Il pirata e il servo / Ookurikara e Mitsutada
« Mio Ookurikara vieni qui ».
Lo chiamò Mitsutada con in mano una tazzina. I capelli blu che mettevano in risalto quella pelle lattea incastonata da un occhio color miele, mente l'altro invece era coperto da una benda nera.
Ookurikara lo guardò per un istante. Poi gli andò incontro e si fermò giusto a un centimetro di distanza. Gli occhi colati di un oro puro stretti in due fessure e i capelli castani con dei ciuffi mossi tinti di un viola intonavano con la sua pelle abbronzata.
« Cosa volete mio signore ? »
Gli chiese brusco mettendo le braccia al petto.
« Cosa voglio io da te? Lo sai benissimo » rispose, afferrandolo da un braccio, facendogli così perdere l'equilibrio.
Con una faccia sopra di sé ghignante, il povero Ookurikara si ritrovò con il sedere sulle gambe muscolose del pirata, il quale si preoccupò di riappoggiare con eleganza la tazzina sulla scrivania.
« L-lasciatemi! »
Balbettò in netto difficoltà il giovane, mentre con una mano guantata scacciò via la mano insistente.
« Non ti lascio. E da una vita che ti desidero. E ora merito un bacio, non credete mio principe ? »
« Mitsuta...»
Un mormorio che morí proprio nell'esatto momento in cui la sua bocca venne sigillate da quelle del più grande. Delicato come il pirata sapeva essere. Le proprie mani invece appoggiate per sbaglio su quel ampio petto.
« Ci voleva tanto. Ora siete libero di andare se volete » disse uno sghignazzante Mitsutada per poi lasciarlo finalmente libero.
The End.
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