PARTE II

Eddie aveva resistito all'impulso di lavarsi la bocca con la candeggina. Di sfregare a sangue le labbra finché fosse venuta via ogni traccia del piacere di Richie, della loro saliva mischiata. Di spalancare la finestra della camera in cui dormiva con Stan e Bill per prendere gelide boccate d'aria che gli togliessero l'odore di arancia e pelle e gasolio dalle narici.
Si ancorò silenziosamente al davanzale, il capo che ondeggiava come avesse voluto colpire il vetro. Quello era solo l'ennesimo dei ricordi da aggiungere alla sporca catasta, forse il peggiore, perché portava con sé un pentimento diverso.
Non era sbagliato perché lui e Richie erano due uomini, o perché Sonia avrebbe potuto sorprenderli e morire di crepacuore - o almeno non solo. Esisteva una vergogna ben più grande, che faceva perdere di vista ogni altra: lo amava ancora. E ancora lo desiderava, nonostante ciò che Richie gli aveva fatto, al punto da non potergli resistere e mascherare quegli impulsi feroci dietro una crudeltà che Boccaccia non avrebbe bevuto, non se lo conosceva come Eddie era convinto lo conoscesse.
E adesso?
Il suo cervello aveva già ripreso a riavvolgere il nastro dei suoi peggiori istanti con Richie: l'afa dei Barren che gli appiccicava il sudore freddo sulla schiena mentre Boccaccia confessava di aver baciato un altro, il modo in cui gli aveva voltato le spalle l'istante dopo averlo lasciato, dopo avergli spezzato il cuore, senza offrirgli un briciolo di consolazione, un ultimo barlume di affetto, o se non altro compassione. Doveva aggrapparsi al dolore che gli aveva causato, allo strazio dei giorni e dei mesi successivi, in cui si erano rivolti a stento la parola, in cui Richie l'aveva ignorato come se cancellarlo dalla sua vita non fosse poi chissà quale sforzo - doveva ripetere a se stesso che era un vigliacco, un traditore... ma non un bugiardo.
Richie non gli aveva mai mentito, nè riguardo ciò che pensava di lui, nè su quanto le mancanze nella loro relazione lo facessero patire, o su ciò di cui aveva bisogno, o su quanto lo amasse. Non aveva atteso che poche ore prima di vuotare il sacco su ciò che era accaduto alla festa, e Eddie era certo gli avrebbe fornito anche i dettagli se solo li avesse chiesti.
Per quanto sarebbe stato opportuno convincersi del contrario, Richie gli aveva detto la verità anche qualche momento prima, nella penombra della cucina. Non voleva il suo corpo, e non ne aveva toccato un altro da quando si erano lasciati.
Eddie ricordò il suo bicchiere di spumante rimasto intatto per tutta la nottata precedente e il cuore gli si contrasse in petto. Avrebbe potuto scommettere che neppure avesse più bevuto, da quando si erano lasciati. A tanto giungeva il suo pentimento, fino a quel punto si puniva e allontanava da sé ciò che gli aveva fatto commettere un madornale e irreparabile errore.
Eddie avrebbe voluto poter negare a se stesso la trasparenza delle parole di Richie, dei suoi gesti. Dimenticare di aver assaporato la verità sulle sue labbra e trovare una parvenza di pace sotto le coperte, nel sonno.
Ma non era più un ragazzino sprovveduto e terrorizzato. Qualcosa in lui stava cambiando, tanto lentamente quanto impercettibilmente, eppure Eddie lo sentiva - la morsa sul suo cuore farsi meno stretta, meno feroce. Ne era spaventato e non aveva idea di come fermarlo. Forse neppure avrebbe potuto, così come non poteva impedire alla neve fuori dalla finestra di continuare a cadere, inesorabile.
Si allontanò dai vetri che avevano iniziato a tremare per le raffiche di vento e si coricò sotto al piumone, nascondendosi dalla bufera.

-Questa non ci voleva.- Mike osservava la scena fuori dalla finestra con un cipiglio preoccupato.
Pochi minuti prima Richie l'aveva svegliato per dirgli, in un tono moderatamente allarmato, che aveva tentato di aprire la porta d'ingresso per uscire a fumare e l'aveva trovata bloccata. Anche gli altri Perdenti li avevano raggiunti di sotto, disturbati dalla concitazione, e ascoltavano al notiziario l'esatta descrizione di ciò che Mike vedeva oltre la tendina di pizzo: nella notte un'improvvisa bufera aveva travolto tutta Derry, e fuori dalle abitazioni si erano accumulati alti muri di neve bianca che sbarravano le uscite.
In sovrimpressione si leggeva il numero verde per chi fosse rimasto isolato o richiedesse assistenza.
Stan si stava massaggiando freneticamente le tempie.-Che si fa?-
Eddie avrebbe voluto fare una doccia e togliere il pigiama, ma temeva non fosse tra le priorità della giornata.
-Intanto capiamo come uscire da qui.- Rispose Mike. Sia la porta d'ingresso che quella che dava sul retro si aprivano verso l'esterno, e la neve copriva di due terzi le finestre del pianterreno, rendendo impossibile sgusciare, a meno che non si scavasse a mani nude per una buona mezz'ora.
-Ci buttiamo dal piano di sopra.- Propose Richie. Eddie fece un salto sul divano al solo pensiero.
-L'astinenza dalla nicotina ti ha fritto il cervello?- Borbottò Stan.
-Non ha torto.- Convenne Bill.-La neve è abbastanza compatta da attutire la caduta.-
Beverly batté le mani, illuminandosi d'un tratto.-Sarà divertente!- Squittì, e Eddie iniziò a temere che gli altri stessero davvero prendendo in considerazione l'idea di defenestrarsi. Il cuore gli era salito in gola.
Richie gettò uno sguardo irrequieto per la stanza.-Beh?-
-Non mi pare abbiamo molte alternative.- Sospirò Ben.-A dire il vero, non ne abbiamo alcuna.-
-Per me va bene.- Mike si allontanò dalla finestra senza perdere l'espressione crucciata.-Gli animali hanno bisogno di me, rischiano di morire d'inedia, o di freddo, o di chissà cos'altro...-
Bill si sollevò di slancio dal divano, posandogli una mano sulla spalla.-Sono sicuro che riuscirai a soccorrerli in tempo.-
L'apprensione sul volto di Mike era palese quanto il dispiacere e la comprensione su quelli dei Perdenti. Eddie non poté che farsi coraggio - non si sarebbe tirato indietro quando c'era in ballo così tanto per uno dei suoi migliori amici. Serrò le mani in due pugni lungo i fianchi per placare il tremolio e si alzò.-Andiamo, allora.-
I Perdenti lo seguirono a ruota su per le scale e Eddie finse disinvoltura, salendo i gradini ad ampie falcate, con la schiena dritta, ma sentiva affacciarsi la cena della sera precedente sulla bocca dello stomaco. Avrebbe voluto che qualcuno gli tenesse la mano - non qualcuno, Richie. Per quanto potesse contare ad occhi chiusi su ciascuno dei Perdenti, si era sempre voltato a cercare Boccaccia negli istanti più cupi, durante un attacco di panico, dopo un litigio con Sonia, un film horror, una B al test di scienze. Sapere che se si fosse girato l'avrebbe trovato in fondo alle scale a punzecchiare Beverly anziché al suo fianco per rivolgergli un sorriso rassicurante gli accartocciò il cuore scalpitante di paura nel petto. Come poteva aspettarsi che Boccaccia avesse compassione di lui dopo il torto che gli aveva fatto? Dopo le velenose parole che gli aveva rivolto?
Attraversò la cameretta che condivideva con Stan e Bill e si fermò di fronte alla finestra. Il buio della notte invernale era talmente pesto da rendere inutile chiudere le persiane; fuori dai vetri grigie nuvole si spandevano fin dove giungeva lo sguardo e al di sotto, illuminata dai debolissimi raggi del sole nascente, scintillava la neve più bianca che avesse mai visto. Le stalle, la rimessa, il fienile, il capanno erano sommersi per metà, l'orto totalmente scomparso sotto i cumuli soffici.
-Accidenti, i miei cavolfiori.- Gemette Mike, in preda allo sconforto. Eddie dubitava di poter dire qualsiasi cosa in grado di tirargli su il morale, per cui tacque, tornando a sfidare con gli occhi la piana innevata.
Ben si avvicinò e con un altro sospiro spalancò le imposte. Nella stanza penetrò l'aria pungente e i Perdenti si strinsero attorno alla finestra, colti da un brivido generale nonostante i cappotti.
-Chi vuole avere l'onore?-
Anche se Eddie era riuscito a convincersi che non ci fosse altra soluzione, al punto da condurre personalmente la piccola spedizione sull'orlo del precipizio, buttarsi per primo gli pareva davvero un azzardo intollerabile. Si finse distratto dalla carta da parati a strisce azzurre per non incrociare lo sguardo degli amici.
Nella cameretta del padre di Mike calò improvvisamente il silenzio. Stan andò a sedersi sul proprio letto con le braccia incrociate, chiaramente in attesa che qualcun altro compisse l'atto di coraggio al posto suo. Bill mosse un passo esitante verso il davanzale e Beverly gli assestò una sberla sul petto.
-Siete rimasti una massa di conigli!- Sbottò, precedendolo.
Ben l'afferrò per il polso.-Bevvy, non puoi andare per prima...-
-Qualcuno deve farlo!- La ragazza si liberò gentilmente dalla presa, pur avendo parlato con una certa impazienza.-Starò bene, Ben, è come cadere su un materasso.-
Eddie non trovò consolazione in quell'affermazione, e forse neppure Covone, ma questi non trattenne ulteriormente Beverly, forse consapevole che sarebbe stato vano.
Ne seguì ogni movimento con gli occhi chiari sgranati d'apprensione. Beverly posò un ginocchio sul davanzale. Una sferzata di vento gelido le fece turbinare la chioma rossa e sciolta attorno al volto, rivelandone il fascino guerriero che l'aveva sempre contraddistinta.
Eddie avvertì il respiro di Bill mozzarsi al suo fianco mentre Beverly si dava lo slancio e precipitava di sotto. Tutti i Perdenti si raccolsero immediatamente attorno alla finestra, preoccupati, ma dabbasso giungeva già la risata cristallina e trionfante della ragazza.
Era sana e salva e mulinava le braccia contro il manto di neve che l'aveva accolta, disegnando le ali di un angelo.
-È stato mitico!- Uggiolò a squarciagola.
Ben emise una risatina isterica, lasciando andare la tensione.-Chi è il prossimo?- Chiese. Bill si fece nuovamente avanti, stavolta con passo sicuro, e lanciò una sorta di grido di battaglia prima di gettarsi al piano di sotto. Atterrò anche lui con un morbido tonfo, seguito da un'espressione di ebete euforia mentre si accorgeva di essere effettivamente ancora intero.
Seguirono Ben e Mike, e quando anche Stan si fu lanciato la situazione al piano di sotto era ormai divenuta una piccola lotta in mezzo alla neve, con palle che venivano scagliate a destra e manca e bianche spruzzate sollevate dai piedi avvolti negli stivali. Bill si gettò sulla schiena di Mike e lo fece cadere di faccia dritto nella soffice montagna.
Eddie si voltò verso Richie, che ancora sostava accanto a lui vicino alla finestra, cercando istintivamente uno sguardo di incoraggiamento. Ma Boccaccia tenne le labbra cucite e gli occhi inchiodati sulle nuvole cariche prima di arrampicarsi sul davanzale. Eddie lo sentì ridere solo dopo l'atterraggio, come se non avesse avuto più intenzione di condividere neppure il barlume di un sorriso in sua presenza.
-Forza, Eddie!- Lo rimproverò Beverly, con le mani a coppa attorno alla bocca per far sì che la sua voce lo raggiungesse, attutita dalla neve e dall'occasionale folata di vento.
Il sapore sulla lingua di Eddie era amaro. Come le sigarette di Richie, il metallo degli attrezzi da lavoro, il grigio tormenta delle nuvole. In che modo avrebbe posto rimedio a ciò che aveva fatto la notte precedente? I Perdenti gesticolavano verso di lui, gli facevano frettolosi cenni di sbrigarsi, Mike si portò due dita agli angoli della bocca e fischiò, come faceva con le sue mandrie disubbidienti.
Eddie guardava solo Richie, che continuava a fingere di non vederlo, la sua attenzione catturata da chissà quale nuova sfumatura di bianco in quell'informe cumulo di neve. E poi lo stomaco gli si chiuse e insieme ad esso anche gli occhi - non sarebbe rimasto ad osservare lo spettacolo di Boccaccia che lo ignorava beatamente, non l'avrebbe retto.
Si inerpicò sul freddo davanzale della finestra e con le palpebre più serrate che poté si abbandonò alla caduta.
Fu più breve di quanto avrebbe creduto, talmente breve che quando udì Stan strillare di fare attenzione, si era già abbattuto duramente su qualcosa. Qualcuno.
Sollevò il viso, soffiando via la neve dalle narici, e si rese conto prima con stupore, poi con orrore, del corpo di Richie sotto al proprio e delle sue braccia che lo tenevano stretto. Boccaccia aveva le sopracciglia nere aggrottate per il dolore.-Cristo, volevi ammazzarmi?-
Eddie si mise immediatamente carponi, probabilmente non abbastanza in fretta perché Richie non avvertisse il cuore battergli all'impazzata contro il petto.-Scusa, io...-
-Perché cazzo ti sei buttato con gli occhi chiusi?-
-Soffro di vertigini...-
-State bene?- Mike li aiutò entrambi a sollevarsi e gli altri Perdenti corsero loro incontro.
-Sì.- Sbottò Richie, spazzolando la neve via dal giaccone. Raccolse il berretto di lana che gli era caduto nell'impatto e lo strapazzò contro il ginocchio.
-Eddie si lancerà per primo, la prossima volta.- Fu la pratica soluzione di Covone.
-Forse non dovrebbe lanciarsi affatto.- Richie si sistemò il cappello sulle orecchie già arrossate dal freddo.
Eddie si morse il labbro, un po' mortificato e un po' risentito.-Ti ho chiesto scusa.-
Richie gli rivolse un'occhiata selvaggia.-No. No, non l'hai fatto.- Rispose, e si allontanò scuotendo la testa fra sé, lasciando Eddie immobile a guardargli la schiena, un goffo punto rosso sempre più lontano nell'immensa distesa di neve.

I Perdenti si erano mossi rapidamente. Calandosi dall'abbaino sul tetto all'interno della rimessa, avevano messo in moto lo spazzaneve e adesso Mike lo guidava sapientemente creando cunicoli praticabili attraverso la neve e il ghiaccio. Vista dall'alto, la campagna prendeva a poco a poco la forma di un labirinto dalle siepi bianche e il percorso di terra battuta zuppa. Mike liberò in fretta l'ingresso della rimessa, del fienile, delle stalle, di casa propria, e i Perdenti gli andavano dietro gettando sale sulla strada liberata, per proteggerla da una seconda bufera.
Eddie lasciò andare il proprio sacco sentendo vibrare il cellulare nella tasca del cappotto. Sullo schermo lampeggiava incerta una sola tacca di ricezione e, più in basso, il nome di sua madre.
Si schiarì la gola arrochita dal gelo prima di rispondere.
-Ma'?-
-Eddie! Oh, grazie a Dio, grazie...- Forse era l'effetto dei sei mesi trascorsi al college, via da casa, ma Eddie si era talmente disabituato all'inflessione piagnucolosa di Sonia da trovarla quasi irritante. Un tempo l'avrebbe sommerso in un brodo di sensi di colpa della cui provenienza neppure era consapevole.-Sono ore che tento di contattarti!-
Si sentì pungere da uno spillo. Lui non l'aveva pensata affatto.-La neve deve aver bloccato il segnale. Mi dispiace, Ma'.-
-È tutto a posto lì? Vuoi che chiami i soccorsi? Qualcuno che ti riporti a Derry? A casa?-
-No.- Il suo tono risultò più secco e brusco di quanto avrebbe voluto.-Va tutto bene, non devi preoccuparti.-
-Oh, Eddie, come puoi dirmi di non preoccuparmi? Sei mio figlio, lontano miglia e miglia da me...- Le parole di Sonia iniziarono a giungergli a scatti. Eddie carpì altri lamenti angosciati, l'ennesima protesta alla sua presenza in quella campagna così distante da lei, circondato da persone che di certo non si sarebbero prese cura di lui nel modo in cui avrebbe fatto una madre.-...e poi di cosa...- Tzsck.-...cibo...- Tzsck.-...tu hai bisogno...-
-Abbiamo fatto la spesa due giorni fa.- La rassicurò alla svelta Eddie.-Ma', devo lasciarti adesso.-
-Le carote...- Tzsck.-...le tue vitamine, Eddie...-
-Ma', non sento più nulla. Ma'?- Altri suoni indistinti continuarono a urtargli il timpano. Eddie chiuse la telefonata e ricacciò il telefono in tasca. Non sapeva se Sonia avrebbe richiamato e, se anche l'avesse fatto, Eddie avrebbe probabilmente attribuito la mancata risposta ad un altro calo di copertura. Aveva già i problemi con Richie di cui occuparsi. Dentro di sé temeva che permettere a Sonia di affacciarsi più di così nella sua vita l'avrebbe allontanato ancor di più da lui. Le catene che sua madre gli aveva legato attorno tiravano molto facilmente - talvolta anche al solo suono della sua voce.
-Tua madre?- Domandò Stan affiancandolo. Aveva le guance paonazze per la fatica di trascinarsi dietro il sacco pieno di sale. Eddie non riprese a camminare, gli concesse qualche istante di tregua.
-Sì.- Sbuffò, e il suo respiro formò una candida nuvoletta. Si gelava, tra le rigide pareti di neve che Mike aveva scavato.
-Ti ha detto di mangiare abbastanza verdure?-
-Qualcosa del genere.- Eddie quasi ridacchiò, ma gli veniva difficile fare ironia su una vita di limitazioni. Se non avesse avuto i Perdenti, si chiedeva se avrebbe mai conosciuto la gioia di un biscotto al cioccolato, di una porzione di popcorn al cinema, dei marshmallow cotti allo spiedo sulle rocce dei Barren.-Credo che se potesse mi infilerebbe nel bagagliaio per riportarmi a Derry.-
-Fortunatamente, non guida.- Ribatté Stan. Ad una ventina di metri da loro, gli altri si erano riuniti di fronte alle porte della stalla e studiavano con raccapriccio il lucchetto congelato. Prima che Mike potesse prendere l'uscio a spallate, Richie tirò fuori l'accendino e avvicinò la fiamma alla chiusura del catenaccio.
-Forse dovremmo raggiungerli.-
-È successo qualcosa con Richie?-
Eddie si paralizzò, una scultura di ghiaccio che adornava il labirinto di neve.-Di cosa parli?- Sussurrò.
Che li avesse visti, in cucina? Che avesse sentito i respiri affannati di Richie e gli schiocchi della bocca di Eddie?
-Mi è sembrato strano che Richie non vedesse l'ora di spingerti via quando gli sei caduto addosso. In genere avrebbe sorriso come un coglione e trovato una scusa per tenerti vicino ancora un po'.-
Eddie era certo di essere arrossito fino alla radice dei capelli. La sua posa da soldato congelato si sciolse.-Magari ti sbagliavi, Stan.-
Il Perdente arricciò il naso sottile.-A che proposito?-
Gli altri esultarono. Beverly saltellava battendo le mani mentre il catenaccio piombava sul terreno e Mike spalancava le porte della stalla di viva forza. Dall'interno proveniva uno stonatissimo coro di nitriti, latrati, muggiti - di spavento, di fame, di sollievo.
Eddie si lasciò strappare via dalla conversazione da quella nuova distrazione e si avviò a grandi falcate verso l'entrata. L'odore di fieno, sterco e pelo animale gli toccò prima lo stomaco, poi il naso. Stan, al suo fianco, ebbe la stessa reazione e si pinzò le narici con indice e pollice.
Mike si spostava convulsamente da un box all'altro, controllando ad una ad una le sue amate bestie, incapace di decidere quale prima delle altre dovesse avere accesso a del cibo, ad una coperta, a dell'acqua pulita.
Ben colse la sua difficoltà e autonomamente raccolse una pila di coperte, distribuendole tra gli animali che vedeva tremare più vistosamente. Una mucca gli strofinò il muso pezzato contro la spalla.
Gli altri Perdenti lo imitarono, riempiendo alla svelta mangiatoie e abbeveratoi. Eddie seguì Mike, che si era fermato nell'angolo adibito ad ovile e studiava con accuratezza clinica le condizioni degli agnelli. La maggior parte teneva gli occhi ben aperti e vigili; Mike raccoglieva tra le mani la pelle lanuginosa sui loro dorsi e la tirava leggermente verso l'alto - Eddie comprese dopo poco che si aspettasse di vederla ritornare rapidamente a contatto con la spina dorsale, una volta lasciata la presa, per poter passare alla creatura successiva. Ma un agnello in particolare sembrava non aver superato il test. Se ne stava disteso su un fianco in mezzo al fieno e i suoi arti esili tremolavano appena. Mike gli spalancò la bocca, rivelando spessi ma piccoli denti da latte, e gli tastò l'interno del palato con le dita.
-È freddo.- Mormorò. A Eddie non piacque l'espressione sul suo volto.
-Che cosa significa?-
-Che è entrato in ipotermia. Bisogna intervenire in fretta.-

Mike aveva trasportato l'agnello in casa tenendolo saldamente sotto al cappotto, cedendogli il proprio calore corporeo, e ancora lo stringeva al petto davanti alla porta del bagno, intanto che Beverly faceva scorrere nella vasca litri di acqua bollente.
-Pensi che si salverà?- Gli domandò, sedendosi sul bordo e infilando un dito sotto al rubinetto per controllare la temperatura.
Eddie stava rovistando nell'armadietto dei medicinali alla ricerca di un termometro.
-Trovato!- Esclamò, porgendolo a Mike. Questi lo prese e lo fece scivolare sapientemente sotto al cappotto. L'agnello non emise un verso all'inserimento, come fosse placidamente addormentato.
-Non lo so, spero che la sua temperatura sia salita a contatto con il mio corpo, altrimenti non potremo immergerlo nella vasca...-
-Ecco lo sciroppo.- Era Stan, emerso dal corridoio assieme agli altri Perdenti con in mano una bottiglia di sciroppo d'acero per pancakes.
Ne versò una quantità abbondante sulle dita di Ben e Mike lasciò che la testolina dell'agnello facesse capolino dal bavero del cappotto. Ben gli scoprì le gengive esangui e ci strofinò su lo sciroppo.
Di nuovo l'animale subì in silenzio, ma il termometro iniziò a trillare. Richie lo tirò via e lesse ad alta voce:-Trentasette e mezzo.-
Mike si lasciò sfuggire un primo sospiro di sollievo.-Bene.- Aprì il cappotto e si avvicinò alla vasca con l'agnello accoccolato contro il petto.
Tutti i Perdenti gli si fecero attorno, partecipi del suo timore. Un solco si era formato sulla fronte lentigginosa di Beverly, e Ben si affrettò a posarci su le labbra e a stringerla a sé, mormorando parole di rassicurazione.
Mike abbandonò delicatamente l'animale nell'acqua, mettendogli una mano sotto al mento perché non affogasse. A mollo nel calore, l'agnello parve ricominciare a respirare più distintamente.
In quel momento di quiete, dopo l'affanno per portarlo in casa il prima possibile, Eddie avvertì una stretta al cuore. Le mani di Mike che mantenevano la testolina dell'agnello sul pelo dell'acqua erano talmente gentili.
Non aveva mai visto tanta morbidezza in Leroy, tanta premura per una creatura viva, persino suo nipote - era sempre brusco e ruvido di disillusione. Certo, si sarebbe prodigato anche lui per salvare la vita di quell'agnello, ma se non fosse riuscito nell'intento, non avrebbe versato una lacrima. Avrebbe brontolato sottovoce per la perdita economica e gettato via la carcassa.
Mike stava disegnando piccoli cerchi sulla sommità del capo dell'animale, arricciando il pelo candido.
-Gli hai dato un nome?- Chiese Eddie. Era sicuro l'avesse fatto.
Gli angoli della bocca di Mike si sollevarono leggermente.-Cosette.-
Bill si illuminò.-Come il personaggio de I miserabili?-
-Mi piaceva il significato.- Spiegò Mike. Le ciglia bianchissime e lunghe dell'agnello sfarfallavano appena sotto la luce invernale che penetrava dalla finestra.-È un vezzeggiativo per le cose piccole, e lei è il più piccolo agnello mai nato da quando ho ereditato la fattoria. Pesava poco più di un pacco di farina.-
Beverly emise uno squittio, sopraffatta dalla tenerezza.-Se l'è sempre vista male, allora.-
-Sì.- Mike annuì.-Ma è parecchio testarda. Se la caverà anche stavolta.-
Eddie notò con la coda dell'occhio Richie che trangugiava un po' dello sciroppo d'acero direttamente dalla bottiglia.
-Ehi!- Lo redarguì, puntandogli un dito contro. Stan ne seguì la traiettoria e subito assestò uno schiaffo sulla nuca di Boccaccia, che reagì con un colpo di tosse a stento frenato dalla mano libera.
-Cosa c'è?- Gracchiò, strofinando via lo sciroppo dalle labbra.-Abbiamo saltato la colazione e io ho fame.-
Nonostante le occhiate di rimprovero degli altri Perdenti, Mike rispose:-Ha ragione. Qui potrebbe volerci un po', andate a mangiare, se volete.-
-Io rimango.- Ribatté Beverly, e poco dopo fu chiaro che anche gli altri avessero intenzione di rimanere inchiodati alle mattonelle del bagno finché non avessero visto l'agnello riaprire gli occhi. Persino Richie, anche se di tanto in tanto gli brontolava lo stomaco e in volto gli si era formato un piccolo broncio affamato.
Sembrava che il loro scontro in cucina non fosse esistito per lui - che la sua unica afflizione fossero i waffles. Ma Eddie aveva percepito la sua rabbia nel modo in cui l'aveva a stento degnato di uno sguardo e in cui gli si era rivolto le poche volte che aveva aperto bocca per parlargli.
-Vado a preparare qualcosa.- Annunciò. Ignorò le proteste dei suoi amici, avevano tutti bisogno di energie per affrontare il resto della giornata.
Nonostante la spesa di due giorni prima, il frigo e la dispensa necessitavano già di rifornimento. Avevano contato fino a quel momento sulle risorse dell'orto di Mike, ma adesso che le coltivazioni erano sommerse dalla neve rimaneva ben poco tra cui scegliere. La carne era terminata; Mike, che insisteva nel non mangiarne, avrebbe dovuto accontentarsi di pane e formaggio, e così Stan, che aveva esaurito la scorta kosher. Avrebbero inventato qualcosa in attesa che la strada per Derry fosse nuovamente accessibile.
Eddie si concentrò sulla colazione. Infilò una dozzina di fette di pancarré nel tostapane e attese che dorassero. Dal piano di sopra proveniva solo un chiacchiericcio sommesso, quasi che i Perdenti non volessero disturbare il sonno dell'animale che combatteva tra la vita e la morte nella vasca da bagno.
Spalmò abbondanti porzioni di burro e marmellata sulle fette imbrunite e non poté trattenersi dal prepararne due all'arancia per Richie. Non era certo di cosa volesse significare quel gesto, né di come sarebbe stato recepito. Avrebbe lasciato che Richie gli attribuisse qualsiasi spiegazione desiderasse - conosceva Eddie meglio di quanto lui conoscesse se stesso.
Dispose le fette dorate e imburrate su un largo vassoio con disegni a fiori e molto attentamente salì le scale per tornare in bagno. Sul pianerottolo il telefono riprese a vibrargli nella tasca.
Non rispose, perché dalla porta aperta si riversò uno schiamazzo gioioso.
Eddie poggiò il vassoio sulla colonnina della balaustra e corse in bagno. Attorno alla vasca, i Perdenti si abbracciavano e sorridevano. Mike continuava ad accarezzare la testa umida dell'agnello, che adesso aveva gli occhi nerissimi spalancati in uno sguardo che pareva di riconoscenza. Emise un piccolo belato mentre Eddie si avvicinava e si inginocchiava accanto all'amico.
-Cosette ce l'ha fatta di nuovo.- Disse Beverly, commossa.
-È proprio il caso di dire che le dimensioni non contano.- Intervenne Richie.
Stan ebbe un sussulto prima di fulminarlo con un'occhiata.-Sei sempre così inopportuno...-
-No, no. Stavolta ha detto una cosa giusta.- Lo interruppe Bill, con grande sorpresa dei presenti.
Richie diede un'alzata di sopracciglia.-Sì?-
-Non bisogna sottovalutare le piccole creature.- Si accodò Mike, che non distoglieva ancora lo sguardo da quello di Cosette.-Sono capaci di grande forza.-
Un brivido attraversò la schiena di Eddie. Non si voltò, ma era certo che, per la prima volta da quando la mattina era iniziata, Richie lo stesse osservando.

La giornata proseguì altrettanto freneticamente. Ben si prese l'incarico di guidare ancora lo spazzaneve attraverso la fattoria, sgombrandola il più possibile, e Bill e Stan gli tenevano dietro gettando sale come riso agli sposi fuori da una chiesa.
Mike e Eddie si aggiravano per l'orto tentando di salvare il salvabile. Le ceste appese attorno al loro collo ospitavano qualche rapa non troppo colorita e ciuffi di spinaci.
A Beverly e Richie era stato chiaramente detto di ingegnarsi per il pranzo.
La soluzione bolliva in pentola: una zuppa di piselli e patate che aveva aperto un ghigno disgustato sul volto di Boccaccia.
Beverly lanciò un'occhiata all'orologio a cucù in legno massello appeso sopra il tavolo.
-Quanto manca alla mia ora?- Indagò Richie, studiando circospetto le bollicine tremolanti sulla superficie della zuppa.
-Venti minuti.-
-Beh, è stata una degna esistenza, sai, senza troppi alti né bassi. Certo, mi sarebbe piaciuto realizzare qualche sogno in più, nuotare tra i piranha nel Paranà, iniziare un'amicizia di penna con un marziano...-
Beverly gli assestò un colpo d'anca che lo fece rimbalzare via dal piano cottura.
-Hai ritrovato la tua parlantina?-
-Non sapevo si fosse nascosta.- Richie aprì uno stipetto. Oltre alla poco invitante zuppa di Beverly, poteva scegliere tra una colorata selezione di cereali, caramelle gommose e frutta secca.
-Non sviare la conversazione.-
Richie aprì un barattolino di arachidi tostate e Beverly fece per sottrarglielo.
-Così ti rovini l'appetito!- Sbottò.
L'altro la guardò di sottecchi, addentando un'arachide.-È già rovinato, Bev.-
Beverly sbuffò e si colpì la gamba con un canovaccio a quadri, come una casalinga frustrata. Poi si appoggiò al lavabo.-Allora? Non hai niente da dire?-
Richie leccò via il sale da un dito. Il labbro bruciava nei punti in cui Eddie l'aveva morso.-Ho sempre qualcosa da dire. Di solito è stupido, però.-
-Hai fumato prima di venire in cucina.-
Boccaccia aggrottò la fronte a quell'affermazione e, soprattutto, per la lucentezza felina che stava pervadendo gli occhi azzurri di Beverly.-Sì?-
-Quindi non hai finito le sigarette.-
Quando le aveva detto... oh.
-Avevo un pacchetto di riserva.-
-Ehi, non osare mentirmi un'altra volta.- Beverly lo pungolò con un mestolo.-C'è qualcosa che non va, lo sento...-
-Ecco perché ho sempre pensato che avere una donna nel gruppo fosse una cattiva idea... Ahi!- La Perdente aveva deciso di passare alle maniere forti, colpendolo sulla fronte. Boccaccia massaggiò piano il bernoccolo sotto la matassa di ricci.
Ma c'era un dolore ben più forte, messo a tacere nel suo petto. Richie era afflitto e deluso e furioso per così tante ragioni da non essere in grado di spiegarlo neppure a se stesso.
Anzitutto era arrabbiato per non essere riuscito a fermare Eddie. A tirarlo su dal pavimento quando l'aveva visto cadere in ginocchio tra le sue gambe. Avrebbe dovuto dimostrargli quanto ancora lo amasse, raccontargli cosa davvero era accaduto un anno e mezzo prima alla festa di Ephraim Uris, fargli capire che non aveva mai desiderato qualcun altro oltre lui, anche dopo la rottura, e non perché credeva che Eddie sarebbe mai stato l'unico in grado di tenere a lui, boccaccia e tutto, ma perché Richie non era fisicamente in grado di amare un'altra persona. Era convinto di essere nato con il suo nome intagliato sul cuore.
Ed era livido nei confronti di Eddie perché gli aveva impedito di confessargli tutto questo. Richie non aveva mai sperimentato la sua capacità distruttiva, era sempre stato lui a portare una matrice di autosabotaggio all'interno della relazione, non rispettando i confini di Eddie, minacciando di lasciarlo a seguito di ogni litigio, ubriacandosi al punto da non riuscire a respingere il bacio di uno sconosciuto. Riconoscere quello stesso atteggiamento noncurante e vendicativo, scorgerne la lama appuntita negli occhi di Eddie l'aveva destabilizzato. Non sapeva come risolvere una situazione in cui entrambi si ferivano con la stessa arma.
E poi, sul fondo, rimaneva un'ulteriore questione spinosa - Eddie non era mai stato troppo bravo nei rapporti orali. Richie non dubitava ne avesse la stoffa, ma non aveva mai avuto grandi occasioni di imparare, con addosso il timore di trovarsi in una posizione troppo compromettente da poter dissimulare se Sonia fosse entrata in camera all'improvviso.
Quando - no, no, da chi - aveva appreso quella tecnica irresistibile, piacevole da mozzare il fiato?
Forse era vero. Forse Eddie era andato avanti e non c'era più nulla che Richie potesse fare per stringerlo di nuovo a sé. Il ricordo di quella notte atroce sarebbe stato tutto ciò che avrebbe avuto di Eddie, che l'avrebbe spinto a vivere negli anni a venire. E mentre il disastro si dispiegava tutt'attorno a lui, tra la fragranza dell'arancia e il corpo flessuoso di Eddie sotto le sue dita, era stato convinto di averne bisogno. Che quell'ultimo, famelico rapporto sarebbe stato sufficiente a ripagare la sofferenza della rottura, e degli anni in cui Eddie era stato suo, ma mai come avrebbe voluto.
Non era andata così. Richie si sarebbe strappato via la pelle se fosse servito a dimenticare quel che era accaduto neanche dodici ore prima in quella stessa cucina che adesso era illuminata dalla luce del primo pomeriggio.
I suoi occhi scattarono d'impulso verso il tavolo e gli parve strano non vedere il bordo segnato dalle impronte dei suoi reni, per quanto Eddie l'aveva spinto forte.
-Non mi va di parlarne, Bev.-
-Lo ripeti da un anno e mezzo.- Beverly passò le dita candide, coperte di lentiggini, tra i capelli raccolti in una vaporosa coda.-E io non ho mai insistito perché speravo che si sarebbe sistemato tutto, qualsiasi cosa potesse significare per te. Ti saresti rimesso con Eddie o l'avresti superata. Ma non è accaduta nessuna delle due cose, Richie, e tu stai visibilmente male.-
Richie le afferrò le spalle.-Bevvy, sai che ti adoro.- Rispose, sfregando le mani sul suo maglione di cashmere lilla.-Ma dovresti pensare di più alla tua relazione e ficcare meno il naso in quelle altrui.-
L'amica si irrigidì per un istante sotto la sua presa, poi Richie le lesse in volto la comprensione. Sapeva che necessitava un diversivo. Glielo concesse.
Andò a sedersi allo splendido tavolo di noce e appoggiò il mento tra le mani.-La mia relazione è perfetta, Richie.-
-Oh, brava, sbatti pure in faccia agli altri la tua fortuna.- Boccaccia le si avvicinò, allo stesso tempo attratto e respinto. Sfiorò appena la superficie del tavolo con dita incerte.
Beverly si fece seria, e un insolito calore le accarezzò le guance bianco latte.-So che può sembrare prematuro, ma vorrei chiedere a Ben di sposarmi.-
Richie non si finse sorpreso. Dal momento in cui il loro rapporto era iniziato, tre anni prima, era stato chiaro a chiunque che Beverly e Ben fossero le famose anime gemelle di cui raccontavano i romanzi che Bill leggeva. Complici, complementari in una maniera che sembrava scolpita dalla mano di Dio, e sempre così contenti solo per la presenza dell'altro al lato opposto della stanza. Era impensabile per loro un futuro diverso da un'unione solida, serena, duratura.
-Beh, se non ti sbrighi, corri il rischio che lo faccia prima lui.-
Beverly si lasciò sfuggire una risatina timida, e anche un po' gongolante, grattandosi la punta del naso.-Credi?-
Boccaccia annuì.-Non l'ho mai detto prima, ma Ben è davvero quanto di meglio tu potessi avere. Sono davvero grato che la felicità ti abbia trovata, Bev.- Non aggiunse nulla sui maltrattamenti che aveva dovuto subire dal padre sin da bambina, su quanto fosse stato salvifico per lei avere accanto un ragazzo che fosse l'esatto opposto di Alvin, l'altra faccia pura e gentile di una medaglia nera di tormento e crudeltà.
Beverly gli afferrò un polso, strinse saldamente le dita attorno alla sua mano dalle unghie mangiate.-Troverà anche te.-
Richie abbozzò un sorriso.-Non importa.- Rispose, ritraendosi.-Non credo che lo scopo della vita sia essere felici.-
-E qual è?-
-Amare.- Boccaccia si strinse nelle spalle. Beverly lo osservava con una curiosità inquisitrice che lo fece sudare freddo sotto la camicia di flanella.-Un fratello, un amico, un mestiere, un centrotavola, un pesce rosso...-
-Eddie.- Troncò lei, e Richie si sentì improvvisamente esposto, come se la finestra della cucina si fosse spalancata permettendo a folate di aria gelida di entrare e sollevargli i vestiti.
Ripensò a quel che Beverly gli aveva detto pochi attimi prima.
-Non posso superarlo, Bev.- Mormorò, mordicchiandosi il labbro. Una delle ferite si riaprì, una goccia di sangue gli colò lungo il contorno della bocca.
-Oh, il gelo ti ha spaccato le labbra.- Beverly si alzò dalla sedia con la stessa celerità materna che la spingeva a commuoversi per un agnellino che riapriva gli occhi, a preparare una zuppa calda per gli amici che tornavano dopo ore di lavoro al freddo. Estrasse un burrocacao alla fragola dalla tasca dei jeans e lo stese con delicatezza sulle labbra di Richie.
Dalle porticine dell'orologio a cucù sbucò fuori un passerotto cinguettante.
Richie fece un passo indietro.-È pronta la zuppa.-

Eddie posò sul pavimento il cesto carico di panni sporchi e si accovacciò di fronte alla lavatrice. Dopo la giornata trascorsa all'aperto spalando neve, accudendo animali e setacciando campi dal terreno bagnato, i Perdenti avevano accumulato una pila di vestiti zuppi e sudici delle dimensioni di una balla di fieno.
I pantaloni di velluto a coste di Stan erano inzaccherati di fango fino al polpaccio. Eddie li gettò in lavatrice con un sospiro rassegnato. Se quegli abiti fossero stati indistruttibili, li avrebbe volentieri lavati a centocinquanta gradi con tre dosi di detersivo e una di alcol puro.
Infilò nel cestello anche la vecchia sciarpa a righe di Bill, svariate camicie di flanella a quadri, spessi calzettoni di lana - tra cui quelli di Beverly con sopra colorati Care Bears -, maglie termiche, maglioni, un paio di pantaloni di pigiama dalle gambe sorprendentemente lunghe...
Appartenevano a Richie. Eddie non poté trattenersi dal controllare che le tasche fossero vuote, sapeva bene quanto Boccaccia potesse essere sbadato. Non c'era nulla in quella posteriore, e prima che potesse continuare la perlustrazione il cellulare prese nuovamente a squillare.
-Ma'?- Rispose, senza neppure leggere il nome sullo schermo.
-Eddie, santo cielo, perché non rispondi mai?-
-Ho avuto da fare.-
Sonia emise uno sbuffo seccato, come sempre faceva quando non riusciva ad ottenere l'attenzione o l'ubbidienza di Eddie al primo tentativo.-Non puoi affaticarti troppo. Se fossi rimasto a casa con me, non avresti dovuto alzare un dito.-
-Va bene così. Sono con i miei amici, mi sto divertendo.-
-A proposito dei tuoi amici...- Lo interruppe Sonia, e Eddie contrasse la mandibola. Terminate le incessanti preoccupazioni sul suo stato di salute, ecco che attaccava la solfa sulle cattive compagnie.-mi ha telefonato la madre di Bill Denbrough, per sapere se avessi notizie di voi.-
-Sì, Bill ha il cellulare scarico.-
-L'ho immaginato, è quel che le ho detto. Si è tranquillizzata quando le ho riferito di averti parlato e che tutto era a posto.-
-È così.- Eddie non aveva idea di dove volesse andare a parare. Appoggiò sulla lavatrice il cellulare impostato sul vivavoce e continuò a frugare nelle tasche di Richie.
-Poi abbiamo parlato del più e del meno,- Sonia fece una pausa drammatica. Eddie mise al sicuro una banconota da cinque dollari.-e sono venuta a sapere che c'è il figlio dei Tozier, con voi.-
Eddie sollevò di scatto gli occhi sul cellulare, colto alla sprovvista.
-Non era previsto che venisse.- Si difese, e subito dopo si vergognò. Nascondere la presenza di Richie a sua madre, come fosse stato uno sporco segreto, come se Richie avesse qualche colpa di esistere e respirare la sua stessa aria, era un'abitudine dura a morire. L'aveva trattato alla stessa maniera negli anni in cui erano stati assieme e Eddie odiava quanto ancora fosse visceralmente dipendente dai meccanismi che avevano portato alla loro rottura.
Mise una mano nella tasca destra dei pantaloni di Boccaccia, cercando disperatamente di distrarsi dal senso di colpa, e le sue dita si chiusero attorno ad un pezzo di carta. Una pagina di giornale ripiegata.
-Poco importa, Eddie. Non mi fa piacere che tu sia in sua compagnia.-
-Lo so, Ma'.- Eddie aprì il foglio. Sembrava un anonimo stralcio di rivista, con vignette comiche stilizzate e un articolo della vittoria di Tyson contro Tucker nella categoria pesi massimi. Ricordava vagamente di aver tentato di guardare l'incontro di pugilato alla tv prima che sua madre lo sorprendesse e gli sottraesse il telecomando, rimproverandolo per essersi interessato ad uno spettacolo tanto violento.
-Temo che potrebbe essere una cattiva influenza. È un ragazzo talmente sguaiato, per non parlare delle voci che girano sul suo conto...-
-Quali voci?-
Eddie voltò la pagina. Al centro, di uno straordinario rosso fiammante, era raffigurata una Chevrolet Corvette del 1963.
Il cuore gli precipitò nel petto e le lacrime gli salirono agli occhi nello spazio di un istante, mentre la realizzazione lo colpiva. Richie aveva conservato quel foglio di giornale per lui.
-Credevo lo sapessi.- La voce di Sonia, per quanto sorpresa, tradiva una sottile soddisfazione.-Pare che l'abbiano visto baciare un ragazzo, alla festa di Ephraim Uris, più di un anno fa.-
Eddie ingoiò un singhiozzo, il dorso della mano premuto contro la bocca. Ricordava quella particolare mattina del 1987. Richie ritagliava segretamente per lui le auto d'epoca dal settimanale sportivo di Wentworth - un giornale a cui era stato abbonato anche il padre di Eddie, prima di morire, le cui notizie automobilistiche aveva sempre condiviso con il figlio. Sonia aveva disdetto la sottoscrizione dopo la sua scomparsa, reputandola una rivista di scarso interesse per una donna, e così era subentrato Richie. Ma Maggie Tozier aveva utilizzato le pagine del primo agosto 1987 per incartare il pranzo del marito e Richie si era presentato sul retro di casa di Eddie a mani vuote e irrimediabilmente crucciato.
-Non vorrei ti mettesse strane idee in testa, Eddie. Tu sei sempre stato così fragile e influenzabile...-
Richie se n'era ricordato. Nonostante gli anni trascorsi, nonostante la rottura, nonostante il supplizio che l'altro gli aveva causato - aveva ricordato e deciso di compiere ancora un atto d'amore nei suoi confronti.
Eddie si abbandonò contro la parete del bagno, le ginocchia e la pagina di giornale strette al petto. Non poteva credere di aver accusato Richie di desiderare solo il suo corpo.
-Eddie?- Chiamò sua madre. Sembrava turbata, adesso, meno sprezzante.-Sei ancora lì?-
Lui si schiarì la voce, infilò la pagina nella tasca della felpa.
-Non è accaduto nulla a quella festa, Ma'.- Rispose, scuotendo il capo tra sé.- Richie non ci è mai andato.-

-Sta iniziando!- Gridò Bill dal salotto, sovrastando l'introduzione della Touchstone Pictures.
-Arrivo!- Eddie si affrettò a riempire sette scodelline di popcorn. Le trasportò nella stanza adiacente su un vassoio e lo poggiò sul tavolino da caffè accanto a una bottiglia di sciroppo al cioccolato.
La televisione accesa gettava una violenta luce blu sui volti concentrati dei Perdenti. Ben e Beverly erano accoccolati assieme sulla stessa poltrona, Stan e Bill occupavano comodamente il tappeto, sorretti da una montagna di cuscini. L'unico posto libero era sul divano, tra Richie e Mike. Eddie valutò di appollaiarsi su uno sgabellino ornamentale, ma sarebbe solo servito a renderlo ridicolo agli occhi di tutti. Pregando che Boccaccia non notasse il tremito nelle sue mani, sedette tra lui e Mike, stando ben attento a non sfiorare il suo ginocchio con il proprio. La pagina di giornale che aveva in tasca pesava quanto un macigno. Sarebbe stata una buona idea, confessargli che l'aveva trovata? Non voleva aggiungere altre emozioni contrastanti a quelle che Boccaccia stava già processando a causa sua.
Nello schermo del televisore un tale Jack Skeletron si aggirava per una lugubre cittadina intonando una canzone su Halloween. Eddie non aveva ancora ben chiaro perché quel film fosse ritenuto natalizio, ma dopotutto non l'aveva mai visto prima. I Perdenti l'avevano guardato assieme l'anno precedente, al cinema, e Richie e lui, come spesso capitava dal giorno in cui si erano lasciati, avevano preferito rimanere a casa sapendo della presenza dell'altro.
Una sbrindellata bambola di pezza dai capelli rossi si era appena strappata un braccio per sfuggire alle grinfie di uno scienziato pazzo.
-È identica a Bev!- Disse Richie, cacciandosi in bocca una manciata di pop corn ricoperti di cioccolato.
Beverly sospirò.-Lo prenderò come un complimento.-
-Sally è un bel personaggio.- Rispose Bill, dandole un buffetto sulla mano che teneva poggiata sul bracciolo.
-Non credo fosse quello il punto di Richie.-
-Shh!- Strepitò Stan.-Sto cercando di seguire.-
Beverly gli lanciò un pop corn. Si incastrò perfettamente tra i suoi ricci biondo scuro, facendolo imprecare.-L'hai già visto.-
-Stan somiglia proprio al dottore.- Proseguì Richie sornione. Il cioccolato gli aveva lasciato un baffo scuro sopra il labbro superiore. Eddie si trattenne dal pulirlo - con un tovagliolo, un dito o un bacio.
-E tu sei il sindaco.- Sbottò Stanley.-Con quel ghigno ridicolo.-
I Perdenti non smisero di bisticciare fino all'intervallo pubblicitario. Jack Skeletron aveva scoperto l'esistenza del Natale e Eddie aveva seguito il film grazie alle immagini, a stento capendo le parole attraverso il baccano dei suoi amici.
Dopo tre pubblicità di detersivi per i piatti e l'interminabile reclame in bianco e nero di una birra, il film riprese. Stranamente, il chiasso dei Perdenti no.
Eddie si lanciò un'occhiata attorno: stremati dalla lunga giornata, Ben e Beverly si erano assopiti abbracciandosi, Bill respirava profondamente con la testa abbandonata sul cuscino, Stan e Mike faticavano a tenere gli occhi aperti. Alcuni popcorn erano rotolati sul tappeto dalle loro mani illanguidite.
Anche Eddie era stanco, i suoi muscoli intorpiditi dal freddo della campagna, tuttavia il senso di disagio che gli galleggiava nel petto era sufficiente a tenerlo sveglio.
Si chiedeva se fingere che Richie non fosse seduto lì accanto a lui non fosse risibile quanto l'idea di acquattarsi sullo sgabellino intagliato del nonno di Mike. Ma cosa avrebbe potuto dirgli, dopotutto? Che Nightmare before Christmas aveva un'inquietante attrattiva? Che Sonia non avrebbe apprezzato l'energumeno con un'ascia piantata nel cranio che ascoltava lo scheletro canterino millantare di feste natalizie? Richie gli avrebbe già rivolto più di una battuta in proposito, se fossero stati ancora almeno amici. Eddie non aveva mai tollerato i suoi scherzi - almeno non all'apparenza - ma la loro mancanza era atroce, più del freddo che gli aveva congelato le ossa per tutta la mattina. Era un altro genere di gelo, bruciava il cuore ogni volta che le parole di Richie gli sfioravano le orecchie senza essere dirette a lui.
Con un sobbalzo, Eddie si accorse che Mike stava russando piuttosto sonoramente. Il rumore improvviso fu sufficiente a scuotere Stan dal suo torpore.
Il Perdente si alzò dal pavimento e scosse a poco a poco gli altri che si erano appisolati.
-Forza, è ora di andare a dormire.-
-Ma il film non è finito...- Protestò Bill, imbronciato e ancora troppo immerso nel sonno per rendersi conto di ciò a cui si ribellava.
Beverly si sgranchì le braccia con un grosso sbadiglio.-Cosa ci siamo persi?-
-Il primo tempo.- Rispose Eddie. Lo schermo della tv diventò nero per un istante e poi riprese a trasmettere pubblicità di barrette dietetiche e vernice per ringhiere.
Ben si tolse la coperta di dosso.-Manca ancora metà.-
-Io sono cotto come una pera.- Dichiarò Stan, scuotendo Mike per una spalla. Il Perdente aprì gli occhi scuri di colpo.
-Accidenti.- Mugugnò.-Mi hai spaventato.-
-L'ho detto, che somiglia al dottore.- Rincarò Richie. Stan raccolse un cuscino dal pavimento e glielo premette con forza sul volto.
-Chiudi quella Boccaccia.- Ringhiò e, poiché Richie non smetteva di ridere, gli assestò anche un paio di cuscinate.
Bill gli tirò una caviglia dal suo posto contro il divano.-Basta, Stan. Diventi violento quando hai sonno.-
Stan non risparmiò una cuscinata anche a lui. Bill la accolse con rassegnazione.
Beverly si era alzata dalla poltrona.-Dov'è il telecomando?-
-Non spegnere.- Si affrettò a dire Eddie.-Vorrei vederlo fino alla fine.-
La giovane diede un'alzata di spalle e lasciò il telecomando sul posto vuoto accanto a lui.
I Perdenti si avviarono su per le scale per raggiungere le proprie stanze, sorreggendo chi più degli altri rischiava di inciampare per il sonno. Nel giro di pochi attimi la casa piombò nel silenzio, fatta eccezione per il basso volume della tv accesa dai vivaci colori di un'inserzione di gomme da masticare. E per il respiro di Richie.
Eddie non aveva realizzato, fino a quel momento, che Boccaccia non avesse un altro posto in cui andare - il divano che stavano occupando era il suo giaciglio di fortuna.
-Puoi dormire nel mio letto.- Gli propose timidamente.-In camera con Stan e Bill.-
Per tutta risposta, Richie sprofondò ancor più comodamente nel sofà, allargando le gambe fino a quasi toccare quelle di Eddie.-No, va bene così. Anche io voglio continuare a guardare il film.-
La sola possibilità che le loro rotule potessero sfiorarsi spedì una scossa di agitazione giù per la spina dorsale di Eddie. Ora che Mike si era alzato, avrebbe potuto rannicchiarsi nell'angolo opposto del divano e allontanarsi da Richie il più possibile. Ma era davvero ciò che desiderava?
-Ne sei sicuro?- Chiese.
Richie lo guardò in tralice.-Di che cosa?-
-Che posso restare.-
Lo schermo del televisore si illuminò cupamente. Il cielo notturno faceva da sfondo a una mezza luna giallo innaturale e una torre sbilenca di mattoni neri.
Richie espirò rumorosamente dal naso, come fosse spazientito, e distolse lo sguardo da lui per puntarlo sul film appena ricominciato.-Sì. Basta che tu stia zitto.-
Eddie fu grato che non potesse vedere il suo viso accartocciarsi in una breve smorfia di dolore. Era infuriato con lui a tal punto? Avrebbe dovuto scusarsi. Sapeva che si trattava della cosa giusta da fare, che Richie lo meritava - meritava tutto fuorché la tristezza, il male, il rancore che l'aveva costretto a provare da quando erano poco più che ragazzini. Ma Eddie era sempre stato un campione nell'evitare le conversazioni difficili e il fatto che Richie gli avesse ingiunto di starsene zitto non faceva che perorare la causa.
Si disse che non gli avrebbe rovinato la visione del film con una richiesta di perdono che probabilmente neppure gli andava di ascoltare.
Rimasero fermi e in silenzio, in netto contrasto con l'impostazione melodica del film e lo spirito natalizio e festoso che il protagonista tentava di trasportare nella sua spettrale cittadina.
Alcune scene disturbarono la sensibilità di Eddie, su altre ci sarebbe stato da fare battute o commentare. Richie era stato accusato dagli amici di rendere i dialoghi degli spettacoli incomprensibili, per quanto spesso parlava sulle voci degli attori per conferire alla trama il suo speciale tocco comico, al punto che i Perdenti avevano non troppo scherzosamente valutato di escluderlo dalle serate cinema a casa di Bill. E fino a poco prima aveva dato sfoggio della sua pessima abitudine. Ma l'assenza degli altri sembrava aver portato via le risate e il buonumore, com'era stato in mattinata, di fronte alla finestra aperta nella cameretta del padre di Mike.
Eddie tremava all'idea di un mondo in cui Richie giungeva al punto di reprimere se stesso pur di non condividere con lui una barzelletta, una Voce buffa, uno sguardo di complicità. Certo, era capitato, nell'ultimo anno e mezzo - tuttavia Eddie aveva potuto ricorrere al risentimento e alla rabbia che nutriva nei suoi confronti per sopportare la mancanza, per convincersi che non valesse la pena disperarsi per la sua indecorosa compagnia, i suoi sollazzi privi di gusto. Seduto rigidamente sul divano con la prova del suo amore custodita nella tasca della felpa, Eddie non aveva più nulla. Era disarmato. E vulnerabile persino al silenzio.
-Richie.- Lo chiamò sottovoce, nascondendo tra le gambe le mani che tremavano.-Io credo che...- L'aria gli uscì di colpo dai polmoni. Sbatté lentamente le palpebre, assorbendo la penombra della stanza, incapace di stabilire se stesse sognando.
Richie aveva poggiato il capo sulla sua spalla.
Eddie osò a stento muoversi, ma doveva assicurarsi di non aver solo immaginato il peso improvviso sulla testa del suo omero, il formicolio di ricci scuri contro la pelle, nel collo della sua felpa. Abbassò lentamente gli occhi e incontrò quelli di Boccaccia, sigillati dal sonno.
Oh.
Si era semplicemente addormentato.
Una tristezza acuta riempì il petto di Eddie. Aveva sperato, per la frazione di un secondo, che Boccaccia lo avesse assolto, che tra un grottesco canto natalizio e il sapone di Marsiglia si fosse preso uno spazio per riflettere e decidere di esser stato troppo duro, di avere inflitto una punizione insostenibile. Ma Eddie comprendeva bene che avesse terminato la clemenza, che un suo riavvicinamento sarebbe potuto avvenire solo per errore; perché, come in quel caso, la testa gli era cascata, appesantita dalla stanchezza.
Eddie avrebbe tentato di godere appieno di ciò che gli veniva concesso. Non mosse un muscolo.
Il respiro di Boccaccia era flebile e caldo. Gli rizzava i corti capelli sulla nuca e gli sospingeva il cuore tra le coste come fosse stato un mulino a vento. L'agitazione di Eddie durò per un po', il tempo di un intervallo pubblicitario. Poi subentrò la familiarità, e una calma che non aveva mai sperimentato prima - non con Sonia sempre in agguato, pronta a coglierli in flagrante, quasi fosse a conoscenza del segreto che celavano dietro la porta chiusa della camera di Eddie.
Nessuno al mondo avrebbe potuto sorprenderli, adesso. Schernirli, giudicarli, malmenarli, scacciarli al pari di ratti pestiferi. Esisteva solo il sofà di cotone intrecciato, il corpo di Richie mollemente abbandonato accanto al suo, la testa ricciuta che dalla sua spalla era scivolata sul petto, cullata dai cadenzati battiti del suo cuore, ed esisteva la tranquillità nelle ossa di Eddie, la dolce sonnolenza negli occhi che faticava a tenere aperti.
Un'ultima canzone, il coronamento del sogno d'amore tra Jack e Sally, lo accompagnò come una ninnananna attraverso il riposo più sereno che avesse conosciuto da quando lui e Richie si erano separati.

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