Siamo uguali infondo -2-
"L'incontro di due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche; se c'è una qualche reazione, entrambi ne vengono trasformati."
Carl Gustav Jung.
Michael.
Il concerto era andato una vera forza anche per questa data, l'indomani presto saremmo partito per Detroit, dove avremmo tenuto la nostra ventinovesima tappa. Ma non era solo quella la cosa che sarebbe accaduta poco meno di venti minuti dopo. Allo scoccare della mezzanotte, io avrei compiuto ventidue anni mentre Annie avrebbe raggiunto la sua maggiore età.
"Sono disposto a tutto per avere il meglio del meglio."
Accetta.
Pregai, pregai molto prendesse questa scelta.
Una parte di me voleva che accettasse, pensavo che con una persona come lei accanto sarebbe stato tutto molto più leggero... Divertente. Ma allo stesso tempo non volevo che iniziasse ad avere a che fare con quello che era il nostro mondo, era troppo persino per noi, figuriamoci per una povera ragazza come lei.
"Io... Scusi, ma ho bisogno di tempo. Devo parlarne con mia madre e-"
"La maggiore età quando la raggiungi ragazza?"
"Come? Ad Agosto. Il ventinove."
Il ventinove, come me. Pensai, ridendo come uno sciocco per una cosa così frivola, ma una magica coincidenza.
Fu così che scoprii che ella ed io compivamo gli anni assieme e da allora, specialmente dalla conferma della sua partenza con noi, mi portai portato dietro un piccolo dono che le avrei dato appositamente il giorno del suo compleanno.
Ero pazzo? Sì, molto probabilmente sì ma non mi dispiaceva la cosa. Quella ragazza pur non conoscendomi aveva fatto un gesto davvero incredibile per me... Che significava moltissimo, e volevo ricambiarle il favore, darle qualcosa che potesse farla stare meglio.
"Michael." Mi chiamarono i miei fratelli.
"Sì? Io vado a dormire, sono estremamente stanco... Mi ha ucciso più del solito questa data e domani bisogna alzarci presto, giusto?"
"In realtà volevamo almeno aspettare la mezzanotte, per farti gli aug-"
"Andrà bene domani." Salutai calorosamente tutti. "Buona notte, siete stati strepitosi."
Mi rintanai, aspettando impazientemente l'orario di fuga.
Allo scoccare della mezzanotte uscii dalla mia stanza e, come programmato, trovai un piccolo complice davanti alla hall.
"La ringrazio di cuore signor Mulbah. È stato davvero gentile."
"Ma ti pare? Poi ora che so che questa dolce fanciulla è la figlia di Joshua, è il minimo esserle d'aiuto."
Mi passò un piccolo vassoio incartato, dove all'interno ci sarebbero stati dei dolciumi con delle candeline a forma di diciotto.
"Grazie, sul serio." Egli mi sorrise ancora una volta e lasciò che mi dirigessi nella stanza di AnnieLuise.
Una volta arrivata alla soglia della stanza, la quale stavolta era la numero centosettantotto, mi feci coraggio proprio come la prima volta che le feci visita nella sua stanza, la primissima volta a Memphis, schiarii leggermente la gola, respirai a fondo, contai fino a sette e poi... Bussai delicatamente, nella speranza non dormisse.
"Arrivo subito." Sentii leggermente urlare dall'altro lato della porta in legno scuro.
Dopo pochi minuti la porta sì aprii e una figura tutta scompigliata di Annie mi si prostrò davanti.
"Michael? Che ci fai qui?" Mi chiese confusa.
"Va tutto bene?" Mi chiese notando il mio silenzio tombale.
Mi rifeci coraggio e parlai.
"Buon compleanno."
Sgranò sbigottita gli occhi.
"E tu come-"
"Lo dicesti a Joseph, ti chiese quando avresti raggiunto la maggiore età." Sorrisi mettendole davanti l'enorme vassoio con i dolciumi che le avevo portato. "Buon compleanno."
Anche il suo sguardo fino a pochi istante prima sbigottito si tramutò in un sorriso pieno ed estremamente caloroso.
"Mio Dio Michael... Michael non dovevi, sul serio." Aprii di più la porta. "Entra pure."
Così feci.
Mi accomodai nella sua stanza.
Mi sedetti al bordo del letto, lasciando che il suo sorriso si facesse strada nei miei occhi lasciandomi terribilmente affascinato.
"Non amo festeggiare i compleanni in realtà." Confessò sedendosi in cima al medesimo posto.
"Io non lo festeggio quasi mai, magari sono in tour o ho moltissime cose da fare che quasi me lo dimentico. Ma in realtà festeggiarlo ogni tanto non mi dispiacerebbe."
Sorrise ella debolmente.
"Dev'essere dura dover fare tutte queste tappe senza mai un attimo di riposo."
"Dura sì, ma l'amore che danno i miei fan è così appagante che mi viene voglia di faticare ancora di più." Mi grattai la nuca. "Anche se, voglio ammetterlo, io odio i tour." Sorpresa mi guardò spalancando leggermente la bocca.
"Ma seriamente?"
"Ebbene sì." Ammisi. "Eddai non guardarmi così sbigottita..." Risi e con me anche lei.
"È solo che... Com'è possibile? Cioè perché?"
"Beh sai, molto spesso quando produci un nuovo album la casa discografica tiene in conto di farti fare un tour per poterlo promuovere ma a me non piacciono per niente. Non fraintendermi, io amo alla follia interagire con i miei fan e fargli sentire la mia musica dal vivo ma come hai visto tu stessa non c'è mai riposo. Si cambia città, se non continente a volte, tutte le notti se non le mattine prestissimo, e tu sei lì che viaggi con il sonno perché con l'adrenalina in corpo dopo un concerto non riesci a dormire minimamente e... Annie, l'hai visto, è un inferno." [1]
Rise, prima piano e poi tutto d'un botto. Portò una mano davanti alla bocca e continuando a ridere si scusó.
"M-mi dispiace Michael è solo che..." Rise ancora. "Mio Dio ho passato con voi solo un mese e mezzo e già pensavo di ritirarmi. Hai ragione è un inferno." Alla sua affermazione scoppiai a ridere anche io.
"Te l'avevo detto." Continuammo a ridere per un po', mentre ella dalla scatola piena di dolciumi prese un piccolo pasticcino alla crema pasticcera.
"Ci sono le-"
"Candele." La interruppi. "Ma ho dimenticato che non ho l'accendino con me..."
"Ce l'ho io." Sì alzò prendendo un piccolo accendino colore beige.
"Fumi ancora?" Domandai seriamente preoccupato per la sua salute.
"Come sempre, una volta ogni chissà quanto. Niente di preoccupante." Prese le candeline notando che non fossero della sua età.
"Emh... Io ti ringrazio ma non ho ventitré anni, ho appena compiuto i diciotto." Rise.
"Oh, deve averle messe il signor. Mulbah." Misi una mano sopra la fronte ridendo. "Quando sei Michael Jackson tutti sanno quando sei nato eh."
"Mulbah?" Domandò, fermandosi un secondo. "Perché? Quando sei nato?"
"Il signor. Mulbah è stato complice del farmi avere i pasticcini." Sorrisi. "Oggi." Continuai.
"Mmh?"
"Dico, sono nato oggi."
"Maddai, sul serio?" Rise. "Tanti auguri Michael!"
"Grazie, anche a te." Le feci l'occhiolino.
"E dimmi, è sempre stato così per voi?"
"Che intendi?"
"Siete partiti subito facendo concerti?"
"No, no abbiamo fatto anche altro. Ad esempio cantavamo alle feste, alle inaugurazione dei centri commerciali, abbiamo fatto moltissime cose." Sorrise spaesata, bevendo un sorso d'acqua.
"Certo, hai avuto una vita molto movimentata ed hai solo ventitré anni... Fra qualche anno cosa succederà? Diventerai un re?" Risi.
"Un re... Non sarebbe male." Affermai. "Sarebbe piuttosto eccitante." Conclusi.
"Raccontami qualcos'altro della tua vita, per favore!" Mi supplicò addentando un altro pasticcino. "Mi piace ascoltarti."
"Ti ho già raccontato molte cose... Perché non mi racconti qualcosa tu?"
"Tutto quello che avevo da dirti te l'ho detto quando mi hai portato dal tuo amico Mark, non ho una vita movimentata come la tua." Sorrise d'un tratto. "Voglio sapere dei tuoi amori, come l'affronti una relazione essendo così famoso? Lo deve sapere tutto il mondo quando frequenti qualcuno?"
Mi morsi un labbro.
"Beh, dovere non deve, ma quando sei Michael Jackson anche se non vuoi prima o poi viene fuori. L'ultima ragazza con la quale sono stato si chiama Tatum O'Neal. Io avevo diciassette anni e lei era sui dodici barra tredici, è durata qualche anno. C'era una forte amicizia e successivamente l'abbiamo portata ad amore. Una storia che si è conclusa poco dopo l'uscita di Off the Wall."
"Perché si è conclusa?"
"Ah..." Deglutii. "Beh ecco, un episodio in particolare ha allentato la storia ma sì, sì ecco... N-non era più, non era più amore."
"Che episodio? Ei, l'hai tradita?"
"Cosa?" Sgranai gli occhi. "No certo che no! Non sono quel tipo di ragazzo... È che... Sì insomma mi imbarazza un po'."
Rise.
"Qualsiasi cosa non sarà mai più imbarazzante del mio primo bacio."
"Oh ne dubito fortemente."
Fece boccuccia e mi si avvicinò di qualche centimetro.
"Eddai... È il mio compleanno, ormai sono troppo curiosa, che è successo?"
"È anche il mio, ricordi?"
"Touchè." Mise le mani unite formando il gesto della preghiera. "Please."
"Va bene..." Mi arresi. "Io... Ecco aveva casa libera e- e mi chiese di andare da lei. Io ero un ragazzino molto timido e onestamente non è molto cambiata la situazione..." Deglutii ancora. "Fatto sta che, una volta arrivato, sì ecco lei... Lei aveva chiuso le tende, lasciato la luce soffusa... Era-era sdraiata nel letto e-"
"Okay!" Bottò lei. "Ho ricevuto il messaggio, può bastare."
"Eh? No aspetta, non hai ricevuto proprio niente. Fammi terminare. Quando mi trovai sotto di lei e cominciò a sbottonarmi qualche bottone della camicia, preso da un momento di imbarazzo e di panico mi tappai il volto con entrambe le mani."
Grottò le sopracciglia.
"Coperto?"
"Sì."
"Il volto?"
"Esatto."
"Con entrambe le mani?"
"Ancora giusto."
Scoppiò a ridere a crepapelle. Il mio viso prese il colore del pomodoro concentrato se non ancora più rosso.
"L'avevo detto io..."
"Non immaginavo una cosa simile." Continuava a ridere. "Okay decisamente mi batti, molto più imbarazzante la tua avventura." Mimò l'ultima parola con le virgolette manuali.
"Beh, adesso raccontami il tuo primo bacio, così mi sentirò meno idiota." Sorrisi.
"Va bene va bene. Il mio primo bacio è stato l'ultimo anno di medie... C'era questo ragazzo, Kevin, mi piaceva dalla quarta elementare. Comunque, l'ultimo giorno di scuola eravamo tutti insieme ed io non mi sentivo per niente bene... Lui venne a parlarmi, mi confessò che aveva una cotta per me e mi diede un bacio. Dopo il bacio vomitai... Ti lascio immaginare come la prese."
"No. Non hai davvero avuto il coraggio di dire di me vero?" Continuai ridendo, ridendo davvero di gusto.
"Ei, sei scappato davanti ad una bellissima ragazza che evidentemente ti desiderava. Taci."
"Hai vomitato dopo un bacio..." Ridevo, ridevo tantissimo. "Pensa alla frustrazione di quel povero Kevin."
"Ah beh, la O'Neal non l'avrà presa di sicuro meglio."
Entrambi cessammo di ridere, schiarimmo la gola e ci fissammo negli occhi. Annie delicatamente si morse il labbro inferiore oscillando lo sguardo fra i miei occhi e le mie labbra. Deglutii osservando quel gesto che non riusciva ad essermi indifferente.
"Io..." Presi un respiro interiormente. "Ti ho preso una cosa."
"A me?"
"Sì, a te." Tirai fuori un pacchettino colorato.
"Ma Michael... Non ti sembra di aver fatto troppo? Mi sento così di disturbo..." Prese il pacchetto. "Inoltre, io non ho niente. Non sapevo facessi gli anni oggi."
"Non sai, AnnieLuise, quanto stai facendo inconsciamente per me." Socchiuse le labbra. "Apri, su." La incitai.
"Mio Dio Michael ma è oro? Oro vero? Santo cielo ti sarà costato una fortuna... Quanto l'hai-"
"Annie ti piace?"
Teneva il piccolo bracciale color oro rosa tendente allo scuro, decorato con piccole finiture che andavano dall'argento brillantinato e la tonalità del colore dello stesso braccialetto ma più accentuato.
"Da morire." Sospirò. "Da morire accidenti."
"E allora basta domande, indossalo su."
Dopo averlo messo me la ritrovai addosso mentre mi stringeva molto forte il collo. Un tocco che mi fece rabbrividire. Sentire il suo respiro sul collo mi provocava scosse lungo tutto il corpo e mandava in confusione la mia mente.
"Scusa se mi prendo questa confidenza, ma non me l'aspettavo ed è fra le cose più belle che abbiano mai fatto per me Miki!"
"Non devi scusar-" Mi fermai. "Miki?"
"Sì, Miki." Si spostò guardandomi. "È un nomignolo carino e sono sicura non lo usa nessuno con te, mi sbaglio?"
Scossi la testa da destra verso sinistra più volte.
"Bene, quindi è solo mio. Mi piace Miki." Tornò ad abbracciarmi, ed io non potei fare a meno che ricambiare.
"Beh, che Miki sia."
Angolo curiosità:
[1]
Le parole che ho citato sono davvero state dette da Michael Jackson stesso molti anni dopo. Il periodo nel quale ha rilasciato l'intervista non è negli anni ottanta ma, come affermato in più interviste, sono cose che ha sempre pensato tralasciando quand'era piccolo perché gli era tutto nuovo.
Vi lascio qua sotto il link dell'intervista per chi fosse interessatx
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https://youtu.be/iacvND4dzY4
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