La fabbrica di auto
Diario dell'Esploratore n.8
Stavo rovistando in un cestino della spazzatura, quando Carty si avvicinò.
"Ok pelle blu, ho un incarico per te."
"Pelle blu? Ma se non ho più quella tuta?"
"Ti ho incontrato così e così resterai."
Fui indispettito da quella affermazione, ma non ci pensai più di tanto e accettai l'incarico.
"Sgancia la bomba, prima che cerchi rifugio in qualche bunker per non vederti!"
"Sono felice che tu sia felice di vedermi! Dobbiamo recuperare un nucleo di fusione da una fabbrica di Corvega della Cylrus Motors. Sai cos'è un nucleo di fusione?
"Certo, certo. E valevano un bel po'..."
Carty storse il naso e probabilmente fu preso da numerose domande, che si riassunsero in un profondissimo e raffinato:
"Eh?!!! Che intendi dire?!"
"Niente.... Niente..."
Risposi in modo vago, cercando di non pensare troppo al mio passato. In realtà per me non era semplice, visto che dovevo convivere con droga e piombo, e ciò era ancora più evidente quando parlavo con le persone. Spesso, quando si parlava di qualcosa, che ne so, biscotti, mi capitava di avere dei piccoli flash sul passato, anche durante i discorsi più stupidi e innocenti.
Se tipo qualcuno mi chiedeva: "Potresti portare questo vasetto di biscotti al Duca "Nuke Forever"", io rispondevo:
"Signora, io tempo fa portavo interi pacchetti di farina integrale mista a gesso! Figuriamoci se non posso portare un vasetto di biscotti!"
E così via.
E tanto per chiarirci: no, non ero un nostalgico, anche se nella situazione in cui mi trovavo, sarebbe stato lecito esserlo. Ma mi venivano e basta.
E questo è quanto.
Allora ringraziai Carty per la gita che mi aveva obbligato a fare e mi misi a camminare nel deserto.
La fabbrica era vicina, almeno per una volta, e il tragitto fu piacevole.
Dopo qualche minuto di felice escursione, vidi in lontananza la fabbrica, osservandola con un binocolo da un pendio. Era modesta, come fabbrica. Non era un colosso né una riproduzione in miniatura. Da lontano non si poteva vedere, ma ero sicuro al 100% che tutta la struttura fosse tremendamente arrugginita, com'era logico che fosse.
Ci sarei andato volentieri dentro quella fabbrica, magari a vedere cosa ci fosse, ma sfortunatamente, era presidiata da dei predoni. Avevano torrette mitragliatrici automatiche e riflettori, e un picchetto sorvegliava l'entrata.
"A quanto pare c'è sciopero, oggi!"
Tirai fuori il mio fucile da caccia che avevo precedentemente riparato per metà. L'otturatore era arrugginito, il grilletto era allentato, ma se l'obbiettivo era la testolina di qualche predone... andava bene.
Mi avvicinai lentamente.
Sul tetto c'erano delle vedette e dei predoni controllavano i riflettori. Potevo benissimo nascondermi dietro le rocce del deserto e cercare un punto morto da cui intrufolarmi.
Conoscevo le fabbriche di Corvega, ci rubavo sempre qualcosa. Hanno tutte una porta di servizio sul retro, quindi se era poco sorvegliata potevo entrare da lì.
Così feci il giro della fabbrica tenendomi a distanza, e una volta localizzata la porta sul retro, scesi cautamente.
A farle la guardia c'erano solo 2 persone mal armate e poco intelligenti, e anche puzzolenti.
Mi nascosi nella parete laterale e poi li colsi di sorpresa, stendendoli.
Così li depredai ed entrai, cercando di fare meno rumore possibile.
Una volta entrato, vidi un ammasso di auto distribuite in fila, tutte arrugginite e malmesse. Alcune non erano state neanche assemblate completamente; la guerra avrà interrotto la procedura assemblaggio.
Le Corvega andavano tramite celle nucleari a fissione fredda, ideali per alimentare un veicolo, o un ventilatore, quindi iniziai a rovistare tra le auto alla ricerca di un nucleo.
Purtroppo però sembravano completamente volatilizzate, ed era anche logico: sono passati 200 anni, quel posto avrà subito migliaia di saccheggi!
"Niente nuclei. I predoni le avranno rimosse..."
Nella mia mente scattò un'idea: mi ricordai del reattore principale. Lì c'era sempre un nucleo di fusione, ad alimentare la struttura. Le luci della fabbrica erano tutte accese, quindi era rimasto al suo posto!
Allora mi feci strada silenziosamente verso il generatore nucleare, evitando tutti coloro che si avvicinavano.
"Eccomi", pensai.
Aprii la porta e avanzai verso il pannello lungo una grossa passerella, e vidi il nucleo: era protetto da una capsula collegata ad un terminale. Dovevo scoprire la password per sbloccarla, altrimenti avrei attivato l'allarme, se funzionava ancora.
Avevo solo 4 tentativi a disposizione, se li avessi sbagliato tutti, il sistema sarebbe stato bloccato e io spacciato.
Le stringhe di codice erano: "Magna, Cylrus, Nuclear, ¥~()&fsuojvcsetikjfe-#ogruin, Martin, rouoejsbbskxihsla[*%}[{]}, Corvega, War."
Quei codici sembravano scritte da un bambino che faceva la scoperta della tastiera.
Dopo averci riflettuto un po', provai con "Nuclear".
"Niente! Uhm? Martin, magari era il nome del tecnico..."
Sbagliai ancora.
" Niente..."
Poi ebbi l'intuizione:
"Corvega!"
Il terminale emise un suono, confermando la parola.
"Ma chi diavolo ha gestito la sicurezza di questo posto?!"
Il nucleo uscì dalla capsula isolante e io lo presi delicatamente, per evitare che cadesse e mi arrostisse per bene. Le luci andarono ad intermittenza, alcune di spensero del tutto.
Mentre mi apprestavo ad attraversare la passerella, un gruppo di predoni si era accorto dello balzo di energia e mi raggiunge. Erano poco lontani, giusto 5-6 metri di distanza; abbastanza per potermi seccare!
Il capo, una donna di nome Agami, aveva addirittura un'armatura atomica! Facevo così tanta paura?
"Sono morto?" le urlai sarcastico.
"Tu che dici?" mi rispose lei, con grande freddetta.
Cominciammo a spararci selvaggiamente e a muoverci convulsamente per evitare le pallottole. Il posto si riempì di scie che sfioravano i nostri corpi continuamente, e che colpivano le pareti metalliche.
Dopo un po', uccisi facilmente tutti, tranne Agami, che a causa dell'armatura era impenetrabile.
Io però sfruttai la sua scarsa velocità a mio vantaggio, così l'aggirai e scappai dalla stanza.
Dopo ardui combattimenti contro le guardie, mi nascosi dentro il porta bagagli di una Corvega per cercare di scomparire dalla loro vista.
Alcuni predoni mi passarono accanto, lamentandosi e bestemmiando.
Aspettai che Agami si avvicinasse e sbucai da dietro, aprii il suo casco e la uccisi violentemente con una coltellata alla nuca.
Dopodiché scappai verso lAvamposto, lasciando la banda di predoni nel caos più totale.
Avevo appena smantellato una cellula di razziatori e avevo il nucleo, quindi alla fin fine era stata un giornata abbastanza proficua, seppur faticosa!
Tornai sporco di sangue, con gli occhi e il viso rossi e numerose ferite sul corpo.
Notai che in tutto l'Avamposto erano stati messi tavolini pieni di cibo e bevande (schifose, ma pur sempre cibo e bevande).
"Sarà per il mio ritorno!"
Mentre qualche colono raccattava qualcosa per cercare di curarmi, Carty mi si avvicinò, e senza nemmeno chiedere come stessi, mi chiese del nucleo.
"Allora, hai il nucleo? È importante!"
"Consegna speciale!" dissi sarcastico e con poche forze.
Carty me lo strappò di mano e si fermò accanto ad un telo che copriva qualche apparecchio non troppo grande.
Tolse il telo e da lì non capii più nulla: vedevo Carty solamente di profilo, con le braccia che si piegavano e inserivano il nucleo all'interno del congegno, che non riuscivo proprio a vedere.
"Sì!" gridò soddisfatto.
Dopo qualche secondo, uno strano rumore si udì dalla macchina, come se qualcosa stesse togliendo e mettendo qualche oggetto, e una lieve melodia ci raggiunse.
"Funziona!"
Partì una canzone Jazz in pieno stile prebellico, e Carty si mise ad ululare dalla felicità.
"Che cazzo è?! Un Jukebox! Ho versato tutto questo sangue solamente per farti ballare?!"
"Oggi è il centesimo anniversario dalla fondazione dell'Avamposto. C'è bisogno di musica per festeggiare, no? E non è solo per me, ma per tutti! Anche per te!"
Rimasi incredulo. Alla sola idea di aver faticato per quello mi si rivoltava lo stomaco, ma non potevo dire chissà cosa, quindi accettai di malgrado tutto ciò.
"E va bene, ma ricorda che da ora in poi ballerai su note insanguinate" ironizzai.
Tutti i coloni si misero a ballare e cantare, a bere e chiacchierare, e legarono alle pareti striscioni come "Buon compleanno Avamposto schifoso!".
Non mi rimase altro che accettare una bottiglia di birra e scolarmela per dimenticare...
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