Inganno clandestino -3-

Ho sempre pensato che saresti stato quello giusto per me
quello che sempre avrebbe avuto bisogno di me
casa mia... Pensavo saresti stato casa mia.
Improvvisamente il tuo ricordo
diventa puntualmente come un nemico, così freddo.
Lp.

AnnieLuise.

"È inutile Stella, non gli interessa lui vuole quei soldi. Se può farlo o meno gli importa poco." Portai una mano sulla mia chioma e nervosa la tirai indietro.
"Sì ma non può farlo accidenti! Dopo tutto questo tempo torna a chiedere a te, proprio a te, dei soldi che non gli spettano perché è al verde?! Cazzi suoi, evitava di andare a puttane e adesso aveva i suoi-"
"Stella." La zitti Max. "Adesso calmiamoci tutti e cerchiamo una situazione, anche se An, l'unica è seriamente la polizia."
"No." Scossi la testa. "La polizia no."
"Ma perché no?!" Sbottò mia madre. "Spiegami perché no."
"Ti prego mamma, ascoltam-"
"Ma cosa ti aspetti che faccia AnnieLuise? Un maniaco bastardo che ha abusato di te sotto tutti i fronti ti sta minacciando per dei soldi che non dovrebbe avere. Come posso starmene ad assistere? Eh.?" Sospirò. "Annie o vai tu dalla polizia o lo farò io, a costo di non farmi più rivolgere la parola da te."
"Mamma... Per favore non fare cose avventate." Supplicai.
"Cose avventate le stai facendo tu! Accidenti potresti risparmiarti tutto questo, non vuoi vederlo marcire in carcere quel porco pervertito? Dammi una, una sola buona ragione sul perché non dovremmo andare dalla polizia. Solo una An."
Cominciai a piangere.
"Sono terrorizzata mamma." Le lacrime si abbondarono sul mio viso, riducendomi uno straccio. "Voglio solo sparisca per sempre, non sono pronta per affrontare tutto quello che segue una denuncia... Ti prego diamogli cosa vuole e facciamolo sparire." Continuai a supplicare affogando silenziosamente le lacrime.
Max si avvicinò e lentamente mi prese la testa, poggiandola sulla sua spalla, cominciò ad accarezzarmi la chioma folta e spettinata.
"Cerca di calmarti adesso."
"Non posso farcela... Io non posso, non posso proprio." Dissi balbettando a causa delle lacrime salate che rigavano il volto e arrossavano gli occhi.
"Lo so piccola, lo so."
"Ho passato i momenti più brutti della mia vita, ogni ricordo che mi lacera ha il suo volto. Quando mi spoglio e vedo i segni sul mio corpo... Quei lividi che sono lì e che ancora non sono spariti del tutto io... Io percepisco le sue mani che mi procurano dolore... Le stesse mani delle quali ero innamorata." Tirai su con il naso. "Desidero vederlo morto, e siccome non posso ucciderlo, desidero non vederlo mai più in vita mia. Vi prego." Continuai. "Vi prego non voglio la polizia, voglio solo che prenda i suoi soldi e torni dall'altra parte del mondo e mi lasci continuare a vivere. Perché davvero, davvero non sto più vivendo." Singhiozzavo disperatamente, mentre Max ancora mi stringeva.
"Lo voglio morto." Disse mia madre battendo il pugno sul tavolo. "Ti giuro che se lo rivedo gli pianto un coltello nella giugulare a quel figlio di puttana."
Deglutii.
Max mi passò un fazzoletto che usai per cercare di levare le lacrime che ormai erano ovunque.
"Scusa." Dissi al ragazzo castano avendo notato la sua maglia grigia piena di chiazze scure, provocate dal pianto.
"Ma smettila, non dirlo neanche."
Squillò il telefono.
"Te la lavo, promesso."
"E smettila ora, sono solo lacrime. Asciugano. E poi ti ho baciata, pensi che mi diano fastidio le tue lac-"
D'un tratto Stella lasciò cadere la cornetta del telefono procurando un forte rumore.
"Che succede Stella?" Domandò mia madre.
Niente.
"Stel ti senti bene?" Intervenne Max avvicinandosi a lei.
La guardai sconvolta e impaurita.
"È..." Balbettò. "È M-M-M..."
"Eh?" Domandai.
"M-M... Michael." Guardò un punto fisso, scioccata. "M-Michael J-Jackson... È Michael Jackson al... Al telefono..."
"Quanto sei deficiente." Scosse la testa Max. "Ma che reagisci a fare così dico io."
"Cazzo, ma a te capita tutti i giorni che Michael Jackson ti chiami e ti dica ciao scusa il disturbo?"
Sorrisi, ripensando a quanto fosse cotta la mia migliore amica. Mi alzai, mi diressi verso il telefono e risposi.
Mia madre invitò tutti ad andare nell'altra stanza, per lasciarmi un po' di tranquillità.

<Pronto?>
<Ei, ciao Annie, come stai?>
Sospirai, senza rispondere. <Già, lo immaginavo... Domanda scema.>
<No, non lo è. Grazie per avermi chiamata.>
<Te l'avevo detto, no?>
Sorrisi, ed ero sicura che avesse fatto lo stesso. <La tua amica sta bene?>
<Mmh? Oh.> Risi di gusto. <Ti avevo accennato che ti adora, sì?>
<Anche se non l'avevi fatto adesso l'ho sicuramente recepito.> Rise. <Mi presenterò ufficialmente, allora.>
<Sul serio?>
<Ma certo.>
<La faresti tanto felice.>
<E per fare felice te che posso fare invece?> Sentii il cuore volare dritto in gola.
Deglutii.
<Uccidere un uomo, si può fare?>
<Posso tentare.> Risi e lui con me.
<Chiamarmi, mi ha resa felice più di quanto credi Miki.>
Non disse niente per svariati minuti, si era creato un silenzio imbarazzante a dir poco.
<Finirà prima che tu te ne renda conto, te lo prometto.>
<Già, è quello che continuano a ripetermi tutti...> Non disse niente neanche quella volta, così ripresi a parlare io. <Dovrei andare dalla polizia, ma so che diventerebbe una cosa tanto lunga ed io non sono psicologicamente ed emotivamente pronta per affrontarlo, lo capisci Miki? Voglio solo che sparisca dalla mia vita definitivamente perché non riesco più a vivere. Gli incubi la notte sono sempre peggiori, così reali che a volte non riesco più a chiudere gli occhi dopo uno di quelli. Sento le sue mani addosso, vorrei strapparmi ogni piccolo frammento di pelle perché c'ha passato le sue luride mani sopra. Non vivo più, non stavo meglio per niente prima e adesso, dopo averlo rivisto, sto ancora peggio. Sono tanto stanca... Tanto tanto.> Asciugai una lacrima.
<Vieni da me?>
Sbattei velocemente gli occhi.
<Come?>
<Vieni da me.> Disse con tono autoritario che, successivamente si trasformò in titubante e balbuziente. <N-nel senso... Vorrei abbracciarti ma, ma da cui mi è difficile. Ci possiamo vedere dove sempre, in quel bosco vicino casa mia dove abita Mark, non c'è mai nessuno.> Rimasi in silenzio con il cuore che pulsava a due mila e forse di più. <Voglio dire, siamo amici, gli amici si aiutano. E sento che stai piangendo e d'altro canto... Non posso venire io da te...> Si rammaricò davvero tanto dispiaciuto.
Pensai che era la prima volta che qualcuno faceva qualcosa del genere per me.
Michael, una persona che poteva avere chiunque dalla vita, poteva parlare con chiunque, con persone più importanti di me e più valorose... Aveva deciso di starmi accanto in un periodo di merda come quello.
Un ragazzo che conoscevo da poco più di tre mesi, aveva mostrato un lato di se stesso così puro, dolce e affettuoso.
Non era come quelle persone famose snob che si vedono in tv. Era diverso.
Così tanto diverso.
<Non voglio crearti disturbo, ieri ho già fatto abbastanza crollandoti addosso e il tuo amico... Io->
<Vieni qui, ti porto una cosa dolce che mi preparavo sempre quando ero più piccolo ed ero giù di morale. Ti farà bene fare altro, pensare ad altro...>
Sorrisi.
<Sei troppo buono per questo mondo.>
Percepii il suo sorriso caloroso.
Attaccai lasciando intendere che mi sarei diretta da lui.

Mia madre tornò in cucina, ma né Max né Stella la seguirono.
"È un bravo ragazzo eh..."
Annuii.
"Annie, puoi prendere in considerazione la polizia per favore? Anche per un istante."
"Mamma..."
"Ragionaci un pochino va bene? Solo un po', e se sarà sempre no cercherò di capirlo. Nel frattempo vedrò di trovare quei soldi."
Mi avvicinai a lei.
"Mamma non devi pagare tu per me, non deve farlo nessuno se non io."
"Ma che dici An, siamo una famiglia io e te. Siamo tutto ciò che ci resta e se una di noi due cade a fondo cadiamo assieme. E sempre insieme ci tiriamo su." Mi baciò la tempia abbracciandomi. "Non nascondermi mai più niente piccolina, ricorda le ultime parole."
Annuii.
"Scusami mamma." Tirai su con il naso. "Scusami davvero..."





















[Seconda parte]
AnnieLuise.



















"Cioccolata calda? Adesso?" Domandai.
Mi trovavo seduta sotto un albero, di nuovo, accanto ad una delle star se non la star più famosa al livello mondiale del momento.
"Sì, adesso. È buona non credi?"
"Buona è buona... Ma è ancora molto caldo il tempo."
"Allora posala lì e aspettiamo si raffreddi."
Così feci.
Stetti in silenzio per un po' e poi ricominciai a parlare
"Michael."
"Dimmi tutto."
"Canti qualcosa a cappella?"
Strabuzzò gli occhi per qualche istante e poi torno serio a guardarmi.

"Come?"

"Canti Rock With you per me? Da quando l'ho sentita dal vivo non me la levo dalla testa."

Il colorito delle sue gote divenne di un rosso piuttosto notabile, voltò il viso nella direzione opposta alla mia e sfiorò la punta del suo naso.
"Io... Ecco..."
"Eddai... Hai cantato per decine di milioni di persone, non puoi farlo per una tua amica?" Feci boccuccia.
"Beh m-ma è... È diverso..."
"Ti prego, mi ci vorrebbe proprio quella canzone."
Sorrise, si arrese e si alzò in piedi.
"Ladies and gentleman, ecco a voi una delle canzoni più belle del mondo." Fece l'inchino.
"Modesto" tossii ironicamente.
"Ssh, non interrompere il conduttore." Rise.
Schiarì la voce e cominciò a cantare.

"Girl, close your eyes."

Mi invitò a farlo, ed io lo feci.

"Let that rhythm get into you
Don't try to fight it
There ain't nothing that you can do.
Relax your mind
Lay back and groove with mine

You gotta feel that heat
And we can ride the boogie
Share that beat of love." Ridacchiò. "Non riesco a restare ser-"

"Continua ti prego, mi sento già molto meglio." Supplicai.

"I wanna rock with you-"

"Va bene." Mi alzai, lo raggiunsi ed iniziai a ballare, provocando in lui una grassa risata.
"Ti prego, cosa stai facendo?" Mi disse fra le risa.
"Ballo, e se tu smetti di cantare io non posso ballare." Continuai a muovermi.
"Avanti, canta."

E così fece, riprese a cantare per me.
Finimmo per ballare entrambi, e devo dire che decisamente davanti a lui io sfiguravo e di brutto... Ma non mi importava, mi stavo distraendo e mi stavo divertendo.
Il pensiero di George in quel momento non c'era, stavo così bene con Michael che i pensieri negativi facevano i bagagli e partivano per un lungo viaggio, con il ritorno solo dopo aver finito il mio tempo con egli.
Per un momento, il tempo di una canzone, mi sembrò tutto così chiaro e semplice. Mi sembrava facile poter continuare, mi sembrava che la mia vita non fosse poi così male se riuscivo a circondarmi di buone persone.
"Però, mica male signorina." Rise mentre mi face roteare su me stessa.
"Fate spazio alla regina del ballo." Ironizzai.
Mi fece fermare.
"Ve meglio?"
"Decisamente meglio Miki. Grazie, dico davvero."
Mi fece nuovamente roteare su me stessa.
"Ei, avvertimi però."
"Che c'è? La regina del ballo non riesce a cogliere l'imprevedibilità?."
"Ma voi guardate com'è spocchioso Mr Jackson. Dovrei dirlo al mondo."
"Già, ma poi dovrei ucciderti."
"Sia mai!"
Scoppiamo a ridere, finendo per sederci a terra esterrefatti e altrettanto stanchi.
"Come fai?" Respirai pesantemente. "Come fai a ballare e cantare continuamente in questo modo e non avere il fiatone?"
Sorrise.
"Ma io ho il fiatone."
"Sì ma non quanto me, e tu riesci comunque a farlo per ore intere fermandoti per pochissimo tempo... Non riesco ad immaginare di farlo per più di due canzoni, e azzardare a due canzoni è già ottimismo."
"Annie..." Rise di gusto. "Lo faccio da quando avevo cinque barra sei anni, ormai c'ho fatto l'abitudine e non mi risulta più così complicato."
Ancora il mio respiro era decisamente irregolare.
"Accidenti, morirò d'infarto."
"Tieni." Mi passò la cioccolata. "Bevi un po', ma piano mi raccomando."
"Sì papà." Sorrisi. Né presi un sorso lungo, che mandai giù delicatamente. "Mi sento così rilassata." Sospirai. "Resterei qua per sempre, lontana dai problemi, da Georg-"
"Ssh, non nominarlo. Piuttosto, fammi un sorriso."
Feci come richiestomi.
"Vedi? Molto meglio." Spostò una ciocca di capelli. "Hai un viso che si adatta molto di più ai sorrisi che ai pianti sai?"
"Sì?"
"Sì."
Sorrisi debolmente.
"Mark? C'è rimasto male del mio atteggiamento? Sono così mortificata..."
"Ma figurati, è un ragazzo dolce e disponibile anche se a volte può sembrare idiota, ti assicuro che capiva benissimo il momento."
"Ormai siamo qui, andiamo a salutarlo?"
"Non... Non credo sia a casa adesso, aveva... Sì ecco, aveva delle cose da fare." Balbettò, sembrava quasi una scusa.
"Tutto bene?"
"Umh? Certo." Rispose in maniera sbrigativa, il più che poteva.
"Pessimo bugiardo." Annunciai. Egli sorrise, annuendo abbattuto. "Ma va bene, non devi dirmelo. È giusto così, io e Mark non siamo proprio amici."
Chiuse così l'argomento.

"Miki?"
"Mmh mmh?"
"Joseph non si arrabbia se passi così tanto tempo fuori? Forse è una domanda stupida... E magari troppo invadente, non devi risponderm-" Mi fermò subito.
"Non è invadente né stupida, comunque a dire il vero sì, Joseph è piuttosto rigido. Ma ho Janet che mi copre."
"Janet è tua sorella giusto?"
"Ah ah, è la mia migliore amica. Piccola ma tanto tanto tenace, ti piacerebbe sai? Vorrei fartela conoscere."
Sorrisi.
"Sono sicura che ci saranno occasioni, mi piacerebbe conoscere tutta la tua famiglia."
"Ci saranno occasioni, dopo tutto fai parte della troupe ora, no?"
"A quanto pare." Ridemmo.
Tornai seria e assorta, come sempre nell'ultimo periodo, nei miei pensieri.
"Tutto bene Annie?"
"Sì. Va tutto bene adesso." Cacciai un sospiro. "Mi chiedo solo quanto ancora entrambi dovremmo subire prima di essere in pace e sereni."
Mi guardò.
Non disse niente, anche se ultimamente l'attenzione era rivolta verso di me dato la situazione che stavo affrontando, anche la condizione familiare che aveva in casa Michael non era delle migliori. E sapevo che anche lui aveva tanto da dire, ma non diceva niente. Nonostante tutto, voleva bene a suo padre.
Non c'erano limiti alla bontà di quel piccolo grande uomo.
Sospirò anche lui, posò un braccio sulla mia spalla.
Spostai la testa verso la sua.

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