PARTE IV
Richie non avrebbe saputo stabilire se si fosse sporto in avanti spontaneamente o se le mani di Eddie attorno al suo collo lo avessero attirato, ma stava baciando il ragazzo che amava in una rimessa gelida, illuminata parzialmente dai fanali dell'auto, e per la prima volta la bocca di Eddie non aveva il sapore della punizione o della paura. Era invitante contro la sua, affamata, spalancata, e Richie vi affondò, si sciolse come burro in quel calore inesplorato e tanto desiderato.
I fuochi d'artificio deflagrati su Bassey Park avevano ripreso a scoppiare nelle sue orecchie, assieme alle parole "Ti amo, come puoi pensare che non sia così?".
Gli era consentito toccarlo, adesso? Mostrargli quanto profondamente ricambiasse i suoi sentimenti, quanto a lungo avesse sperato, atteso?
Richie aveva supposto che il senno si fosse riappropriato di Eddie, che finalmente fosse riuscito ad odiarlo per il dolore che gli aveva inferto, il tradimento, il cuore spezzato, gli anni di amicizia e fiducia gettati alle ortiche, la ciliegina sulla torta in veste delle dure parole che gli aveva rivolto in macchina. Ma forse, pensò, mentre la lingua di Eddie si insinuava tra i suoi denti, la vera follia era stata insistere nel rimanere separati tanto a lungo.
Strinse le braccia attorno al corpo di Eddie, soffocato dallo spesso cappotto, e maledisse l'inverno, i maglioni, le sciarpe. Avrebbe voluto poter ritagliare una porticina nel suo petto e infilarsi lì per sempre, al riparo dal gelo, dal senso di colpa, dal timore di non essere abbastanza, non aver fatto abbastanza per meritare...
Eddie aprì il collo del suo giubbotto con uno strattone e gli posò le labbra bollenti, umide di baci sulla carotide, dove il cuore di Richie pulsava all'impazzata. Percorse la linea affilata della mandibola fino al lobo dell'orecchio.
-Rich.- Mormorò, mordicchiandolo.-Riesco a sentire il rumore dei tuoi pensieri.-
Richie non poté impedire ad un ghigno di fare capolino sul suo volto.-È meglio che tu non sappia a cosa sto pensando.-
Con sua sorpresa, vide la stessa scintilla vorace divorare gli occhi castani di Eddie.-Hai idea di quante fantasie irrealizzate io abbia?- Ribatté questi, agganciando con le dita i passanti dei pantaloni di Boccaccia. Le loro erezioni si sfiorarono e Richie inspirò bruscamente dal naso.-Di cosa abbia desiderato farti, incessantemente, dal giorno in cui mi sono reso conto dei sentimenti che provo per te? Nessuno dei tuoi pensieri potrebbe intimorirmi.-
Fu Richie a sentirsi smarrito, quasi indifeso di fronte a una versione di Eddie che lo desiderava apertamente. Ignorò una puntura di gelosia.-Ti voglio più vicino.- Disse, premendogli le mani sotto il cappotto, alla base della schiena. Eddie lo sospinse ancora contro la fiancata dell'auto, lo incastrò tra il suo corpo longilineo e la carrozzeria scura.
Poteva leggere la speranza negli occhi di Richie, la stessa che li aveva accesi come fanali quando gli aveva confessato di amarlo. Ed era vero, Eddie lo amava più che mai, e più che mai lo comprendeva, lo accettava in ogni suo antro e spigolo, ma accettare se stesso... forse avrebbe dovuto fermarsi. Il calore delle mani di Richie sui suoi reni gli suggeriva il contrario.
Cedette, come aveva ceduto notti prima nella cucina profumata di agrumi, e stavolta non fu per castigare la loro passione, o dimostrare di esserne immune.
Posò le labbra su quelle di Richie - la sua bocca aveva il sapore del fumo, dello spumante, delle arance nella torta rovesciata di Beverly - e sperò che il ricordo lo aiutasse a superare giorni peggiori, giorni in cui Eddie non l'avrebbe stretto a sé. E pregò che le sensazioni si ancorassero anche alla sua, di pelle, permettendogli di andare avanti con la consapevolezza di aver dato tutto, di aver preso tutto, una volta soltanto...
Richie mugolò il suo nome, gli morse il labbro inferiore alla disperata ricerca di un contatto più intenso, e Eddie gli spinse la lingua in bocca con tanta forza da fargli sbattere la nuca sullo sportello. Tirò giù la zip del suo giaccone rosso e avvolse la figura snella di Richie tra le braccia, a tratti premendolo contro l'auto in preda alla foga, a tratti traendolo a sé, nel tentativo di memorizzare la forma del suo corpo, i solchi tra le costole, la fossa dell'anca, la sporgenza del bacino che premeva sul suo inguine.
Il viso di Richie diventava a poco a poco più caldo; nella penombra Eddie distinse un vivace rossore sui suoi zigomi, lungo il collo flessuoso. Baciò la sua clavicola, il pomo d'Adamo che sobbalzava mentre Richie inghiottiva i gemiti.
-Voltati.- Gli sussurrò.
Richie non se lo fece ripetere una seconda volta. Si girò, abbandonandosi contro il solido petto di Eddie, e gli permise di slacciargli i pantaloni. Il gelo pizzicò le sue cosce nude quando glieli abbassò fino al ginocchio, ma una nuova ondata di calore discese dal torace al ventre al tocco della mano di Eddie sui suoi boxer, dove la stoffa conteneva a stento la sua erezione pulsante.
Richie appoggiò la guancia al freddo sportello, lasciando andare un suono a metà tra un sospiro e una supplica. Eddie si insinuò nell'incavo della sua spalla, gli sfiorò l'orecchio con la punta del naso. Affondò una mano tra i suoi ricci neri e l'altra nei suoi boxer, accarezzando ogni lembo di pelle disponibile - l'interno coscia, i testicoli, la fitta peluria del pube. Quando finalmente iniziò a strofinare l'erezione, Richie poté giurare di aver visto le stelle dietro le palpebre chiuse.
Inarcò il bacino, inseguendo il ritmo della mano di Eddie, gemendo incoerentemente a ridosso della carrozzeria.
Eddie gli costrinse il petto con il braccio libero, sfruttò le sue oscillazioni agognanti per darsi un po' di sollievo, premendosi bruscamente contro le sue natiche.
Un singhiozzo di piacere morì tra le labbra sigillate di Richie e Eddie cosparse il suo glande di liquido pre-eiaculatorio con il pollice prima di riprendere a sfregare con più rapidità.
Richie fu scosso dai fremiti, gocce di sudore gli imperlavano la fronte aggrottata per la smania di raggiungere l'apice. Poi trasalì e afferrò all'improvviso il polso di Eddie.
-Aspetta.- Ansimò.-Non così.-
La presa di Eddie si ammorbidì. Percorse il suo membro con lenti movimenti lascivi.
-Che cosa vuoi, Rich?- Chiese, tempestando di baci la sua tempia, poco sotto l'attaccatura dei ricci umidi di sudore.
-Te.- Richie si voltò nel suo abbraccio, gli occhi neri traboccanti d'amore e lussuria per l'orgasmo interrotto.-Mi manca il tuo corpo, Eddie.- Sollevò una mano per scostargli una ciocca di capelli dal volto, e Eddie avvampò per l'intimità di quel gesto. Nonostante gli infervorati attimi appena condivisi, reggere lo sguardo assetato di Richie rappresentò una sfida.-Mi manca il tuo calore.- Boccaccia sfiorò le sue labbra inturgidite con i polpastrelli.-Fare l'amore con te.-
Eddie le dischiuse sotto il suo tocco, a corto di fiato.-Non credo di essere mai stato un amante memorabile.-
-Ma eri mio.- Richie abbassò lo sguardo sulla sua bocca.-Avevo tutto ciò che davvero contava.-
E me lo sono lasciato sfuggire.
Eddie convertì la fitta che gli attraversò il petto in un bacio avido e concitato, finché l'erezione di Richie non tornò a pungolargli l'inguine, troppo vicina alla sua, ancora oppressa dai vestiti.
-Non smetterò mai di appartenerti.- Emise contro la sua bocca.-E ti voglio anch'io, Rich, Dio, se ti voglio...-
-Entriamo in macchina.- Boccaccia si districò risolutamente dalla sua stretta e spalancò lo sportello posteriore della Clio. Tese una mano verso di lui, ampia, dalle dita affusolate e le unghie morsicate. Eddie ripensò a quante volte quella mano si era posata tra le sue scapole per accompagnare gli affannosi respiri di un attacco di panico, alle decine di situazioni in cui avrebbe voluto tenerla, o anche solo sfiorarne un mignolo, di fronte a persone che non avrebbero capito, alla delicatezza con cui aveva pettinato i suoi capelli dopo un bagno ai Barren, alla determinazione con cui gli aveva stretto il fianco nei rubati momenti di passione, lasciando piccoli segni rossi che scomparivano come il trasporto di Eddie quando i passi di Sonia rimbombavano per la casa.
Eddie la afferrò e in quel singolo gesto gli parve di sanare lo strappo che lo tormentava, la cesura violenta tra il passato e il futuro. Richie era sempre stato la costante, l'unico presente che avesse.
Si richiusero lo sportello alle spalle e sprofondarono nei sedili posteriori, riprendendo a baciarsi, ad esplorare i corpi caldi al di sotto dei maglioni di lana. Gli abiti e la biancheria di Eddie finirono da qualche parte oltre la postazione di guida. Il ragazzo sedette cavalcioni sulle cosce scoperte di Richie, e il contatto spinse un mugolio di sollievo e desiderio fuori dalle bocche di entrambi.
Le dita di Richie tornarono a sfiorare le labbra di Eddie, soffici, bollenti per i baci, e schiuse, come attendessero solo di essere invase. Gli occhi di Boccaccia divennero nero petrolio mentre Eddie lasciava guizzare la lingua attorno ai suoi polpastrelli, per poi chinare il capo e succhiarle fino alle nocche.
Richie le sfilò, trascinando con sé un rivolo di saliva, e sollevò leggermente il corpo di Eddie. Questi guaì al primo deciso sfioro tra le natiche.
-Scusa, Eds.- Richie guardò colpevole le unghie frastagliate della mano libera.-Ho ancora questo dannato vizio...-
-Non importa, dovrei essere già pronto.- Eddie arrossì fino alla punta delle orecchie alla realizzazione dell'affermazione pronunciata. Il cuore di Richie, sotto il suo palmo, accelerò i battiti.
-Ti sei toccato?- Chiese, una roca punta di sensualità nella voce.-Quando?-
-Sotto la doccia. Prima di cena.-
Le stesse bagnate immagini che avevano spinto Richie a masturbarsi solo qualche notte prima tornarono ad infiammarlo, il suo pene ebbe uno spasmo contro la coscia di Eddie.-Lo fai ogni volta? Aprirti così?- Non poté impedirsi di conficcare le dita nel suo fianco. Abbassò lo sguardo sul suo petto asciutto, costellato di lentiggini, sul punto di contatto tra la sua pelle bianca e la propria mano.-A cosa pensi?-
Eddie si issò sulla spalla destra di Richie con un braccio e lentamente, senza proferire parola, si abbandonò sulla sua erezione. L'altro sollevò gli occhi di colpo, registrando l'espressione decisa sul volto arrossato di Eddie, e lo stupore superò il brivido di piacere che lo colse mentre il suo corpo lo inghiottiva.
-A questo, Rich.- Sussurrò Eddie, sorridendo appena del suo sbigottimento. Nella gola di Richie risuonò un gorgoglio appagato. Solo poche ore prima aveva creduto - e temuto - che lui lo odiasse, e continuava a rendersi conto, bacio dopo bacio, sfioro dopo sfioro, di quanto enormemente si fosse sbagliato. Non era mai stato tanto felice di aver avuto torto.
-Anche io, sai, penso a te incessantemente. Non solo in questo modo, sei molto più di un corpo, sei tutto per me...-
-Sono stato crudele.- Eddie raccolse il suo viso tra i palmi, e Richie socchiuse gli occhi, pervaso dalla dolcezza, dalla serenità.-Non devi spiegarti, non pensavo davvero nulla di ciò che ti ho detto.-
Boccaccia emise un sospiro, accarezzò la schiena dell'altro con dita leggere, fino all'anello di congiunzione tra i loro corpi.-È un sollievo, considerando ciò che ho intenzione di farti.-
Eddie sorrise e si sporse a baciargli la bocca.-Continuo?-
-Ti prego.-
Prese a muoversi, tenendosi saldamente al poggiatesta dietro di loro. Richie raccolse la sua erezione con una mano, sfregandola contro il proprio addome ad ogni risalita, e si concentrò sul volto di Eddie, sugli impercettibili mutamenti di espressione - la tensione tra le sopracciglia, un'increspatura del labbro, sottili linee attorno agli occhi chiusi.
I loro amplessi erano sempre stati brevi e frettolosi, al punto da essere raramente fonte di vero godimento per entrambi. Richie non aveva mai avuto un'occasione tanto ravvicinata di scoprire cosa davvero facesse vibrare il corpo di Eddie, ma lui sembrava essersi dedicato all'esplorazione per conto proprio, e di certo avrebbe potuto insegnargli.
Veicolò tutta la forza del suo crescente bisogno nelle mani che aveva stretto attorno al bacino di Eddie e rimase immobile, studiando i suoi movimenti, l'inclinazione del busto da cui stillavano rigagnoli di sudore.
Eddie gemette e si lasciò scivolare bruscamente sulle sue cosce, come trafitto da un dardo di piacere. Richie sollevò il suo corpo inerte e tentò di farlo ricadere sfiorando esattamente lo stesso punto che aveva generato un suono tanto osceno. Fu ripagato da un sussulto e una morsa tremante tra i suoi ricci.
-Così?-
-Sì.-
Eddie riuscì a scorgere un sorriso di maliziosa soddisfazione allargarsi sulla bocca di Richie prima che i suoi occhi fossero annebbiati dal piacere.
Boccaccia si spingeva dentro di lui con precisione disarmante, senza dargli modo di pensare ad altro che non fosse l'insistente calore alla base del suo ventre, la durezza quasi insopportabile dell'erezione.
Posò la fronte sulla spalla di Richie e leccò via il sudore dall'incavo della sua clavicola, sollevando una fitta pelle d'oca. Agguantò i suoi i ricci nerissimi sussurrando "Richie, Richie, Richie" tra un ansito e l'altro, le gambe che tremavano mentre gli spasmi sanguigni del pene di Boccaccia gli scuotevano la radice della spina dorsale.
Richie rispondeva con imprecazioni affannate e lo penetrava con più vigore, irriducibile, disseminando il suo dorso di mezzelune dentellate. Gli strinse le braccia attorno al corpo, sostenendolo quando Eddie emise un ultimo respiro rotto e si riversò nella piega del suo addome. Poi l'orgasmo travolse anche lui, dipingendo l'abitacolo scuro di colori vividissimi.
Reclinò la testa contro lo schienale del sedile, annaspando. Eddie posò una mano sul suo petto che si sollevava e abbassava irregolarmente.
-È stato fantastico.- Disse.
-Dammi un pizzicotto, Eds.- Richie si passò una mano sul volto, nascondendo un sorriso smagliante che gli fece luccicare gli occhi nella penombra.
Eddie si chinò a baciarlo, a posare le labbra su ogni centimetro del suo viso raggiante e terribilmente amato. La necessità di assorbirne i tratti - la morbidezza delle sue guance, l'esatto nero dei suoi occhi - era tale da serrargli dolorosamente il cuore. Come avrebbe potuto farne di nuovo a meno?
Richie non si accorse della voragine nel suo sguardo. Si era voltato per prendere la pesante coperta a quadri. La avvolse attorno ai loro corpi nudi.
-Mi toccherai il cazzo sotto la coperta, stavolta?-
Eddie gli stritolò la punta del naso tra due dita.-Boccaccia.-
-Hai detto che nulla avrebbe potuto scandalizzarti.-
-Non ero in me in quel momento.-
Richie fece scivolare le mani sulle cosce di Eddie ancora avviluppate attorno al suo bacino.-Mi piace questa nuova versione.-
-Era scontato.-
-Sì, è facile rendermi felice. Mi basta avere un Eddie. E cereali arcobaleno per colazione.-
Eddie ridacchiò, nonostante la vocina che continuava a sibilargli nella mente, fin troppo simile a quella di sua madre.
Non so se finirà bene.
Fu scosso da un brivido, e Richie gli strofinò le mani sulle spalle.
-Hai freddo?-
-Un po'.-
Boccaccia lo spinse sul sedile, infilandosi tra le sue gambe.-Conosco un modo o due per scaldarti.-
-Di nuovo?- Eddie si finse scandalizzato, ma gli strinse le ginocchia attorno al costato, attirandolo a sé. I ricci di Richie gli solleticarono la fronte quando si chinò a baciarlo.
-Se non fosse per le limitazioni di questo involucro di carne che chiamiamo corpo, Eds, ti avrei già preso un'altra dozzina di volte.-
Eddie passò il pollice sul suo zigomo, sfiorandogli le lunghe ciglia nere.-Non mi sarebbe dispiaciuto.-
Richie chiuse gli occhi, assaporando la familiarità e la tenerezza di un tocco che gli era mancato più dell'aria. Di rado aveva potuto concedersi di essere così esplicitamente affamato di lui, lasciar trapelare da uno sguardo, un sospiro, il bisogno vitale di bruciare amabilmente nel suo corpo o tra i suoi polmoni o dovunque Eddie avesse preferito tenerlo.
Non era tanto sciocco da illudersi che non ci fosse davvero un "Rodney", da qualche parte tra i corridoi di Princeton. La spigliatezza di Eddie, la spontaneità con cui godeva e attuava modi e maniere per far affiorare alle labbra di Richie trattenute urla di piacere non erano certe piovute dal cielo, dopo un anno e mezzo di distanza. Forse, per uno scherzo del destino che lo puniva per aver baciato un altro, Richie stesso si ritrovava a recitare il ruolo dell'amante, mentre quel giovane del New Jersey attendeva speranzosamente degli auguri per l'anno nuovo.
Ma Richie sapeva anche che Eddie non gli avrebbe telefonato. Amava lui, amava Boccaccia, e non poteva esserci spazio per nessun altro nell'oscuro abitacolo della Clio, tra le sue gambe, o nel suo cuore. Forse non l'avrebbe lasciato immediatamente. Forse avrebbe atteso la fine delle vacanze invernali, di tornare al college e poter avere una conversazione faccia a faccia - forse Richie avrebbe dovuto agire alle spalle della nuova fiamma di Eddie ancora per un po'.
Gli avrebbe concesso tutto il tempo che occorreva. Per rompere con Rodney, se ancora faceva parte della sua vita. E se davvero si era trattato di un'avventura da niente, come Eddie aveva affermato a cena, allora gli avrebbe dato lo spazio sufficiente per adattarsi ad un nuovo capitolo insieme. Per guarire da qualsiasi vecchia ferita fosse ancora aperta, superare i propri timori, affrontare Sonia, anche se avesse richiesto mesi, o anni, sfibrando a poco a poco la corda che li legava alla caviglia. Richie sarebbe tornato nel proprio angolo a tifare per lui, per il loro amore, senza fretta, senza pretendere. Non avrebbe commesso daccapo gli stessi errori. Si sarebbe assicurato di non fallire.
Avrebbe funzionato, ne era certo - come era certo dei sentimenti che provava per Eddie. Diverse cose erano cambiate nella sua vita: l'indirizzo, il peso degli abiti nel suo guardaroba californiano, i poster nella sua camera, i progetti per la carriera. In un mondo inarrestabile, che non faceva altro che capovolgersi, Eddie era la sua stella fissa.
Gli baciò la tempia, la guancia, le labbra.
-Ti amo, Eddie.- Mormorò.-Ho bisogno di sentirti dire che lo sai.-
-Lo so.-
Richie tornò sulla sua bocca, gli sfiorò i denti con la lingua, creandosi a poco a poco un passaggio, divorato dalla necessità che Eddie lo inglobasse, lo arpionasse al suo petto senza più consentirgli di separarsi.
Lo scambio di effusioni e ansiti fu interrotto dalla notifica di un messaggio. Richie si separò da Eddie con un grugnito esasperato, raggiungendo il cellulare nella tasca dei pantaloni aggrovigliati attorno alle sue caviglie.
-È Stan.- Disse.-Vuole sapere chi ha vinto lo scontro all'ultimo sangue.-
Eddie si puntellò su un gomito, leggendo il messaggio oltre la spalla di Richie. Stan chiedeva semplicemente se fosse tutto a posto, ma Boccaccia aveva sempre avuto una spiccata vena drammatica.
-Credi che gli altri siano preoccupati? Mi dispiace aver rovinato loro la serata.-
-Sono stato io a fare una scenata.- Richie digitò una breve risposta e lanciò il telefono sul sedile anteriore, accanto agli indumenti stropicciati di Eddie.
-E io ti ho provocato.-
-Beverly ci ha provocati.- Richie aggrottò le sopracciglia. Sentì le dita di Eddie posarsi sotto il suo mento, guidare la traiettoria dei suoi occhi verso il proprio sguardo inquisitore.
-Che cosa intendi?-
-Aveva una sorta di piano per farci ammettere che ci amiamo ancora. Pare che le si sia ritorto contro.-
Eddie strofinò il profilo della sua mandibola con i polpastrelli ruvidi.-Ha funzionato, però.- Rispose, e la morbidezza nelle iridi di Richie gli smantellò le pareti del cuore come lava.-Vuoi rientrare?-
Boccaccia chiuse la mano attorno alla sua, baciandone il dorso.-No, non ancora.-
Eddie lo trascinò con sé sul sedile e cinse la sua figura snella tra le braccia.
-Nemmeno io.-
Al loro ritorno l'orologio sul caminetto segnava le tre del mattino. E riuscirono a individuare la posizione delle lancette solo grazie alla torcia che Beverly teneva accesa accanto a sé sul divano. Era stato ricollocato al centro della stanza assieme al tavolino da caffè, ogni traccia dei festeggiamenti e della sfuriata di Richie spazzata via.
La ragazza si alzò, le braccia conserte come una madre in attesa che i figli tornassero dalla notte di baldoria.
-Ho risposto a Stan.- Bisbigliò immediatamente Richie. Dal piano di sopra provenivano solo silenzio e oscurità.
-Lo so.- Rispose Beverly.-Volevo assicurarmi che fosse davvero tutto a posto.- Alla luce violenta della pila i suoi lineamenti erano contratti da un'espressione che somigliava tanto al senso di colpa.
Eddie avvertì sulle spalle il peso di tutte le loro vicende. Richie era arrabbiato con lei per essersi intromessa? E con Bill per averla appoggiata? Qual era stato il ruolo degli altri Perdenti nel suo stratagemma, erano tutti d'accordo? Cosa sapeva Stan esattamente, e quanto tempo prima Richie gli aveva detto la verità sulla rottura? Perché Stan non aveva chiesto anche la sua versione dei fatti? Che opinione avevano di loro, adesso? E di Richie, soprattutto?
Sperava tanto che il primo giorno dell'anno nuovo non sarebbe stato trascorso a litigare e sbattere porte. C'era un motivo se i Perdenti non erano stati coinvolti nei loro problemi - più di uno, per quel che lo riguardava, ma era vitale che non si creassero fratture, schieramenti. Gli amici erano tutto ciò che restava dopo la devastazione di un cuore infranto. Né Richie, né Eddie avrebbero potuto sopportare di perdere anche loro.
-Stiamo bene, Bev.- Mormorò quest'ultimo, soffermandosi brevemente sul volto di Boccaccia, che annuì con convinzione.
-Io...- Beverly tormentava le maniche del pigiama.-spero solo di non aver peggiorato la situazione.-
È presto per dirlo.
-Bevvy, dovresti andare a dormire.- Replicò Richie. Al suono del soprannome, la postura della ragazza si rilassò.-Dovremmo tutti. Possiamo parlarne domani.-
-Sì. Certo.- Beverly prese la torcia e si chinò a sistemare gli angoli della coperta sotto cui Richie si sarebbe rannicchiato di lì a poco.-Stan ci ha raccontato qualcosa, ma aspettiamo ancora la tua spiegazione, Rich.-
-Lo so.-
Richie abbassò gli occhi sulle tavole di ciliegio del pavimento e il cuore di Eddie si serrò in una morsa. Anche se non c'erano giustificazioni per l'errore che aveva commesso, non tollerava più di intravedere la contrizione nei suoi occhi, le sue spalle curvate dalla vergogna. Aveva pagato a sufficienza e, Eddie temeva, con gli interessi. Si augurava che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui avrebbero parlato della faccenda.
-Allora buonanotte, ragazzi.-
-Buonanotte, Bev.- Risposero i due all'unisono, guardandola allontanarsi su per la scala scricchiolante.
Richie lasciò andare un sospiro e tirò giù la zip del giaccone.-Insolito per me dirlo, ma ho proprio bisogno di una doccia.-
Eddie annuì.-Io andrò a lavarmi al piano di sopra.-
Richie posò gli indumenti sull'attaccapanni all'ingresso ed esitò prima di voltarsi, spazzolò via una spruzzata di neve dalla spalla del giubbotto.-Eddie, vorresti...-
"Fare la doccia insieme" sarebbe stata l'opzione più scontata, anche se si fosse trattato solo di una delle sue consuete battute stuzzicanti. Ma nella sua voce c'era un tremolio vulnerabile che spinse Eddie a posargli una mano sulla schiena.
-Sì?-
-Dormire con me.- Richie guardò in direzione del divano rivestito dalla pesante coperta di lana grigia.-Non sarà il massimo della comodità, ma...-
La genuinità della proposta e la timidezza nell'atteggiamento di Richie spiazzarono Eddie. Avevano dormito insieme - nella stessa camera, talvolta vicini - durante i pigiama party a casa di Bill, quando Sonia si sentiva magnanima a sufficienza da permettergli di trascorrere la notte fuori. Ma mai completamente soli. E anche se avevano appena terminato di consumarsi la pelle sui sedili di un'auto l'idea di condividere l'intimità di un cuscino e abbandonarsi tra le braccia dell'altro, custodirsi a vicenda in attesa di un sonno senza preoccupazioni, gli scaldò il petto.
Quel che era accaduto mentre guardavano Nightmare before Christmas non contava - non c'era stato nulla di volontario o di spensierato in quel colpo di sonno improvviso, e nemmeno nel risveglio.
-Accetto solo se mi lasci essere il cucchiaino.-
-Il cucchiaino?-
Eddie ringraziò il buio che celava l'incalzante rossore sulle sue guance. Non aveva immaginato di doverlo spiegare.
-Dovresti abbracciarmi da dietro.-
-Nessun problema. Me la cavo piuttosto bene nel fare le cose da dietro.-
Eddie tentò di assestargli un colpo alla cieca e Richie rise avvertendo lo spostamento d'aria accanto al suo orecchio. Gli afferrò la mano sollevata e gli baciò le nocche. Eddie aveva perso il conto delle volte in cui l'aveva fatto durante quella stupefacente nottata. Era decisamente meglio di una sberla, ma non l'avrebbe ammesso.
-Non metterci troppo.- Aggiunse Boccaccia.-Vorrei essere ancora cosciente abbastanza da godermi il momento.-
-Sei così melenso.-
-Ti piace.-
Eddie si sollevò sulle punte degli scarponi zuppi di neve e trovò il viso di Richie senza troppa difficoltà, stavolta, come se un sottile filo collegasse le loro labbra.-Sì.- Rispose, posandovi un bacio.-Mi piace.-
Un risolino fece tremare gli angoli della bocca di Richie e Eddie si distaccò da lui senza riuscire a scrollarsi di dosso il raccapriccio che provava per la consapevolezza di doverlo ferire ancora.
Non fu d'aiuto neppure l'acqua bollente della vasca, o l'energia con cui si sfregò il corpo, prima con la spugna per insaponarsi, poi con un telo per asciugarsi.
Eddie lo amava - gli era stato impossibile smettere persino quando avrebbe voluto. E come poteva smettere di amarlo ora che non aveva più ragioni per odiarlo? Non importava, tuttavia. Sarebbe stato in grado di sopportare ancora il dolore della perdita - l'avrebbe subito decine di altre volte, o per l'eternità - ma Richie non lo meritava. Non aveva mai considerato l'ipotesi di riconquistarlo. Anche se nel profondo l'aveva desiderato, il suo intento era sempre stato fare ammenda, farsi perdonare da Richie e al contempo riuscire lui stesso a perdonarlo perché potessero almeno tornare a parlarsi, a sorridersi, ad essere amici.
Non era previsto che Richie non avesse smesso di amarlo o di voler stare con lui.
Eddie poteva davvero garantire per la propria capacità di non mandare daccapo tutto all'aria, allacciato ai timori, alla vergogna, a sua madre?
Era cambiato, sì, ma quanto? Tanto da sostenere di avere una relazione omosessuale alla luce del sole, attirandosi lo scredito della società, di Derry, di Sonia? Non era stato così l'ultima volta che aveva tentato, durante l'estate...
-Eccoti qua.- Richie aveva scostato di poco le tendine di pizzo lasciando filtrare un cono di luce lunare, e Eddie distinse la linea sottile delle sue braccia spalancate mentre si avvicinava al divano.
Si accoccolò sul petto di Richie tirandosi dietro la coperta, e il calore lo avvolse in un bozzolo di soffocante rimorso.
La punta del naso di Boccaccia sprofondò tra i suoi capelli e Eddie lo sentì inspirare dalle narici.
-Adoro il tuo profumo.- Mormorò. Eddie gli spinse via la testa.
-Ti presterò il mio bagnoschiuma.-
-Mi piace solo su di te.- Richie riprese ad annusarlo scherzosamente, come un segugio a caccia di tartufi, e Eddie si coprì la bocca con una mano per soffocare le risatine che il solletico del suo respiro provocava.-E poi, non credo che un odore così dolce mi si addica.-
-Ma se è tutta la notte che tiri fuori frasi degne dei cioccolatini di San Valentino.-
-Questo è un lato che riservo per te, Eds. Gli altri devono credermi un duro.- Richie si strofinò il mento ispido di barba mattutina.-Ci vorrebbe qualcosa di virile, come cuoio e muschio...-
-Vuoi puzzare come la tappezzeria ammuffita di una Cadillac, afferrato.-
-Sarebbe già tanto averla, una Cadillac.-
Eddie incrociò le braccia sul suo petto e ci posò su il mento per poterlo osservare nella quasi totale oscurità. Solo i suoi occhi nerissimi scintillavano al bagliore degli astri.-Potrai farlo quando sarai diventato un attore famoso. Potrai comprare tutte le Cadillac che vuoi. Anzi, avrai una Jaguar blu elettrico con le cromature...-
-Tu vuoi una Jaguar blu elettrico con le cromature.-
-Beh,- Eddie fece spallucce.-me la regalerai con gli incassi del tuo ultimo film.-
Richie scosse piano la testa con uno sbadiglio.-È Stanford, Eddie. Il massimo che potrò regalarti sarà una consulenza legale gratuita.-
Eddie non insistette. La parlantina e la dinamicità della sua mente l'avrebbero reso uno strepitoso avvocato, e anche se Richie non intendeva seguire un percorso che l'avrebbe reso felice, almeno avrebbe fatto qualcosa in cui era bravo. Non poteva ritenersi altrettanto fortunato, ma dopotutto il parametro delle sue scelte era sempre stato la volontà di Sonia. Persino trovarsi tra le braccia di Richie gli causava piccoli brividi freddi lungo la spina dorsale, come fosse segretamente osservato.
-Cosa credi che accadrà, domani?- Domandò, mordicchiandosi il labbro.
Richie lasciò andare un sospiro teatrale e spostò gli occhi sul soffitto.-Mi sbraneranno. Sarebbe gradito un pompino d'addio.-
-Idiota. Intendo che cosa accadrà tra di noi.-
-Ci ameremo ancora, immagino.-
-E ti basta?- Le parole di Eddie furono appena un sussurro, ma risuonarono in tutta la loro gravosità nella quiete della casa addormentata.
Richie tornò a guardarlo. C'era inaspettata distensione nel suo piglio, nelle iridi di ossidiana.
-Ho fiducia.- Rispose.
Era bene che almeno uno dei due l'avesse.
-Credo che dovremmo comunque parlarne.- Ribatté Eddie, tentando di non sembrare in apprensione.-Ho tante cose da dirti...-
-Eds, luce dei miei occhi, spirito dei miei sottaceti,- Richie gli accarezzò pigramente le scapole sopra la maglia del pigiama.-sai che ti ascolterei per ore. Non sono certo di poter rispondere, però.-
Eddie emise un sospiro sconfitto, anche se sentiva il sonno penetrare sotto le palpebre che si sforzava di tenere ancora sollevate, quasi temesse di svegliarsi ancora da solo, che i sogni e la veglia si fossero scambiati.-D'accordo. Dormiamo.- Si lasciò scivolare di lato, consentendo a Richie di avvolgerlo con il suo intero corpo, proteggerlo dallo sguardo di Sonia, dalle angosce.-Buonanotte. E buon anno nuovo.-
La risposta di Richie arrivò flebile come la neve che Eddie vedeva cadere oltre lo sprazzo di cortile seminascosto dalla tenda.
-Buon anno, amore mio.-
Richie non c'era quando Eddie si svegliò, anche se poteva udire la bassa vibrazione della sua voce poco distante, circondata da altri mormorii.
Si mise a sedere strofinandosi gli occhi turbati dalla luce. Il salotto era ancora in penombra, nessuno aveva tirato via le tende, ma in cucina era giorno a tutti gli effetti e dalla porta scorrevole dischiusa filtravano i raggi del sole, assieme alle parole dei Perdenti.
Dal pertugio Eddie scorgeva la figura di Stan appoggiato al piano della cucina, e poi Bev seduta sul bordo del lavabo con le gambe penzoloni. Richie era in piedi di fronte a loro, agli altri che Eddie non poteva vedere, e gli dava le spalle.
-Bill mi ha portato in bagno per farmi rimettere.- Stava raccontando, sfregandosi il tricipite con le unghie mangiucchiate. Eddie si avvolse più strettamente nella coperta e si sporse il più possibile dal bracciolo del divano.-Abbiamo litigato, credo, e mi ha lasciato per recuperare Stan.-
-Se solo avessi potuto sapere cosa avresti combinato...- Interruppe Bill, e Eddie poteva immaginarlo passarsi le mani tra i capelli ramati in preda al rammarico.
-Non è stata colpa tua, ti ho fatto davvero incazzare.-
-Non è stata nemmeno propriamente colpa di Richie.- Stan si distaccò dal mobile scandagliando tutti come un avvocato che cerca il consenso della giuria.-Era ubriaco fradicio e strafatto. Quel tizio gli è piombato addosso.-
Richie stese un braccio nella sua direzione.-Grazie. Ma anche se non sono stato io a baciarlo, avrei dovuto respingerlo.-
-Non lo conoscevi, quindi?- Domandò Mike da un angolo della cucina, probabilmente seduto al tavolo da pranzo di suo nonno.
-L'ho incontrato quella sera stessa. Temo di avergli dato l'impressione sbagliata perché non ho fatto altro che chiacchierare con lui per tutto il tempo. Stavo solo cercando di distrarmi dal fatto che Eddie non ci fosse.- Nonostante la coperta di lana in cui era infagottato, Eddie tremò. Non dipendeva da lui che Sonia avesse deciso di proibirgli di andare ad una festa per universitari, ma un altro fidanzato, uno migliore, sarebbe sgattaiolato fuori dalla finestra. E non si trattava dei bagordi, ma di dimostrare a Richie che lui era una priorità. Che Eddie sarebbe stato al suo fianco quando contava, nel modo in cui contava. Invece aveva permesso che si sentisse abbandonato in una relazione che avrebbero dovuto condividere.-Eddie e io... beh, Sonia è sempre stata un terzo incomodo tra noi. Non è un mistero che il nostro rapporto non funzionasse, soprattutto poco prima della rottura. Credo di essere stato sopraffatto.-
-Ma che sarebbe accaduto se Stan non ti avesse fermato?- All'inquisizione titubante di Ben, Eddie s'irrigidì. Non era a conoscenza che fosse stato Stan a impedirgli di andare oltre. Aveva sempre creduto che Richie avesse ripreso il controllo di sé prima che fosse troppo tardi. Il dubbio mise radici nel suo petto e poi Richie lo sradicò di colpo, ribattendo bruscamente:-Un accidenti di nulla, Ben. Nel giro di una manciata di secondi stavo già pensando a Eddie e alla cazzata che stavo facendo. Non ero a caccia di sesso o di una conquista che potesse lucidarmi l'autostima. Volevo che Eddie mi amasse in un modo che fossi in grado di vedere, di comprendere, di certo non avrei trovato nulla del genere nel primo che passava.-
-Non credo che Richie ci debba tutte queste spiegazioni.- Disse Mike, anche se Eddie era grato dello scetticismo dei suoi amici. Probabilmente non avrebbe avuto l'ardire di porre lui stesso interrogativi di cui temeva la risposta.-È vero che ha la fama del cazzone...-
-Molte grazie.-
-...ma è sempre stato evidente quanto ci tenesse alla loro relazione. Ciò che conta è quel che ne pensa Eddie.-
-Lui come l'ha scoperto?- Intervenne Bill.
Eddie aveva già letto il disastroso epilogo di quella storia. Il caldo afoso dei Barren, la confessione di Richie, i capelli bagnati dal primo tuffo estivo che gli sgocciolavano sul viso assieme alle lacrime.
-Gliel'ho detto io.- Asserì Boccaccia.
-Non ti ha perdonato?-
-Mi ha perdonato.- Richie abbassò la testa. Guardava il pavimento, adesso, le mattonelle a fantasie gialle e turchesi.-E io l'ho lasciato.-
Fu una secchiata d'acqua gelida sui Perdenti. Beverly parve sul punto di strillare, ma lo stupore che Eddie poteva ben congetturare anche sui volti degli altri prese il sopravvento. Comprendeva la loro reazione, non era differente dall'addolorato sbigottimento che l'aveva invaso quando Richie gli aveva spezzato il cuore due volte nel giro di poche ore.
-Perché?- Mormorò Bill. Richie doveva apparire folle a tutti loro.
-Perché ci stavamo solo aggrappando ad un arto in cancrena. Il mio tradimento non è stato neppure il peggiore dei torti che ci siamo fatti, solo una dimostrazione di quanto dovessimo lavorare su noi stessi per riuscire a stare bene insieme. E non avrebbe funzionato se non ci fossimo separati, non mentre continuavamo a ferirci nel disperato tentativo di sistemare le cose. Eddie avrebbe aggirato la paura di perdermi inchiodandomi al senso di colpa e io sarei stato ancor più succube delle sue ripicche, non avrei saputo oppormi. Non avrei avuto il coraggio di chiedergli ciò di cui avevo bisogno perché avrei pensato di non meritarlo.-
Anche se Eddie era tristemente consapevole delle loro dinamiche, la lucidità di Richie gli spezzò il fiato. Era sempre stato il più pronto dei due per una relazione. L'unico che l'avrebbe meritata. Aveva il diritto ad un amore che non lo nascondeva, non lo mortificava, non lo relegava agli angoli delle situazioni. Un amore che lo spingesse ad essere la versione migliore di sé, che non gli strappasse via le esigenze, i desideri, il sorriso.
Eddie non poteva rischiare di deluderlo di nuovo.
-Non avevamo idea che le cose stessero così.- Rispose Ben.-Certo, avete avuto i vostri alti e bassi, ma siete stati sempre bravi a fingere che non si trattasse di nulla di grave.-
-Dopotutto, nemmeno sapevamo che stessero insieme.- Beverly sospirò.-E chissà se ce l'avreste mai detto, se non vi avessi beccati.-
Richie si sfregò la nuca.-Eddie voleva che rimanesse un segreto. E io ho cercato di fare qualsiasi cosa per renderlo felice.-
-Sono certo che abbiate fatto entrambi del vostro meglio.- Ribatté Mike.
-È così.- Richie si raddrizzò, con la sicurezza che lo pervadeva sempre quando parlava dei loro sentimenti, di ciò che rappresentavano l'uno per l'altro.-Lui mi amava.- Eddie apprezzò che non volesse rivelare in sua assenza gli esiti della notte passata. Che persistesse nel proteggerlo.-E nessuno dei problemi all'interno della nostra relazione può giustificare la mia slealtà.-
-Mi dispiace di aver forzato le vostre posizioni.- Beverly scese dal bancone, aveva ancora negli occhi azzurri la stessa amarezza palesata dalla luce della torcia.-Ero convinta steste facendo i capricci, ma non siamo più dei bambini, e vi ho attribuito una superficialità infondata.-
Richie emise una breve risata, quasi un singhiozzo.-Si raccoglie ciò che si semina, Bevvy. Ci siamo sempre comportati da cretini.-
-Ma capiremmo se ve la foste persa...-
-Eddie come sta?- Chiese Ben.-È arrabbiato?-
-Affatto.- Rispose Boccaccia.-Sappiamo che avevate le migliori intenzioni.- Si spostò verso il piano cottura e Stan lo seguì con lo sguardo, solo per trovarsi ad incontrare gli occhi di Eddie, appollaiato sul divano a spiare dallo spiraglio.
Fingere di non aver origliato fino a quell'istante sarebbe stato poco credibile. Eddie sollevò la mano in un cenno di saluto e Stanley scosse piano il capo, rassegnato.
Si allontanò dalla cucina dando a Richie una pacca di incoraggiamento sulla schiena e chiuse del tutto la porta. Eddie sentiva ancora sommesse inquisizioni, richieste, scuse.
-Vieni con me.- Stan gli fece segno di alzarsi dal divano.
L'altro ubbidì. Si ritrovarono insieme nel piccolo bagno accanto alla cucina, e Stanley si assicurò di sigillare la porta alle loro spalle. Eddie sorrise della precauzione.
-Che cosa devi dirmi che io non abbia già ascoltato?-
Stan si accomodò sulla tavoletta chiusa del wc, le gambe avvolte nel pigiama a scacchi elegantemente accavallate.-Ho trovato io Richie assieme a quel ragazzo.-
-Sì, lo so.- Eddie si voltò verso il lavandino.-Ti dispiace se mi lavo i denti, nel frattempo?-
-No, fai pure.-
Cosparse lo spazzolino di dentifricio alla menta e lo passò accuratamente sui molari mentre Stan continuava.
-Richie non era in sé quella notte. E non mi riferisco solo all'alcol, o alle canne. Non l'ho mai visto così disperato.-
Eddie si aggrappò con una mano al bordo di porcellana del lavandino, evitò gli occhi del Perdente nello specchio. Sentir parlare della sofferenza di Richie non avrebbe mai smesso di squassargli il petto. Era un fardello che entrambi dovevano sopportare: il pentimento per il male causato all'altro, il livore per la sofferenza che gli era stata inferta.
Non riusciva a considerare l'afflizione di Richie senza accusarlo per la propria, e giustificare la propria senza difendere anche quella di Richie. Erano davvero un meccanismo rotto che girava in tondo.
-Sono stato duro con lui.- Aggiunse Stan.-Quel che ti ha fatto mi ha disgustato. Ma Richie non ha mai cercato la mia assoluzione, non ha mai trovato scusanti per il modo in cui si è comportato. Se n'è sempre assunto la totale responsabilità e non ho neppure dovuto premere perché ti confessasse la verità. Non sono propenso a perdonare questo genere di errori, ma credo davvero si sia trattato di un istante, Eddie. Un singolo istante in cui ha permesso alla sofferenza di prevalere.-
Perché Eddie non aveva mai coltivato uno spazio sicuro in cui potesse esprimerla. Sputò il dentifricio nel lavandino assieme alla collera che provava verso se stesso. Richie non sarebbe dovuto arrivare a tanto per dimostrare quanto fosse infelice, ma Eddie l'avrebbe davvero capito, altrimenti? Esisteva un mondo in cui le cose sarebbero potute andare diversamente?
-L'ho perdonato molto tempo fa, Stan. La mia rabbia nei suoi confronti non aveva nulla a che vedere con il tradimento, ero incazzato perché aveva ragione.- Rispose, riecheggiando quasi senza accorgersene le parole di Bill.-Perché non mi hai mai detto che eri presente?-
-Tu perché non hai mai raccontato a nessuno quel che è accaduto?- Eddie tornò a voltarsi verso di lui, ma fu incapace di sostenere gli occhi azzurri di Stan, in cui leggeva già la risposta alla domanda che aveva formulato.-Ti vergognavi, Eddie. Eri convinto che ti avremmo addossato la colpa, che ti avremmo detto che era ciò che meritavi dopo aver trattato Richie come se fosse solo un accessorio nella casa delle bambole di tua madre.-
Eddie avvertì l'improvviso bisogno di piangere. Le emozioni contrastanti che lo avevano travolto da quando aveva rincontrato Richie, che non gli era stato più possibile sopprimere, e in particolare il turbinio di sbigottimento, amarezza, colpevole gioia, risentimento che gli avvenimenti di Capodanno avevano suscitato, stavano strabordando dal suo costato. Si morse il labbro nel tentativo di frenarle.
-Non l'avremmo fatto.- Riprese Stan, rassicurante.-Nessuno pensa che te la sia cercata. Richie avrebbe dovuto rompere con te, se davvero il suo tormento aveva raggiunto livelli insopportabili.-
-È rimasto perché mi amava.-
-L'amore a volte non basta.-
-No.- Eddie sapeva che avrebbe dovuto dare ogni parte di sé, e non solo ciò che gli era comodo, semplice, mentre Richie si smembrava per riempire i suoi vuoti.-Ma ho sbagliato anche io, Stan. L'errore di Richie era semplicemente più visibile. Più chiassoso. È vero, mi sono sentito umiliato e temevo che mi avreste accusato, ma volevo anche proteggere lui. Ero certo non avreste compreso. Non l'ho fatto neppure io, per più tempo di quanto mi piaccia ammettere.-
-Nessuno può conoscere la vostra relazione meglio di voi. C'è sempre stato qualcosa di diverso, di inafferrabile tra te e Richie. Dubito che ne verremmo a capo anche se ce lo spiegaste.- Le labbra di Stan si schiusero in un sorriso cauto, che Eddie si sforzò di ricambiare.
-Sarà sempre così, vero?- Chiese, più a se stesso che al Perdente.-Non ci libereremo mai di questo amore...-
-Forse dovresti semplicemente smettere di combatterlo.-
Eddie non combatteva i sentimenti che nutriva per Richie. Combatteva se stesso, l'altra metà di lui che avrebbe voluto la vita perfetta disegnata da sua madre, con una foto della sua attraente moglie e cinque figli in mostra sulla scrivania dell'ufficio vista parco in un grattacielo newyorkese.
Ma si trattava dell'ennesimo ingranaggio che Stan non avrebbe compreso, indipendentemente da quanto Eddie si fosse scomposto per mostrargli dove fosse collocato, proprio al centro del petto, a forargli i polmoni ogni volta che tentava di estrarlo.
-Ti sono grato.- Rispose invece.-Per essere rimasto accanto a Richie. Per essere stato suo amico.-
-Sono anche amico tuo, Eddie.- Stan gli posò una mano calda sulla spalla.-Non devi sempre fare tutto da solo.-
Eddie avrebbe voluto poter promettere che si sarebbe affidato ai suoi amici. Ma la felicità delle persone che amava era meno a repentaglio quando si eclissava dalle loro vite, sollevandole della responsabilità di salvarlo.
Bussarono alla porta. Eddie l'aprì, sperando in una distrazione, ma si ritrovò puntate addosso cinque paia di occhi preoccupati.
-Non ci eravamo accorti che ti fossi svegliato.- Si affrettò a dire Ben. Osservò attentamente prima lui, poi Stan alle sue spalle.-Ti senti bene?-
-Sì.- Eddie uscì dal bagno, e fu come emergere da un nascondiglio. I lineamenti spigolosi di Richie, il suo cuore troppo facile da stritolare, i ricordi della notte trascorsa, del calore della sua pelle nel gelo pungente della rimessa, era tutto a portata di mano, di fronte a lui.-Stan mi stava solo raccontando cos'è accaduto.-
Bill si appoggiò alla parete.-E?-
-Apprezzo che abbiate cercato di aiutarci. Richie e io ne abbiamo discusso...- Ignorò il guizzo salace negli occhi neri di Boccaccia, e il salto che il proprio cuore fece in risposta.-È importante che sappiate che non serbo rancore nei suoi confronti. Neppure voi dovreste. Non sono stati anni facili e io non mi sono impegnato affinché migliorassero.- Asciugò i palmi umidi di tensione sui pantaloni del pigiama.-Tengo a Richie.- Fu appena un filo di voce, ma ben udibile nel silenzio attento dei Perdenti. Eddie dovette impiegare l'interezza della propria forza di volontà per non distogliere lo sguardo, gli zigomi chiazzati di scarlatto.-E lui tiene a me. Non credo che questo potrà mai cambiare, anche se diciamo di avercela a morte con l'altro.-
Beverly esalò un lungo respiro, quasi avesse trattenuto il fiato.-È un grande sollievo.-
-Sì.- Ne convenne Mike, strofinandosi le tempie. La pelle attorno ai suoi occhi castagna era gonfia, sembrava non avesse dormito.-Credevamo di aver rovinato tutto.-
-Io vi avevo detto che non era una buona idea.- Borbottò Ben, ma il suo sguardo si addolcì quando incrociò l'espressione crucciata di Beverly. Raramente riuscivano a tenersi il muso per più di un quarto d'ora, e Eddie rimpiangeva di non poter acquisire una tale disposizione per osmosi. Era sempre stato un'inscalfibile muraglia nei confronti di Richie.
-Vorrei specificare che non ne sapevo nulla.- Stan additò il gruppetto di amici.-E che se l'avessi saputo vi avrei chiusi nel freezer assieme ai semifreddi di Bev.-
Bill fece spallucce.-Ce ne sarebbero stati di più per noi.-
Una risatina rilassata si diffuse nel salotto scarsamente illuminato, sulle labbra dei Perdenti, e la delicata atmosfera di cristallo che li aveva avvolti la sera precedente si ruppe, rivelando al di sotto una nuova solidità.
Ben propose di fare colazione e gli altri si affrettarono in cucina per accaparrarsi gli avanzi del cenone, Mike aveva prenotato l'ultima fetta di torta rovesciata e Bill quasi inciampò per impedirgli di raggiungere il frigo.
Solo Eddie rimase languidamente indietro, assaporando il sorriso che Richie conservava unicamente per lui, sghembo, un po' timido, contornato da due adorabili fossette e occhi più luminosi del cielo notturno.
-Tieni a me, eh?- Boccaccia gli si aggrappò cingendogli le spalle con un braccio e Eddie barcollò di lato per sopportare il suo peso.
-Non gongolare.-
-Perché no? È praticamente l'unica cosa di cui posso vantarmi.-
C'era leggerezza nel suo tono, ma Eddie si sentì attraversare da una fitta, e si svincolò dal suo abbraccio maldestro.
-Rich.- Gli afferrò un polso, si assicurò che l'altro lo guardasse.-Hai tanto da offrire. Questo lo sai, vero?-
La linea delle labbra di Boccaccia fu schiusa dalla sorpresa, poi si ammorbidì in un ennesimo, piccolo sorriso.-È una fortuna che tu lo creda, Eds. Perché è tutto tuo.-
Eddie non poté impedire al puro, viscerale terrore di sbiancargli il volto. L'idea che Richie non avesse neppure una boa, un asse di legno a cui aggrapparsi nell'oceano immenso delle sue incertezze era insostenibile.
La bocca dell'altro si piegò ancora, scherzosa.-Soprattutto il mio cazzo.- Disse, ma non suonò divertente, non con la malcelata comprensione nei suoi occhi scuri.
Era stato lui a lanciargli un salvagente e Eddie non poté far altro che prenderlo. Finse di non essersi accorto del suo tentativo, perché era ciò che Richie si aspettava, e lo assecondò.
-Sei incorreggibile.- Lo rimproverò, pizzicandogli il gomito. Poi entrò in cucina.
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