Spiriti imminenti -1-
Se fosse facile non si chiamerebbe amore e farebbe rima con torpore.
Anonimo.
AnnieLuise.
Il sole splendeva alto nel cielo, spaccava le pietre talmente era feroce il suo bagliore.
Era l'alba di un giorno nuovo, di un nuovo inizio. L'alba del mio ultimo giorno nella mia attuale stabilimentazione con mia madre, la mia scuola, i miei migliori amici... Era il mio ultimo giorno di tutto. E questo mi dava una mix di emozioni contrastanti, come l'agitazione di stomaco, l'eccitazione e l'euforia.
Mi stiracchiai lasciando che gli spiragli di luce entrassero dalla finestra. Mi inumidii le labbra mordendone il labbro inferiore. Strusciai gli occhi impastati dal sonno e mi alzai.
La porta suonò.
Nemmeno il tempo di alzarmi?
Pensai dirigendomi verso la porta.
Aprii.
"Max?"
"Buongiorno principessa." Sorrise.
"Buongiorno ma... Che ci fai qui?"
"È il tuo ultimo giorno qua." Entrò posando sul tavolo un sacchetto con all'interno delle brioche alla crema.
"E tua madre con Stella ti stanno preparando una festa a sorpresa, incaricandomi di tenerti fuori dai piedi tutto il giorno." Prese una brioche dal sacchetto e si buttò sul divano, addentandola. "Perciò, oggi stai con me. Ma mi raccomando, stasera fingiti sorpresa." Rise masticando il boccone.
"A sorpresa eh." Presi anch'io la brioche e mi sedetti di fianco a lui.
"Allora..." Mise la sua brioche sulle mie cosce, leccandosi le dita sporche di zucchero. "... Che ti va di fare?"
"Decidi tu." Inghiottì il boccone. "È il mio ultimo giorno, sei tu a dovermi sorprendere."
"Bene." Sorrise. "Vestiti."
"Signor sì." Posai le brioche sul tavolo e mi diressi in bagno.
Lavai con cura i denti e successivamente il viso, tornai in camera ed indossai una maglietta color ceruleo e dei pantaloncini in jeans bianco, corti. I capelli optai per legarmi in una coda alta scombinata, dato il caldo che vi era; non mi truccai, non essendo mai stata amante del trucco, passai giusto un burro di cacao a causa della mia secchezza sulle lebbra e in poco tempo tornai in cucina, dove mi aspettava il ragazzo moro.
"Ma guarda come ha fatto in fretta stavolta questa donzella."
"Ei" gli tirai un pugno. "Ci metto sempre poco."
"Sì, certo, beh da piccola non era così."
"Beh, non ho più sei anni."
"Ed io non ne ho più otto, qual è il punto?"
"Che si cambia, Evans, si cambia." Gli tirai un cuscino.
"Vipera."
Gli feci la linguaccia.
"Forza, andiamo, abbiamo tutta la giornata davanti e voglio farti vedere a cosa dovrai rinunciare." Disse in maniera sarcastica... O almeno credevo.
Michael.
Mancava un solo giorno alla partenza, e tutti noi eravamo molto su di giri per l'esperienza che ci avrebbe aspettato. Non era il nostro primo tour, ne avevamo fatti altri, ma era sempre un'emozione nuova -anche se come detto non nutrivo amore per i tour-. Le prove per quel giorno erano saltate, c'era il relax prima della prova generale e ufficiale che si sarebbe tenuta l'indomani. Avevo deciso di passare il mio tempo con Mark, preannunciando alla mia famiglia che sarei stato fuori da solo a provare passi di danza, nessuno stranamente aveva contestato, bensì pensarono fosse una buona idea.
Così mi recai nell'appartamento, malconcio, del mio migliore amico.
"E così, domani vai via eh."
"Già."
"Che forza amico, vorrei vivere come te." Disse mettendo una sigaretta fra le labbra.
"Credimi Mark, non è bello vivere come vivo io." Sospirai. "Hai idea di cosa vuol dire non aver avuto un vita normale? Non aver avuto amici, non aver mai giocato con i miei coetanei, non aver frequentato tutta una scuola con tutte le persone. Ho una interazione con il mondo circostante limitato, certo, ho i miei fans e sono la cosa migliore del mondo... Ma ogni tanto vorrei poter essere visto come una persona normalissima, anche se sono felice di esser chi sono, con i suoi pro e contro."
Giocherellava con la sigaretta ascoltando le mie parole.
"Beh, non voglio parlare di questo adesso. È il nostro ultimo giorno, divertiamoci."
"Ben detto amico, ben detto." Mi diede una pacca sulla spalla.
"E buttala questa cosa Mark, ti fa male."
Sbuffò posandola.
"Guasta feste."
"Sanista."
"E anche convinto." Rise ed io con lui.
"Allora, parlando di cose serie..." Fece uno sguardo malizioso. "La tua ragazza?"
"E da quando ho una ragazza?" Domandai facendo il finto tonto, ma avevo capito benissimo che parlava di lei.
"Oh andiamo, sai di chi parlo. Come farai a stare senza di lei?"
"Non essere sciocco, non ci conosciamo molto, l'ho vista ancora poche volte per dire di non poter vivere senza di lei, non credi?"
"L'amore non ha tempo per compiere il suo destino." Scostò le spalle.
"Scemo." Stetti zitto per qualche minuto e poi continuai. "Lei viene."
"Mmh?" Biascicò sorseggiando una pepsi. "Ma chi?"
"Ma come chi? Lei. Annie."
"Come viene?" Saltò in aria sedendosi subito accanto a me. "Cioè, viene in tour con te?! Ma come è successo? Cosa le hai detto? Siete andati a l-"
"Oi!" Urlai. "E stai fermo, una cosa alla volta."
Gli spiegai per filo e per segno tutto quello che era successo, le proposte di Joseph e la posizione che aveva preso lei.
"Wow..." Sì sdraiò. "C'hai culo fratello, e sfruttalo questo culo."
"Che vuoi dire?"
"Ti piace, no?"
Arrossì.
"Non direi che..."
"Okay, ti piace. Allora impara a conoscerla in questo tempo, no?"
"Non so se è una buona idea Mark..." Sospirai forte. "Non è da me."
"Senti Michael Joseph Jackson, metti da parte questo faccino timido e titubante e tira fuori il maschio alfa che è dentro di te. Hai sicuramente un maschio alfa."
Lo guardai scioccato.
"Ti senti quando parli, sì?"
"Eddai, saprai fare una conversazione."
"Non senza balbettare e arrossire."
Rise forte.
"Femminuccia."
"Come scusa?"
"Michael Jackson è una femminuccia." Urlò.
Mimai uno shhh per fargli capire che non doveva urlarlo.
Infine ridacchiai con lui, fino a sprofondare in una sonora e calda risata.
Sì, mi mancherà tanto.
AnnieLuise.
"Idiota." Risi dandogli un pugno sulla spalla.
"Che c'è? Sei davvero molto bella con le ciocche scomposte. Non posso dirlo?."
"Sì, certo che puoi, ma sei di parte quindi taci."
Alzò gli occhi al cielo, terminando il dipinto.
Lo osservai ed era perfetto. Un perfetto ritratto di quello che ero io, speciale in ogni dettagli e ogni frammento era estremamente curato, aveva un dono quel ragazzo.
"Wow..." Dissí. "È stupendo Max." Mi si arrossarono gli occhi dalla commozione, per la prima volta lo vidi arrossire.
"È il soggetto ad essere stupendo."
Sorrisi.
"Prendilo, portalo con te, avrai sempre un pezzetto di me."
Annuì e presi il quadro. Osservando la sua bellezza in ogni minima sfaccettatura.
Posò le tinte e si sedette per terra, così feci anche io.
"Sei sporca."
"Mmh? Io? Ma dov-" Mi tinse il naso con del blu che gli era rimasto fra le mani.
Chiusi gli occhi al contatto con il colore freddo e, dopo averli riaperti, lo maledì. Pulendomi velocemente
"Stronzo."
"Muah" mimò.
Sì creò il silenzio per svariati minuti. Poi parlò.
"Non posso essere egoista con te."
"Come?"
Stette zitto per qualche istante.
"Non posso essere egoista con te, ma vorrei tanto che tu restassi. Lo so, non sono in diritto di dire niente perché io me ne sono andato e sono tornato dopo svariati anni, e so quanto eri legata a me, ed era tutto reciproco... Ma adesso, sento che ti sto perdendo una seconda volta AnnieLuise." Questa confessione mi lasciò sbigottita. Senza saper cosa dire deglutii ed espirai a fondo.
"Max non voglio perderti nemmeno io di nuovo. E faremo in modo di non perderci, ti chiamerò, ti scriverò, farò di tutto per esserci comunque."
Rise beffardamente.
"Non è quello che intendevo."
"Allor-"
"Sorpresa!" Gridarono mia madre e Stella entrando dietro di noi.
"Mamma? Stella? Che cos-"
"Risparmia fiato, sappiamo che te l'ha detto." Disse Stella lanciando occhiatacce a Max.
"Beh, grazie comunque." Risi.
Ambe avevano in mano dei dolcetti accompagnati da alcuni piccoli panini e una enorme torta con su scritto buon viaggio e deliziosa avventura.
Era tutto cosi dolce... Ma in gola avevo ancora la conversazione avvenuta poco prima con Evans.
[...]
Ridemmo e scherzammo tutto il tempo, Max si comportava come sempre, quindi mi lasciò dedurre che questa situazione non lo aveva scosso nemmeno un po'. Eppure è stato lui a dirmi queste cose. Mi dicevo fra me e me.
Una volta finita la nostra serata, ognuno tornò a casa propria. Stella per prima e in seguito mia madre, io sarei tornata con Max, cosa che mia madre aveva accordato volentieri.
Sulla strada del ritorno mi fermai.
"Non possiamo restare in silenzio."
"Di che vuoi parlare?"
"Finisci il discorso che avevi iniziato."
"Non ricordo Ann." Mi zittii continuando a camminare.
"Dimmi cosa intendevi." Insistetti fermandomi davanti a lui.
"Annie, non ricordo il contesto, non devi dare questo peso alle parole mie. Okay?"
"Ma dico scherzi?!" Fermai la sua mossa, che cercava di andarsene dal mio sguardo. "Non puoi iniziare un discorso e non terminarlo. E certo che ci do peso, ti voglio bene, sei una delle persone più importanti per me e se c'è qualcosa che non va io voglio saperlo."
"Va tutto bene." Disse cercando ancora una volta di andarsene.
"Bugiardo." Ritornai di fronte a lui. "Sono passati anni, ma ancora ricordo come sei fatto. Ti prego, dimmi cosa c'è."
Mi guardò negli occhi, li fissò per qualche istante ma niente. Non proferì parola.
"Ho detto che non ricordo il contesto." Sussurrò.
Scossi la testa in preda alla rabbia.
"Ah non lo ricordi? Bene. Sai che ti dico? Non mi interessa. Non si può parlare con chi non ha intenzione di farlo e tanto meno si può aiutare chi non vuole saperne. Bel saluto che ci siamo dati, doveva essere una serata speciale e invece? Guarda! È finita con un bel litigio. Non vuoi dirmelo, d'accordo. Allora io me ne vado, e da sola." Feci per andarmene ma, mi fermò.
Mi staccai pochi secondi dopo, guardandolo.
"Ti sto pregando di restare, non intendevo niente se non questo." Sussurrò coccolandomi i capelli. "Ma non devi restare. Devi goderti il tuo momento, ed io ti auguro buona fortuna." Sì avvicinò di nuovo, baciandomi stavolta la guancia. "Non verrò domani, ma sono con te mentalmente. Auguri per tutto piccola." Mi sfiorò la gota e poi, senza dire altro, si allontanò.
Lasciandomi lì, con gli occhi sgranati nel cercare di capire cosa fosse appena successo. Sfiorai le labbra anteriori con due dita, con gli occhi lucidi guardai nella sua direzione. Mi ha detto addio. Pensai mentre il respiro cominciò ad essere irregolare e le lacrime cominciarono ad uscire dai miei occhi violente e imperterrite.
Corsi in casa.
"Annie?" Urlò mia madre vedendomi entrare in camera senza avvertenze e senza salutare.
"Annie va tutto bene? Piccola?"
Niente. Non davo risposta.
Continuavo a tenere gli occhi sgranati e piangevo sdraiata sul letto.
Non per il bacio... Perché sapevo che era un addio. L'ennesimo addio.
Tutto divenne confuso ad un tratto.
Dovevo andare ancora in tour? Sarebbe ancora stata la scelta migliore?.
Aveva scombussolato tutto ciò che volevo fare a solo un giorno alla mia partenza.
Non sapevo che fare, come muovermi. Sapevo solo che, quello, se fossi andata via, sarebbe stato un addio e forse... Definitivo.
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