Capitolo 3
Quella mattina quando Violet entrò in cucina, trovò poggiato sul tavolo un quaderno nero.
Incuriosita, mentre mangiucchiava un biscotto e beveva una tazza di thè, lo aprì.
Nella prima pagina, scritte in una calligrafia abbastanza illeggibile, poche righe recitavano: Visto che ci sono cose che a voce non direi mai, ho deciso di condividerle con voi in un'altra maniera, scrivendo.
Io voglio raccontarmi di me, ma a voce non riuscirei a farlo.
Quindi ho deciso di scrivere qui tutto ciò che voglio dirvi.
Mi farebbe piacere se anche voi faceste lo stesso.
Può essere una frase che vi è piaciuta, qualcosa sulla vostra vita o un messaggio che volete mandare a tutte.
Non credo che anche questo debba essere letto ad alta voce, quindi lo lasceremo in cucina e chi vorrà lo leggerà e scriverà.
La prossima volta che passerò in cucina scriverò qualcos'altro -K
Violet si congratulò in silenzio con Katherine per la bellissima idea che aveva avuto.
Poi, dopo una lunga ricerca, trovò una penna in un cassetto della cucina.
Dopo essersi assicurata che fosse carica, si arrampicò su uno sgabello e aprì il quaderno alla pagina successiva.
Sotto la data del giorno iniziò a scrivere.
Mi pare giusto scrivere su questo diario, anche perché questa idea mi piace molto.
Quindi ho deciso di raccontavi di Violet.
Anche se la mia altezza può ingannare, ho quindici anni.
La situazione a casa mia devo dire che non mi manca.
I miei genitori possiamo dire che sono separati senza essere separati.
Nel senso che litigano di continuo ma non vogliono divorziare.
Io non li capisco proprio.
Mio padre tradisce mia madre da anni e una notte, mentre io stavo guardando un film, è rientrato a casa ubriaco.
Mi ha guardato e si è messo a piangere.
Poi mi ha confessato che avrebbe avuto un figlio con un'altra donna.
Da quel momento ho deciso che non avrei mai fatto gli stessi errori dei miei genitori.
Dal giorno successivo ho deciso di cambiare.
Ho iniziato a studiare e leggere continuamente per allontanarmi dalla realtà.
Anche se sono passati tre anni ormai da quel giorno, prima di arrivare qui, sentivo quella sensazione che nei mesi precedenti avevo imparato a lasciare lontana.
Sentivo il bisogno continuo di passare sempre più tempo fuori di casa, di allontanarmi sempre di più dalla mia famiglia.
Solo io so del figlio "illegittimo" di papà.
Ne mamma ne i miei due fratelli minori sospettano nulla, e credo sia meglio così. -V
Dopo essersi firmata Violet posò la penna e chiuse di scatto il quaderno.
Si era ripromessa di non pensare a casa, e invece eccola a scrivere dei suoi problemi privati.
Disgustata da se stessa si alzò e versò il thè rimasto sul fondo della tazza nel lavello.
Mentre usciva dalla cucina diretta in giardino vide Jane entrare e senza neanche guardarla la salutò per tirare poi dritto.
Quando superò la porta finestra lasciò che un leggero venticello le scompigliasse i capelli stranamente sciolti.
In lontananza vide qualcuno che nuotava in piscina e qualcun'altro che correva intorno alla casa, ma lei si diresse verso una panchina lontana, posizionata sotto un grande albero.
L'aveva vista il giorno prima dalla finestra della sua camera e fremeva dalla voglia di andarsi a sedere lì sopra e a leggere un bel libro.
Ovviamente, solo quando era ormai seduta comodamente, si ricordò di aver dimenticato il libro in cucina.
Sbuffando si guardò intorno.
Spesso le signore lasciavano le riviste già lette e rilette sulle panchine.
Ma niente di quel genere in vista.
In fin dei conti era un proprietà privata.
Al posto delle riviste però, in uno scomparto creato dentro la panchina di legno, trovò alcuni libri.
Bastava solamente sollevare una maniglia camuffata da poggiabraccio per accedere a una libreria in miniatura.
Erano tutti libri che non aveva mai sentito e sicuramente tutti interessanti.
Ma uno in particolare attirò la sua attenzione.
Con cura sollevò Un albero cresce a Brooklyn e si immerse nella lettura.
Poco lontano Agatha era distesa a pancia in giù sull'erba.
Davanti a lei un blocco da disegno ancora immacolato e così tante matite all'apparenza identiche da perdersi.
Appena poggiò la matita sul foglio tutti i pensieri che le affollavano la mente diventarono insignificanti.
Il soggetto scelto per il ritratto del giorno era Madison che stava seduta in disparte a suonare la chitarra.
La mano pizzicava le corde con prepotenza, quasi con rabbia.
Probabilmente abituata alla chitarra elettrica, per la ragazza il suono della chitarra acustica era troppo delicato e cercava invano di farlo diventare più duro.
Agatha era impegnata nel ritrarre l'attimo esatto in cui la mano destra toccava le corde e i capelli castani chiari ricadevano sugli occhi della ragazza.
La rossa completò appena in tempo il disegno, infatti, una manciata di minuti dopo Madison si alzò e rientrò in casa senza degnare nessuno di uno sguardo.
Angolo autrice.
Non so come mi sia venuta l'idea del diario, ma cercavo un modo per far comunicare le ragazze.
Per di più sarà fondamentale ma vedrete poi più avanti.
Volevo specificare una cosa per chi non l'avesse capita.
Le ragazze quando finiscono di scrivere sul diario si firmano con la loro iniziale.
Qui sotto vi riporto i loro nomi e la firma, magari vi aiuta a capire tutto meglio.
Madison; -M
Spencer; -S
Agatha; -A
Jane; -J
Katherine; -K
Catlyn; -C
Violet; -V
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