COME LA PIOGGIA
Volgi lo sguardo al cielo.
Le stelle sono velate dalle nuvole.
L'acqua scende rapida e abbondante, e par che il cielo voglia piangere assieme a te.
Il marchio nero è scomparso, cacciato dalla tua luce. Non hai potuto versare lacrime, perché non si addiceva al tuo ruolo. Era necessario un dolore composto, una sofferenza velata, uno sguardo che celasse a tutti il tuo dolore. E hai invidiato Potter, che poteva lasciarsi andare, mentre tu dovevi reprimere le lacrime, lacrime che ora possono cadere rapide e abbondanti, come la pioggia.
Qualcuno disse che la gioia è una dolcissima sofferenza.
Cosa pensi tu, allora, della tua vita, Minerva?
È stata densa di gioia o di sofferenza?
Certamente adesso non pensi sia la gioia a nascerti nel petto, adesso che stai piangendo silenziosamente nella tua stanza, con gli occhi bagnati e il respiro regolare. Non era gioia che provavi quando dovesti abbandonare Dougual, e non era gioia quella che sentivi quando vedesti il corpo di Albus a terra, senza vita.
Allora forse la tua vita è stata sofferenza.
Ma non era sofferenza quella che provasti quando Albus ti invitò a danzare, non era dolore quello che sentisti quando Dougual ti baciò la prima volta.
Perché citi sempre loro due, Minerva?
Forse perché sono stati gli unici uomini che tu abbia mai amato?
Sì, forse sì.
Amore.
Il sentimento più forte e pieno e potente che una persona possa provare, e tu l'hai provato, ma non ti ha dato che sofferenza. Allora, se dicono che tutta la vita è amore, tutta la vita, per te, è stata sofferenza.
E sbagliano quando dicono che l'amore è gioia?
Forse.
Perché l'amore non si presenta mai uguale.
Allora la tua vita com'è stata?
Dolore o felicità?
Forse dolore, forse felicità.
Nonostante tutto quello che ha vissuto, hai continuato a sorridere e a piangere, ma allora perché ogni volta che soffri ti par la prima volta? Non dovrebbe essere una novità, per te, il dolore poiché nella tua vita ne hai patito molto e poche volte hai potuto darvi sfogo: la rigidità che ti imponevi comportava anche un controllo ferreo sulle tue emozioni.
Molte volte hai avuto paura di mostrarle in modo eccessivo.
Hai avuto paura di sbagliare.
Forse è per questo che hai sempre amato le regole.
E adesso le odi.
Odi la tua rigidità.
Odi la paura di amare che Dougual ti ha lasciato dentro.
Odi le regole.
Odi pensare sempre la lavoro, all'immagine che di te davi ai tuoi alunni: ciò ti ha impedito di vivere la seconda opportunità di felicità.
Perché non hai infranto le regole, quelle regole non scritte che impediscono una relazione sul luogo di lavoro? Avresti voluto infrangerle, giusto per vivere un attimo di felicità, giusto per gridare al mondo e a lui che lo amavi, giusto per amarlo sotto i raggi del sole e della luna.
Ma non potevi.
Perché chi poteva assicurarti che anche lui lo volesse?
E se vi avessero licenziati?
E se avessi fatto la figura della sciocca davanti a lui?
Non potevi.
E adesso vorresti tornare indietro nel tempo, mutare le sciocche scelte che hai compiuto.
Vorresti aver potuto amare ancora, Minerva.
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