Spiriti imminenti -2-

Il vero amore non si riconosce per ciò che chiede, ma per ciò che offre.
Anonimo.

AnnieLuise.

Papà,
Le così qui vanno un po' a rotoli... Ultimamente mi gira la testa e sono tanto indaffarata.
Oggi è il cinque luglio del millenovecentottantuno, il giorno della mia partenza, o meglio, fra sette ore sarà il giorno della mia partenza e sono davvero spaventata.
Ogni certezza che avevo è stata sopraffatta da un semplice gesto... Ho paura di riperdere una persona molto speciale che ho ritrovato da poco. Max, lo ricordi Max?
Oh papà... Mi manchi davvero tanto.
Vorrei averti vicino, saprei cosa fare adesso...

///// /////

"Pronta la valigia?" Chiese mia madre preparando delle uova.
"Mmh." Risposi giocherellando con il cucchiaio dentro la tazza di caffè.
"Hai preso lo spazzolino?"
"Mmh."
"E le camicie?"
"Mmh."
"Che mi dici delle canottiere? Fa molto caldo in giro."
"Mmh." Feci cadere il contenuto del cucchiaino nuovamente nella tazza. "Anche."
"Annie, cosa c'è? Non mi parli da ieri e lo vedo che stai male."
Sospirai.
"Niente mamma, è tutto okay. Davvero."
"Sono un po' rincoglionita a causa dell'età, ma ancora riconosco le sofferenze di mia figlia."
Risi asciugandomi una lacrima, che piano piano divennero molte.
"Ei..." Mi si avvicinò mia madre abbracciandomi forte. "Piccola mia, parlami, sfogati con mamma."
"Max..." Singhiozzai. "Max, non verrà oggi. Non verrà." Affondai la mia testa nella sua spalla, coprendo ciò che vi era visto dai capelli.
"Come? Perché? Avete discusso ieri?." Tirai su il naso, chiusi di nuovo gli occhi e respirai a fondo.
"Quando sono diventata così fragile?" Sussurrai sorridendo, passando una mano sui miei occhi umidi. "Vado a vestirmi."
"Ma, Annie..." Non la feci finire e ritornai nella mia stanza.
Mi tolsi di dosso il pigiama. cominciando a sostituirlo con dei vestiti. Mentre mettevo un paio di jeans corti neri ed una maglietta color ciano, ripensavo all'accaduto della sera prima.
Perché me la prendevo tanto? Per quale motivo avevo avuto una reazione così eccessiva? Alla fine era stato egoista. Sì. Egoista. Non poteva farmi una dichiarazione del genere poco prima della mia partenza e per giunta dopo essere stato via anni ed anni. Che pretendeva da me? Che cosa si aspettava da me? Non potevo bloccare la mia vita per un suo capriccio.
Era una semplice cotta la sua, non pensavo minimamente ci fosse amore, insomma, non puoi amare una persona che non vedi da secoli, giusto? E poi, cos'era l'amore? Io non lo sapevo più.
Regolarizzato il mio respiro, piano piano le lacrime cessarono. Anche se, sapevo che non sarebbe venuto a dirmi ciao, gesto che per altro riteveno meschino dato che aveva già fatto la stessa cosa in passato, ovvero di andarsene senza salutarmi, in cuor mio sapevo che c'era. Era un po' così Max, bisognava prenderlo per com'era, piangerci non mi serviva a niente... Credevo.
Finii di sistemarmi, affogai i sentimenti negativi e li feci tacere, non volevo stare male il primo giorno della mia nuova vita.
Tornai in salotto, mia madre stava sistemando la cucina, mi avvicinai e la strinsi da dietro.
"Scusa."
"Per cosa amore?"
"Per tutto."
Continuai ad abbracciarla e girandosi ricambiò il mio abbraccio.
"Mi mancherai da morire." Singhiozzò.
"Prometto che mi farò sentire, ti scriverò tutti i giorni."
"Voglio che tu abbia cura di te, sempre, in ogni momento e che ricordi la bella persona che sei senza mai lasciarti abbattere da nessuno. Buona fortuna mia piccola bambina." Sorrisi e, con le lacrime negli occhi e il contorno di essi arrossato la ringraziai ancora una volta per essere la splendida donna che è. Fra bassi ed alti, litigi e carezze, lei c'è sempre stata. Sbagliando a volte, certo, ma chi è che non sbaglia?. Avrei sentito la sua mancanza più di quella di chiunque altro.
Presi le valigie, feci un respiro profondo e mi incamminai fuori dalla porta, chiudendo per sempre un capitolo della mia vita.
Una volta arrivata fuori, strusciai una mano sulla fiancata del mio Ciao, sospirai e feci boccuccia.
"Lo tratterò bene promesso."
"Ah, mi mancherà viaggiare sul mio catorcino." Risi. "Non è giusto che non possa andare in aeroporto con questo."
"Annie ragiona." Rise anche mia madre a sua volta. "Con tutte queste valigie come ci arrivi in aeroporto con questo cosino?"
"Ei, non insultare il mio catorcio."
"Aspettate!" Sì sentì urlare in lontananza. "Ferme, vengo anche io!"
"Stel?"
"Ei!" Urlò saltellando come una matta. "Credevi che te ne saresti andata senza salutarmi come si deve?!"

"Cosa stai facendo..." Le domandai sottointendendo una domanda al suo comportamento "osceno."
"Aaaa ragazza, ti sto inviando." Mi saltò addosso abbracciandomi forte.
"Stel, mi mancherai così tanto." Ricambiai calorosamente l'abbraccio.
"Anche tu piccola Luise." Storsi gli occhi.
"Luise?"
"Sempre ad abbreviati con Annie, volevo distinguermi."
"Scema." Risi.
"Pronte ragazze?" Saltò in macchina Stella, mettendosi di dietro.
"Pronte!" Gridammo all'unisono.
Mia madre accese la macchina, il rumore penetrava forte le mie orecchie, il profumo estivo si faceva sempre più avanti nelle mie narici... Stava per iniziare tutto.
"E me?" Girai lo sguardo. "C'è ancora posto?"
"M-max?"
"Così mi chiamano." Sorrise.

"Max!" Scesi di macchina.
Lo abbraccia forte, tanto forte da poter sentire il profumo, il solito profumo che nonostante il passare del tempo non era mai cambiato.
"Sei venuto..."
"Me ne sarei pentito a vita se non lo avessi fatto."
"Max." Lo strinsi.
"Okay, detesto interrompere questi momenti estremamente teneri ma ahimè se non andiamo rischi di perdere il tuo volo." Prese fiato mia madre. "E la più grande occasione della tua vita." Concluse.
"Al galoppo." Esclamò Max prendendomi sulle spalle e coricandomi in macchina.
Partimmo a tutto fiato verso l'aeroporto, verso la mia nuova vita, il mio nuovo capitolo.
Mentre sfoggiavamo nel vento estivo guardavo spensierata il finestrino, e pensavo. Pensavo alla vita, alle cose che donava e alle cose che cambiava in assi di tempi molto brevi.
L'attimo prima non sei nessuno e subito dopo sei tutto. Era quello che mi stava per succedere e non avevo ancora idea di cosa sarebbe significato quel viaggio per me, di cosa avrebbe comportato prendere quell'aereo... Quel maledettissimo aereo.
Viaggiavo ignara ancora della situazione che presto avrebbe preso ad essere la mia quotidianità, ignara di tutte le emozioni e sensazioni che avrei scoperto a breve e, soprattutto, ignara del fatto che dopo tutto quello che avevo passato così presto, sarei di nuovo riuscita a fidarmi di qualcuno... E quindi pensavo, pensavo se quella fosse stata la scelta giusta, pensai addirittura se forse in cuor mio provavo qualcosa per Max. Perché sì, lo ammetto, un po' di effetto me lo faceva ma chi dice che tutti i rapporti vadano etichettati? Perché devo classificarmi come l'amante, come la moglie, l'amica o la ragazza. Perché?
Certi rapporti vanno bene così come sono con i loro dubbi, le loro lacune e le loro paure, senza bisogno di uscire allo scoperto e senza bisogno di avere di più di quello che già hanno. E quindi pensavo, pensavo a quanto fosse strana la vita.
"Tutto bene Ann?" Mi scosse leggermente la spalla sinistra Max.
"Mmh? Sì... Sì perché?"
"Ti vedo un po' assorta. Ripensamenti? Vuoi parlarmene?"
Sorrisi.
"Non fare il bugiardo, se avessi ripensamenti tu saresti più che felice." Risi ancora.
"Ah Annie, come mi pensi scontato." Poggiò il suo braccio lungo le mie spalle. "Sarei tremendamente felice-"
"Ecco."
"Non ho..." Mi pizzicò il naso. "... Finito." Sorrise. "Sarei tremendamente felice ma so anche che è il tuo sogno, e non lo è da ora, ma da quando eri una pargoletta piccola piccola così, e io lo ricordo bene. Sai che ti ho sempre pensata molto?"
"Ah sì?"
"Diamine che sì! Eri una bimba così cazzuta e forte... Ero preoccupato per chi ti stava intorno."
Gli diedi un pugno lieve.
"Stronzo." Sospirai. "E invece, sono stata totalmente fottuta." Abbassi il capo alludendo a lui.
Mi prese il volto fra le mani Max.
"E tu non hai idea di cosa gli faccio a quel verme schifoso se lo incrocio anche solo per sbaglio, Annie."
"Scusate eh." Mise una mano fra noi Stel. "Mi sento la terza in comoda, fate partecipare anche me o no?"
"Stellina, non ti credevo tipa da cose a tre." Sorrise malizioso Max.
"Fai poco il cretino, prima di venire con te mi faccio suora."
"Dite tutte così, ma poi-"
"Mi mancherete un casino ragazzi!" Urlai buttandomi addosso a loro, mettendomi nel mezzo e abbracciandoli.
"Anche tu piccola." Disse Max
"Anche tu." Concluse Stella."
"I miei bimbi." Intervenne lacrimante mia madre.

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