudiciato con il suo schifoso odore e le sporche mani!".
"Basta...!" implorò Goku. Tra il temporale e i colpi non sapeva cosa facesse più male al suo corpo stanco, affamato e infreddolito. "Volevo solo aiutarti!".
"So io cosa è meglio per me, farabutto!" Vegeta si passò le mani sul vestito con fare disgustato. "Prega solo che non mi venga in mente di farti arrestare perché volevi derubarmi con la scusa di un fottuto aiuto!".
"N-no... n-non lo avrei mai fatto!" gemette l'Alpha.
"Implorami perdono!" obiettò beffardo Vegeta. Goku ebbe solo la forza di mettersi seduto, le sue mani finirono in una pozzanghera piccina. "Ho detto: implorami perdono!". Fece scontrare la suola di cuoio di una propria scarpa contro la spalla del poveretto, dopodiché lo afferrò per i capelli. "Perché non ti stai scusando?!" urlò.
"Perché non ho fatto nulla di male".
Ma il calore innescato era ancora lì.
Vegeta lasciò cozzare la testa dell'Alpha contro il marciapiede e rapido se ne andò, con una mano contro la bocca. In quel momento avrebbe dovuto solo rintanarsi in casa sua e prendere i più forti soppressori possibili. Fece distrattamente caso a ciò che stringeva nell'altra mano. No, non era l'ombrello...
...ma la sciarpa di Goku.
In un moto di follia, mentre il suo corpo sembrava andare in fiamme, l'Omega se la portò al naso. Sudiciume e sudore a parte, odorava di buono.
-E' perfetto...- ammise nel fondo della sua anima.
Ma Vegeta non sapeva che si era appena scavato la fossa da solo...
Il temporale era diventato una bufera.
Le cime degli alberi poco distanti frusciavano rumorosamente e le foglie un po' ingiallite si staccavano e s'incollavano contro mura, lampioni o i parabrezza delle auto. I giornali mulinavano a mezz'aria anche se appesantiti dall'acqua, le lattine rendevano pericoloso correre, le buche dell'asfalto che si erano riempite d'acqua potevano far spezzare qualche caviglia.
Vegeta fece solo lontanamente caso a dove si era inconsapevolmente riparato.
Si appoggiò boccheggiante nell'angolo dove un muro scrostato, grigio e gonfio di umidità s'incontrava con un pilastro in cemento armato. Quello era un piccolo maleodorante localino dal forte odore di urina, birra e tabacco. Dalla serranda storta e calata solo per metà dalla quale era entrato, il vento ululava e pareva implorarlo di andarsene via di lì.
A quanto pare, il Karma voleva pulirlo per la sua cattiveria. Solo cose putride per i suoi standard di perfezione, ricchezza e lusso.
"Cazzo... che schifo!" bofonchiò, scivolando in ginocchio.
Il calore sembrava scariche elettriche ad alto voltaggio che gli pungevano le vene e riscaldavano odiosamente la pelle. Resistette il più possibile, mentre il sudore si mischiava con le gocce della pioggia che ancora colavano lungo il suo viso arrossato. Vegeta inspirò la sciarpa somigliante a un ratto caduto in un tombino: la lucidità mentale non lo abbandonò del tutto.
Un rumore metallico dall'oscurità gli catturò l'attenzione. L'Omega si allentò il colletto della camicia zuppa, forse per il calore anomalo o forse per un po' di inquietudine.
"Chi va la?!" ringhiò con voce rauca.
"Sei nel mio territorio, mocciosetto".
L'aria improvvisamente si era fatta di piombo.
Vegeta non poteva respirare: invisibile zolfo iniziava a strisciargli sul corpo per immobilizzarlo in ginocchio. Un comando Alpha! Lo comprese con estremo ritardo; la prossima cosa che sapeva era un alto e imponente Alpha che gli aveva alzato il mento.
"Ah, sì. Io ti conosco" riprese con voce seccata. Lo lasciò con così tanta forza che a Vegeta scrocchiò il collo. "Tu sei quel riccone presuntuoso che ha osato rispondere male al mio signore". Rise sonoramente all'espressione sbigottita del più minuto. "Ti rinfresco subito la memoria" e accovacciatosi sulle ginocchia sogghignò con: "Subaru Hiroto".
Lo squallido affarista baffuto a cui aveva risposto per le rime!
La mano forte dell'Alpha lo afferrò per la gola e senza sforzo lo issò in alto. Per qualche istante, il povero Vegeta usò tutta la forza isterica nella speranza di potersi liberare, ma ciò esaurì rapidamente le sue riserve d'ossigeno e scalpitare si fece più goffo.
"Il mio signore non ha gradito affatto la tua arroganza. Mi aveva già pagato profumatamente per venirti a dare un avvertimento ma tu mi hai facilitato di molto le cose".
"C-chi diavolo sei...?".
"Il mio nome, dici?" l'Alpha lo inchiodò di schiena al pavimento, il fiato gli mancò per pochi secondi. "Puoi chiamarmi Hurricane".
L'Alpha lo tenne bloccato in terra con una mano alla gola e con la forza del suo corpo. Si sedette comodamente sul suo bacino; dopo pochi istanti, iniziava a indebolire e intorpidire le cosce dell'Omega spaventato.
"Mi piace il tuo sguardo... è quello di un combattente" lo derise con voce grave.
L'oscurità del temporale aveva fatto illuminare i pochi lampioni all'esterno; la luce aranciata entrata dalla serranda poco distante da Vegeta, gli diede la possibilità di guardare in faccia il suo aguzzino.
Hurricane era una montagna di muscoli, vestito come un militare. Gli occhi di ghiaccio, una cicatrice sopra il labbro inferiore, la barba leggermente incolta, i capelli rasati ai lati e alla nuca di un biondo quasi platino... era un marines corrotto!
Hurricane gli annusò la ghiandola dopodiché lecco la pelle bagnata.
A Vegeta salì un conato di vomito in gola. Questo gli diede paradossalmente la forza di scalpitare e agitarsi nuovamente. Assestò un pugno contro la mandibola squadrata del più grosso ma non gli fece che il solletico. In compenso, oltre alle nocche doloranti, si era appena guadagnato la rabbia cieca dell'Alpha.
Hurricane gli strappò violentemente la camicia e la giacca, fece saltare il bottone del pantalone e adoperò la cintura per legare i polsi dell'Omega giusto sopra la testa.
"Che cazzo vuoi fare?!" sbraitò quest'ultimo, con uno sguardo stralunato.
Hurricane gli allargò le gambe e abbassatogli pantaloni e slip tracciò una linea immaginaria dalla giuntura dei pettorali fino all'ombelico. "La tua pelle è liscia, non una singola imperfezione, ben pochi addominali, fianchi leggermente grandi... sei un Omega di prim'ordine".
Vegeta ringhiò, l'Alpha scoppiò a ridere di petto: fu un suono terribile che risuonò riverberato. Hurricane scese più giù, pericolosamente verso il suo membro che palpitava. Lo sollevò per le caviglie e lo tenne sospeso sulle spalle per poter ammirare la chiazza trasparente e profumata che stava filtrando dalle sue natiche muscolose.
"Vuoi proprio essere fottuto come la cagna lurida quale sei, vero?".
"Vaffanculo!" urlò Vegeta.
Al manrovescio che sferzò improvvisamente l'aria di piombo, l'Omega batté la nuca contro il pavimento. E mentre la guancia si faceva sentire pulsando e bruciando, macchie nere punteggiarono la sua vista poco nitida.
"Portami rispetto, puttanella, se non vuoi che ti uccida!" ruggì Hurricane.
"Lascialo!".
Sia il nerboruto Alpha, sia il mezzo stordito Omega si voltarono in direzione dell'uscita del locale. Fradicio, stanco, prossimo a svenire... Goku era lì e teneva sollevata la serranda sulla sua testa. I neri capelli sembravano tentacoli scuri dotati di vita propria.
"Che vuoi?" ringhiò Hurricane. D'un tratto sorrise malignamente mentre si alzava. "So chi sei" guardò prima Vegeta che tentava di camuffarsi il sesso con le gambe piegate verso il petto. "Ti ho investito e ucciso quell'inutile bestia pulciosa!".
Goku assottigliò lo sguardo: lampi di rabbia saettavano con filamenti quasi scarlatti nelle sue iridi. Quando lasciò la serranda, questa piombò poco più in basso della metà e con un rumore terribile, forse secondo a quello delle unghie su una lavagna.
"Lascialo andare, ho detto".
Hurricane si umettò le labbra. "Altrimenti?" scimmiottò. "Sei venuto a salvare quest'arrogante principessina?".
Goku guardò per un attimo Vegeta ma non rispose. La collera stava rimbalzando in tutto il suo corpo come la pallina di un flipper, l'adrenalina lo stava riscaldando in modo quasi pruriginoso. Il soldato si scrocchiò pericolosamente il collo e le nocche.
"Una volta che avrò finito con te, mi divertirò un po' con questa puttanella dal culo vergine e-".
Hurricane perse il ghigno malefico. Vegeta sbatté incredulo le palpebre. Un solo scatto fulmineo e Goku lo aveva zittito con un pugno feroce nel basso addome. Afferrò i polsi massicci dell'Alpha biondo e con una forza sovrumana lo spinse di netto verso un muro. La schiena che si scontrava contro la dura superficie produsse un rumore nitido e disgustoso.
Goku lo lasciò, l'altro scivolò sulle ginocchia con le braccia avvolte intorno al ventre. "Voi montagne di muscoli avete sempre un solo punto debole: l'ultimo spazio tra gli addominali e l'inizio dell'intestino".
Vegeta era sconcertato a tal punto che non prestò minimamente attenzione alle mani gentili del senzatetto che iniziavano ad allentargli la cintura ai polsi. A operazione conclusa, gli mise sulle spalle il cappotto logoro.
"Mi dispiace se non sarà il massimo, ma questo ti proteggerà un po'" gli disse con gentilezza.
Vegeta si morse le labbra nell'impotenza.
Goku era... muscoloso, con un fisico scolpito sebbene magro. Era alto, le sue mani forti ma non incutevano paura. Le gambe toniche sotto al jeans che, ormai zuppo, era diventato come una seconda pelle. Era sempre lo stesso senzatetto che aveva pestato per un suo assurdo capriccio? Deglutì mentre chinava la testa e si stringeva improvvisamente l'indumento addosso.
Sotto le sue ginocchia e tibie nude, il freddo lo accarezzava beffardo dal pavimento che puzzava di acqua stantia.
Goku sussultò appena: Hurricane, in piedi, aveva in mano un coltellino svizzero. Ne fece brillare la lama nella luce aranciata dei lampioni che tremolavano per via del vento. Scoppiò a ridere.
"Hai avuto un colpo fortunato su di me, moccioso ma non ti salverai dal mio amichetto svettante!".
Goku guardò Vegeta con la coda dell'occhio. L'altro non si mosse. Un occhiolino, un sorriso e l'Alpha corvino era già scattato verso Hurricane. Quest'ultimo si lanciò con un grido selvaggio ed affondò immediatamente l'arma in direzione del fianco sinistro dell'avversario.
Il più minuto schivò immediatamente e piroettò alle sue spalle; gli assestò una tallonata alla piegatura della gamba sinistra. Hurricane ringhiò, poi torse il busto nella speranza di poter conficcare la lama nella tempia di Goku. Ma quest'ultimo era abituato alle risse, così bloccato quel polso, reclinò dolorosamente l'intero braccio all'indietro.
Un solo balzo e gli strinse la gola in mezzo alle sue gambe, intrecciandole sotto al mento e spingendo verso lo sterno. Con la spalla che scricchiolava e l'intero braccio che si intorpidiva, Hurricane fu vinto dalla paura di avere un braccio rotto.
Il coltello che piombava in terra mise fine a quella sfida di forza.
Vegeta si tuffò come una tigre sull'arma. La puntò verso il nemico in ginocchio e se nei suoi occhi lampeggiava la furia cieca, era evidente che fosse ancora spaventato.
Tremava in modo vistoso.
"Farò sbattere te in prigione e anche quel bastardo del tuo padrone!" ringhiò con voce acuta.
Hurricane abbozzò un sorrisetto ma non disse nulla.
Poco dopo, le sirene della polizia affollavano l'esterno del locale malfamato. La serranda venne aperta con brutale forza: dietro i caschi blu, il bodyguard di Vegeta concesse un cenno. Il cellulare del suo protetto aveva da sempre un GPS attivo in caso di problemi.
"Perchè mi hai salvato?" mormorò l'Omega quando Goku gli si avvicinò.
"Avevi bisogno di aiuto".
"Come hai fatto a trovarmi?".
Goku sorrise gentilmente, picchiettandosi la punta del naso. Vegeta non sorrise ma aveva capito: l'Alpha docile aveva seguito il suo odore e l'aveva tratto perfino in salvo.
"Sei riuscito a stendere una fottuta montagna di muscoli pieni di merda".
"Prima che la mia famiglia mi ripudiasse, ero un combattente di arti marziali nel dojo di famiglia. Ma mio padre, quando scoprì che ero omosessuale, non ci pensò su due volte a sbattermi fuori. Mi tolse tutto, perfino il cognome e da tre anni vivo in mezzo a una strada".
Il calore iniziava a crescere nuovamente in lui.
Vegeta inspirò attentamente, con una mano alla fronte: il suo Omega Interiore l'avrebbe fatto sicuramente pentire a vita ma... Bastò guardare il cappotto che lo riscaldava - e copriva i genitali - per sbuffare con un mezzo ghigno e le guance imporporate d'imbarazzo.
"Vieni a casa mia" borbottò senza guardarlo. Goku spalancò gli occhi, stupito. "Non farmelo ripetere".
"Ti ringrazio ma-".
Vegeta ringhiò scrollando il capo. "Ho detto non-farmelo-ripetere!" si sibilò ferocemente a denti stretti.
"Va bene"...
***
Vegeta stava impazzendo.
Il calore sembrava liquefargli la pelle senza pietà, il cuore gli batteva furiosamente e a tratti percepiva la mente annebbiarsi. Si era tolto i pantaloni di seta bianchi e la casacca del pigiama ma sembrava proprio che gli slip avrebbero seguito la medesima sorte di finire dimenticati in terra.
Lo scroscio dell'acqua calda proveniente dalla seconda porta bianca nel corridoio lungo e in stile classico si fermò. Vegeta si rannicchiò a pallina, su di un fianco: stava immaginando Goku completamente nudo.
Quando percepì i flebili passi del senzatetto che stava uscendo fuori dal bagno e camminava verso la prima porta a destra, di fronte alla sua stanza, si avventò sul pomello dorato come una belva.
Vegeta e Goku erano ora faccia a faccia; la differenza di altezza tra di loro era abbastanza notevole. L'Omega gli raggiungeva appena la clavicola.
"L'acqua era perfetta" sorrise l'Alpha.
Un misero asciugamano gli proteggeva le parti intime.
Vegeta socchiuse gli occhi ai lividi che lui stesso aveva creato con il pestaggio. Alla spalla e al fianco: lì la pelle si era tinta di viola-rosso-giallo. I capelli di Goku erano semi-asciutti e schizzavano ribelli in ogni direzione; di tanto in tanto, goccioline d'acqua tracciavano linee immaginare sui muscoli cesellati.
L'Alpha si nascose il naso dietro la mano, le sue guance si accesero leggermente di rosa. Vegeta non chiese; si appoggiò a braccia conserte e un ghigno serafico contro lo stipite della porta.
"La cena era squisita... ora andrò a letto".
Vegeta gli afferrò un polso con rabbia. "Per la seconda volta tu osi rifiutarmi?".
"Non ti sto rifiutando. Non mi approfitterei mai di un Omega in calore".
"Tu devi solo soddisfarmi e poi te ne andrai!" replicò arcigno l'altro, vicino al suo naso. Ma Goku scosse il capo. "Cazzo! Devi solo fottermi! Cos'è che non capisci?!".
Il più alto sospirò pesantemente: ora sorrideva teneramente. "Capisco come ti senti... il calore è un po' come il Rut ma ti prego di resistere e di non fare scelte di cui potresti pentirtene. Sei stato gentile ad offrirmi un riparo, un pasto caldo e una doccia per stasera. Siamo pari".
Ma Vegeta non era affatto d'accordo.
Goku sembrava un'altra persona rispetto al sudicio barbone di svariate ore prima. Solo uno stupido l'avrebbe lasciato andar via.
Durante il calore, la famiglia dell'Omega gli inviava Alpha ben pagati che l'avrebbero soddisfatto per molte ore. Al mattino seguente se ne sarebbero andati via. Ora però Vegeta aveva un gran pezzo di stallone dinanzi e il suo Omega Interiore era entusiasta di poter compiacere quel dolce Alpha.
"Tu non hai capito" Vegeta si rizzò in punta di piedi per afferrargli le guance. "Tu non decidi. Tu esegui i miei ordini!".
Goku sussultò: l'altro gli aveva appena schiaffato una mano sulla virilità. "Smettila..." pregò con gli occhi socchiusi.
"Perché?" lo sfidò serafico Vegeta. "Soddisfami. Questo è il prezzo della mia ospitalità".
A una sferzata di odore dolcissimo, la mente dell'Alpha si annebbiò.
***
Vegeta era un pasticcio di lacrime e saliva.
Aveva risvegliato una bestia silente che da molte ore non gli aveva concesso un attimo di riposo. Sussultò a bocca aperta, non un suono ne uscì: il mastodontico fallo martellava nelle sue carni arrossate e ben strapazzate. Se da un lato ne aveva abbastanza, dall'altro ne desiderava sempre di più.
Le mani di Goku gli avevano lasciato segni rossi sui fianchi ma in compenso sulla schiena muscolosa di costui, lui aveva delineato graffi rossi e brucianti.
Vegeta venne contro le lenzuola stropicciate per l'ennesima volta. Goku gli si accucciò sulla schiena, il naso gli toccava la ghiandola odorosa, dolce come una caramella ricoperta di zucchero. L'Alpha gli scoccò un tenero bacio, dopodiché iniziò a frizionargli il membro.
La mente del più piccolo si stava riempiendo di assurde fantasie da Omega. Goku lo voltò senza alcuno sforzo e mentre colpiva la sua prostata, afferrò entrambi gli ammassi fallici. Vegeta si aggrappò al bordo della testiera imbottita del letto, mugolando qualcosa d'incomprensibile.
Voglio i tuoi cuccioli, maledetto!
Questo pensiero che mai Vegeta avrebbe rivelato, gli fece stringere palpebre e denti pur di ingoiare un singhiozzo. Quand'era in calore si odiava: diventava uno smielato essere umano che avrebbe fatto di tutto per un cazzo capace di soddisfarlo. Però doveva ammettere che Goku era qualcosa di incredibile. Un Alpha purissimo, con una stamina eccezionale. Un essere di prim'ordine che non aveva mai avuto il piacere di provare.
Goku lo riempì, dopodiché gli si avvicinò per poterlo baciare ma si fermò.
Vegeta sbuffò. "Non hai le palle per baciarmi?".
"Il bacio è una cosa molto intima. Non posso far-".
L'Omega lo aveva appena zittito premendogli le labbra sulla coppia più sottile.
Goku ne rimase un po' sorpreso, dopodiché si abbandonò e con gentilezza lasciò che la lingua invitasse alla danza della passione l'altra. Vegeta rovesciò il collo all'indietro, piacevolmente rapido dai tocchi caldi e gentili dell'Alpha che gli sfiorava il mento, il collo e la clavicola.
"Sei sicuro che farlo senza preser-".
"Sei buono solo a scopare. Taci. Quello che voglio fare non ti deve interessare" lo ammonì Vegeta, tuttavia non c'era cattiveria nelle sue parole.
Goku sbuffò una risatina e si sedette sul bordo del letto.
L'Omega guardava attentamente la stanza, le ombre aranciate dai bordi offuscati che provenivano dalle abat-jour, il cornicione dell'armadio color olmo nei cui specchi poteva osservare sé stesso - in uno stato pietoso - e la mascolinità che trasudava l'altro. L'Alpha sedeva con i gomiti poggiati sulle ginocchia.
Vegeta non voleva un cucciolo. Ecco perché si sarebbe imbottito di pillole anti-concezionali dopo.
-Non è il momento- pensò con uno sguardo basso.
Aveva un'azienda da portare avanti. Però, anno dopo anno, era sempre più difficile ignorare l'Omega Interiore che pregava di mettere su famiglia.
"Domattina me ne andrò".
Una morsa oscura e dolorosa serrò lo stomaco dell'Omega. Istintivamente portò la mano sul lieve gonfiore allo stomaco. Era stato riempito talmente tanto che sembrava fosse-.
No.
Socchiuse gli occhi con rabbia. Ogni volta un Alpha prima lo soddisfava e poi lo lasciava così, a dover fare i conti con un contraccolpo del tutto naturale dell'Omega Interiore che pigolava perché non era stato reclamato come compagno.
Vegeta era un Omega magnifico ma nessuno voleva averlo al proprio fianco.
"No, cazzo! Non te ne andrai da questa fottuta casa!".
Goku lo guardò circospetto. "Va bene così".
"Sarai il mio Alpha!" urlò l'altro. "Quante volte ti ho detto di non farmi ripetere le cose?! Resterai qui, che ti piaccia o no!".
L'Alpha scoppiò improvvisamente a ridere.
"Con un solo gesto ti posso far diventare carne morta!" replicò acido Vegeta, a braccia conserte.
"Puoi avere di meglio di un senzatetto".
"Lo hai sentito anche tu l'Imprinting, vero?" preciso Vegeta. Goku chinò il capo ed arrossì. "Razza di idiota! Siamo predestinati!".
"Non posso stare qui e scroccare le cose" ricordò morbido Goku. "Ancora non so il tuo nome...".
"E' Vegeta" sbuffò l'altro. "Chi ti ha detto che una scopata pagherebbe il tuo fastidio qui? Ti voglio come guarda del corpo".
"Eh?".
"Sei capace nel corpo a corpo, senza contare che possiedi anche ottimi riflessi, per quanto mi secca ammetterlo" spiegò deciso l'Omega. "Quindi è deciso: da domani sarai colui che mi segue in ogni dove e all'occorrenza anche il mio scopamico. Ora dimmi il tuo nome".
Goku finalmente si presentò. Vegeta abbozzò un ghignetto serafico, dopodiché incrociò le braccia dietro alla nuca.
"Vattene. Lasciami dormire".
"Buonanotte, Vegeta".
Non ci fu risposta. Solo il suo ovattato della porta che si richiudeva. L'Omega si voltò dall'altro lato, su di un fianco. Tirò fuori da sotto il cuscino la sciarpa di Goku. E se fosse rimasto incinto? Vegeta socchiuse gli occhi.
Tutto era una possibilità.
Una nata per caso.
Una che avrebbe cambiato la sua vita. In bene o in male, era tutto da scoprire.
Vegeta inspirò a fondo l'odore di Goku sull'indumento che era stato lavato, sterilizzato e tirato a lucido: l'aroma che l'aveva stregato - e che mai avrebbe ammesso per via del suo orgoglio - permeava nell'intreccio dei fili della lana grigia.
In quanto accanito e vincente giocatore di scacchi, Vegeta aveva mosso la sua pedina contro quella della sua vita beffarda. Era contro le regole ma... aveva mobilitato stesso il Re.
"Ti avrò sempre in pugno, piccolo Alpha" mormorò con un pizzico di cattiveria.
Probabilmente l'Alfiere aveva già intrappolato il Re. Se avesse perso quella partita non sarebbe stata un'amara sconfitta. L'indomani, Goku non se ne sarebbe andato e questo era già un ottimo traguardo.
Almeno, il Re non sarebbe stato più solo.
The End
Angolo di Watchie
Allora... eccomi qui con la mia primissima storia su Goku e Vegeta richiesta dalla gentile @Naliwolf. Chiaramente preciso che oltre a non ricordare che pochissime cose dell'Anime che guardavo quando frequentavo le medie, i nostri Sayan preferiti appartengono all'Universo Dragon Ball Z (e al massimo GT). Non ho mai visto le nuove serie. Fatemi sapere che cosa ne pensate di questa sfida completata. Penso che prossimamente potrei portare una KageHina. Chi lo sa? Un saluto!
Buona domenica!
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