Spiriti imminenti -4-
I nostri corpi sono i nostri giardini dei quali le nostre volontà sono i giardinieri.
William Shakespeare.
Michael.
Eravamo più vicini di quanto si potesse immaginare all'inizio del nostro tour. Le prove da fare erano rimaste molto poche ed essendo le ultime erano molto più dense e corpose... E si sà, Joseph pretendeva il meglio.
Ero così eccitato all'idea di questa nuova promozione perché finalmente avrei potuto dare modo al mondo di vedere qualcosa più nel mio stile e gusto personale, avrei potuto creare i costumi, progettare il palco, fare tutto quello che ho sempre sognato di fare da solo, per conto mio.
Per non parlare delle espressioni illusionistiche, i miei momenti preferiti.
La Epic era molto entusiasta del tutto esaurito che avevano fatto tutti i nostri spettacoli, per questo decise di registrare delle tracce che avremmo fatto a Memphis, Buffalo, New York city e Providence, un'idea che piacque molto anche a Joseph e a tutti noi [1].
Già riuscivo a vedere tutto:
Il palcoscenico scuro e buio ricoperto da gruppi di luci stroboscopiche di colori diversi sia di fronte che in diagonale. Già così era tutto dannatamente bello.
Noi che ci esibivamo in armonia, i nostri collaboratori, David Williams, Bill Wolfer, Mike McKinney e Jonathan Moffett che si occupavano dei rispettivi basso, chitarra, sintetizzatore e batteria. Wesley Philips, Cloris Grines, Alan insieme a Prater, Roderick e McMorris che si occupavano dei fiati e in sintonia la nostra troupe che disegnava un'idea idealizzata e perfetta di quello che doveva essere il mio primo concerto per dare agio alle mie idee. Ai miei piaceri. Come ho detto altre volte non amavo i tour, ma questo era il tour. E nonostante l'idea di dover viaggiare così tanto in così poco tempo non mi entusiasmava, l'idea di poter mostrare cosa piaceva a me e cos'ero in grado di ideare anche da solo sì, quella mi entusiasmava.
Avrei dato il massimo anche stavolta.
"Ci muoviamo?" Mi fece saltare brutalmente in aria Jermaine.
"Dì un po' sai essere più delicato al mattino?" Chiesi a mio fratello strusciandomi gli occhi.
"C'è Joseph che ci vuole, vado a svegliare la biondina."
Mi ricomposi subito.
"Biondina?"
"Annie, vado a chiamarla, penso voglia subito provare a fare un servizio Joseph."
Mi tirai sù.
"Vado io." Dissi sbadigliando, mettendovi la mano sinistra davanti alla bocca.
"Che hai detto?"
"Ho detto che vado io, non preoccuparti, tu va da Joseph e digli che arriviamo subito."
Mi guardò alzando un sopracciglio dubbioso, passarono degli svariati secondi prima che rispondesse.
"Come vuoi, ma sbrigati."
Uscì mio fratello. Non appena chiuse la porta telefonai alla reception.
<Sì? Come posso esserle utile?>
<Salve, scusi il disturbo sarebbe possibile ricevere un cornetto alla crema ed un cappuccino, diciamo fra... Tre minuti?>
Dall'altro lato per un po' non sentii niente. Poi riprese parola.
<Se le va bene provo in cinque minuti signore.>
<Va bene, chiedo scusa per il disturbo ancora.>
Attaccai la cornetta e mi vestii velocemente. Andai in bagno per lavarmi ed osservai per qualche istante il mio viso e lo odiai. Ripudiavo i miei lineamenti, il naso, il sorriso... Non mi piaceva niente. Forse era l'influenza delle offese subite da piccolo? Probabile, sì, non l'ho mai messo in dubbio ma sicuramente c'era anche tanta insicurezza personale. Quand'ero piccolo piacevo davvero tanto a tutti, era assurda la quantità innumerevole delle persone che volevano i The Jackson perché c'era il piccolo Michael. Poi sono cresciuto, e la pubertà con me non è stata gentile... Anzi, anzi...
Sentii bussare alla porta, mi recapitai subito ad essa e l'aprii.
Davanti a me sì trovava una ragazza molto giovane, degli occhi azzurri con dei capelli a caschetto neri che le definivano il volto in maniera perfetta. Davvero graziosa.
"Ti ringrazio davvero di cuore."
"N-non... Non deve io..." Deglutii. "S-si figuri signor... Signor. J-Jackson."
"Ti prego, chiamami Michael!" Le sorrisi notando il suo essersi immobilizzata e irrigidita.
"M-Michael..."
"Sei davvero tanto graziosa, come ti chiami?"
Il suo viso si tramutò in paonazzo, le sue guance presero il colorito forte della carne dopo un contatto con i raggi del sole troppo ravvicinato.
"Mi chiamo... My-Mylene..."
"Hai una penna Mylene?"
"Una penna?" Iniziò a tastarsi il grembiulino, arrivò alle tasche davanti e ne prese una dal colore blu metallico.
Me la porse e la ringraziai.
Presi un tovagliolo che vi era sopra e ci scrissi :" A Mylene, da Michael Jackson. Che Dio ti benedica sempre tesoro."
"Ecco, per te." Lo lesse e a stento trattenne una lacrima.
"Io la... La ringrazio sign-"
"Ah ah."
"Michael... La ringrazio Michael. Davvero adoro la sua musica, il suo album mi è piaciuto moltissimo, ho tre copie del vinile a casa!"
Risi di gusto.
"Mi fa piacere ti sia piaciuto, grazie!"
Spostai il carrello e le diedi un abbraccio. "Buon lavoro e buona giornata, che Dio ti benedica."
Mi sorrise ancora tutta scossa e se ne andò felice con il suo tovagliolo.
I miei fan erano la mia seconda famiglia, se non prima, e avrei fatto di tutto per loro, per vederli felici.
Mi ricomposi nuovamente e mi diressi nella stanza di AnnieLuise. Davanti alla porta presi un bel respiro, schiarii leggermente la gola e facendomi forza, bussai due volte.
"Sì?" Sentii rispondermi.
"Disturbo?"
"Michael!" Rispose aprendo la porta. Guardò il vassoio e sorrise. "Per me?"
"Io... Io ho pensato avessi fame."
"Hai pensato bene!" Urlò entusiasta. Sorrisi. "Voi trattate così tutta la troupe?"
"Per quanto riguarda me, sì, sono persone anche loro no?"
Prese il suo cornetto e lo addentò.
"Entri?"
"Mi farebbe piacere ma ci aspettano tutti giù."
Sgranò gli occhi.
"Eh?! Adesso?"
"Beh..."
"Accidenti." Posò la brioches e bevve d'un fiato il cappuccino. Mi chiuse la porta in faccia lasciandomi così, sulla soglia della porta.
Dieci minuti, circa, dopo mi riaprii la porta.
Era vestita con una canottierina nera che lasciava a malapena scoperta la parte inferiore della pancia, i jeans azzurrini a vita alta con il fondo largo ed una giacchetta che le arrivava a metà schiena sempre dello stesso materiale.
"Scusa, ero di fretta, ora ci sono... Andiamo prima che vengo licenziata ancora prima di iniziare." Le sorrisi e annuii.
"Finalmente!" Bofonchiò Tito. "Aspettavamo solo te!" Urlò in fine.
"Sì può sapere quanto diavolo c'hai messo?" Sentenziò Joseph.
"Ecco io-"
"Scusi signor Jackson è stata colpa mia, c'ho messo più tempo perché... Perché ho ricevuto una lettera di mia madre ieri e non le avevo ancora risposto, quindi... Quindi stavo finendo di risponderle e sì, ho tardato, non ricapiterà più."
La guardai. Lei continuava a tenere lo sguardo su di lui, che non sembrava poi così tanto arrabbiato.
"Signorina Hamilton, durante l'orario di lavoro non sono accette le lettere. Può rispondere la sera, deve rispondere la sera o in qualsiasi altro momento della giornata lei non è in servizio. Dalle sei in punto inizia ad essere eventualmente in servizio, se ne ricordi e che non capiti più." Annuì lei. "Ottimo. Andiamo adesso." Uscirono tutti.
"Annie..."
"Tranquillo, a differenza tua a me non può mettere le mani addosso. Al massimo mi licenzia." Rise. "Andiamo."
Morsi il labbro e sfiorai il naso, poi, la seguii.
{...}
"Durante i concerti starai al di sotto del palco." Disse Joseph alla ragazza dagli occhi scuri. "Farai foto un po' a tutti e cinque, poi le svilupperai e consegnerai alla stampa. Compito semplice semplice."
Annuì lei.
"Assicurati che tutte le foto siano perfette mi raccomando."
"Certo signor Jackson."
"Bene. Adesso ai vostri posti, forza." Ci guardò. "Fra poco è il grande giorno."
"Aspetti aspetti, posso una foto di rito?" Chiese Annie.
"Mmh?"
"Eddai, una piccola foto pre-prove. Mi creda, ai fan interessano queste cose." Sbuffò Joseph.
"E va bene. Fate come dice lei, io prendo un caffè nel mentre. Veloci, quando torno voglio assolutamente iniziare le prove."
Annuimmo.
"Okay bene allora. Mettetevi vicino a quella sedia laggiù." Guardò nell'obiettivo. "Perfetto, adesso Tito, Marlon, Jarmaine e Jackie mettetevi di fianco dietro la sedie, nell'ordine che preferite." Li guardai sistemarsi. "Un po' più centrati. Così. Tu Michael siediti sulla sedia per favore." Così feci, mi sedetti ed accavallai le gambe. "Ottimo. Guardate, sorridete e..."
"... Voilà. Appena la sviluppo ve la consegno."
"Sono venuto bene?" Chiese Tito.
"Umh... Sicuramente." Rise Annie. "Poi se sei venuto male ti strappo dalla foto, no problem."
Ridemmo tutti insieme.
"Ragazzina insolente..." Le fece Tito la linguaccia.
"Tanto se ti leva dalla foto non perdiamo chissà quale bellezza." Commentò Jermaine seguito dall'approvazione di Jackie.
"Stronzi bastardi." Si difese Tito.
"Eddai, state buoni." Intervenni.
"Tanto guardano tutte me." Concluse Marlon.
"Allora? Avete finito? Possiamo provare adesso?" Venne Joseph sentenziando. "Forza forza. È il gran giorno fra non molto e dobbiamo stupirli tutti come sempre. Non perdiamo un minuto di più."
E così provammo.
Provammo tutto il giorno.
Non smisi di pensare a quanto fosse stato bello il momento giocoso che avevamo avuto prima grazie ad Annie, ultimamente non c'erano mai momenti così, metti lo stress e tutto quanto ma era molto tempo che non ci fermavano un attimo a fare gli scemi, a giocare, a divertirci... Quando eravamo bambini era sempre così, anche se devo ammettere che c'erano momenti in cui non mi divertivo molto a causa delle loro esigenze. Ma del resto, volevo molto bene alla mia famiglia, un po' acciaccata così com'era.
Angolo curiosità:
[1].
Nel 1981, esattamente l'11 novembre è stato pubblicato dalla Epic Record un album intitolato I Jacksons in diretta. Ed è stato registrato, appunto, durante il tour della band in nord America, il Triumph Tour. Comprendeva brani dell'album Triumph, due brani di Destiny, un medley dei loro successi della Motown e cinque brani dell'album da solista di Michael Jackson Off the Wall.
L'album avrebbe venduto oltre le due milioni di copie al livello mondiale.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top