Flashbacks

*Flashback*
Mi sedetti sul tetto sporco della scuola, ormai era una specie di posto segreto da una settimana a questa parte. Ci venni la prima volta perché le cose tra me e Grace avevano iniziato a non andare bene e non riuscivo a capirne il perché, non mi parlava più, non uscivamo più e non era più lei, mi evitava quasi sempre. Quindi, alla ricerca di un posto tranquillo per piangere e sfogarmi, trovai questo rifugio dal mondo. Sembrava fatto per me, lontano dagli altri, ma comunque vicino. Se mi fossi affacciata avrei potuto vedere le persone entrare nel cortile della mia scuola, ma era meglio non rischiare di venir sospesa. Tastai le tasche della mia felpa leggera, alla ricerca di qualcosa che velocemente trovai, un bel pacchetto di Chesterfield Blue da poco aperto. Avevo iniziato a fumare da qualche giorno, forse per scaricare un po' di stress o forse perché ero semplicemente una testa di cazzo. Aprendolo trovai subito il mio clipper rosso, comprato insieme alle sigarette, ma prima di poterne sfilare una, sentii la porta del terrazzo venire aperta e farmi saltare sul posto. Mi passarono per la mente dieci mila modi di morire che avrebbe potuto applicare su di me mia madre se qualcuno mi avesse scoperta e l'avesse chiamata. Provai a nascondere il pacchetto, ma dopo un rumore sordo, causato dalla ruggine della porta, si affacciò una chioma scuora, affatto preoccupante. Sospirai sollevata, sebbene non conoscessi il ragazzo che stava cercando, come me, di sfuggire da quella realtà e di stare un po' da solo. Quando uscì completamente fuori, lasciando che la porta si chiudesse alle sue spalle, mi notò e facendo un balzo sul posto, mentre io continuavo a fissarlo, provando a nascondere un sorrisetto. Il ragazzo aveva due occhioni scuri, la cui forma lo faceva apparire asiatico, due folte sopracciglia che al momento erano corrucciate, probabilmente non si aspettava di incontrare qualcuno, i suoi capelli erano di un castano molto scuro, se non nero, sparati un po' da tutte le parti. Era alto, più alto di me di almeno cinque centimetri o forse era per i skinny jeans neri che indossava e lo rendevano molto slanciato, indossava una canotta bianca di una band lunga e delle vans nere. Non lo avevo mai visto, ma d'altronde non mi ero mai interessata ai ragazzi, visto che ero solamente al mio primo anno.

"Tu saresti?" domandò lui avanzando di qualche passo, mentre io riportavo il pacchetto di sigarette davanti a me, noncurante del fatto che lui potesse vederlo. Ne sfilai una e, dopo averla messa in bocca, lo porsi verso il ragazzo, come un invito silenzioso. Il moro mi guardò confuso ed annoiato, forse mi credeva la solita imbecille di quattordici anni che fumava, ma onestamente non mi importava cosa pensasse un ragazzo qualunque come lui.

"Sono Maggie comunque, e tu?" chiesi per poi tirare fuori l'accendino ed accenderla. Appena fu accesa, feci un tiro piuttosto lungo, mentre riponevo le sigarette in tasca e guardavo davanti a me. Avevo provato le Camel e le Marlboro, ma nessuna delle due marche mi facevano sentire in pace come facevano le Chesterfield Blue, avevano un gusto particolare, che mi lasciava un sapore in bocca amaro, ma non fastidioso.

"Non dovresti fumare alla tua età, ti fa sembrare stupida." parlò finalmente il ragazzo al mio fianco, che però era rimasto ancora in piedi a fissarmi, come se fossi una specie di alieno. Cacciai fuori una nuvola compatta di fumo, alzando gli occhi al cielo senza farmi vedere. Perfetto, ci mancava solamente l'idiota di turno che apriva bocca e gli dava fiato.

"Senza offesa, ma non mi interessa la tua opinione, caro. E poi tu quanti anni hai?" dissi lanciandogli una veloce occhiata, notando che si stava adagiando contro il cornicione del terrazzo, trovandomelo in fine davanti. Quei due pozzi scuri mi squadravano e provavano a capire perché una ragazzina come stesse fumando sola sul tetto della scuola. Mi dava fastidio il suo sguardo insistente, quasi opprimente ed accusatorio, ma continuai a fumare, fingendomi indisturbata.

"Tu quanti ne hai?" insistette incrociando le braccia al petto e guardandomi con superiorità. Possibile che non fosse capace di rispondere ad una domanda? Poi mi stava facendo un interrogatorio, manco fosse mia madre. Sbuffai, senza rispondere ed aspirando un altro tiro. La sigaretta stava finendo ed avevo una voglia matta di spegnergliela sul braccio pieno di braccialetti.

"Te l'ho chiesto prima io e sarebbe anche carino se la smettessi di fissarmi come se avessi appena ucciso mezza popolazione mondiale." dissi facendo gli ultimi tre tiri e poi spegnendola sotto la suola della mia Converse bordeaux, sebbene l'idea di farlo su di lui era molto allettante probabilmente sarei finita in guai seri, quindi mi limitai a sbuffare un'ultima nuvola di fumo ed a riportare la mia completa attenzione sul ragazzo rompiscatole.

"Ho sedici anni, appena compiuti. Tu?" disse mentre io mi alzavo da terra e mi pulivo i leggins neri dalla polvere. Sentii il suo sguardo persistere su di me, mentre mi affacciavo dal cornicione e guardavo le poche persone fuori in cortile ridere e scherzare. Di Grace nessuna traccia, veramente non riuscivo a capire cosa le stesse accadendo. Mi ritirai non volendo essere notata da nessuno e quando mi voltai beccai il moro a fissarmi.

"Cosa ti frega? Tanto non mi vedrai più quando me ne andrò da qui." dissi sbuffando, iniziavo a stancarmi di quella stupida situazione e della sua invadenza. Mi aveva riempito di domande e lui era riuscito a rispondere solo ad una delle mie, incoerente. Continuò a guardarmi e stanca di dovermi subite quello sguardo accusatorio addosso, decisi di affrontarlo e di iniziare a fissarlo a mia volta. I suoi occhi scuri ed a mandorla erano così enigmatici che per qualche minuti mi scordai di tutto e nella mia mente c'eravamo solo io e quelle pozze. Sembravano curiose, confuse, stanche, sofferenti e tristi. Che cosa potesse mai essere successo ad un ragazzo del genere? All'apparenza sembrava il solito rompi palle, ma magari dietro celava tante altre cose, non necessariamente negative. Lui fu il primo dei due ad interrompere quel contatto visivo, portando lo sguardo altrove, io rimasi a fissarlo per ancora qualche minuto prima di notare l'orario. Si stava facendo tardi e dovevo assolutamente rientrare. Il moro mi precedette e si incamminò verso la porta, mentre ancora rimuginavo su quanto visto. Aprì la porta e si voltò verso di me un'ultima volta, i suoi gesti sembravano titubanti.

"Sono Calum, Calum Hood e fumare ti fa male, soprattutto alla tua età, immagino tu sia del primo anno. Hai ancora troppe esperienze da fare e il fumo non è una di quelle che ti consiglio." disse passandosi una mano tra i capelli sparati e poi scomparì dietro la porta, lasciandomi confusa e con il sapore di sigaretta in bocca. Venni riportata alla realtà quando sentii la porta sbattere, essendosi chiusa con un tonfo. Perché doveva essere così enigmatico? Perché non aveva potuto semplicemente rispondere alle mie domande? Perché dava consigli a me, una sconosciuta? Decisi di andarmene, sapendo che non avrei trovato risposte rimanendo lì, inoltre qualcuno sarebbe potuto andare lì e probabilmente non sarei stata fortunata come la prima volta. Nascosi per bene le sigarette e poi me ne andai, ancora confusa e scossa da quell'incontro.

*Fine Flashback*

Al momento mi ritrovo nell'appartamento mediamente grande di Matt e sinceramente mi pento di aver accettato di venire qui. La casa, oltre ad essere disordinata, è tappezzata di poster, trofei, foto e buona parte di essi sono dei 5 Seconds of Summer. Distolgo lo sguardo, prima che i miei pensieri e i miei ricordi possano tornare a disturbarmi, riporto la mia attenzione a Matt, che mi sta porgendo un bicchiere d'acqua, ovviamente si è accorto di quanto io sia scossa. Grace è al mio fianco e mi stringe il braccio in una morsa ferrea, il che mi fa intendere che, in caso io dovessi svenire o morire, lei mi porterebbe via, non prima di aver ucciso Matt.

"Allora Maggie, perché non ci sediamo e discutiamo?" inizia sorseggiando il suo calice di vino rosso e sedendosi sul divanetto in pelle nera dall'aria costosa. Ci guarda con quell'aria da superiore che mi fa venir voglia di prenderlo a pizza in faccia, ma mi trattengo e continuo a rimanere in piedi, inoltre la mia migliore amica neanche ha intenzione di muovere un singolo dito. Quindi rimaniamo lì a fissarlo, in attesa che dica ciò che deve dire.

"Vi consiglio vivamente di sedervi. Non vorrei che sveniate dopo quello che vi dirò." insiste accavallando le gambe e muovendo in modo circolare il calice. Deglutisco, iniziando a temere cosa possa ipoteticamente dire per farmi svenire e decido di dargli retta, sebbene non voglia, prima parla prima ce ne andiamo e fidatevi, non vedo l'ora di lasciare questo appartamento tappezzato di foto che mi riportano in mente ricordi che vorrei poter cancellare per sempre.

"Possiamo andarcene quando vuoi, Mag. Nessuno ti costringe a rimanere qui." mi sussurra nell'orecchio Grace, avendo notato il mio sguardo percorrere le pareti della casa, ma io scuoto il capo. Devo superare questa cosa, non può tormentarmi a vita e poi non voglio che Matt vedi la mia debolezza, sarebbe capace di ritorcermela contro. Sedute sul divano, finalmente comincia a parlare.

"È da tanto che non ci vediamo, eh? Ti ricordavo più bassa, ma sono passati tre anni dall'ultima volta, quindi è normale che tu sia cresciuta. Comunque penso che tu ti stia chiedendo che cosa io possa ancora volere da te e non ti biasimo. Diciamo che ho una proposta da farti, ho ragionato molto e sono arrivato alla conclusione che i ragazzi necessitano di più fama e di più persone che li rendano conosciuti, hanno bisogno di essere sulla bocca di molti per poter sfondare veramente. Non lo nego, stanno facendo un ottimo lavoro, ma non basta. Bisogna puntare alla perfezione ai giorni d'oggi." il suo sguardo non si stacca un attimo da me e dai miei occhi per tutto il tempo che parla, ma io non riesco a sostenerlo per questo lo punto su qualcos'altro, provando a distrarmi e a calmarmi, però continuo a non capire il punto del discorso, non riesco a capire come io possa aiutarlo in tutto questo. Lo guardiamo confuse, non riuscendo a capire dove voglia andare a parare, ma più che sembrare scocciato dalla nostra confusione, ne sembra molto divertito. È sempre stato un sadico e mi domando che i 5sos non se ne siano resi conto a suo tempo.

"Parla chiaro, non ti stiamo capendo. A cosa servirebbe Maggie in tutto questo?" apre bocca per la prima volta Grace, e dal tono di voce riesco a capire che è più che stufa di tutti quei futili giri di parole. Infatti non fanno altro che confondermi e in quella situazione riesco a sentire il mio respiro affannarsi. Non mi piace stare in quell'appartamento e sembra che tutti in questa stanza se ne siano accorti.

"Capisco. Ti sto dicendo che devi fingere di essere la ragazza di Luke Hemmings a tempo indeterminato, Maggie." conclude finendo il bicchiere di vino e continuando a fissarmi in attesa di un'ipotetica reazione. Il respiro mi si mozza in gola e non riesco a dire nulla, Grace nota quel mio silenzio e mi scuote il braccio per farmi riprendere, ma mentre i due mi osservano la mia mente elabora tutti i ricordi, che con solo quella frase Matt è riuscito a riportare in vita, nonostante avessi provato a dimenticarli.

*Flashback*
Ormai era da quasi più di un mese che continuavo a venire in terrazzo e da quel giorno anche Calum. All'inizio non ci sopportavamo molto, ma col passare del tempo avevamo iniziato ad andare d'accordo ed avevo scoperto di avere molti interessi in comune con lui.
Eravamo seduti su una coperta a scacchi rossi e blu, portata dal finto asiatico, che mi aveva raccontato di tutte le volte, o quasi, che l'avevano scambiato per cinese e di quanto gli desse fastidio.

"Jackie Chan stai calmo, eh." lo derisi ridendo di gusto davanti alla sua espressione infastidita. Calum si sporse verso di me dandomi una piccola spinta sulle spalle e facendomi cadere all'indietro. Boccheggiai non essendomi aspettata una cosa del genere e per questo mi ritirai su e lo placcai, facendo cadere entrambi per terra

"Ti odio, sappilo." dissi io non riuscendo a tirarmi su a causa delle sue mani sui miei fianchi coperti dalla felpa blu. Calum rise ed io gli diedi un buffetto sul petto, fingendomi offesa. Eravamo proprio infantili quando volevamo. Ma dovevo ammettere che passare del tempo con lui mi aiutava molto, visto che Grace si era allontanata di botto ed io non ne capivo il perché, stare con Calum mi distraeva dai miei problemi.

"Ti volevo chiedere se... Insomma, se un pomeriggio di questi ti andasse di venire ad ascoltare me ed i miei amici provare. Sai... Ci terrei a sapere un tuo parere a riguardo, magari scopriamo di fare schifo. Però non ti va... Cioè lo capisco, fa niente." balbettò imbarazzato, cosa che mi fece ridere divertita, era adorabile quando si imbarazzava. Annuii freneticamente, accettando la proposta, non avevo mai sentito Calum suonare, anche se mi aveva già detto di saper suonare il basso, ed ero piuttosto sicura che fosse più che bravo.

"Sarebbe un onore, Thomas." continuai con le prese in giro e mi sbrigai a tirarmi a sedere, prima che potesse acciuffarmi e torturarmi, facendomi pregare il suo perdono. Calum sbuffò, mettendo su un broncio abbastanza realistico all'apparenza, ma sapevo che non se l'era presa veramente. Gli accarezzai la guancia con un dito, ma si scostò bruscamente, facendomi rimanere male. Forse si era offeso veramente. Mi avvicinai titubante, osservandolo bene, visto che aveva abbassato il volto. Vidi il labbro sporto in avanti e gli occhi arrabbiati fissare a terra. Era così carino quando faceva così, per non parlare dei capelli sempre sparati da qualche parte.
Credo che fu solamente questione di attimi prima che le mie labbra si incontrarono con le sue e fui stupita dalle mie stesse azioni. Insomma non ero il tipo che baciava per prima, ma con Cal era diverso. Temetti un rifiuto, ma quando le sue mani si adagiarono sui miei fianchi, spingendomi contro di lui, chiusi gli occhi, beandomi quel contatto che desideravo da parecchio sotto sotto. Le sue labbra erano soffici e delicate dei movimenti, sapevano di gomma da masticare alla menta e sangue, visto che che aveva il vizio di mordersele fino a farne uscire il sangue. Il bacio non durò molto, solo qualche secondo e quando ci staccammo, riuscivo a sentire il calore sulle mie guance, segno che ero arrossita.

"Dovresti farlo più spesso e forse dovrei offendermi più spesso." sussurrò sorridendo dolcemente, mentre io sprofondavo il volto arrossato nell'incavo del suo collo, inebriandomi del suo profumo. Quando ero con lui sentivo la pace dei sensi e tutto sembrava sparire, eppure ci conoscevamo da solo un mese. Cal iniziò ad accarezzarmi delicatamente la schiena, stringendomi a sé, mentre io chiudevo gli occhi e mi lasciavo cullare da lui. Avevo solo quattordici anni e non sapevo di starmi imbattendo in una cosa grande come l'amore...

SPAZIO ME!
HEEEY! Come va? Spero bene. Comunque questo è il secondo capitolo e spero che vi piaccia, perché io non ne sono molto convinta, quindi fatemi sapere la vostra opinione a riguardo.
Byee

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