Threat
Quando ero piccola ero solita a giocare a nascondino con mio padre, a volte passavamo pomeriggi interi a nasconderci ed a cercarci. A lui non dava fastidio ed io lo trovavo infinitamente divertente. Era molto usuale che io mi facessi male, mi sbucciassi un ginocchio o il mento o il braccio, mentre correvo per salvarmi. Piangevo come se mi avessero asportato la milza senza anestesia, quando poi bastava un cerotto ed un bacio da mio padre. All'epoca era il dolore più grande che io potessi mai provare, ovviamente ero troppo piccola per capire, perché quando ieri Matt mi aveva fatto quella proposta io avevo sentito il petto venire squarciato a metà, i ricordi avevano corso per la mia mente ed il dolore che mi travolse era stato quasi intollerabile. Come se qualcuno mi stesse uccidendo lentamente. Incontrare Matt era stato già doloroso di suo, poi andare al suo appartamento è stata la decisione più stupida di sempre ed in fine quella sua richiesta mi aveva completamente spiazzata. Come poteva lontanamente pensare di potermi chiedere una cosa del genere?
Dopo quelle parole Grace aveva preso in mano la situazione e mi aveva trascinato via da lì, ottima decisione, visto che sentivo di star per avere un attacco di panico, neanche lei che era la mia migliore amica sapeva certi dettagli, mi sono sempre rifiutata di affrontare quella situazione, reprimendola fino ad oggi. Mentre uscivamo avevo sentito Matt urlare 'Ti do tempo fino a domani, poi te lo chiederò con le cattive'. Che diamine doveva stare a significare? Che non avevo altra scelta? Non avrei accettato per nulla al mondo di fare la sgualdrina di Luke Hemmings, non che avessi qualcosa in particolare contro di lui, ma semplicemente non volevo avere a che fare con nessuno appartenente a quella band, ormai erano un capitolo chiuso.
"Come ti senti, tesoro?" mi chiede mia madre, risvegliandomi dai miei pensieri. Sebbene sia lunedì mi ha permesso di rimanere a casa, ieri, tornando da quell'incontro, ha letto sul mio volto quanto fossi sconvolta e scombussolata e sono stata costretta a vuotare il sacco, ammettendo a me stessa quando mi sono sentita meglio dopo ciò.
"Sto bene, mamma, veramente." rispondo guardandola da sotto le mie coperte calde. La donna mi guarda accennando un sorriso compassionevole, che mi fa sbuffare ed alzare gli occhi al cielo allo stesso tempo. Ho sempre odiato fare pena agli altri, anche perché non ne ho mai avuto bisogno. Mia madre mi guarda e sospira, sono sempre stata una pessima bugiarda e lei se n'è accorta alla seconda bugia che le ho rifilato in vita mia.
"Devo andare adesso, ma chiamami se ci sono problemi." mi dice entrando nella stanza e sedendosi al mio fianco. Mi accarezza dolcemente i capelli, mentre io annuisco. Spesso e volentieri ci sono battibecchi tra noi, ma è in momenti come questi che capisco quanto bene mi possa volere questa donna ed in un certo senso mi tranquillizza. Mi deposita un caldo bacio sulla fronte, che in altre situazioni avrei rifiutato, ma al momento mi fa piacere.
"Va bene, mamma." rispondo fingendomi scocciata. La donna si alza dal mio letto, che emette un leggero cigolio ed esce dalla porta della mia camera, urlando un 'Ti voglio bene' a cui prontamente rispondo 'Anch'io'. Rimango in silenzio a fissare il soffitto finché non sento la porta sbattere, che mi riporta alla realtà. Subito i miei pensieri iniziano a sfrecciare per la mia mente, facendomi impazzire e non essendo padrona delle mie azioni, mi alzo dal mio caldo letto, solo per afferrare il pc e sdraiarmi di nuovo, adagiandomi contro la testiera del letto. Sospiro riflettendo a quanto sia sbagliato quello che sto facendo, nel frattempo il mio computer si accende. Forse dovrei riporlo il più lontano possibile e non toccarlo, finché questi stupidi pensieri non se ne vanno. So che quello che sto per fare mi farà solo che soffrire, ma dopo aver passato tre anni a negare, a fingere, a dimenticare forzatamente, capisco che ho bisogno di sfogarmi, anche se nel modo più sbagliato che conosca.
Finalmente appare la schermata home, facendomi vedere come sfondo una foto mia e di Grace, di qualche mese fa. Sorrido istintivamente, se solo sapesse quello che sto per fare... Probabilmente mi ucciderebbe.
Provando a scacciare via i pensieri razionali, apro una cartella chiamata '2013' e noto subito gli innumerevoli file che ne fanno parte.
Prendo un grande respiro, sapendo che tra qualche minuto sarò una fontana, ma non me ne curo e apro il primo, che si rivela una semplice foto di spalle. Dopo aver passato la terza foto il mio dito si muove quasi automaticamente e non mi rendo conto di star piangendo fin quando le immagini non iniziano ad apparire sfuocate. Trattengo a stento i singhiozzi all'ennesima foto dove ci guardiamo e sorridiamo. Perché deve fare ancora così male? Sento i ricordi tornare nella mia mente, come se tutto fosse accaduto solamente ieri e mi strugge, mi spezza. Ormai le foto sfrecciano davanti a me, rinfrescandomi solamente la mente ed io non posso far altro che piangere, espellere tutti i liquidi che ho in corpo.
Poi improvvisamente mi fermo, non so se perché ormai non vedo più nulla o per l'immagine davanti ai miei occhi: ritrae me e lui, davanti alla ruota panoramica, ci guardiamo e basta, ma ricordo perfettamente quel giorno. È stata la prima volta in cui mi ha detto di amarmi ed io sentivo di stare in paradiso. Non ce la faccio più e lascio il computer da parte, mentre mi soffoco sotto le coperte, il mio corpo è scosso dagli innumerevoli singhiozzi. Sapevo che sarei finita così, raggomitolata su me stessa, piangente, dolorante, mentre sento il cuore esplodere in petto, se fossi avvolta dal silenzio riuscirei sicuramente a sentire i miei stessi battiti rapidi. Provo così tante emozioni contemporaneamente che stento a respirare normalmente, tra queste c'è anche un profondo e pure odio nei confronti di Matt Emsell, che non poteva perdere tempo per rovinarmi la vita. Con quale faccia mi ha potuto chiedere una cosa del genere? Come se non sapesse del mio passato con la band. Ma poi perché proprio io? Ci sono miliardi di ragazze, anche più famose e più idonee per Luke, perché proprio io? Sento gli occhi iniziare a bruciare e il corpo cedere, è come se questo dolore mentale si sia trasformato anche fisico ed in parte sono sollevata. Non so di preciso quanto passa prima che qualcuno entri in camera mia, ma non riesco a scorgere la figura a causa delle abbondanti lacrime che percorrono il mio volto bagnato, potrebbe essere un ladro ed io rimarrei qui a piangermi addosso ed a strozzarmi con i miei medesimi singhiozzi. Patetica, eh?
"Porca troia, Mag. Perché le hai riviste?" mi rimprovera Grace che riconosco per la sua voce. Non riesco neanche a risponderle e lei sembra capire il mio stato e per questo non aggiunge altro, si infila nel letto con me e mi stringe a sé, quasi a volersi sorbire un po' del mio dolore, ma è impossibile. Penso di non aver provato una sofferenza così da troppo tempo e pensavo che ormai fosse finito, che non ne avrei più sofferto. Le mani di Grave si stringono intorno alle mie braccia, mentre mi culla, come la migliore amica che è.
"Io... Io c-ci ho p-p-provato... M-mi dis-spiace, Grac-ce..." riesco a balbettare, mentre la bionda al mio fianco mi lascia qualche bacio sui capelli mossi. Tento di sforzarmi e smettere di piangere, ma è difficile quando ti rendo conto di quanto sia grande la voragine che hai finto di aver colmato per tre anni. Ero una ragazzina eppure ho amato come non potrei fare mai più nella vita. Ho amato come se la mia dipendesse da ciò, ho amato incondizionatamente, ho amato quando era giusto, ho amato anche quando era sbagliato, ho amato nonostante facesse male a volte, ho amato come se fosse l'ultima volta, ho amato senza paura, ho amato senza curarmi di me stessa, ho amato liberamente. Ho amato con ogni cellula del mio corpo, mi sono concessa all'amore, abbandonandomi tra le sue braccia, senza neanche pensare che potesse farmi male, senza pensare a me, solo ad amare ed è qui che poi mi sono scottata. Non avrei dovuto amare in quel modo, come se nulla potesse ferirmi, come se l'amore potesse curare ogni ferita, perché prima o poi quell'amore svanisce, si sbiadisce, si sgretola e rimani sola con tutto quell'amore incastrato in te e con le tue ferite profonde, con un dolore straziante e ci provi, ci provi ardentemente a reprimerlo, ma fa male ed è complicato.
"Va tutto bene. Sfogati se ne hai bisogno, io sono qui per te, non ti lascio, Mag." sussurra accarezzandomi i capelli, mentre finalmente le lacrime terminano di scivolare via dai miei occhi e il mio respiro prova a tranquillizzarsi. Ho sempre pensato di averla superata, ma a quanto pare non era vero, mi sono solo illusa di essere andata avanti, quando ho semplicemente svoltato l'angolo ed era solo questione di tempo prima che mi voltassi indietro.
"Perché non mi hai detto che ancora ci stavi male? Sai che con me puoi parlare di qualsiasi cosa, soprattutto quando ti fa male così tanto." apre il discorso non appena smetto di piagnucolare e mi asciugo gli occhi, stracolmi di lacrime e probabilmente rossi come se mi fossi fatta una canna. Scommetto che il mio aspetto fa schifo, ma a Grace non è mai fregato nulla di tutto ciò e non la biasimo perché ha altri problemi a cui dedicarsi.
"Pensavo, pensavo di averla superata, ti giuro... Solo che, ieri quando abbiamo incontrato Matt e mi ha fatto quella proposta, mi sono resa conto di... Di quanto ancora mi facesse... Male." dico deglutendo, ho paura di scoppiare di nuovo e piangere è doloroso e stancante, inoltre non voglio stufare Grace con i miei pianti, anche se so che non me lo direbbe mai e probabilmente non lo penserebbe neanche. La bionda mi sorride dolce ed allunga un braccio, accarezzandomi una guancia affettuosamente. Io sorrido, ma sono sicura che sia uscita più come una smorfia.
"Ti va di parlarne?" sussurra guardandomi negli occhi direttamente, sa quando mento e quando no solamente fissandomi dritta in faccia. Non so quanto possa aiutarmi parlarne, anche se so che sarebbe un sollievo, non me la sento, ho appena smesso di piangere non vorrei iniziare di nuovo, non ce la farei e probabilmente soffocherei sotto i miei stessi liquidi. Scuoto il capo, afferrando un fazzoletto per asciugarmi per bene.
"D'accordo, ma ricordati che quando ti sentirai pronta io sarò lì ad ascoltarti e che sei forte, Maggie, più forte di quanto ti reputi e di quanto gli altri credano." dice stringendomi la mano e posso notare i suoi occhi lucidi. Non è solita ad esprimere i suoi sentimenti, di solito preferisce reprimerle, proprio come ho fatto io, e quando si trova ad esporli diventa molto emotiva, comunque lei sa quanto io apprezzi i suoi sforzi. Annuisco, alzandomi dal letto e provando a darmi una sistemata, vedendo con la coda dell'occhio Grace prendere il mio pc e spegnerlo e le sono grata, non ci sarei riuscita. Sono decisamente patetica.
"Che pensi di fare?" mi domanda anche se vorrei chiudere per sempre, ancora una volta, quell'argomento mi ritrovo a pensarci, ancora una volta. So che si riferisce a quanto mi ha chiesto Matt, ma non so proprio che dirle. Se fosse per me rifiuterei senza alcun dubbio, ma sono sicura che abbia un asso nella manica. Matt non ha tatto per le cose, ma sicuramente sa come prendersi ciò che vuole ed ho paura di non avere via di scampo.
"Rifiuterò, ma non sono sicura che lui non si arrenderà così facilmente e velocemente." ammetto soffocando uno sbuffo. Nonostante la giornata sia iniziata nei peggiore dei modi, io e Grace decidiamo di guardarci un film, giusto per non pensare ai casini che stanno accadendo nella nostra vita. Fino a ieri il mio unico problema era diplomarmi, trasferirmi ed aiutarla con i suoi genitori, ma adesso devo anche occuparmi di una questione che credevo archiviata. Ma come dice il detto: Chi non muore si rivede.
-In the evening-
Sono talmente nervosa che probabilmente se avessi il vizio di mangiarmi le unghie a questo punto sarei senza dita. Ho passato l'intera giornata a lasciare la mente libera da ogni cattivo pensiero, solo io, Grace e Teen Wolf con il mio Tyler Posey ed il suo Derek Hale. Abbiamo fatto schifo nei peggior modi e prima di finire l'ennesima puntata, mi è squillato il telefono. Lì per lì non mi sono preoccupata, ho pensato che sarebbe potuta essere mia madre, ed in ogni caso sempre nessuno in particolare.
Era un numero sconosciuto, ho risposto lo stesso, pensando che qualcuno avesse sbagliato numero. In realtà mi sbagliavo io, perché era Matt. Mi chiedeva cosa avessi deciso, eppure quando ero andata via dal suo appartamento non sembrava tanto che potessi scegliere. Gli ho detto che se lo sarebbe potuto scordare, ma non l'ha presa molto bene, infatti mi ha minacciato, dicendo che se avessi provato a rifiutare avrebbe fatto licenziare mio padre e mia madre. Non potevo e non posso permetterlo, entrambi amano i loro lavori e senza loro non avremmo un tetto sopra la testa. Per questo, ad insaputa della mia migliore amica, gli ho chiesto di incontrarci per parlarne e lui ha accettato.
Adesso sono davanti allo Starbucks di ieri, aspettando quell'uomo viscido con cui so che avrò a che fare più del voluto. Fa freddo e mi stringo nel mio giaccone, pentendomi di non aver portato dei guanti, ma tanto rimarrò sempre la solita testa dura. Sento il mio naso congelare e le labbra insieme ad esso, non vedo l'ora di entrare dentro, sempre se quello stronzo si decide a venire.
I passanti mi vedono battere i denti fuori dalla caffetteria calda ed accogliente e probabilmente si domandano per quale motivo io preferisca rimanere fuori ed entrare in ipotermia, piuttosto che riscaldarmi lì dentro. Beh la risposta è Matt Emsell ed i suoi ritardi.
"Pensavo non venissi più.'' dico vedendolo arrivare con una camminata di uno che sa il fatto suo. Quanto vorrei prenderlo a calci fino a fargli sputare il fegato. Stringo i denti, falsando un sorriso.
"E invece eccomi qua." dice indicandosi con le mani coperte da dei guanti neri. In questo momento lo sto invidiando, vorrei averli io quei guanti a scaldarmi, invece sono un'imbecille. Socchiudo gli occhi, il freddo me li sta congelando e se non ci sbrighiamo ad entrare probabilmente smetterò di sentire le dita dei piedi.
Faccio per entrare, ma mi blocca per in braccio, infatti mi giro a guardarlo confusa.
"Vieni con me, non ho intenzione di discuterne lì dentro." dice indicando la caffetteria con un cenno del capo. Potrei dire che sembra anche un po' schifato, so che Starbucks non fa il caffè migliore del mondo, ma le altre cose sono ottime. Lo guardo storto, volendo solamente riscaldarmi al più presto. Quando ieri Grace mi aveva chiesto se avrebbe nevicato, pensavo di no, ma di questo passo penso che cadranno fiocchi di neve fino a soffocarci.
"Se vado in ipotermia non ti servo più." gli faccio notare, facendolo scoppiare a ridere, anche se non ci trovo nulla di divertente. Forse dovrei esaminarla come opzione per sfuggire alle sue grinfie. Mi faccio guidare da lui, fino a dentro un mini van, ma non entriamo subito ed io comincio veramente a credere che mi voglia far morire congelata.
"Ho pensato che forse un piccolo incontro potrebbe aiutare a convincerti. Anche se comunque non hai scelto, non ti voglio obbligare, più o meno." ghigna prima di aprire la porta scorrevole dell'auto completamente nera e con i finestrini oscurati. Lo guardo confusa e prima di poter capire almeno mezza parola, mi spinge dentro, per questo inciampo ed atterro su qualcosa di leggermente più duro di un sedile in pelle. Ho gli occhi chiusi e non voglio aprirli, ho paura di qualsiasi cosa possa capitarmi sott'occhio. L'unica cosa positiva è il calore che aleggia nella macchina, comincio a sentire di nuovo i piedi.
"Maggie, non fare la timida. Apri gli occhi." continua a deridermi Matt, che probabilmente è salita nell'auto subito dopo avermici spinto dentro. Decido di prendere coraggio ed aprire lentamente gli occhi. O la va o la spacca. Appena sono leggermente aperti scorgo il tetto nero della macchina e poi qualcos'altro, o meglio, qualcun altro. Due occhioni marroni mi osservano dall'alto e riconosco subito come quelli di mio padre. Mi guardano spaventati e confusi ed io non so cosa dirgli per tranquillizzarlo.
"Che cosa sta succedendo, Maggie?" mi chiede fissandomi, mentre io mi tiro su. Non ci posso credere che abbia veramente messo in mezzo mio padre in tutto questo. Guardo Matt in attesa che mi dica qualcosa, ma lo vedo ghignare sul sedile dietro il mio. Brutto figlio di...
"Glielo spiego io, Signor Russet. Io sono Matt Emsell, un manager piuttosto famoso. Abbastanza famoso da poterlo far licenziare e non far mai più riassumere da alcuna parte. Sarei spregevole se lo facessi, non è vero? Beh visto che sono un'ottima persona, ho deciso di non farlo. A condizione che sua figlia mi aiuti." spiega brevemente, mentre mio padre continua a non capirci nulla. Non posso credere che al mondo esista una persona cosa perfida e crudele come lui. Fare quel che ha fatto è stato veramente un colpo basso, anche se alla fin fine non mi sarei dovuta aspettare chissà cosa da Matt.
"Non capisco. Cosa vuole da mia figlia? Soldi?" domanda ingenuamente colui che ha contribuito a mettermi al mondo. Lo osservo, vorrei potergli spiegare la situazione, ma so che sarebbe inutile ed inoltre non so proprio da dove iniziare. Matt mi guarda, con uno sguardo colmo di divertimento e malizia. Non credo di aver mai odiato una persona così tanto in così poco tempo.
"No, Signor Russet. Sua figlia deve 'uscire' con Luke Hemmings a tempo indeterminato e se non lo farà, mi assicurerò che andrete in banca rotta." dice e nel suo tono riesco a capire che non sta scherzando e che è completamente serio. Credo che Matt sia quel tipo di persona che se vuole una cosa se la prende, un fan della frase 'Il fine giustifica i mezzi' ed io sono fottuta.
Spazio Me!
Heeeey! Sto provando a fare aggiornamenti costanti, ma i capitoli sono lunghi quindi non prometto nulla.
Comunque spero che vi piaccia e mi farebbe mooolto piacere una vostra opinione, quindi commentate e lasciate una stellina pleasee
Byee
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