Conquistare la fiducia, e non solo
Diario dell'Esploratore n. 7
Dovevo assolutamente conquistare la loro fiducia.
Se la conquistavo, conquistavo un letto e un pasto. Non potevo deluderli.
Mentre ero in cammino, un colono si aggregò insieme a me: Queen Marrey, un ometto molto capace e atletico, fortemente interessato alle sparatorie.
Ci incontrammo nel pieno deserto californiano post-apocalittico: irradiato, asfissiante, duro, spietato...
Presi il Pip-Boy e controllai la mappa.
"Vediamo... La mappa dice di andare a Ovest... Ovest... Ovest. Ma sicuro che sia ad Ovest?"
"Sicurissimo."
Io ero disorientato.
"No! Impossibile."
"Cazzo, sei rimasto dentro a un Vault polveroso per 200 cazzo di anni, come fai a contraddirmi? Si trova ad Ovest!"
Io: "Bah. Che cazzata..."
All'improvviso, la terra tremò, e dalla sabbia saltarono fuori due creature con enormi pungiglioni.
"Scorpioni radioattivi! Indietro!"
Ci buttammo su un agglomerato di rocce, per evitare che potessero sbucare sotto le nostre gambe e tirammo fuori le armi.
Gli scorpioni si ripresero dall'ascesa e si fiondarono su di noi, sbattendo ritmicamente le zampe sullo strato roccioso tipico del deserto americano.
Visto che rimanere immobili dinanzi alla carica di una bestia mutata di cinque metri non era una cosa saggia, ci mettemmo a schivare i loro pungiglioni e a sparare contemporaneamente.
Finito il caricatore della pistola, presi il coltello, e dopo un colpo a vuoto di uno scorpione, sfruttai il fianco scoperto e gli infilai la lama dritto in un dei suoi numerosi e schifosi occhi. La bestia sanguinò e si accasciò al suolo.
Toccava all'altro bastardo. Era molto più grande e veloce, e Queen l'aveva trattenuto a malapena.
Lo scorpione continuava a tirare rapidissimi fendenti col pungiglione che gocciolava veleno, ma Queen sembrava aver affrontato bestie ben più grosse e pericolose di queste.
Passo dopo passo, colpo dopo colpo, la bestia fu sopraffatta e stramazzò a terra sanguinante.
Queen mi fissò sporco di sabbia e sangue verdastro, prendendo respiro da una parola all'altra.
"Vedi... Jack", si sedette su una roccia per prendere fiato, "...Così si combatte un bastardo selvaggio col culo corazzato che cerca di mangiarti!"
Ci mettemmo a ridacchiare, come due vecchi ubriachi dopo una lite da bar, e cercammo di riprenderci.
"Fottuta Carty, non appena ritorniamo all'avamposto la ricopro di insulti!"
"Attento, i suoi segugi potrebbero morderti!"
Continuammo a ridere e scherzare senza ritegno come degli idioti.
"Porterò le ossa, allora, hahah!"
Ma di colpo uno scorpione si rialzò, balzando su Queen, trafiggendolo brutalmente con il suo pungiglione.
Cadetti all'indietro per l'attacco, ma cercai di riprendermi, mentre lo scorpione si avvicinava pericolosamente verso di me.
Barcollai qualche secondo, poi vidi la pistola di Queen infilata in un mucchietto di sabbia.
Mi ci fiondai e la estrassi dal cumulo, e con un colpo secco uccisi lo scorpione.
Ripresi fiato e mi avvicinai a Queen: il poveretto era stato massacrato senza potersene nemmeno accorgersene. Meglio così, meno sofferenza.
Raccattai la sua roba e pulii gli attrezzi.
"E adesso? Uhm... vado ad Ovest..."
Così mi misi in cammino.
Mi feci strada attraverso il deserto brulicante di bestie e consumato dalle radiazioni, e durante il viaggio vidi un negozzietto, e decisi quindi di entrarvi per cercare qualcosa di utile.
Con il calcio del fucile ruppi la finestra impolverata ed entrai.
Appena entrato, dal terreno sbucarono degli scarafaggi radioattivi, per l'ennesima volta.
"Cosa? Ancora? Già vi ho mangiati per 200 anni, ora volete pure che vi prenda a pallini?! Ah, ok. Non facciamo gli schizzinosi! Potrei uccidervi con i piedi, ma non voglio sporcarmi gli scarponi!"
Presi la pistola da 10mm e con lo S.P.A.V li uccisi tutti.
Diedi uno sguardo al negozio: l'intero edificio era in rovina, vi era polvere ovunque e il muro era crollato.
Trovai comunque qualche banconota prebellica da gettare nel fuoco e delle barrette sciolte che a causa del tempo avevano acquisito un odore tutt'altro che dolce.
Uscii in fretta e feci un'altra oretta di cammino, e al calare del buio decisi di accamparmi lì. Tirai fuori la carne di scorpione radioattivo, presi il mio pentolino, un po' di legna di quei pochi alberi che c'erano e accesi un fuoco per cucinarmi la carne.
Mentre mi mangiavo il pungiglione, mi rannicchiai per terra e mi addormentai, pensando a ciò che era successo durante il viaggio. Era dura sopportare tutto ciò, ma mi trovavo coinvolto in un altro mondo, spietato e difficile, e dovevo sopravvivere.
La mattina dopo mi rialzai e raggiunsi in fretta la destinazione, posizionandomi sopra un'altura.
Era un accampamento, un mare di tende predisposte attorno ad un unico grande fuoco.
Mentre osservavo il posto, pensai a cosa fare.
Pensa che ti ripensa, pensa che ti ripensa e decisi. Mi fiondai a capofitto verso di loro. Niente strategia: non c'era tempo!
Lanciai una granata in mezzo al campo e l'esplosione scaraventò in aria le tende. I predoni si allarmarono e mi decisi a scendere.
"Ehi ragazzi, la colazione!"
Cominciarono a spararmi con furia. Io risposi al fuoco e me feci fuori circa 10, muovendomi tra le rovine.
Ne era rimasto uno, uno solo, così lo aggirai per le tende bruciate a causa dell'esplosione e lo presi da dietro.
Gli sparai sulla nuca, facendogli saltare la testa.
Dopo lo scontro, rovistai per l'accampamento e trovai un fucile artigianale, i soliti pacchi di munizioni e provviste e i pezzi forti: 5 candelotti esplosivi di TNT e un revolver, purtroppo scarico.
Mentre mi apprestavo a rimettermi in marcia, un predone mi spinse per terra e mi schernì. Stava per colpirmi con un machete quando da una montagna lì vicina partì un proiettile che lo colpì perfettamente in gola.
Mi rialzai e per un secondo vidi il riflesso del mirino del fucile, scomparendo in un lampo.
Era molto, molto, molto lontano; un professionista. Almeno ci guadagnai un machete!
Tornai all'avamposto e gettai sulla scrivania di Marty una borsa con cibo e qualche testa come prova.
"Sono tornato, e ho commesso un massacro. Non me ne pento."
"Sono predoni. Uccidili come vorrebbero fare loro con te."
Marty si alzò e mi strinse forte la spalla.
"Ti sei guadagnato un posto qui da noi, all'Avamposto! E ora, mi racconterai la tua storia!"
Ci sedemmo, e bevendomi una bibita, le raccontai tutto.
Dopo 10 minuti, Marty sbuffò e si alzò dalla sedia.
"Beh, Jack, mi dispiace terribilmente per ciò che ti è successo, e spero che tu possa avere una vita migliore... Ma dimmi, per caso sai chi è il governatore di San Andreas?"
"No, perché?"
La faccia di Marty si fece tenebrosa, quasi preoccupata, e la sua voce da grossa e chiassosa diventò seria.
"Rimani qui, ti faccio vedere una cosa."
Marty aprì lo sgabuzzino e tirò fuori un rotolo colorato.
Lo aprì e lo spiaccicò sulla scrivania, difronte a me.
"L'uomo nel poster. Lo riconosci?"
Diedi un'occhiata al poster e vidi una figura in giacca e cravatta, dal sorriso spinto.
Mi concentrai sulla sua faccia rugosa e come un lampo impallidii.
"Non... non può essere..."
Lessi la scritta che era stata scolpita sopra l'immagine, che recitava: "Assieme al nostro governatore, San Andrea risorgerà... Viva la Repubblica, viva San Andreas, viva il grande Tarkin!"
Mi alzai di colpo e iniziai a sudare freddo.
"Dalla tua faccia, immagino che sia quello che penso io. Il tuo Tarkin è diventato governatore di San Andreas, e a quanto sembra, si è sottoposto a quel test."
Sbattei il pugno sul tavolo e cominciai a parlare freneticamente.
"Quel bastardo non si è accontentato del Vault... Ora controlla un'intera regione! Figlio di..."
"Calmati, agitarsi non serve a nulla. Cosa intendi fare?"
Tirai un lungo sospiro e mi sedetti per sbollire.
"Facile. Una cosa normalissima per persone normalissime.... Vendicarmi. Lo devo uccidere. Starà tramando qualcosa, e io lo fermerò!"
"Ucciderlo equivarrebbe a mettersi contro tutta l'RNC. Non te lo consiglio, sai."
"Non mi interessa. Lo devo uccidere, per tutti i miei amici che ha fatto assassinare."
"Ora come ora non sopravvivesti al viaggio verso Los Santos. Pazienta."
"Pf, va bene... Tanto ho tutta la vita davanti."
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