UN SOGNO
Albus passeggiava tranquillamente per i corridoi di Hogwarts, immerso nei suoi pensieri.
La nuova professoressa di Trasfigurazione si era ambientata benissimo e nelle sue classi regnava il silenzio assoluto durante le lezioni. Era molto brava a insegnare, era una strega di indubbio talento.
"Ed è terribilmente bella." pensò.
Poi si maledisse mentalmente. Era una sua collega, una sua ex alunna, non poteva avere simili pensieri. Sarebbe stato poco professionale. In più lui era molto più vecchio di lei. Troppo. Oltre quarant'anni.
Era una sua collega, certo, ma ciò non toglieva che fosse una bella donna, intelligente, velenosa con coloro che non sopportava e dolce con coloro a cui teneva. E Albus considerava un privilegio essere tra quest'ultimi. Sentiva il bisogno di rivederla. Ogni tanto inventava scuse per vederla, ogni tanto la sognava. Ma sempre occupava i suoi pensieri e cominciava a diventare snervante. Doveva avere delle risposte, positive o negative che fossero.
Sapeva che Minerva meritava qualcuno che la proteggesse, non qualcuno che la esponesse sempre al pericolo. Sì, sarebbe stato tremendamente pericoloso per lei, ma era terribilmente pericoloso per lui stare lontano da lei. Lei, quel la donna che gli aveva rubato il cuore, che gli faceva passare le notti insonni. Quel volto che gli tornava in mente ogni volta. I capelli scuri, gli zigomi alti e sporgenti, gli occhiali squadrati, le labbra piccole e rosse, gli occhi grandi e verdi, come la speranza. Speranza, quella che faceva sognare il vecchio preside.
Doveva rivederla, ma come? Avrebbe cercato qualcosa in biblioteca e l'indomani glielo avrebbe mostrato. Lei gli avrebbe sfilato il libro dalle mani, sfiorandole, e sarebbe stata cosí assorta nella lettura da non notare lo sguardo triste di Albus. Da non notare le emozioni che i brillanti occhi azzurri riflettevano.
Si diresse a grandi passi verso la biblioteca. Era tarda notte, ma quello era uno dei vantaggi dell'essere preside. Mormorò un incantesimo e riuscì ad entrare nella Sala. Si incamminò verso l'ala di Trasfigurazione, quando noto una luce provenire proprio da dove si stava dirigendo. Chi poteva essere a quest'ora? Levò la bacchetta e riprese a camminare, facendo il minimo rumore possibile. Appena svoltò l'angolo, si aspettò di vedere un alunno o un mago con la bacchetta alzata, non di certo una Minerva addormentata sulla poltrona. Abbassò l'arma e sorrise. Era bella persino mentre dormiva. Il libro ancora aperto poggiato sulle gambe, gli occhiali storti sul naso. Le prese il libro, mise un segno e lo poggiò su un tavolo lì vicino. Le tolse gli occhiali e rimase per un po' a guardarla dormire, completamente immersa nei suoi sogni. Ad un tratto, lei sussurrò il suo nome.
- Albus.-
L'anziano mago la guardò affettuosamente: lo stava sognando. La fronte della donna si corrucciò. Cominciò ad agitarsi sulla poltrona, continuando a chiamarlo. L'uomo le afferrò la mano, ma lei non parve calmarsi.
- Sono qui.- le sussurrò.
Lui la vedeva nei suoi sogni, lei lo vedeva nei suoi incubi. Aveva ragione a pensare di non avere speranze.
- Non lasciarmi.- sussurrò Minerva.
Sorrise di fronte al suo stato di dormiveglia. Non sapeva parlasse nel sonno.
- Non lo farò.- le rispose, stringendo la presa.
Si sedette sul bracciolo della poltrona dov'era seduta l'amica, le prese la testa e gliela fece appoggiare al suo petto.
Finalmente, smise di agitarsi e Albus avrebbe giurato di averla sentita fare le fusa. Essere un Animagus aveva i suoi pro e i suoi contro.
Cominciò a giocherellare con una ciocca di capelli sfuggita alla crocchia della donna. Vide che aveva dei segni rossi sul collo, probabilmente dovuti alla posizione scomoda.
La prese tra le braccia, ringraziando silenziosamente Merlino del fatto che fosse sempre stata una donna minuta. Si scoprì un po' preoccupato, tuttavia, che fosse così leggera. Profonde occhiaie segnavano il suo volto, sul quale cominciavano ad apparire le prime rughe, intorno agli occhi.
"Forse è il nervosismo" pensò. "Gestire un classe non è facile"
La portò nelle sue stanze, dopo aver detto la parola d'ordine al ritratto ("zenzerotto").
La adagiò delicatamente sul letto, cercando di non svegliarla. Evocò una sedia e le si sedette accanto, guardandola dormire.
Era rilassata, confortata dalla sua presenza? Doveva dirle cosa provava? Forse sì... o forse no.
Non sapeva dire da quanto fosse lì, aveva perso il senso del tempo.
Dopo un po', lei sbatté le palpebre, aprendo gli occhi. Lo guardò e un gran sorriso le illuminò il volto.
- E' sicuramente un sogno...- sussurrò, con la voce roca.
- Perché?- domandò, perplesso.
- Tu sei con me e ho sentito che mi prendevi in braccio, mi stringevi a te. E' sempre il solito sogno.-
- Sempre il solito?-
Lei annuì con convinzione.
L'uomo guardò l'orologio. Erano ancora le quattro e mezza.
- Torna a dormire, è ancora presto.-
- Non mi baci, prima?- chiese, speranzosa, riappoggiando la testa sul cuscino.
- Come, scusa?-. Doveva aver sentito male.
- Baciami. Di solito a questo punto del sogno succede sempre così.- spiegò, chiudendo gli occhi.
- Non sai cosa dici!-
- Ti prego.- mormorò prima di riaddormentarsi.
Le si avvicinò lentamente, sedendosi sul bordo del letto e le sfiorò le labbra con le sue.
Quando si allontanò, la vide sorridere nel sonno.
"E' un grosso, grosso errore!" pensò.
Non poteva fare del male a delle persone solo perché erano colpevoli di amarlo. Teneva troppo a lei per esporla a tale pericolo. Non poteva stare con lei, non era la persona adatta. Era troppo vecchio, era troppo pericoloso averla anche solo come amica. Per colpire lui avrebbero sicuramente cercato di colpire lei. Se Voldemort fosse tornato, sarebbe stata in pericolo.
Provò ad alzarsi, ma la mano di Minerva appoggiata sulla sua lo convinse a desistere.
Si sedette, senza interrompere il contatto delle loro mani e poco dopo si addormentò anche lui.
Minerva si svegliò il giorno dopo di buon ora. Teneva ancora gli occhi chiusi. Era un sogno così bello! Albus che la abbracciava, che restava con lei. Albus che la baciava!
Alla fine, si rassegnò e aprì gli occhi.
Quando vide l'uomo addormentato sulla sedia, sgranò gli occhi e dovette trattenersi dallo spalancare la bocca.
Rimase in quella posizione per qualche minuto, incredula. Non poteva essere vero. Mosse una mano e si accorse solo allora che la teneva per mano. Strinse la presa più forte che poté e il mago si svegliò.
Si guardarono negli occhi per un istante, quelli azzurri ridenti, quelli verdi pieni di lacrime.
- Parli nel sonno, lo sai?- chiese Albus per spezzare il silenzio.
La donna arrossì.
- Lo so.- disse solamente. - Me lo ricordo...- aggiunse un po' imbarazzata.
- Minerva, ti amo.-
- Anch'io.-
- Ma non possiamo stare insieme.- aggiunse, guardandola negli occhi.
La donna sospirò.
- Me ne rendo conto.-
Lui le afferrò entrambe le mani.
- Non sai quanto vorrei poter stare con te, ma non posso. E' troppo pericoloso per entrambi.-
Minerva non trovò la forza per parlare, per cui annuì.
Albus si alzò.
- Devo andare.-
La donna chiuse gli occhi. Non voleva vederlo andare via. Non voleva vedere i suoi sogni infrangersi.
Il mago capì il perché del suo gesto. Fece per muoversi verso la porta, ma invece si sedette di nuovo accanto a lei.
Minerva percepì la pressione delle dita di lui sul collo e le labbra di lui sulle sue. Si scambiarono quel bacio bramato da anni, con l'angoscia nel cuore.
Quando si staccarono, l'uomo le carezzò dolcemente una guancia, asciugando la lacrima che era scesa dagli occhi di Minerva.
Sempre con gli occhi chiusi, lo sentì alzarsi, aprire la porta e andarsene.
Aprì gli occhi e non potè impedire alle lacrime di scorrere sul suo bel volto. Spostò lo sguardo sul comodino e notò una bellissima rosa rossa con delle spine. La prese facendo attenzione a non pungersi, e lesse il biglietto attaccato al fiore.
"L'amore è come questa rosa. Può essere meraviglioso, ma bisogna fare attenzione alle spine. Non temere, se avrai bisogno di me, ci sarò. Ora e per sempre. Sinceramente tuo, Albus."
Tra le lacrime, Minerva ringraziò il cielo di averle mandato quell'angelo dagli occhi azzurri sul suo cammino.
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