Inganno clandestino -1-

La paura è l’emozione più difficile da gestire. Il dolore si piange, la rabbia si urla, ma la paura si aggrappa silenziosamente al cuore.
Gregory David Roberts.

AnnieLuise.

"Ah, bambina mia!" Urlò euforica mia madre. "Quant'è bello riaverti qui."
"Mamma..."
"Mi sei mancata da morire. Ma guardati, sei cresciuta un sacco! E sei dimagrita, hai mangiato a sufficienza? Mi sembri così pallida... Hai preso un po' di sole?"
"Mamma..." Le ripetevo mentre mi stringeva forte, decisamente troppo forte. "Mamma così non respiro." Risi e così anche lei. Si spostò dall'abbraccio toccando delicatamente i miei capelli, spostandoli da un lato.
"Allora? Raccontami tutto! Com'è stato?"
"Beh..." Sorrisi, tentando di rispondere alla domanda quando sentii una forte botta in direzione della porta e un peso poggiarsi sulla mia schiena facendomi quasi cadere.
"Bellissima donna!" Disse Stel, stringendomi al collo da dietro.
Volevano strozzarmi tutti.
"Anche tu... Mi affoghi così." Mi venne davanti con un brusco salto e mi abbracciò ancora.
"Finalmente sei tornata! Voglio tutti i dettagli, anche quelli piccanti." Fece un sorrisetto malizioso alla fine.
"Io non so di cosa parli." Sgranai gli occhi.
"Ei-"
"Fermo." Mi voltai vedendo Max. "Ti abbraccio io, oppure oggi ci resto secca." Mi sorrise.
Mi avvicinai, lo abbracciai e gli lasciai un bacio sulla guancia veloce.
"Andiamo, racconta tutto forza."
Mi sedetti sul divano con mia madre e i miei due migliori amici davanti a me.
"È stata un'esperienza magica!" Gridai. "Voi, voi non avete idea di cosa siano dal vivo questi ragazzi... Sono davvero formidabili, ho assistito allo stesso concerto in ventisei posti diversi ma nonostante tutto uno era più bello dell'altro. La loro coordinazione mi lasciava a bocca aperta, e le prove... Dio amo quando fanno le prove, è così entusiasmante ed eccitante vederli provare! Mi sono divertita tantissimo, ho ancora da finire di sviluppare le foto e devo farlo entro la settimana così da poterli consegnare alla stampa, il prima possibile. Sono davvero davvero felice di questa esperienza, me ne sarei pentita a vita se non fossi andata, ne sono certa."
"E dimmi, Michael com'è?" Domandò con gli occhi a cuoricino Stella.
"Lui è... Beh lui è..." Schiarii la gola. "È molto bravo."
"Guardatela, è tutta ros-"
"Lasciala stare dai." La interruppe Max facendosi lanciare un'occhiataccia che ricambiò con una smorfia.
"Oddio, ma che bello!" Esclamò mia madre guardandomi il polso. "Dove lo hai preso? Mi piace moltissimo."
"Beh ecco, io... Io..."

"Io..." Indugiò. "Ti ho preso una cosa."
"A me?"
"Sì, a te." Tirò fuori un pacchettino colorato.
"Ma Michael... Non ti sembra di aver fatto troppo? Mi sento così di disturbo..." Presi il pacchetto. "Inoltre, io non ho niente. Non sapevi facessi gli anni oggi."
"Non sai, AnnieLuise, quanto stai facendo inconsciamente per me." Socchiusi le labbra. "Apri, su." Mi incitò.

"Mio Dio Michael ma è oro? Oro vero? Santo cielo ti sarà costato una fortuna... Quanto l'hai-"
"Annie ti piace?"
Tenevo il piccolo bracciale color oro rosa tendente allo scuro, decorato con piccole finiture che andavano dall'argento brillantinato alla tonalità del colore dello stesso braccialetto, ma più accentuato.
"Da morire." Sospirai. "Da morire accidenti."
"E allora basta domande, indossalo su."
Dopo averlo messo mi ritrovai addosso a lui mentre gli stringevo molto forte il collo.

"Ecco..." Feci finta di tossire. "E voi che mi raccontate di bello? Che avete fatto mentre non c'ero?" Cambiai velocemente argomento.
"Mi sono annoiata a morte, l'estate peggiore di sempre. A proposito Annie ma la scuola? Non torni più?" Mi domandò Stel.
"Comunque abbiamo passato l'estate insieme eh, grazie della considerazione." Intervenne, puntualizzando Max.
Risi.
"No, non vengo più. Ho un'istruttore privato che mi sta insegnando piano piano a diventare una fotografa professionista. Il mio sogno che si avvera in pratica!"
Mi guardò la mia migliore amica sognante.
"Che invidia."

"Usciamo? Andiamo tutti a cena fuori?!" Domandò mia madre, dopo aver aperto il frigorifero notando essere privo di provviste.
"Ci sto."
"Ovviamente sì, non si rifiuta il cibo."
Concordarono i miei due migliori amici.
"Emh... Io in realtà non posso adesso, va bene domani?"
"Come non puoi? Chiese mia madre.
"Dove devi andare scusa?"
"Ecco vedete... Devo vedere una persona, un amico di un amico, niente di ché. Ma non posso venire a cena altrimenti farò tardi."
Maliziosa Stella si rivolse verso di me.
"Che strano modo per dire devo vedere Michael Jackson privatamente."
Roteai gli occhi.
"Idiota, devo davvero vedere un amico di un amico." Ed era anche vero che ci sarebbe stato lui. Voleva andare a trovare Mark quella notte e mi aveva chiesto se fossi stata disposta ad accompagnarlo, mi era stato molto simpatico fin da subito quel ragazzo, accettare mi sembrava cortese e carino.
"E come si chiama?" Intervenne Max.
"Oh insomma, basta domande su, ceniamo insieme domani. Che sarà mai?"
"Non voglio tu esca Annie." Disse dopo svariati minuti di silenzio mia madre.
"Cosa?"
"Ho detto che non voglio tu esca." Sorrisi incredula.
"Mi dispiace, ma devo proprio andare."
"No. Non è sicuro uscire di sera."
"È da quando ho quindici anni che esco da sola la sera, ti preoccupi ora che ne ho diciotto?" Si impuntò mia madre.
"Ho detto di no, basta insistere, fidati di me lo dico per il tuo bene."
Non riuscivo a capire perché si stesse fasciando così tanto la testa, avevo passato tre mesi da sola in giro per il mondo, uscivo da sola fuori da molto tempo e non si era mai preoccupata, o meglio sì, ma non da vietarmi di uscire.
"Mamma, ho compiuto diciotto anni, non devo chiederti il permesso. E non sono sola, ci sarà anche Michael."
"Lo sapevo!" Urlò Stella fiera di sé.
"Viene a prenderti?" Continuò il dibattito con mia madre
"Cosa? No, certo che no, non può uscire da solo. Hai idea di quanta gente gli salterebbe addosso? Non è il caso." Risposi più che ovvia. "Ci siamo dati un luogo d'incontro, è vicinissimo a casa sua, in pratica è a casa sua. Stai tranquilla mamma andrà tutto bene, non sono mai morta e non morirò adesso okay?"
"Annie, ascoltami devo dirti una cos-" Guardai l'orologio.
"Me la dici dopo okay? Scusate, non vorrei andare via così dopo tanto tempo ma devo proprio. Ci vediamo più tardi, Stel ti chiamo dopo."
"Annie aspe-" Non feci finire mia madre, presi le mie cose ed uscii al volo.














[Seconda parte]

AnnieLuise.













Presi il mio ciaino per dirigermi verso l'abitazione del cantante, mi era davvero mancato tanto il mio motorino, senza di lui era tutto cosi buio... Il mio mezzo di trasporto preferito.
Mi dispiaceva così tanto aver lasciato tutti senza preavviso o comunque con molto poco, erano tre mesi che non ci vedevamo e avevo mollato tutti per andar a salutare un ragazzo visto una volta sola, era un po' buffa la cosa. Ma non volevo fare aspettare più di tanto Michael, l'ultima volta che avevo ritardato di dieci minuti era convinto gli avessi dato buca... Quanto facevo dannare quel povero ragazzo.

Guidavo con prudenza e descrizione verso la strada, fin quando un ragazzo, presumibilmente ubriaco, mi si buttò in mezzo alla strada costringendomi a frenare.
"Oh Gesù." Imprecai fermando il mio motorino, lo misi da una parte velocemente e scesi per controllare stesse bene quel povero ragazzo.
"Si sente bene?"
Lo aiutai a sedersi al bordo del marciapiede, aveva qualche graffio sulla testa, molto superficiali. Niente di estremamente grave.
"Mi fa male la testa."
"Eh, lo immagino." Presi un fazzoletto dalla tasca e glielo porsi. "Non è molto profonda, fortunatamente è una sbucciatura ma le consiglio di andare all'ospedale. Mi dispiace così tanto... È sbucato all'improvviso, io non l'ho proprio vista. Le lascio il mio numero, potrà addebitarmi le spese, oppure l'accompagno io adesso in osp-"
"Smettila." Mi disse di colpo alzandosi. "Non sto morendo per un graffietto, non voglio il numero né tanto meno andare in ospedale. Apposto così. Arrivederci." Mise le mani in tasca e andò via, lasciandomi lì scombussolata e confusa.
Più cerchi di essere gentile e più la gente è maleducata.
"Vedo che sta parecchio bene, questo cafone!" Urlai l'ultima frase nella speranza sentisse ma probabilmente non fu così.

"Ti ricordavo meno aggressiva." Il mio cuore si fermò.
I battiti cessarono.
Lo sguardo si perse nel vuoto.
L'ansia mi salì allo stomaco.
Mi voltai lentamente sperando di aver sentito male.

"Non è questa l'espressione che volevo." Disse sorridendo.
"G-George?" Mi tremava la voce. Avevo paura... Tanta paura.
"Ciao piccola."
Trattenni le lacrime e respirai.
"Che vuoi?"
"Ei, calma tesoro, vengo in pace."
"Muoviti, vado di fretta." Cercai di sembrare sicura di me stessa ma in realtà stavo morendo, pregando che qualcuno che conoscevo passasse di lì e mi salvasse da quella situazione.
"Non mi interessa se vai di fretta. Adesso lasci il tuo motorino lì e vieni con me in quel bar. Ci sediamo, beviamo un caffè e parliamo di una cosa molto importante."
"Non ci pens-"
"Prego?" Sbatté velocemente gli occhi sorridendo. Il suo sorriso aveva dietro qualcosa di così malvagio... Indescrivibile.
"Va... Va bene." Dissi, pentendomene subito.
Ci dirigemmo al bar più vicino, mi sedetti senza prendere niente mentre lui sorseggiava come se niente fosse una tazza di caffè fumante. Speravo si ustionasse il palato con quel liquido bollente, che gli andasse di traverso così da poter scappare via. 
"Dunque." Posò la tazza. "Hai il ragazzo eh?"
Grottai le sopracciglia.
"Di che parli?"
"Oh andiamo, ho parlato con Stella mesi fa e mi ha detto tutto. Ti sei andata a divertire quindi?"
"Hai parlato con Stella?"
"Eh già." Girava il cucchiaino in senso orario all'interno del contenitore. "Sei una fotografa personale adesso? Eh brava Annie, sei riuscita in qualcosa nella tua vita."
"Te... Te l'ha detto Stella?" La voce continuava a traballare senza sosta.
"No, ma ho fatto le mie ricerche. Sai che se voglio qualcosa io la trovo."
La paura mi si leggeva negli occhi. Avevo davanti l'uomo che aveva abusato fisicamente ed emotivamente di me per tanto tempo e non riuscivo a smettere di avere dei mini flashback su quello che avevo passato. Il cuore stava per cedere, sarei voluta morire in quel momento.

"Cosa vuoi George?"
"I miei soldi."
Lo guardai confusa.
"Come scusa?"
"Rivoglio i miei tremilasettecentocinquanta dollari." Sgranai gli occhi dopo la sua affermazione.
"Per quale motivo dovrei darti tutti questi soldi?!"
"Tremila per il trasporto sanitario in ambulanza e settecentocinquanta per la visita da un medico specialista."
"George di cosa diavolo stai parlando?"
"Sto parlando." Alzò il tono della voce. "Delle spese che ti ho pagato per il tuo stupido crollo emotivo. Mi sei costata una fortuna e adesso mi riservono i miei soldi. Sono mesi che ti cerco per dirtelo."
Incredula continuai a guardarlo.
"Ma... Ma è passato molto tempo e... E io non volevo nemmeno salire sull'ambulanza, tanto meno fare una visita da un medico specialista. Ti avevo detto che era solo panico!"
"Senti, rivoglio i miei soldi e li rivoglio in fretta. Poi sparirò dalla tua inutile vita, non voglio nemmeno io averti tra i piedi. Mi fai schifo."
"Ah io ti faccio schifo? E tu cosa dovresti farmi?!"
"Taci." Alzò ancora di più il tono della voce.
Iniziai a respirare molto forte.
"Non ho tutti questi soldi George adesso."
"Vai a braccetto con i Jackson's e vuoi dirmi che non hai questi spicci?"

"Che dici..." Sibilai.
"Rivoglio i miei soldi. Sai che ottengo quel che voglio Hamilton, finiamo questa storia il prima possibile." Si alzò andandosene, lasciandomi lì, impaurita.

Come accidenti aveva fatto? Mi aveva stalkerato tutto il tempo? Perché Stella non mi aveva detto niente? Una cosa così importante e aveva taciuto per mesi? Sì, ero consapevole che non sono cose che si dicono per lettera ma accidenti, forse questa era una grande eccezione. Soltanto un figlio di puttana come lui poteva tornarsene fuori con una sciocchezza del genere, tutto quel denaro per cosa? Per una cosa che non avevo voluto, che mi ero rifiutata di fare e che mi ha costretta di sua spontanea volontà a compiere.... Ero appena tornata e ad attendermi c'era il mio peggior incubo.

Con il grande problema che non avevo idea di dove trovare tutti quei soldi in breve tempo.

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