Inganno clandestino -5-
Se cadi ti rialzo.
Oppure mi sdraio accanto a te.
Julio Cortazar.
Narratore esterno.
"Hai la vita che è peggio di una sitcom, un po' ti invidio." Ridacchiò il ragazzo castano mentre sorrideva ad Annie nella speranza di rassicurarla.
"C'è poco da invidiare. Quante possibilità c'erano?"
"Poche, molto poche." Affermò sicura Stella. "E una cosa è sicura, qua il tempo scorre e lui vuole quei soldi. E dopo tutto questo tempo posso confermare una cosa, ovvero la soluzione più logica. La polizia Annie, la polizia."
"Ho capito Stella, ho capito." Bottò nervosa. "Mia madre ha i soldi, fa servizi per persone piuttosto importanti ed ha chiesto un prestito al suo capo, con tutti i favori che lui le ha chiesto, questo era il minimo. Ma dovrà ridarglieli, o meglio dovrò farlo io. La soluzione la sì è trovata, adesso chiudo una volta per tutte questa faccenda e non ne parliamo mai più. Mi sento come in uno di quegli stupidi film dove alla fine la ragazza vittima di pedinaggio si toglie la vita."
"Vedi di non farla finire così." Intervenne Max.
"Però io non ho capito, chi è Mark?" Domandò ancora incerta Stella.
An non sapeva se fosse o meno il caso di parlare realmente di chi fosse, infondo non lo conosceva nessuno come lo pseudo migliore amico di Michael per tanto sarebbe stato meglio usare un alibi diverso, alla fine, era impossibile accorgersi che era una frottola.
"Mark è... È un amico che ho conosciuto prima di partire per il tour, al bar... Dove lavoravo."
"Okay, ma non me ne hai mai parlato."
"Non è niente di importante, io non conosco tutti i tuoi amici, no?" Affermò ovvia.
"Ma se ne ho due e sono entrambi presenti in questo momento." Rise di gusto Max preso alla sprovvista dalla risposta della sua amica. "Non dovrebbe far ridere."
"Scusa." Cessò il riso.
"Va bene, te lo farò conoscere, appena esco da questa situazione del cazzo però. Adesso ho una cosa un po' più delicata, sai com'è." Sospirarono entrambe.
"Come pensi di trovarlo questo deficiente?" Domandò poi l'amica.
"Non ne ho idea... Andrò nella sua vecchia abitazione, con la speranza si trovi ancora là."
"Vuole questo, vuole quello e poi non lascia un recapito per dargli quello che vuole e farlo levare dalle palle." Disse Stella angosciata.
"Stel, ma cosa ti aspetti? Parliamo di un ragazzo che l'ha picchiata, maltrattata, violentata e manipolata. Se avesse un filo di logica fors-"
"Max!" Lo rimproverò Stella. "Un po' di tatto, Dio mio!"
Il ragazzo velocemente spostò il suo sguardo su Annie, notandolo disinteressato e quasi assente.
"Scusa Annie... Non volevo."
Non disse una parola. "Ei, davvero mi dispiace-"
"Mmh? Non ascoltavo l'ultima parte scusa, che hai detto?"
Sì scambiarono un'occhiata fulminea i due ragazzi.
"Niente, o comunque cose poco importanti." Asserì.
"Va bene, non insisto."
"Come stai?" Domandò Stella.
"Stranita, mi pare una situazione troppo assurda perché possa essere vera. E sono davvero stanca, voglio tornare ad un mese fa, circa, stavo bene lontana da tutto questo e mi divertivo da morire. E non è giusto che appena tornata io sia costretta a subire questo." Lievemente Max sfiorò la spalla di Annie comprensivo.
"Hai ragione tesoro, non meritavi niente di tutto questo." Disse poi, seguito dall'approvazione di Stella.
"Distraiamoci un po', ti va?" Saltò quest'ultima dalla sua migliore amica. Sapeva come farla stare bene. "Pigiama party come ai vecchi tempi. Tu, io, un pacco di cioccolata mista, un po' di musica di sottofondo e una bella chiacchierata per tutta la notte. Ti va?"
Sorrise Annie alla proposta dell'amica, erano almeno tre anni due non si godevano una serata fra amiche come si doveva, come facevano da piccoline e sinceramente, adesso, la giovane ragazza dai capelli castano nocciolato aveva proprio bisogno di questo: svago.
"Mi va. Tu non sai quanto mi va."
"Sono invitato?"
"Sparisci Evans." Lo bloccò subito Stella.
"Andiamo, a volte prendevo parte ai vostri pigiama party."
"Sì, beh, prima non parlavamo di sesso e problemi ormonali. Ripeto Evans, fuori di qui."
Sospirò il giovine.
"Quindi mi cacciate?"
"Ah, ancora non l'avevi capito? Vattene su, smamma."
"Va bene va bene, ho capito." Abbracciò Annie, coccolandole la folta chioma e baciandole la fronte. "Andrà tutto bene okay? Non sei sola stavolta." Sorrise ella asciugando una lieve lacrima che poggiava sul suo viso.
Poi, si avvicinò a Stella e, inaspettatamente, abbracciò anche lei baciandole la guancia.
"Chiamami a casa se hai bisogno, non esco tanto."
Arrossì, deglutì e mimò un -sì-.
Annie guardò entrambi, cacciando un sorriso malizioso in direzione di Stella una volta che il ragazzo dalle iridi scure aveva chiuso la porta dietro di sé.
"Sì, in questa serata devi spiegarmi molte cose."
"Non so di che parli." Iniziò a rovistare fra gli armadietti per trovare del cioccolato.
"Tu lo sai, eccome se lo sai. Non ho avuto molto tempo per te ultimamente, vuoi per George, vuoi perché sono uscita spesso e poi il tour, il lavoro... Ma ora sono qui e devi dirmi tutto." La abbracciò da dietro.
"Non devi scusarti, io capisco benissimo il momento che stai passando tesoro mio." Ricambiò l'abbraccio. "Ma non ho comunque niente da dirti su quello che pensi." Sorrise toccandole il naso. "Piuttosto, ci vuole musica. Dov'è il vinile che ti ho regalato?"
"Umh? Off the Wall?" Domandò.
"Ah ah."
"Sì trova in camera mia, perché?"
"Perché come sottofondo mettiamo Michael, ovvio." Sospirò Annie esasperata ma divertita.
"Sei atroce."
Ella ricambiò con una linguaccia.
"Come se non sapessi dove hai passato il tempo in questi giorni. E con chi."
Stetti in silenzio per un po' e poi ricominciai a parlare
"Michael."
"Dimmi tutto."
"Canti qualcosa a cappella?"
Strabuzzò gli occhi per qualche istante e poi torno serio a guardarmi.
"Come?"
"Canti Rock With you per me? Da quando l'ho sentita dal vivo non me la levo dalla testa."
Il colorito delle sue gote divenne di un rosso piuttosto notabile, voltò il viso nella direzione opposta alla mia e sfiorò la punta del suo naso.
"Io... Ecco..."
"Eddai... Hai cantato per decine di milioni di persone, non puoi farlo per una tua amica?" Feci boccuccia.
"Beh m-ma è... È diverso..."
"Ti prego, mi ci vorrebbe proprio quella canzone."
Sorrise, si arrese e si alzò in piedi.
"Ladies and gentleman, ecco a voi una delle canzoni più belle del mondo." Fece l'inchino.
"Modesto" tossii ironicamente.
"Ssh, non interrompere il conduttore." Rise.
Schiarì la voce e cominciò a cantare.
Sorrise arrossendo un po' ella ricordando quel momento. In quel periodo parecchio buio, Michael, l'aveva fatta sorridere molto, fatta stare meglio, non avrebbe potuto fare più di quello che già stava facendo per lei.
[Seconda parte.]
Narratore esterno.
Ormai avevano tutto pronto, pigiama, cioccolatini assortiti sul tavolo, musica di sottofondo e loro due entrambe sedute sul divano a gambe incrociate. Margaret, quella sera, non sarebbe rientrata a causa di un servizio importante che l'aveva portata in un'altra città, era inutile restare per svegliarsi tanto presto la mattina, tanto valeva appoggiarsi ad un hotel per una notte.
Mentre addentavano un pezzo dolce, Annie, prese parola.
"Allora fra te e Max c'è qualcosa?" Inghiottì il piccolo cioccolatino.
"Sei seria?" Rise istericamente. "Ma figurati se fra me e il signor tuttimivogliono c'è qualcosa dai. Lo sanno tutti che è innamorato di te, non a caso ti ha baciata più volte e l'ultimo non era decisamente un bacio striminzito, o sbaglio?"
"È solo una forte infatuazione, credimi non è amore."
"Sarà, ora questo non lo so, ma so che comunque gli piaci."
Scosse la testa Annie.
"Ti piace Max, Stella."
"Cosa? Ti ho detto di no." Si avvicinò ancora di più Annie all'amica. "Guarda che non c'è niente di male."
"Annie, ti prego..."
"Va bene, va bene non parliamone. Ma sappi che io ti appoggio okay?" Annuì sviando totalmente l'argomento.
"Piuttosto, parlami tu adesso di Michael. Come ti trovi con lui?"
Annie diede un morso al cioccolato, guardò fuori dalla finestra ed esitò un istante.
"Non... Non me la sento di pensare a cose romantiche per quanto riguarda me stessa, ogni volta ho l'immagine di George che mi appare, sa sempre come rovinarmi tutto anche quando non c'è."
"Non dobbiamo buttarla sul romantico." Rispose d'improvviso l'amica.
"Umh? Oh, sì. Sì, si è dimostrato un buon amico in pochissimo tempo. Sai credo che Michael sia proprio una gran brava persona, si percepisce l'animo buono, la voglia di aiutare il prossimo incondizionatamente senza chiedere niente in cambio, ma non solo di aiutare eh, fa molte cose per gli altri senza pretendere niente. Per il mio compleanno mi ha regalato questo." Mostrò il braccialetto. "E nonostante fosse anche il suo, non ha voluto niente. È stato un gesto davvero, davvero dolce."
Annuì Stella.
"Mi ero scordata di dirtelo che eravate nati lo stesso giorno."
"Oh, sai cosa non ti ho raccontato? In realtà ho dimenticato anche di chiederlo a mia madre."
"Che cosa?"
"Mentre ero in tour e la tappa era Indianapolis ho incontrato questo signore, Gerard Mulbah, che diceva di conoscere mio padre. Ha detto che quando erano in Liberia non c'era un solo ricordo senza che vi fosse anche mio padre, e mi ha detto di conoscere anche mia madre e di avermi vista da piccolina. Mi ha riconosciuta non so come onestamente, ma ha pianto quando gli ho detto che mio padre era venuto a mancare." Scosse le spalle. "Sembrava una brava persona, ha detto che sarebbe tornato a trovare mia madre."
"Oh... Com'è stato? Dico, doverne riparlare." Chiese alla ragazza alludendo alla perdita del padre.
"Beh, com'è stato... È stato doloroso, naturalmente, ma piano piano comincia a diventare un ricordo con il quale riesco a convivere. Il dolore ci sarà sempre."
"Lo immagino tesoro." Le sfiorò la guancia. "Aspetta, ma hai origine Liberiane tu?"
Annie la guardò scioccata.
"Sei seria?"
"Non sapevo fosse Liberiano tuo padre, non dai l'idea di una Liberiana."
"Guarda, non dico niente Stella."
"Ma io..."
"Taci, mangiati il cioccolato va."
Prese un altro cioccolatino e lo mangiò.
"Senti qua che canzone." Disse, spostando la testa in avanti e in dietro a ritmo di musica. "I often wonder if lovin' you, will be tonight. But what is love girl.
If I'm always out of sight."
Sorrise Annie, concedendosi il lusso di poter riposare un istante ascoltando la voce di un ragazzo che, ormai, era diventato un buon amico. Poggiò la testa sul bracciale del divano, mentre continuava a farsi cullare da quella voce così soave e dolce che adorava ancora di più dal vivo.
Non era pronta a lasciarsi completamente andare, non era pronta a riposare in quel ragazzo la sua totale fiducia, specialmente non in quel momento che George era ripiombato nella sua vita con un inganno clandestino che sapeva di assurdità. Ma sapeva, in cuor suo, che un'amicizia davvero bella poteva sbocciare, fondata sulla reciproca fiducia e la totale onestà.
Era felice, ma non era ancora pronta per avere nemmeno questo tipo di rapporto.
Chiedeva tempo, soprattutto in quel momento.
[Terza parte.]
Mattino tardo seguente.
AnnieLuise.
Bussai nella vecchia tenuta di quel bastardo.
Ripassare lì davanti mi rimembrava a situazioni così belle... E solo pensare che alcuni momenti belli erano stati con lui, mi lacerava lo stomaco.
Ma anche situazioni davvero davvero brutte circondavano quelle quattro mura. I ricordi erano troppi e le emozioni contrastanti forti, era un mix di tutto ed ero sicura che da lì a poco avrei avuto un attacco di panico.
La porta si aprì.
Il mio cuore cessò di battere per istanti che sembravano interminabili.
E la figura che mi si prostrò davanti era proprio quella dell'uomo che mi aveva rovinato la vita, con dei bagagli a mano e delle borse tracolla che teneva ben salde.
"Ma chi si rivede, non mi aspettavo saresti venuta a salutarmi." Sorrise. Quel sorriso malvagio.
"Salutarti?"
"Me ne vado, di nuovo, non mi serve più niente da te."
Sbottai.
Avevo messo nei debiti mia madre per ottenere quell'enorme cifra di denaro, avevo passato giornate in agonia, serate insonne, rotto le palle a chiunque avessi intorno perché stavo male e per di più negato l'intervento alla polizia. E adesso veniva a dirmi che non voleva più niente?
Era davvero un bastardo.
"Stai scherzando vero? Mi hai torturata per giorni interi solo per il gusto di farlo? Adesso non vuoi più il denaro? Perché devi rovinarmi a questa maniera, perseguitarmi fino a farmi soffocare."
Mi guardò stranito, come se fossi la persona più idiota del mondo, un insetto insulso che doveva immediatamente essere schiacciato.
Mi feriva ancora quello sguardo.
"Hai qualche rotella fuori posto? Mi hai già dato quei soldi."
"Come? No, non è vero."
"Zuccherino, credo sia il caso di andare da un medico, uno psichiatra, magari essere rinchiusa per un periodo di riabilitazione."
"Sei tu quello pazzo! Quando mai sono passata?!"
Sbuffò infastidito.
"È passato il tuo ragazzo, dovreste tenervi in contatto quando decidete di fare qualcosa perché poi scocciate."
"Il mio..." Scossi la testa. "Ma quale ragazzo? Ma di cosa stai parlando."
Alzò il tono della voce.
"Dio santo Annie! Sei proprio una deficiente, il ragazzo straccione biondo, è passato da qui dandomi il denaro. Mi aspettavo che avresti mandato qualcuno al posto tuo, quello che non capisco è perché sei tornata qua adesso facendo finta di niente. Sei ritardata per caso? Sto cercando di capire." Sì calmò, alzando al cielo le mani. "Sai cosa, non mi interessa il perché. Levati dalle palle, non mi serve più niente da te." Prese le sue cose e si diresse alle mie spalle, mentre piano piano si allontanava per dirigersi chissà dove.
Le lacrime assalirono i miei occhi, e la mia bocca parlò da sola.
"Perché lo fai..."
"Come dici?" Sì girò quasi stupito dal mio continuare a parlare.
"Perché l'hai fatto? Perché mi hai fatto tutto questo?"
"AnnieLuise, che cazzo vuoi? Dovresti andartene con la coda fra le gambe e sparire dalla mia vista, mi rivolta."
"Perché George! Perché non rispondi?"
Sbuffò, sempre più infastidito.
"Mi divertiva." Sorrise. "Vederti così impaurita, così fragile e così dipendente da me mi divertiva un sacco." Mi guardò con il ghigno, che a sua volta era divertito ancor di più.
"Ti amavo."
"Mai amata. Adesso la finiamo? O hai intenzione di farmi una dichiarazione d'amore?"
"Dovrei augurarti il peggio, e in effetti te lo auguro. Ma ti ho comunque amato."
Mi si avvicinò, spaventandomi tantissimo.
Mi prese le spalle e fissò il mio viso, continuando a guardarmi con quel ghigno di qualcuno che stava giocando con il suo giocattolo preferito.
"Nessuna parola dolce e nessuna parola d'amore potrà cambiare le cose. Non vuoi capirlo, ma non mi fai nessun effetto e lasciatelo dire, Annie, sei proprio stupida ad essere ancora qui. Vattene e cerchiamo di non vederci mai più, va bene zuccherino?" Mi guardò male in fine, prese le sue cose e se ne andò.
Lasciandomi lì.
Mi accasciai a terra e cominciai a gridare. Gridare davvero tanto forte.
Ero davvero stata stupida a restare là, a parlargli, a dire le cose che avevo detto.
Ma che potevo farci?
Era stato davvero il mio primo amore e il segno orrendo che mi aveva lasciato era indelebile.
Non lo avrei più rivisto per tanto tempo.
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