▷ venti
Improvvisamente sentii la terra sotto ai miei piedi sparire e il mio corpo cadde nel nulla.
Gridai. Gridai a pieni polmoni, terrorizzata all'idea di morire poi chiusi gli occhi con forza per paura di guardare e quando ormai pensavo di essere arrivata alla mia fine, sprofondai su qualcosa di morbido e profumato.
Spalancai gli occhi mentre le mie mani andarono a stringere quello che sembrava essere zucchero filato rosa, ma non era appiccicoso. Soffice sì, però.
Gattonai sino al bordo di quell'enorme batuffolo di zucchero filato poi sporsi il viso all'infuori e vidi che sotto di me non c'era niente. Il nulla totale.
Intorno a me era tutto azzurro con alcune sfumature più chiare e ovunque c'erano quei batuffoli di zucchero filato che capii essere delle nuvole rosa.
Dove diavolo mi trovavo?
«Mavis! Mavis, allunga la mano», quando sentii una voce chiamarmi, sobbalzai all'indietro e finii in ginocchio in mezzo a quella nuvola rosa.
Mi sentii chiamare ancora, mentre l'aria intorno a me incominciò a diventare ancora più dolce e impregnata di vari profumi zuccherosi che mi fecero venire l'acquolina in bocca.
«Mavs, sono Morgan! Vuoi, per favore, allungare una mano? Sto per cadere», la voce di Morgan era implorante, ma non riuscivo a capire da dove provenisse. Sembrava fosse ovunque in quel luogo strambo.
«Morgan? Morgan, dove sei?», urlai, rimettendomi in piedi poi strabuzzai gli occhi, quando davanti a me si formarono dei gradini di caramelle gommose di vari colori e a forma di orsetti.
«Sono qui! Sto cadendo!», gridò ancora lui.
Presa dal panico, iniziai a salire velocemente i gradini gommosi che ad ogni mio passo sparivano alle mie spalle poi mi ritrovai su una piattaforma sottile color verde mela che mi appiccicò i piedi, ma di Morgan nemmeno l'ombra.
«Morg―»
Due braccia mi avvolsero da dietro e si strinsero intorno alla mia vita poi la testa di Morgan si appoggiò su una mia spalla ed io tremolai a contatto con la sua pelle.
Mi trasmetteva sicurezza che ormai da molto faticavo a provare nei confronti di un ragazzo. Mi sentivo bene; serena fra le sue braccia.
«Finalmente, Mavs! Pensavo non mi volessi più», sporse il labbro inferiore in fuori per cercare di farmi tenerezza quindi voltai il viso dall'altra parte, ma non servì a molto, dato che me lo ritrovai di fronte.
Sussultai, quando lui mi mostrò un sorriso smagliante poi si avvicinò a me con passi veloci.
«Mi vuoi ancora?», la sua mano andò a sfiorare una mia guancia che prese subito fuoco, poiché sentii il viso andare in fiamme.
«No! Non ti voglio più. Lasciami stare», strillai, scacciando via la sua mano poi feci un passo indietro, non rendendomi conto di essere in piedi sul bordo della caramella e caddi nel vuoto ancora una volta, svegliandomi bruscamente nella realtà.
***
Mi rigirai nel letto per l'ennesima volta nel giro di pochi minuti poi sbuffai, sprofondando il viso nel cuscino e picchiettando i piedi contro il materasso per il nervoso.
Mi stava innervosendo. Volevo dormire, ma il mio cervello si rifiutava di addormentarsi.
Era un po' come quando bevevi troppo caffè e la tua mente restava attiva per troppo tempo mentre tu ti sentivi più fiacca e stanca di un anziano, ma allo stesso tempo non riuscivi ad addormentarti per via di tutta la caffeina in circolo nel corpo.
Il mio problema ― che non c'entrava con il caffè ― era che fino a mezz'ora prima stavo dormendo così bene, ma poi quel cretino di Morgan era arrivato a disturbare i miei sogni e per evitare di continuare a sognarlo, mi ero svegliata immediatamente, neanche avessi fatto un incubo.
Ritrovarmelo nei sogni era stato uno shock enorme e adesso per paura di sognarlo ancora, faticavo a riaddormentarmi, dannazione!
Mi feci su come un salame con le coperte, ma un rumore strano mi fece spalancare gli occhi e mettere seduta sul materasso del letto.
Jeremy era appena rientrato? Ma quando era uscito esattamente? Di solito mi avvisava, così da darmi la possibilità di inventare una scusa in caso i nostri genitori dovessero chiedermi di lui.
E se non fosse lui, ma un fottuto ladro? Oh mio Dio, non volevo morire per mano di qualche schizzato che voleva rubare quel poco di oggetti costosi che tenevamo in casa.
Scalciando con furia le lenzuola e le coperte infondo ai piedi del letto, balzai giù, emettendo il minimo suono.
Stando attenta a non fare alcun rumore, andai a prendere la mazza da baseball che tenevo vicino alla scrivania e che avrei usato se avessero provato ad entrare in camera mia poi mi misi dietro la porta e aspettai. Del resto, il mio sonno era andato a farsi fottere.
La luce del corridoio venne accesa e il sangue mi si gelò nelle vene. Mio fratello non accendeva mai la luce quando tornava a casa da qualche festa quindi doveva essere per forza un ladro. Cazzo!
Deglutii a fatica poi trattenni il fiato, quando la maniglia della porta della mia camera si abbassò.
Strinsi con forza le mani intorno al manico della mazza, tanto da farmi venir le nocche bianche poi mi misi in posizione, pronta per colpire chiunque stesse provando ad entrare in camera mia.
«Mavis? Mavis, sei sveglia?»
Spalancai gli occhi per l'incredulità. Quella era la voce di mio fratello, ma da quando accendeva la luce dopo essere tornato da una festa?
«J.?? Che succede?», abbassai la mazza poi aprii la porta e mi ritrovai davanti mio fratello con i capelli spettinati, la camicia sbottonata e quello che sembrava essere del vomito su un pettorale.
«Ma che cazzo? Quello è vomito?», storsi il naso schifata, impedendogli di entrare nella mia camera conciato in quel modo.
«Quella è una mazza da baseball?», esclamò scioccato. Annuii, scrollando le spalle con nonchalance.
«Maryse è di sotto. Era alla festa. Ha bevuto un bel po', fin troppo oserei dire e la mia camicia n'è la prova quindi l'ho portata qui. Ci pensi tu a lei mentre mi faccio una doccia veloce?»
«Sì. Muoviti che puzzi come spazzatura marcia e rancida.»
«Grazie stronza», fece per avvicinarsi a me, ma lo minacciai con la mazza, puntandogliela contro quindi fece retromarcia ed entrò nella sua camera.
Sospirai pesantemente poi scuotendo con esasperazione il capo, scesi in salotto, dove trovai la mia migliore amica dormire beatamente sul divano.
Era meglio se le davo una ripulita e poi la portavo in camera mia perché se la dovessi lasciare dormire sul divano, i miei genitori arriverebbero a pensare che anche io ero uscita a divertirmi, quando la realtà era un'altra. Mi ero guardata tutta la stagione di Altered Carbon che avevo amato alla follia.
***
Appena Maryse mugugnò qualcosa nel sonno ― erano le dieci del mattino ―, le saltai addosso, svegliandola di soprassalto poi le mostrai un sorriso furbo.
«Buongiorno bella addormentata nel vomito», la presi in giro, dandole una pacca sul sedere che la fece strillare con voce rauca mentre lentamente sbatteva le ciglia per mettere a fuoco la stanza.
Era solito per noi due svegliarci in modo brusco dopo aver passato una notte insonne o come nel caso di Maryse, da post-sbronza, ecco perché tutto quello che fece lei, fu semplicemente mostrarmi il dito medio per poi tornare con la testa sul cuscino.
«Per quale cazzo di motivo sono a casa tua? Abbiamo fatto sesso?», mi chiese con voce rauca poi prese a massaggiarsi le tempie e una smorfia di dolore nacque sul suo volto pallido e lucido.
«Tutta la notte. Sei stata fantastica, bambola», ammiccai in sua direzione poi scoppiai a ridere nel vedere i suoi occhi scuri e dal trucco sbavato, spalancarsi, quasi terrorizzati all'idea di averlo fatto davvero con me.
«Sto scherzando, cretina! Jeremy ti ha portata a casa nostra dopo che gli hai vomitato addosso. Alla festa non so cosa sia successo, ma posso dirti che eri davvero conciata male. Be', non che adesso il tuo aspetto sia migliore. Detto francamente: fai paura, Mary.»
Maryse mi mostrò nuovamente il dito medio. In risposta ridacchiai poi mi buttai su di lei e iniziai a farle il solletico, cosa che la fece strillare e contorcere sul mio letto.
«Dai scema, smettila!», esclamò lei poi mi afferrò un braccio e mi tirò verso sé, facendomi cadere sul suo corpo.
Emise un gemito soffocato poi scoppiò a ridere, «Scusa se ti ho causato problemi», mormorò infine con dispiacere.
«Non mi hai causato nessun problema. È stato divertente vedere mio fratello ricoperto del tuo vomito. Se l'è meritato!»
Lei soffocò a stento una risata poi lasciò ricadere la testa sul cuscino e i suoi capelli, solitamente lisci, si sparpagliarono in ciocche mosse e aggrovigliate.
«Non so nemmeno perché ci sono andata a quella festa», mi confessò dopo attimi di silenzio e la sua voce era quasi un sussurro.
La porta della mia camera venne spalancata bruscamente, tanto che sbatté con forza contro il muro. Entrambe sobbalzammo per lo spavento poi voltammo il viso verso di essa e vi trovammo mio fratello intento a mangiarsi una mela.
«Mamma e papà sono usciti. Ah, buongiorno cretine», diede un altro morso alla sua mela, succhiandone il succo poi scrollando le spalle, se ne andò e, ovviamente la porta l'aveva lasciata aperta.
«La porta, coglione!», gridai mentre Maryse soffocò un 'buongiorno' che però io sentii perfettamente, in quanto ero ancora sotto di lei.
«Siete sicure di non essere state a letto insieme?», mio fratello sbucò nuovamente nella mia stanza, ora con un bicchiere di succo d'arancia in mano. Ma si era portato la colazione in camera?
Afferrai il secondo cuscino che tenevo sul letto e glielo lanciai contro, «Sicurissime, idiota di un fratello!»
«Be', le persone potrebbero fraintendere vedendovi nella posizione in cui siete ora», lui scrollò semplicemente le spalle, facendomi innervosire. Perché doveva sempre rovinarmi il mio risveglio o direttamente la giornata?
«Quali persone? Tu, che sei un pervertito del cazzo che vede la malizia ovunque?»
«No, i miei amici a cui adesso invierò la foto di voi due a letto insieme», replicò con sufficienza, mostrandoci poi la foto sul suo cellulare.
Digrignando i denti per la rabbia sbattei Maryse sul letto che mugugnò con disapprovazione poi alzandomi come una furia, lo raggiunsi e gli presi il cellulare dalle mani, cancellando immediatamente la foto.
«Non azzardarti mai più a farci foto che possono essere facilmente fraintese, sennò mostrerò ai nostri genitori, o meglio a papà, tutti i video che ti ho fatto durante i tuoi party che hai fatto qui quando loro non c'erano.»
«Hai per caso il ciclo?», mi domandò con divertimento, arcuando un sopracciglio e facendo nascere sulle sue labbra un sorriso sghembo.
«No! Sono arrabbiata con te per le cazzate che continui a fare e non perché ho il ciclo.»
«Lei non ha il ciclo, ma io credo... Be', ecco, penso mi siano arrivate», mi voltai incredula verso Maryse e la trovai con una gamba alzata mentre stava sdraiata su un fianco e sventolava una mano per aria, con un sorriso da imbecille stampato sul viso.
Alzai gli occhi al cielo e sulle mie labbra spuntò un sorriso sereno, «Sai perfettamente dov'è il bagno. Prendi un mio slip e, gli assorbenti sono nel mobile sotto al lavandino. Mi sono fatta la scorta perché li avevano messi in promozione.»
Tornai col viso verso mio fratello e lo fissai in cagnesco, «Che ci fai ancora qui? Vattene!», sibilai acidamente poi gli tirai un leggero calcio contro una gamba, «Via!»
Jeremy fece spallucce e se ne andò. Chiusi la porta alle sue spalle, girando la chiave nella serratura poi raggiunsi Maryse che si era già infilata nel mio bagno personale.
«Oh mio Dio sembra mi abbiano squartato la vagina!»
«Signori e signore, la mia migliore amica.»
***
Da: Cassie ❤ [11:38]
Sarai alla festa di Micheal stasera???
A: Cassie ❤ [11:38]
Chi???
Da: Cassie ❤ [11:39]
Quello che ti ha quasi colpito con l'astuccio! Verrai con me e Morgan oppure con Mary?
A: Cassie ❤ [11:39]
Oh, quel coglione. Con nessuno dei due perché non verrò??? E poi non credo Mary voglia andare ad un'altra festa, dato che ci è già divertita ieri sera.
Da: Cassie ❤ [11:40]
Pulcino, daiii!!!!
A: Cassie ❤ [11:40]
Verrò con Mary. A quanto pare ha voglia di sbronzarsi ancora 😅
Da: Cassie ❤ [11:41]
Siii, che bello ❤
Grazie! Grazie! ❤❤
Da: Cassie ❤ [11:41]
Ci saranno anche Ty, Amy, Lizzy e forse anche la tua dolce Megan :)
A: Cassie ❤ [11:42]
Bene! A stasera tesoro ❤
Non sapevo se parlare a Cassidy del sogno stranissimo che avevo fatto su Morgan. Cioè lei era la sua ragazza quindi non era abbastanza strano, se io ― sua amica ― le raccontassi di aver sognato il suo ragazzo?
Maryse, dopo aver finito di raccontarle tutto, era scoppiata a ridere, dicendo di non aver mai sentito un sogno più strano del mio. Peccato che io di sogni strani ne avevo fatti tantissimi e quello forse era uno dei più sobri.
Era la prima dopo tanto tempo che sognavo Morgan e per di più quanto mi aveva detto nel sogno continuava a rimbombarmi ossessivamente nelle orecchie.
'Pensavo non mi volessi più.'
Perché mai dovrei volerlo ancora? Perché mai dovrei lasciarlo rientrare nella mia vita e nel mio cuore, ancora una volta?
Avevo paura. Paura di soffrire. E n'ero più che consapevole.
Morgan continuava a provarci con me, a riavvicinarsi a me sia nei sogni che nelle realtà ed io ero terrorizzata da quella cosa perché non sapevo se fidarmi o meno di lui, delle sue parole e dei suoi gesti.
Ripensando al pomeriggio in cui avevamo verniciato la parete della mia stanza, Morgan mi aveva paragonata ad un aquilone e io lo avevo inconsciamente incoraggiato a provare ad avvicinarsi ancora a me, a non lasciare la corda e né tanto meno tirarla troppo o farla andare lontano per evitare di spezzarla.
Quello che avevo fatto era stato dargli una speranza? Io stessa stava cercando un barlume di speranza in quel sottile filo che ci teneva ancora legati? Che teneva legato l'uomo e l'aquilone?
Perché?
Perché dovrei volerlo? Perché dovrei permettergli di sfiorare ancora una volta il mio cuore?
Perché stava cercando di risvegliare sentimenti che avrei voluto smettere di provare per lui?
Mi sentivo emotivamente confusa, disorientata da tutti quei pensieri caotici che non mi stavano portando a nulla, se non a farmi rimuginare sul passato e sui miei vecchi sentimenti per lui, ormai ridotti quasi a semplice indifferenza.
«Mavis! Mavs, mi stai ascoltando?», una leggera scrollata mi fece ritornare al presente e quando voltai il viso verso Maryse, la fissai confusa.
«Cosa?»
«Morgan ti ha scritto un messaggio», indicò il mio cellulare e per poco non persi un battito, notando che avevo sul serio ricevuto un suo messaggio.
Sbloccai il cellulare ed entrai nella sua conversione.
«Che ti ha scritto quel cretino?»
«È felice del fatto che io abbia accettato di andare alla festa stasera», deglutii, sentendomi stranamente non pronta ad incontrarlo alla festa.
Dovevo assolutamente evitarlo a tutti i costi. Non volevo venir coinvolta maggiormente da lui. Dovevamo restare dei semplici partner per la challenge e basta, anche se io stessa gli avevo dato speranza che il nostro rapporto si sarebbe evoluto in qualcosa di più.
Maryse emise un bofonchio, «Non capisco cosa voglia quel cretino da te. Non ti ha mai cagato e ora vuole tornare ad essere tuo amico? Ba'.»
Scrollai le spalle, scacciando via dalla mia mente il pensiero di incontrare Morgan e di parlarci alla festa poi mi passai le mani nei capelli, «Vorrei tanto capirlo anche io», ammisi, demoralizzata.
«Minchia e voi sareste ragazze? Non siete voi quelle che capiscono tutto dei sentimenti altrui?», Jeremy si stravaccò sul divano, appoggiando la testa sulle gambe di Maryse, alla quale divennero subito rosse le guance poi accese la televisione e mise su un canale sportivo.
No, Mary, perché ti stavi facendo abbindolare da mio fratello?
«J., tu dovresti proprio tacere. Sei solo bravo a ferire i sentimenti altrui, altro che a capirli», lo rimproverai, tirandogli poi uno sberlone su una gamba che aveva appoggiato, insieme all'altra, sulle mie cosce, dato che pesavano.
Era praticamente sdraiato sopra me e Maryse mentre noi eravamo sedute, in modo scomodo aggiungerei, sul divano.
«Mi spieghi perché non sei già in giro a cazzeggiare, al posto di scassare le palle a me e Mary?», borbottai, lasciando andare la testa all'indietro contro lo schienale del divano per poi sospirare con stanchezza.
«Perché James è via e Morgan è insieme a Cassie e Lizzy», replicò lui, scoraggiando contro di me.
«Fai schifo!», esclamai indignata e schifata, prendendolo poi a sberle mentre Maryse ci filmava con cellulare.
Oh, ma dai, anche lei ci si metteva con quel diavolo di cellulare?
La fissai malamente e lei inarcò un sopracciglio, accigliata. «Be'? Devo pur pubblicarlo su instagram. "Mavs vs Jeremy. Chi vincerà?"»
«Non puoi volerlo condividere davvero!»
Strillai acutamente, quando Jeremy, in un momento di mia distrazione, mi morse un braccio. In risposta gli strinsi tra i denti la pelle del ginocchio, facendolo gridare per il dolore. Ben gli stava.
«Perché non dovrei? Siete troppo divertenti», ridacchiò Maryse, continuando a filmarci mentre lottavamo sul divano.
«No!», gridammo in coro io e mio fratello quindi Maryse, emettendo un lungo sbuffo sconfortato, mise via il cellulare e borbottò che dovevamo andare a cagare.
Io e Jeremy litigavamo spesso e sempre frequentemente ci prendevamo a botte, com'era successo in quel caso.
La prima volta che ci azzuffammo fu durante il mio settimo compleanno. Sì, già da bambina avrei voluto uccidere mio fratello, ma la verità era che morirei dal dolore, se gli dovesse capitare qualcosa. Questo però non lo ammetterò mai; Jeremy riuscirebbe ad usare questa cosa contro di me fino alla fine dei nostri giorni.
Be', stava di fatto che dal quel giorno ci prendemmo a botte molto spesso, ma senza mai farci del male sul serio. Semplici sberle o calci tirati per divertimento oppure per rabbia momentanea.
«Mary», mio fratello chiamò la mia migliore amica che abbassò subito lo sguardo verso di lui, chiedendogli con gli occhi cosa volesse.
Anche io ero curiosa di sentire quello che aveva da dirle.
«Mi passi il sacchetto dei marshmallow sul tavolino?», le domandò, mostrandole un sorriso pieno di divertimento.
Mi spalmai una mano sul viso poi alzai gli occhi al cielo, cercando di non pensare a quanto fosse cretino mio fratello. Alzarsi e prenderselo da solo no, eh?
«Allungati e prenditeli da solo!», esclamò Maryse con acidità, incrociando le braccia al petto e facendo spallucce quando lui incominciò ad implorarla di alzarsi al suo posto.
«Boom bitch!», strillai io, schiaffeggiando mio fratello sullo stomaco che emise un verso soffocato tra le labbra, «Alzati scansafatiche e vai a farti un giro.»
Maryse ridacchiò sommessamente mentre Jeremy sbuffò scocciato poi si alzò dal divano e da sopra noi due e scrollando le spalle, ci lasciò finalmente da sole in salotto.
«Finalmente possiamo parlare in santa pace! Quindi... Quando facciamo fuori Brittany?», ghignai malignamente, cosa che fece piegare in due dalle risate la mia migliore.
Ero felice di vederla sorridere con sincerità. Mi bastava quello.
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