Storia di Catherine-Safiya
Mezzanotte e tre quarti: una giovane ragazza di venti anni, Safiya, abitante di una banlieue, si alza, in preda ad un sogno assurdo, e si prepara per effettuare le sue preghiere: si alza dal letto, si sciacqua in bagno il viso, prende i suoi indumenti dall’armadio e si dirige al suo solito specchio.
Mezzanotte e tre quarti: una giovane ragazza di venti anni, Catherine, abitante del cuore di Parigi, si alza, in preda ad un sogno assurdo, e si prepara per pregare: si alza dal letto, si sciacqua in bagno il viso, preleva i suoi indumenti, scelti per questo speciale momento, e si dirige al suo solito specchio.
Safiya appoggia sopra il letto, disposto di fronte allo specchio, i suoi fondamentali indumenti: il burqa e l’abaya nero.
Catherine appoggia sopra il letto, disposto di fronte allo specchio, i suoi fondamentali indumenti: il velo e un vestito lungo bianco.
“Perché tutti pensano non sia una mia scelta?” si chiede Safiya ponendo il velo sopra il capo aiutandosi con una forcina; “E se anche non fosse una mia scelta, potrebbe essere una scelta per un’altra ragazza?”, queste le domande presenti nel cuore della giovane vent’enne; Safiya non è in grado di capire perché la libertà di scelta sia unidirezionale.
“Perché tutti pensano sia una mia scelta?” si chiede Catherine, ponendo il velo sopra il capo aiutandosi con una forcina; “E se fosse una mia scelta, potrebbe non essere una scelta per un’altra ragazza?”, queste le domande presenti nel cuore della giovane vent’enne; Catherine non è in grado di capire perché la libertà di scelta sia unidirezionale.
Safiya non era mai stata costretta ad indossare il velo: i suoi genitori, musulmani, erano sempre stati, nonostante le dicerie, aperti sulla questione; la scelta di Safiya era dettata da una profonda e sincera devozione per la fede, nonostante le dicerie.
Catherine, purtroppo, era stata costretta ad indossare il velo: la sua famiglia, cattolica, non era mai stata molto aperta sulla questione: o il matrimonio o la castità, questo il binomio inscindibile e, Catherine, di matrimonio, proprio non ne voleva sapere, almeno non con un uomo.
“Sono libera di scegliere, ma non sono libera se scelgo?” si chiede, nuovamente, Safiya, indossando il suo abaya nero; “la Francia non è un paese per donne libere?”, continua la ragazza, specchiandosi.
“Sono libera, ma non di scegliere?” si chiede, nuovamente, Catherine, indossando l’abito bianco; “la mia famiglia non è un posto per persone libere.”, conclude la ragazza, asciugandosi il viso per qualche lacrima.
È interessante osservare come il perimetro della libertà sia delineato dal binomio famiglia-Stato: puoi essere libera per la tua famiglia, ma non per il tuo Stato; puoi essere libera per il tuo Stato, ma non per la tua famiglia.
Catherine appoggia una piccola croce sul petto osservando il suo riflesso: l’abito bianco, ma non un abito da sposa, una croce sul petto, ma non una fede.
Safiya appoggia un piccola colanna a forma di mezzaluna osservando il suo riflesso: un abito nero, ma non per un funerale, una colanna sul petto, ma non un gioiello.
Safiya vede Catherine e Catherine vede Safiya: in pochi secondi una mano copre la bocca di Safiya togliendole il fiato; in pochi secondi una mano si poggia sulla spalla di Catherine, in segno di incoraggiamento.
La mano comincia a squarciare il velo di Safiya, lo strappa senza pietà, senza alcuna esitazione: “non sei libera se non sei libera”, ripetono in coro delle voci, accompagnando i movimenti della mano.
Un’altra mano si poggia sulla spalla di Catherine; la prima mano le asciuga le lacrime sul viso: “sei libera se sei libera”, ripetono in coro delle voci, accompagnando i movimenti della mano.
Le mani si staccano dal corpo di Safiya e Catherine: sullo specchio lanciano delle pitture bianche, rosse e blu.
“Catherine, sei libera”, afferma Safiya.
“Safiya, sei libera” afferma Catherine.
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