Gemma dell'Anima


Titolo: Gemma dell'Anima

Autore: Miryel

Fandom: Avengers

Lunghezza: One Shot

Genere: Angst/Introspettivo

Personaggi Principali: Tony Stark / Peter Parker

Coppia: Slash

Note sulla storia: Missing Moment

Avvertimenti: nessuno


Lo specchio d'acqua raccoglie il sole al suo orizzonte. Lo risucchia lentamente, ne cattura i colori caldi e li espande sulla sua superficie brillante. È la pantomima di una cartolina che viene da un paese lontano, ma quel panorama è lì, tra gli alberi irsuti e un cottage di legno. Un lungo vialetto costeggia quel bosco. Porta al cancello di ferro che dà sulla strada principale; sembra il portale verso un altro mondo, uno diverso; uno dove il male esiste e vince. Ma ora sono al sicuro, dentro un terreno recintato, custode di pace e di false speranze. Durano nulla, solo il tempo di crederle, poi svaniscono ma ci sono. Non vanno perdute, solo messe da parte, quando la vita di ogni giorno si abbatte sull'uomo, e lo imprigiona dentro una routine di cui è prigioniero e padrone.

Peter alza la testa verso il cielo; sorride a una nuvola che ha la forma di un drago; o una montagna; o un castello di carta; o di un bacio rubato. Infila le mani nelle tasche dei pantaloni, e mette un piede davanti all'altro. Non guarda mai in basso, mentre cammina; fissa determinato la sua destinazione, anche quando questa è incerta, ma sa sempre che c'è. C'è sempre un punto di partenza e uno di arrivo. Come a scuola. Come in missione. Come la vita.

Da quanto è tornato da Titano ci pensa, a quel fatto. Ha fatto un percorso contorto e inspiegabile, ma è lì per raccontare il ritorno, e non l'andata. Non sa cosa è successo, quando il suo corpo si è sbriciolato in piccole masse di sabbia e polvere, tra le mani di Tony. Sa solo che è tornato e non si ricorda nient'altro che il buio. Quei cinque anni di vuoto non li ha percepiti ma, quando ci pensa, l'angoscia del tempo perso lo divora. È lì che guarda in basso, quando sente l'oblio sotto i piedi e ha paura di cadere di nuovo. Il cuore perde un battito e i polmoni reclamano aria, ma una mano salda gli stringe una spalla e, come se da un baratro qualcuno gli avesse teso la mano per tirarlo su, Peter alza di nuovo la testa e incontra un sorriso, che diventa specchio del suo.

«Non cadere; se lo fai non ti rialzi più.» Tony non gli lascia la spalla. La stringe saldamente e non abbandona quel sorriso. Si sono fermati. La passeggiata sul viale non continua, perché lui ha messo un muro davanti e uno dietro. È di nuovo prigioniero dell'anima, che non torna e che non avanza. Statica, immobile, come lo era in quel vuoto infinito in attesa di essere salvato.

Scuote la testa. «No, non cado. Ma è difficile. Devo ancora abituarmi. Certe volte la testa agisce prima delle gambe», dice, con un sospiro.

«Oh, nessuno ha detto che è facile. L'ho forse detto?», chiede Tony, indicandosi con una mano – quella sana, quella che non è immobile in un gesso bianco pieno di scritte; sono talmente tante che nemmeno si distinguono più.

Peter scoppia a ridere. «No, non l'hai detto!»

«Meno male, perché iniziavo a preoccuparmi. Sono invecchiato, non mi piace la musica moderna, mi addormento dopo pranzo, mi piace guardare video sul decoupage ma ho ancora il cervello che funziona bene», gli dice, elencando tutte quelle cose con le dita, alzando gli occhi al cielo per concentrarsi, come farebbe un bambino impegnato nei compiti di matematica. Peter non riesce a non sorridere, alzando gli zigomi e inclinando la testa di lato, intenerito.

«Tony, nessuno ti sta dicendo che hai l'alzheimer o cose così. Stai facendo tutto da solo», lo redarguisce, e lui gli si rivolge alzando le sopracciglia. Entrambe, stupito e indignato. Divertito e offeso. Arrogante e infantile. Così dannatamente Tony.

«Sei tu che mettevi in dubbio la mia lucidità!»

«Non l'ho mai fatto! Perché avrei dovuto? Ti perdo d'occhio cinque anni e diventi paranoico?»

«Può darsi», esordisce, e lo guarda scettico, «Dunque vedi di non sparire più o ti vengo a cercare ovunque tu sia per darti una lezione, teppistello.»

Peter ride di nuovo e si guadagna un pugno sulla spalla e una pacca sulla schiena; torna il silenzio e i muri intorno a lui svaniscono, cacciati via da un sorriso e un battito di lunghe ciglia nere sulle sue. Camminano lentamente, e i suoni della natura sono la bizzarra colonna sonora di quella passeggiata. Una rana gracida tra i cespugli, il vento si lamenta tra i rami degli alberi; li muove, in simbiosi col suono di onde che si infrangono sulla sponda. Il brecciolino che si amalgama sotto le scarpe e crea quel suono ovattato che un po' è piacevole e un po' non lo è.

«Che hai fatto in questi cinque anni?», gli chiede ad un tratto, ma non lo guarda. Fissa il suo obiettivo, dritto davanti a sé, anche se non lo vede e non sa quale sia.

«È una domanda un po' generica, non credi? Non penso di ricordare ogni cosa che ho fatto nell'arco di questi cinque anni», dice, ma c'è una punta di malinconia nella sua voce, che Peter ha comunque colto. Gira la testa verso di lui, e la conferma di quella sua impressione gliela legge in un sorriso diverso; che sa di sensi di colpa e occasioni perse. Non gli risponde, perché Tony lo sa benissimo che cosa gli ha chiesto e cosa vuole sapere. «Vuoi una cazzata o la verità?»

«Tutte e due», sorride leggermente e lui piega la bocca da un lato, come fa sempre quando raccoglie una sfida, per gioco, col solo intento di divertirsi.

«La cazzata è che me ne sono fregato di tutto e tutti, ho accantonato una vecchia vita per abbracciarne una nuova, ho deciso di svoltare e godermi la vecchiaia in santa pace senza dover salvare niente e nessuno», spiega, e Peter irrigidisce la mascella, anche se sa che quelle sono solo bugie. O forse lo sono solo in parte. O forse era il suo obiettivo, che Tony non ha mai davvero seguito, perché ha sempre preferito salvare le persone, che dimenticarsene.

«E la verità?», gli chiede, quando vede che vacilla e che, dopotutto, è sempre Tony Stark e con le parole non è mai stato bravo.

Esita, si morde le labbra; guarda altrove ma i suoi occhi sono sempre nei suoi. Sono così grandi che Peter pensa che siano un labirinto fatto di specchi e muri; qualcosa che serve a nascondere paure e fallimenti, facili però da buttare giù con un soffio. «La verità è che non ho pensato ad altro che a salvare il mondo per tutto il tempo, mentre provavo a dimenticare. Ho cercato di non distrarmi da quell'obiettivo, ma più ci provavo e più ci pensavo. Un chiodo fisso. Un'ossessione. Poi è arrivato l'uomo formica con la soluzione e ho rinnegato anche quella.»

«Perché?», gli chiede Peter, con un moto di malinconia nella voce, incapace di credere che anche di fronte ad una soluzione avesse vacillato; avesse negato quella possibilità.

Tony tace; riduce le labbra ad una sottile linea fragile e, facendo un passo verso di lui, abbassa la voce. «Perché se ci avessi provato e poi avessi fallito, non me lo sarei mai perdonato. Non potevo convivere anche con quel senso di colpa. Sarebbe stato... troppo», ammette.

«Poi però lo hai fatto. Perché?»

«Per te, ovvio», dichiara, e torna un lieve sorriso arrogante su quel volto troppo stanco, ma almeno in pace.

«Per... per me? Mi sono perso qualcosa, temo.»

«Oh, no!», lo zittisce quasi, lapidario. «Ho una nostra foto in cucina. Quella dell'Internship dove hai la faccia da scemo e porti quella giacca color vomito!»

«Sì, ricordo. Va' avanti», lo sprona, e inclina la testa, scettico. Non sa dove voglia andare a parare. Non sa come un'innocua foto possa aver generato tanto, in un uomo che non aveva più niente in cui credere.

«La sera che ho trovato la soluzione ai viaggi nel tempo, ho scelto di mettermi al lavoro dopo averla vista. Certo, è una cosa fin troppo sentimentale e non è da me e so che cosa stai pensando ma no, non sto perdendo colpi. Solo mi sono ricordato di una cosa, quando l'ho vista.»

«Ovvero?», ridacchia Peter, ma ha qualcosa incastrato in gola, mentre lo dice. Nasconde dietro l'allegria la voglia di crollare lì, sulle ginocchia, insieme alle sue responsabilità. Tutte quante. Tutte quelle che ha appiccicate alla schiena da quando è Spider-Man.

Tony fa un sorriso accattivante. «Che quando si riescono a fare le cose che faccio io, e non le fai, e poi succedono le cose brutte, succedono per causa tua¹

«E allora hai agito», dichiara e quando ne ha conferma, abbassa la testa. Non vuole abbassare la testa, non può. Se lo fa cadrà, lo sa. È già successo e, stavolta, non è certo che Tony sia disposto ad aiutarlo ad alzarsi un'altra volta. Dovrà farlo da solo. È arrivato il momento che inizi a farlo da solo, ma sa di non esserne in grado.

«Tony?»

«Che c'è?»

Gli pizzicano gli occhi. Non vuole guardarlo, ma deve. Deve farlo. Non può aspettare, non può perdere l'occasione di poterlo fare finché ne ha la possibilità. Gli ha appena detto che, se ha salvato il mondo, è stato per colpa – merito suo, e Peter tutto ciò che riesce a fare è solo ricacciare lacrime amare nell'antro oscuro e spezzato della sua anima, riuscendoci a malapena. È colpa e merito suo. Ora ha la risposta a quella domanda che per un po' lo ha tartassato, quando è tornato; lo ha fatto per me? Perché gli mancavo?

«Che cosa farò non appena te ne andrai?», gli chiede, e incastra le falangi tra loro. Le mani tremano. Vorrebbe che la smettessero di farlo ma lo fanno, imperterrite, devastate, impaurite. Deboli. Racchiudono una forza devastante, ma non sono in grado di nascondere la paura, quando questa è troppo intensa per poterla controllare.

«Cosa fai di solito quando me ne vado?», gli chiede Tony, ed è costretto ad alzare lo sguardo sul suo, ora. I suoi occhi incontrano ancora quelli dell'altro; li incatena sperando che quel tempo non si esaurisca, che resti per sempre appeso lì, in quel viale, insieme a Tony Stark e a un milione di storie che gli deve ancora raccontare; su quella vita incredibile e assurda che ha vissuto e che merita di essere sciorinata sotto ad un cielo vanigliato, con lo sfondo di un lago arancione che risucchia il sole.

Esita. Arriccia le labbra. Strofina le falangi tra loro, e abbozza un sorriso che non sa se c'è davvero. La gola gli brucia e vorrebbe solo cadere giù nell'oblio di un pozzo nero e profondo, da cui non vorrebbe più uscire.

«Aspetto che torni...»

Tony gli prende le spalle. Ha una presa salda, che sa di conforto e di bugie. Non risponde, gli lascia ammirare un sorriso caldo, prima di spostare lo sguardo oltre la sua spalla; cambia espressione.

«Peter?»

È zia May. Si volta a guardarla: ha un vestito nero a tubino; non è la prima volta che glielo vede addosso ma, come sempre, le sta tutto dannatamente bene. Le rivolge un sorriso.

«Ciao.»

May lo guarda incerta. Si avvicina e lo studia da capo a piedi. «Ciao. Non ti trovavamo più. Con chi stavi parlando?», chiede e Peter si gira verso Tony, ma sa già che non troverà più nessuno a sorridergli e a dirgli che non ci vorrà molto perché ritorni. Non glielo dirà, perché non accadrà.

Fissa il lago e il sole che cala ancora, lentamente, finendo nell'acqua e bagnandola della sua luce. Sorride mesto.

«Con nessuno.» Rivolge un ultimo sorriso al nulla, a nessuno, prima di prendere zia May sotto braccio per tornare al cottage. Si stringe a lei come se potesse inglobarlo e scaldarlo; liberarlo da un gelo doloroso che sente scorrergli nelle vene e nell'anima. Un'anima che è appartenuta anche a qualcun altro – che gli appartiene ancora, che vive proprio lì, tra le mura della ragione e del sentimento. Qualcuno il cui cuore galleggia sul lago, sorretto da una corona di fiori e raggiunge il sole. Sprofonda all'orizzonte e cede il passo alla notte, e le stelle se lo riprendono indietro, l'uomo che le ha sempre credute solo corpi celesti che esplodono di luce propria e mai come un romantico manto di lanterne che illuminano il buio. È nelle stelle e nella sua anima, dove vi rimarrà per sempre, ardente come un sole che non tramonta mai, dietro ad uno specchio d'acqua troppo calmo perché lui possa immergervisi dentro e non preferire il cielo, molto più scenico e immenso. Molto più da Tony Stark, decisamente.

Peter alza il mento e sorride. «Grazie²


Fine

¹ La frase che Peter dice a Tony in Civil War.

² La stessa frase che Peter dice in Far From Home, guardando il cielo. Ho sempre pensato che lo dicesse per ringraziare Tony e nessuno mi convincerà del contrario.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top