Capitolo 5: Comportamenti strani
Il mattino seguente, come al solito, proseguirono le routine giornaliere: svegliarsi, fare colazione, lavarsi, vestirsi, uscire di casa...
Non cambiò molto dalle giornate antecedenti a parte che per un dettaglio: la mamma di Zack fece un'assurda raccomandazione al figlio. Di fatti, quest'ultima, con volto serio e preoccupato, prima di lasciar andare il ragazzo, lo redarguì dicendo:"per favore, cerca di stare il più lontano possibile da Thamara, intesi?".
Zack risponse un secco e molto confuso "ok!", aggrottò la fronte e incurvò le sopracciglia a sinusoide. Non era molto convinto e d'accordo con quello che disse la madre. Perché si era raccomandata a lui di non accostarsi a Thamara? Cosa aveva fatto quella povera ragazza? Zack scese le scale insieme al padre, intanto ebbe modo di riflettere. La sua espressione era perturbata da una flotta di domande assurde. Il padre si preoccupò, ma non disse nulla. La sera prima, mentre il lupetto dormiva, aveva avuto modo di capire le motivazioni della moglie, e la assecondò nella sua volontà. Anche lui sapeva certe cose, e pensava che la lupa avesse ragione. In un certo senso, avrebbe voluto prendere le difese sia della moglie che del figlio. Arrivarono in macchina e Zack pose un'insolita domanda al padre. "Tu ne sai qualcosa?" disse serio.
"Che vuoi dire?" rispose vago il lupo grigio.
Zack fece una smorfia di dissenso, e replicò:"lo sai benissimo di cosa parlo!".
"entra in macchina" rispose il genitore con sguardo rassegnato.
Entrambi si sedettero in auto e chiusero le portiere, quasi contemporaneamente. "Allora" cominciò "tua madre ed io siamo molto preoccupati per te. In realtà non sei tu che sei sbagliato. Anzi sei un bravissimo ragazzo, e lo sai. Ma quella scuola, purtroppo, è il covo di gente che potrebbe portarti sulla cattiva strada e noi non vogliamo che ciò accada. Perciò cerchiamo di fare del nostro meglio per prevenire qualunque eventualità" rispose.
Con quelle parole, il padre, sembrò essere molto chiaro e sincero. In realtà, in alcuni punti, la chiarezza e la sincerità non furono molto presenti. Perché proprio Thamara? Perché la madre si fissò sul nome di "Ferri Thamara"? Perché non aveva chiesto di Zoe, ammettendo fosse vero ciò che il padre aveva appena detto?
C'erano ancora tante domande a cui dare risposta, e nessun indizio che desse un aiuto concreto sulla soluzione. Zack aveva un sospetto, ma preferì non dire nulla. Pensò dentro di sé mille cose diverse ed anche estranee al contesto, come un vero e solo dislessico riesce a fare, ma alla fine rispose un semplice "va bene".
Il padre, con un sorrisino stampato sul volto, fece un mugolio come a dire "bene, hai capito".
Accese subito dopo l'auto, ed entrambi partirono per andare a scuola e a lavoro.
Durante il viaggio, il lupo grigio, noto che il figlio non spiccicò parola, aveva un'espressione seria in volto e guardava davanti a se. Questo quindi, provò un approccio giocoso per capire se il figlio era arrabbiato. Tentò di pizzicarlo e di dargli delle pacche affettuose sulla spalla. Il ragazzo non sembrò gradire gli scherzi del padre, mostrando anzi di esserne infastidito. Il lupo grigio, vedendolo così, perse la voglia di scherzare e continuò a guidare.
Dopo poco arrivarono davanti al cancello di quella maledetta scuola. Si salutarono e Zack entrò dentro. Aveva un passo un po' frettoloso, come se stesse facendo tardi, in realtà era in netto anticipo. Il suo passo era governato, non tanto dalle tempistiche, ma più dal turbinio di emozioni contrastanti. Non sapeva perché, ma era anzioso. Non voleva vedere Thamara, o meglio, non sapeva cosa dirle una volta davanti a lui. Il lupetto doveva dare ascolto alle raccomandazioni della madre, e volente o nolente, doveva ubidire. Entrò nella classe e vide che era mezza vuota. Diresse lo sguardo verso il posto accanto al suo e notò che, per sua fortuna, non era ancora arrivata la volpe. Aveva tempo per pensare alle parole da dirle per non ferirla, ma in realtà non ci penso molto. Si lasciò distrarre da mille altre cose senza focalizzarsi bene. La dislessia gli faceva questo stupido scherzo, non gli permetteva di concentrarsi a dovere. Si mise a sedere al suo posto, si coricò sul banco a braccia conserte e fisso la porta.
Passarono altri 5 minuti e le persone iniziavano ad entrare a fiumi. Zack vide arrivare Zoe, ma non la salutò. Lui e lei si videro, ma non incrociarono gli sguardi di proposito. Erano troppo timidi perfino per uno sguardo, figuriamoci per salutarsi. Si evitarono volontariamente, ma senza malizia, tra timidezze e poca conoscenza. Dopo un po' il ragazzo, vide finalmente entrare la volpe. Si drizzò immediatamente sul posto, come se dovesse stare sull'attenti. "Buongiorno!" fece la volpe avvicinandosi al banco.
Lui con tono basso riplico semplicemente:"oh, c-ciao Thamara".
Lei, al contrario suo, era tranquilla e pacifica. Non aveva chi sa quale pensiero per la testa. "Hey lupacchiotto, ti va questo sabato di uscire?" lo invitò lei.
"pensavo di chiederlo anche a Zoe, così ci conosciamo meglio tutti e tre insieme. Che ne dici?" continuò.
Il ragazzo risponse a mezza bocca:"non lo so...".
Non era molto nello spirito. Thamara non capì bene le parole del lupo, così gli chiese di ripetere. Il ragazzo, alzando di poco il tono della voce, provò a ripetere:"non posso, ho da fare...".
La volpe continuò a non capire. Sembrava che il lupetto non volesse farsi sentire. "Zack che hai fatto oggi? Hai perso la voce per caso?" incalzò la volpe.
"Ho detto che ho da fare!" replico a voce alta il lupo.
La ragazza lo riguardò interdetta. "Ok" rispose in seguito, non sapendo cos'altro dire. Il ragazzo, si rimise giù con la testa. Sapeva di aver esagerato e non sapeva come rimediare. Subito dopo bofonchiò qualcosa di comprensibile:"Scusami... Oggi non è giornata...".
Thamara fece una smorfia di perplessità. "Cosa c'è che non va lupacchiotto?" chiese interessata.
"Niente" rispose il ragazzo, nuovamente a mezza bocca. Non dovette farselo ripetere questa volta la volpe, era chiaro che non volesse parlare. Per fortuna Thamara aveva capito. Era molto curiosa e avrebbe indagato ulteriormente, ma per rispetto, non disse più nulla.
In classe intanto arrivarono sempre più persone fino al suono della campana. Dopo qualche minuto d'attesa, ecco spuntare dalla porta un professore un po' bizzarro. Era un canguro medio-alto, palestrato, con un abbigliamento sportivo ed un fischietto al collo. Nella mano destra portava il registro di classe. Si muoveva con passo sciolto e spavaldo. Appariva molto serio a prima vista, ma la su camminata non lo faceva intendere subito. Posò sulla cattedra il registro, e senza neanche sedersi o dire nulla, mise una firma al suo interno. Lo chiuse producendo un rumore sordo e lo posizionò precisamente al centro del tavolo. Fece due passi in avanti verso gli alunni, poi si girò e si poggiò davanti alla cattedra con le braccia conserte. Indicò il ragazzo in prima fila più a sinistra di tutti. Lo guardo in silenzio per un secondo poi fece le solite, vecchie e noiose domande: "come ti chiami?", "da dove vieni?", "perché questa scelta?".
Arrivò fino all'ultima fila, dove c'erano Thamara e Zack. Concluse con il ragazzo che rispose in maniera un po' distratta alle domande. La sua compagna di banco riflettè sul comportamento dell'amico, ma non disse nulla a lui. Non voleva interferire troppo nei suoi problemi personali. "Buongiorno a tutti ragazzi! Mi presento, sono il professor Pozzi Mauro, e sarò il vostro insegnate di educazione fisica!" disse con voce autoritaria l'insegnante.
Rimase per qualche secondo in silenzio, poi iniziò a parlare di nuovo. Attaccò un pippone su varie cose riguardanti lo sport: Come nacque, gli eventi sportivi più importanti, come si sviluppò negli anni, ecc... Parlò anche di molti aneddoti interessanti, ma che a nessuno importarono poi così tanto. Una buona parte della classe guardava ogni tanto il telefono per monitorare compulsivamente l'ora, un'altra parte si lustrava le unghie, un'altra ancora era intenta a dialogare con il vicino... Insomma, nessuno ebbe il coraggio di ascoltarlo. A quel punto il canguro, tuonò un richiamo che mise tutti a tacere e sugli attenti. Fece in modo da non doversi ripetere due volte. La sua autorità, sembrava tale da penetrare anche il più maleducato degli alunni. Zack ebbe paura di quel professore, però sapeva che infondo aveva ragione: nessuno lo stava ascoltando. Thamara invece sottovalutò di più questo fatto, e ci scherzò sopra dicendo:"Secondo me il prof dovrebbe farsi una bella dose di camomilla".
Il lupo non reagì alla battuta, se ne restava lì, coricato sul banco a pensare. La volpe lo guardò sperando in una anche minima reazione, ma nulla: il ragazzo era inamovibile. Questa si girò di scatto, buttando uno sguardo serio nel vuoto. Inizio a riflettere pure lei. Si rese subito conto che quella battuta in effetti era proprio pessima. Non ci pensò troppo a lungo però. Quella mattina si sentiva molto leggera e nulla poteva fermare la sua positività. Così cambio lo sguardo da serio a rilassato.
Passarono le due ore, e l'intervallo squillò nelle orecchie dei giovani. Come da copione la volpe scappò dall'aula, seguita dalla maggior parte della classe. Prima di andare però, fissò da fuori Zack. Sperava in un vago incrocio di sguardi, ma il lupetto rimase impassibile a braccia conserte sul banco. Alla fine Thamara, delusa dall'aspettativa, se ne andò. L'intervallo solitamente durava una decina di minuti, ma per il piccoletto sembrò un'eternità. Prese, dentro la borsa, la sua merenda e si mise a mangiare pensieroso. Rifletteva ancora sulle cause di quelle reazioni dei genitori. Non se le sarebbe mai aspettate dalla madre, men che meno dal padre. C'era qualcosa sotto, ma scoprirlo era più difficile che trovare un ago in un pagliaio.
I dieci minuti passarono tra un pensiero e l'altro, e fuori dalla porta si sentì suonare quella stordente capanella. L'intervallo era finito e tutti rientrarono in classe, uno ad uno, eccetto la ragazza. Era in leggero ritardo. Solo dopo qualche minuto rientrò. Zack la vide varcare la soglia della porta e gli presero i sudori freddi. Intanto il professore, che aveva ormai finito le sue ore, lasciò il posto all'insegnate successiva. Nel frattempo, la volpe si sedette al suo posto e mangiò. In mano reggeva una pizzetta. "Probabilmente ha fatto tardi perché ha comprato la merenda al bar della scuola" pensò il lupetto "magari c'era molta fila". Si voleva convincere che Thamara era una brava ragazza tutto sommato. Non voleva dare ragione a sua madre. Intanto, tra pensieri e sudori freddi per l'imbarazzo, entrò una donna. Era di sicuro la professoressa, ma che professoressa! Era una stallona medio alta, robusta e di davvero bella presenza. Aveva dei capelli biondi oro, con dei boccoli qua e là che le cadevano dolcemente sulle spalle e le conferivano un aspetto angelico. Era vestita anche molto elegante. Aveva una camicetta di tessuto molto pregiato rosso bordeaux, nascosta da una giacchetta nera. Sotto aveva una gonna del medesimo colore della giacca e un paio di tacchi in tinta con la camicia. Portava anche due pendenti in madre perla molto affascinanti. Il brusio di sottofondo, che seguì dopo la sua apparizione, faceva pensare che gli alunni apprezzassero molto la sua bellezza. "l'hai vista quella?" si udiva "quant'è figa?" continuarono le voci.
Gli ormoni dei giovani erano in pieno fermento, e tutti i ragazzi non si trattennero con i commenti "lusinghieri". Anche Zack ebbe un piccolo sussulto, ma fu molto contenuto dal suo umore. Thamara lo fissò per qualche secondo. Lui non si voltò verso di lei, stava con lo sguardo fisso sulla professoressa. La ragazza sorrise e scosse la testa. Doveva ammettere che quella era davvero una bella donna, ma le reazioni degli altri la facevano sorridere. "Good morning students! I am your Englesh teacher..." Scandì l'insegnante con voce acuta e tarata.
Tutta la classe si mise sugli attenti ad ascoltare ogni singola parola proferita da quella donna. Questa scandì anche il suo nome: Amalia Stallion. Le battute della volpe non vennero a mancare, ma il lupetto non sembrò molto disposto a ridere. In realtà, la ragazza, aveva intenzioni ben diverse in quel momento. Aveva bisogno di tastare il terreno che, apparentemente, la divideva da Zack. Non provò nessun altro approccio, infondo si conoscevano a mala pena.
Proseguirono le lezioni e le ore seguenti furono occupate dalla professoressa d'italiano. Fu la prima ad assegnare i compiti per casa ai ragazzi. Tutti gli altri insegnanti avevano fatto solo presentazioni e quant'altro per conoscersi. Gli alunni sbuffavano al solo pensiero di ricominciare a studiare. Non aveva quasi nessuno voglia di perdere tempo a lavorare. Zack si ripromise di dare il meglio di sé cominciando da subito a fare i compiti. Non voleva trovarsi degli arretrati. La volpe non la pensava come lui, era troppo pigra per iniziare a stare sopra i libri. Preferiva che arrivassero le verifiche prima di far qualcosa. Fatto sta che, tra un compito e l'altro, le ore di scuola finirono. I ragazzi si sparpagliarono immediatamente come un gregge impazzito. I corridoi, il cancello e la zona bar, dopo qualche minuto, divennero colmi di ragazzi. C'era una folla quasi indescrivibile davanti all'entrata. Zack e Thamara si salutarono all'uscita, ma percorsero strade opposte. Il ragazzo andò verso la macchina del padre parcheggiata sul retro, mentre la ragazza dovette aspettare pazientemente l'autobus nella fermata davanti alla scuola.
...continua...
Spazio autore: in copertina è raffigurato il padre di Zack.
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