Siamo uguali infondo -4-
E ti ritrovi ad avere conforto in chi mai avresti pensato. E ti ritrovi ad amare chi mai avresti creduto di poter amare.
Anonimo.
Narratore esterno.
"Allora? È fuori?" Chiese la giovane ragazza non appena il giovine mise piede in casa.
"No, non mi pare di aver visto nessuno." Chiuse a chiave la porta. "Beh? Che cazzo voleva?" Domandò furibondo.
"Non né ho idea, voleva vedere Annie a tutti i costi, gli ho detto che non c'era e che non sarebbe tornata per molti mesi."
"Accidenti." Scosse il capo sedendosi. "Non ci voleva questa, ci mancava solo il ritorno di questo ebete, mi auguro solo che si arrenda perché non oso immaginare come sarà per Annie doverlo rivedere."
"Mmh." Affranta, Stella, tirò un sospiro disperato.
"Tu stai bene?" Chiese Max.
Ella deglutì, mosse di poco le labbra e poi rispose.
"Sì certo. Bene."
Entrambi sospirarono.
Nessuno osava proferire parola, la tensione si tagliava con il coltello e l'imbarazzo era altrettanto palpabile.
Stella cercava di evitare il contatto visivo il più possibile mentre Max era proprio quello che voleva.
"Stel, sei mancata molto anche a me e mi dispiace di non averti donato le giuste attenzioni. Sono stato un'idiota."
Abbozzò un sorriso ella.
"Fa niente, va bene così."
"Non va bene così e lo sai anche tu."
Si alzò senza prestare attenzione alle parole del ragazzo.
"Puoi andare, sicuramente ora non c'è più."
"Eddai Stel-"
"Buonanotte Max." Aprì la porta per farlo uscire ma egli richiuse la porta poggiandovi la mano sinistra.
"Smettila di fare così, dammi modo di rimediare no?"
Rise nervosamente.
"Non c'è niente da rimediare, non devi rendermi conto di niente mi sono comportata da idiota io prima. Lascia perdere Max, ti prego." Riaprì la porta. "Va a casa."
E così egli fece. Abbassò lo sguardo e si incamminò verso la sua abitazione.
Stella richiuse la porta a chiave e si buttò sul divano, con delle lacrime salate che fuoriuscivano dai suoi piccoli e dolci occhi scuri.
Continuò il suo lungo pianto per svariate ore, non riusciva a capire da cosa esso derivasse.
Era arrabbiata? Sì lo era, e molto. Il suo migliore amico si era completamente dimenticato della sua esistenza e la stava ignorando dal suo ritorno tanto atteso.
Era triste? Diamine che sì. Non poteva sopportare di essere messa in disparte dall'unica persona, oltre ad Annie, che l'aveva sempre trattata come una persona speciale sin da bambini.
Era malinconica? Beh... Anche. Le mancava essere la fonte principale di Max. Non si capacitava di dare tutta questa importanza ad un ragazzo che per molti anni era scomparso, e non si capacitava di dare tanto peso al suo atteggiamento dopo lungo, lunghissimo tempo.
Ma adesso aveva altro a cui pensare.
C'era da pensare a cosa fare con la questione George. La cosa migliore era rivolgersi alla madre raccontandole ogni dettaglio, e chiederle se lei eventualmente poteva avere una vaga idea di cosa potesse mai voler quell'essere schifoso da Annie. Ma una cosa la escludeva a priori.
Annie, per lettera, non doveva saperlo.
{...}
Il sole colpiva le palpebre chiuse della ragazza mora. Essa aveva chiuso occhio sì e no qualche ora, non di più, era rimasta tutta la notte a pensare. Pensare a Max... Doveva gestire troppe sensazioni ed emozioni tutte insieme, e poi come se non bastasse era sbucato fuori di nuovo George, il che non era di certo d'aiuto.
Prese un lungo respiro, si preparò e senza esitare un istante si precipitò a casa di Annie, nella speranza di trovarci Margaret.
Camminava velocemente, nella paura di poter rincontrare quel maledetto pervertito.
Una volta alla soglia della casa della sua migliore amica, diede due colpi soavi che non vennero uditi dalla padrona di casa, infine diede un colpo decisivo, portando Margaret alla paura facendola così correre alla porta.
"Stella? Va tutto bene?"
Deglutì.
"In realtà Marge... Non direi." Grottò le sopracciglia non capendo la situazione. "Posso entrare?"
"Certo tesoro, fa pure."
Così ella fece, si sedette e aspettò la donna facesse la stessa cosa. Respirò a fondo e cominciò a parlare.
"Margaret ho visto George." Disse alla madre tutto d'un fiato, facendole cadere il bicchiere con l'acqua che si stava versando
"Robinson? George Robinson? Quel maledetto figlio di puttana?"
"Sì Marge, quello." Portò una mano sulle labbra e sgranò gli occhi.
"Come è possibile? Che cazzo vuole ancora? Accidenti. Dovevamo denunciarlo, l'avevo detto ad Annie, avevo pregato Annie di farlo." Scosse la testa.
"Voleva proprio Annie."
"Cosa?!"
"Ha detto che doveva urgentemente parlarle di una cosa importante, gli ho detto che era in viaggio con il suo ragazzo e non sarebbe tornata per mesi e mesi. Spero solo si sia arreso e sia andato via di nuovo." Continuò a scuotere la testa, ancora del tutto scioccata e perplessa.
"Se ho imparato una cosa di quel ragazzo, è che non si arrende facilmente. Dobbiamo metterci in contatto con An."
"No." Riprese a parlare Stella. "No Marge, non possiamo dirglielo ora, mentre è in tournée. Sì rovinerebbe questa esperienza e rovinerebbe l'avvicinamento che sicuramente ha avuto con-"
"Sì ma Stella, ascoltami, un pazzo maniaco violento la sta cercando, lo stesso che l'ha violentata, picchiata e costretta a fare cose che non voleva per tanto tempo. Bisogna metterci di mezzo la polizia oppure lo uccido io con le mie stesse mani e poi, la polizia, dovrà prendere ne.
Sì avvicinò ella.
"Lo so Marge, sono d'accordo con te. Ci vuole la polizia adesso ma bisogna che sia presente anche lei, non sono notizie che si danno per lettera, né tanto meno possiamo andare da loro senza di lei."
"Lei non vorrà andarci, non è voluta andarci prima perché dovrebbe ora?"
Sospirarono ambe.
"Vedremo il da farsi quando tornerà. Per il momento monitoriamo quell'idiota, stiamo attente alle sue mosse."
"Non sono d'accordo Stel, non penso sia sag-"
"Posso?" Una voce maschile pervase la stanza. "Non era chiuso a chiave." Sì voltò verso Stella. "Tua madre mi ha detto che eri qua."
"Era già sveglia mia madre?"
"Dice di averti sentita uscire e ha letto il tuo biglietto." Annuì ella.
"Sono qui, che c'è?"
La guardò esasperato.
"Volevo sapere come stavi, ma evidentemente non c'è bisogno, quindi me ne vado. Con permesso." Uscì di nuovo sbattendo dietro di sé la porta, lasciando Marge confusa.
"Che gli prende?" Domandò la donna dalla chioma bionda.
Stella non rispose, continuò a fissare la porta per svariati minuti finché non decise di alzarsi e seguirlo.
"Devo andare."
"Ma come? Dobbiamo anco-"
"Torno più tardi, attenta in giro mi raccomando."
"Ma Stella." Ella si diresse verso la porta. "No Stella, aspetta! Che sta-" la porta si chiuse e con lei, Stella, si dileguò. "... Succedendo."
Stella correva nella disperata speranza di poter ritrovare Max nella strada del ritorno, cosa che fortunatamente successe.
"Max!" Urlava mentre gli correva dietro. "Max, ei." Egli si voltò. "Aspetta."
Abbassò gli occhiali da sole di poco, portandoli all'altezza del naso, fissò per qualche istante verso il basso e poi posò lo sguardo su Stella.
"Mi dispiace, sono una vera idiota." Ammise respirando forte, a causa della corsa. "È stato tremendo come ti ho trattato, sei venuto fin lì per vedere come stavo ed io ti ho risposto male. Sono davvero scema."
Annuì lui.
"Sì lo sei." Sorrise. "Per questo ti voglio bene." Le si buttò al collo facendola irrigidire, sgranare gli occhi e spalancare di poco le labbra.
"Ei..." Proseguì egli mentre la teneva stretta. "Puoi anche ricambiarlo l'abbraccio, non ti mordo mica." Rise.
"S-sì." Rispose avvolendogli le braccia attorno al collo.
"Ricominciamo da capo, va bene?" Le sussurrò all'orecchio, coperto dai capelli.
Piccoli brividi le pervasero il corpo, ella cercò di mantenere la calma e non mostrarsi nervosa.
"Va bene."
"Sentiti onorata piccola, sai quante vorrebbero essere abbracciate da me? Pagherebbero." Continuava a sussurrarle all'orecchio. Stella si spostò bruscamente dall'abbraccio, lasciando Max confuso.
"Mi..." Schiarì la gola. "Mi stava dando fastidio il tuo maledetto respiro nell'orecchio." Accostò quest'ultimo alla spalla strusciandosi. "Faceva male accidenti, e le donne pagherebbero per questo? Che donne frequenti tu?"
Sorrise.
"La solita acida."
"Il solito idiota montato."
Fece spallucce.
"Che posso dirti."
Ella gli diede una lieve pacca sulla spalla.
"Allora, so che non è il momento, ma è davvero il caso che adesso io sappia cosa è successo fra Annie e George, presumo che ci sarà una battaglia non breve, almeno le cose più importante dovrai dirmele."
Annuì, stavolta più serena rispetto alla notte precedente. Ella lo invitò ad accomodarsi su un muretto, facendolo avvicinare a sé per non dover urlare quelle vicende atroci, raccontò le tappe più fondamentali del rapporto fra la sua migliore amica e quel porco.
"Non è una persona stabile George, a volte la picchiava perché diceva che non passava abbastanza tempo con lui, altre volte la costringeva a far sesso e se si rifiutava ricorreva alle maniere forti. Molte volte è venuta da me con il viso pieno di lividi, ridotta uno straccio perché aveva discusso con lui. Non le permetteva mai di dire la sua, se erano in disappunto su una cosa e la discussione prendeva una piega più ardente lei ne usciva piena di botte e ferite ovunque. Non aveva tregua nemmeno quando era malata. Più volte le avevo detto di lasciarlo e di denunciarlo alla polizia, di non lasciarsi intimorire da lui perché lei non era sola, aveva me e aveva Margaret se solo glielo avesse detto."
"Marge non lo sapeva?"
"Marge l'ha saputo alla fine, quando ormai avevano chiuso e credimi, voleva vederlo morto quanto lo volevamo noi due. Ma se ne era andato."
Scosse la testa Max.
"Se ne era semplicemente andato? Non aveva nemmeno un briciolo di timore in una denuncia?"
Scosse anche Stella la testa.
"Sapeva com'era fatta Annie e sapeva che non l'avrebbe denunciato. Ed infatti..."
"Sì ma perché?"
"Forse non ci crederai ma non è sempre stato così. All'inizio era un ragazzo per bene, sembrava molto solare ed educato e Annie ne era davvero tanto innamorata, per quanto detesto dirlo lui è decisamente stato il suo primo amore. Non so cosa sia successo dopo, né perché sia cambiato... Probabilmente è sempre stato così e voleva solo spassarsela."
Disgustato Max fissava il terreno che si teneva sotto di loro.
"È deplorevole. Come si può fare queste cose? Perché... Perché violare una ragazza e rubarle la stima di sé stessa?"
Stella appoggiò una mano sulla spalla di Max.
"Non lo so... Credimi, non lo capisco nemmeno io. Non se lo meritava. Io la vedevo Max, la vedevo mettersi la crema sui lividi che le procurava, la vedevo disinfettarsi i tagli profondi che aveva sul corpo e vedevo i suoi dolori al basso ventre... Stavo tanto male per lei, volevo aiutarla ma non me lo permetteva." Sospirò. "Non me lo permetteva."
"Ti prego Annie adesso basta, dobbiamo andare dalla polizia." Continuava a ripetere Stella alla sua migliore amica mentre dolorante stava accasciata sul letto.
"No, ti prego io Stel, lascia stare. Non intrometterti."
"Non dovrei intromettermi? An, ti sta ammazzando ma te ne rendi conto? Guardati allo specchio ti prego."
AnnieLuise si mise sul fianco opposto alla direzione di Stella.
"Se non parli con Margaret lo farò io."
"Ed io non ti rivolgerò mai più la parola."
"Preferisco non parlarti mai più che venirti a piangere sotto terra. Maledizione ma perché non ti svegli? Non è una persona stabile An."
Sbottò Stella.
"È proprio perché lo so che non voglio vi intromettiate, né tu né mia madre. Ti prego continua a dirle che sto bene quando la vedi."
Scosse il capo Stella.
"Non ce la faccio più Annie, non posso più vederti così." Si sedette al suo fianco. "Ti ho vista così troppo a lungo, sono stata zitta troppo a lungo. O lo denunci tu o lo denuncio io."
Si tirò su Annie.
"Tu non capisci. Ho detto che non lo denuncerò e non lo denuncerò. E non lo farai nemmeno tu perché non spetta a nessuno farlo se non a me, ed io ho detto di no. Adesso ti prego, smettila di farmi la predica e abbracciami, non ne posso più."
Così l'amica fece. L'abbracciò forte. Tanto forte.
"Devi lasciarlo AnnieLuise. Devi lasciarlo subito."
"Ei..." Max tolse una lacrima dal volto di Stella.
"Se mi fossi mossa anche se lei continuava a dirmi di no... Forse non avrebbe subito tutto questo."
Max abbracció Stella.
"Non è colpa tua e nemmeno di Annie. La colpa l'ha solo quel porco bastardo, che prima o poi marcirà in galera." Strinse ancora di più la ragazza. "Non darti colpe che non hai, okay? Non hai bisogno di questo adesso." La coccolò. "Non ne abbiamo bisogno."
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top