Guasta-teste
Diario dell'Esploratore n.9
Si fece notte, la festa andava avanti da più di 3 ore consecutive, e le nostre urla e il suono della musica si propagavano per chilometri, accompagnati dalle numerose lucine colorate a intermittenza che avevamo disseminato per l'Avamposto.
Bibite e immondizia sovrastavano il pavimento.
Ci stavamo divertendo molto, insomma.
Questo schifo di posto era stato colonizzato da ben 100 anni, da una manciata di sopravvissuti, e ora conta più di 70 coloni.
V'era un enorme banchetto disposto su un grande tavolo, dove vi erano molte prelibatezze, come scarafaggi radioattivi, scarafaggi radioattivi, scarafaggi radioattivi, arrosto di scarafaggi radioattivi... Diavolo, ma quanti cazzo di scarafaggi ci sono in America? Allora è proprio vero che gli scarafaggi possono resistere al caos nucleare!
Ma mentre ballavamo e bevevamo, sentimmo delle urla provenire dal cortile principale.
Ci affacciammo dalla finestra e vedemmo volare una testa sanguinante, che cadde a terra come un lampo. Erano i predoni, che avevano ucciso Lisa Putwood, una che fino a quel momento non conoscevo nemmeno.
"Oh, ma che bella festa! Perché non siamo stati invitati?!" - gridò uno dei predoni, vestito con una grossa corazza a strati in rame, con la testa rasata a zero e con il viso di un cocainomane.
"Merda! Ci sono degli imbucati, qui! Respingiamoli!"
Prendemmo delle armi e puntandogli i nostri fucili, gli intimammo di allontanarsi.
"Noi siamo i Mozza-Teste e io sono Kant, il loro capo. Vogliamo le vostre testoline!"
"Bastardi. Non ci avrete mai!" - incitò Marty.
Cominciò lo scontro, in un battibaleno.
Non era la prima volta che affrontavamo i predoni, ce la sbrigavamo sempre colpendo per primi e con forza.
Ma loro erano diversi da quelli che avevamo affrontato: erano molto più forti e agili. Pochi, ma forti, molto forti.
Il rumore dei morti e degli spari si mischiava con la musica della festa, che nessuno aveva avuto tempo di togliere, e le bottiglie a terra venivano raggiunte dai bossoli di proiettili che le nostre armi rilasciavano in massa.
La loro arma prediletta era una di quelle asce per le esecuzioni, ma usavano anche svariati altri tipi di armi contundenti e taglienti, come coltelli, mazze, spade e così via, nonché armi da fuoco.
Colpivano sempre la testa, tagliandola in due con assoluta precisione. Se per caso colpivano qualcuno con i proiettili, subito correvano verso il cadavere e gli facevano lo scalpo... si vedeva lontano un miglio che non era la loro prima battaglia.
E infatti, tutti i coloni che morivano perdevano la testa.
Ricordo ancora che un mio amico, molto simpatico, nell'intento di uccidere un predone, fu colpito da una katana, e la sua testa volò per decine di metri.
Ironico, si chiamava Fly, e mi diceva che avrebbe sempre voluto volare. Ma con un aereo, non così...
Ma a parte le coincidenze, i predoni riuscirono ad entrare nell'Avamposto e a sopraffarci, tant'è che Marty decise di arrendersi immediatamente, per evitare altre perdite.
Ci raggrupparono in cerchio nell'enorme magazzino, ci fecero sedere e ci legarono con delle corde, tutti stipati.
"Liberateci, liberateci!" - urlò una tale Alexandra, che non conoscevo nemmeno.
Kant si avvicinò con una faccia da maniaco, e chiese con voce macabra:
"Sai per caso come ci chiamiamo?"
"Taglia-Teste?" - disse spaventata.
"Brava!"
Si avvicinò ancora di più a lei e la slegò. Poi, la abbracciò, camminando lentamente.
"Sai, di rado mi capitano persone intelligenti. Cosa avevi detto? Ripeti!"
"Ehm... Liberateci." - replicò.
"Lo sai che non è intelligente né utile dire "liberateci" se si è catturati, vero? Ahhhhh... Visto che il cervello non ti serve... te lo taglio io brutta puttana!"
D'un tratto impazzì: le strinse i capelli, gli diede dieci testate e con una sciabola le tagliò perfettamente in due il cranio. Poi, lei cadde a terra, e il suo cervello uscì dall'enorme squarcio perfetto.
Subito dopo, Kant si mise a fare una cosa veramente macabra e sinistra. Si chinò per terra come un cane, e si mise a mangiare le cervella della disgraziata!
Usava coltello per tagliarlo in fettine!
Dopo due minuti di grassa e inquietante mangiata, si alzò e disse:
"Ragazzi, chi vuole farle compagnia?
Amici predoni, prendete cinque merdine e tagliategli la testa!"
Presero i coloni a caso, li misero davanti a noi, e con delle spade gli tagliarono la testa! Poi ne presero altri quattro, stessa cosa... Poi presero tutti, tranne me, e li portarono in un altra stanza, assieme a Kant.
Dopo 2 minuti dal tragico trasferimento, ci fu un silenzio tomba... Tomba. Cazzo, rischiavo di finirci nella tomba! Dovevo escogitare qualcosa.
I miei occhi addolorati caddero sui resti del cervello di Alessandra.
"Diuh, che schifo. Aspetta! - pensai.
Vidi un coltello.
"Cosa? Un coltello? Lo avrà lasciato Kant. È... è... fantastico! E schifoso. Ma fantastico!"
Era anche vicino, ma l'idea di avvicinarmi a quello schifo mi rabbrividiva. Ma se non volevo morire, dovevo farlo. Allora presi coraggio, gonfiabile guance e mi misi in posizione orizzontale e cominciai a rotolare, ma quando sentii qualcosa nella schiena mi fermai.
"Cosa ho appena toccato? Cosa cazzo ho appena toccato?"
Mi girai.
"Oh porca puttana..."
Ero finito sopra il cervello di Alexandra.
"Porca vacca, porco cane, porco gatto, porco scarafaggio radioattivo. Oh merda, sono sopra un cervello mangiucchiato e mi metto a pensare agli scarafaggi radioattivi? Ahhhh!"
Con la mano cercai di prendere inorridito il coltello.
"Ecco ci sono quasi.... oh cacchio, oh, oh cacchio, cosa sto prendendo?"
Qualsiasi cosa fosse, la lasciai. Poi, finalmente, trovai il coltello!
Grazie ad esso, tagliai la corda e uscii dal magazzino, ma subito dopo, sentii degli spari.
Corsi.
Non c'erano guardie.
Entrai in una stanza. Era... piena di cadaveri con la testa mozzata.
Uscii nel cortile anteriore e trovai il finimondo: i coloni e i predoni stavano combattendo. A quanto pare erano rimasti in troppo pochi per tenere a bada una settantina di coloni ammassati in un cortile.
Era una battaglia sanguinosa, che veniva combattuta anche corpo a corpo, brutalmente.
Il mio cuore si rasserenò quando vidi Marty e Carty combattere insieme ai superstiti... amavo quegli stronzi, non avrei sopportato la loro perdita...
Comunque, Kant combatteva ancora, pieno di ferite.
Ammirando la battaglia, Kart mi notò e colto dalla rabbia, decise di caricarmi.
Io corsi per tutto l'edificio lanciandogli più cose possibili.
Purtroppo non feci attenzione per terra e inciampai sulla testa di un colono. Kant mi raggiunse e delirante cercò di sventrarmi, ma prontamente presi il coltello e glielo ficcai nella gamba. Avrei voluto ficcarglielo in un altro posto.
Aveva ancora la forza di continuare. Allora indietreggiai fino alla dispensa di carne. C'erano i suini tutti appesi con le catene.
Io mi piegai e cercai di muovermi tra i corpi penzolanti, mentre il nemico mi cercava in all'erta.
Notandomi, diede un calcio alla carcassa dove mi ero riparato, facendomi rotolare contro il muro.
Saltò su di me e ne scaturì una breve ma intensa contesa.
"Sei forte, lo ammetto. La tua testa avrà l'onore di essere imbalsamata ed esposta nella mia tenda! - disse Kant con voce maniaca.
"Beh, sai, in realtà non mi dispiacerebbe... ma che ne dici se diventassi la mia cena?" - dissi.
"Cosa?!" - gridò stranito il predone, allentando la presa su di me.
Glie diedi un pugno, probabilmente il pugno più forte che avessi mai sferrato in vita mia, e lo feci sbattere contro un suino appeso. Buttai a terra la povera creatura e afferrai il gancio.
Kant mi caricò ancora, traballante, e mi agguantò, ma in quel momento non ebbi paura e senza pensarci ruppi la sua difesa e gli conficcai il gancio nel collo, stringendola così forte da staccargli la testa e lasciarla penzolare.
Caddi a terra tremante e sconvolto, ma ebbi la forza di fare un'affannata battuta.
"A... a... a quanto pare hai perso la testa... per me!"
Poi mi accasciai completamente al suolo.
Dopodiché Carty corse verso la stanza e mi fissò rabbrividito:
"Diavolo... sei davvero una bestia..."
A quanto pare i coloni avevano sterminato gli invasori e infilzato le loro teste a dei pali...
Che notte assurda. Abituarsi a questo mondo non è facile.
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