▷ trentaquattro

Dire che mi sentivo al settimo cielo era riduttivo. Dire che il mio stomaco era infestato da miriadi di farfalle in agitazione era pressocché restrittivo. In questo momento mi sentivo la ragazza più felice del mondo, un po' come quando una bambina riceveva un giocattolo nuovo con cui non vedeva l'ora di passare del tempo.

Eravamo usciti da circa dieci minuti dal diner, e nonostante le leggere occhiatacce che c'aveva scagliato contro la cameriera, la serata era passata alla grande.

Morgan mi aveva fatta ridere moltissimo, prendendomi anche in giro quando il succo del limone mi era finito in un occhio; era comunque corso in mio soccorso pochi attimi dopo, tamponandomi con un tovagliolo bagnato d'acqua. E mi aveva lasciato mangiare le sue patatine fritte, anche perché tra una parola e l'altra avevo continuato a rubargliele.

«Mio fratello è scemo», borbottai, mangiucchiando una patatina. Stavamo parlando di Jeremy e di quello che combinava nella squadra di football.

Notai Morgan passarmi il suo piatto delle patatine che, a dirla tutta, stavo divorando da un paio di minuti, «Sono tutte tue», mi disse, ridacchiando.

«Non ho fame», risposi poi scambiandomi un'occhiata divertita con lui, scoppiammo in una fragorosa risata.

L'unica pecca della cena, se così si poteva definire, era il messaggio di mio fratello che mi ricordava del fatto che fossi in punizione e che se nostra madre mi avesse scoperta fuori casa, sarebbe stata la fine per me.

Ma a parte quello, tutto era andato per il meglio. Soprattutto i baci che io e Morgan ci eravamo scambiati tra una battuta e l'altra.

Le sue labbra erano morbidissime e posso dirlo con certezza, erano diventate la mia nuova ossessione. Le avevo anche percepite tendersi verso l'alto in un sorriso mentre c'eravamo scambiati l'ultimo bacio, prima di pagare e uscire dal diner. Mi aveva letteralmente mandato in subbuglio lo stomaco e fatto impazzire i battiti del cuore.

Ora eravamo in macchina, in viaggio di ritorno verso casa mia, e stavamo discutendo sul fatto di dirlo o meno ai nostri amici e a mio fratello.

«Sicuramente J. mi minaccerà. Del tipo che se ti faccio soffrire, mi stacca le palle», la voce di Morgan parve tremare appena, come se avesse paura di una reazione del genere da parte di Jeremy. C'era il cinquanta percento di possibilità che ciò potesse accadere, ma anche il restante cinquanta che la smentiva.

«Seh. Mio fratello ti dirà di farmi sclerare fino a farmi diventare pazza», borbottai, incrociando le braccia al petto, dove il mio seno quasi inesistente si stava lamentando del reggiseno imbottito che si sfregava fastidiosamente contro la mia pelle. Non vedo l'ora di potermelo togliere. Mi stava dando un enorme fastidio.

«Cassie farà i salti di gioia e penserà sicuramente che a fare il primo passo sia stata tu e non io», Morgan svoltò a sinistra e quando vidi la mia casa, sprofondai nel mio sedile, per niente invoglia di tornare in quell'inferno.

«Perché?», gli chiesi, slacciandomi la cintura, una volta che si fu parcheggiato davanti a casa. Perché mai Cassidy avrebbe dovuto pensare una cosa del genere?

Lo vidi arricchiare le labbra in una smorfia imbronciata e lo trovai estremamente tenero, «Perché dice che sono senza palle», ammise infine, scrollando le spalle con nonchalance.

Ridacchiai, spiattellandogli una mia mano sulla sua spalla destra che lo fece sussultare, «Questo è tutto da vedere... ― divenni paonazza quando mi resi conto di quello che avevo detto e che Morgan lo aveva inteso alla perfezione perché mi guardò maliziosamente ― Cioè, si, oh, vaffanculo!», sbraitai in imbarazzo.

«Se mi vuoi vedere nudo, basta che me lo dici», si passò la lingua sul labbro inferiore con sensualità e il mio viso prese letteralmente fuoco. Mi sentivo le guance bruciare terribilmente. E la saliva si era improvvisamente triplicata nella mia bocca, tant'è che ce l'avevo impastata. Avevo paura di aprire bocca e sbavare in giro.

Lo guardai in cagnesco poi aprii la portiera e uscii furiosamente dalla macchina, «Fottiti, Cooper», ringhiai per nascondere il mio imbarazzo, anche perché non ero realmente arrabbiata con lui. E grazie a Dio, senza sputare come un lama.

«Buonanotte piccola Mavs», replicò lui, mostrandomi uno dei suoi sorrisi più belli.

Quelli che mi rubavano i battiti del cuore. Quelli che mi facevano capire quando fosse splendido avere qualcuno che ti amava al tuo fianco. Dio, se lo amavo.

Ricambiai il sorriso, mostrandogli però anche il dito medio, «Buonanotte stupido fidanzato pervertito.»

Detto ciò corsi verso casa, evitando di passare proprio di fronte alle finestre della sala, e lo sentii urlare: «Ma se sei tu che mi fai proposte indecenti, fidanzata».

Mi voltai nuovamente verso Morgan e lo incitai ad andarsene, mimando il taglio di una testa e indicandolo. Lo vidi scuotere il capo poi finalmente partì e io esalai un sospiro di sollievo. Adesso dovevo solo pensare a come fare per tornare in camera mia. L'unica soluzione che mi venne in mente fu quella di scrivere a Jeremy.

A: Jeremy [10:11]
Sono fuori casa, mi puoi dire se mamma e papà dormono già?

La risposta, per fortuna, non tardò ad arrivare e notai la luce della mia stanza illuminarsi. Era appena entrato nella mia camera, o almeno speravo fosse lui e non quell'arpia di mia madre perché sennò potevo dire addio a Morgan e alla mia vita.

Da: Jeremy [10:12]
Dormono. Tranquilla, puoi entrare dalla porta d'ingresso.

Da: Jeremy [10:12]
Com'è andata la serata?

A: Jeremy [10:13]
Okay, grazie. Comunque perché sei nella mia camera???

A: Jeremy [10:13]
Bocca cucita.

Da: Jeremy [10:14]
Così.

Da: Jeremy [10:14]
Sì, da quella di Morgan!!! Sicuro!

Dopo quel messaggio decisi di cambiare il suo nome nella mia rubrica e pensai che quello appena messo fosse più adatto a lui.

A: Fratello rompicoglioni [10:15]
Coglione.

Lo visualizzò, ma non rispose. Sbuffai sonoramente, pensando a quanto fosse un rompiscatole poi finalmente entrai in casa, facendo il minimo rumore. Una volta in camera mia, mi buttai stancamente sul letto e mi addormentai quasi all'istante, sognando di trovarmi fra le braccia muscolose di Morgan mentre quest'ultimo mi riempiva il viso di baci. Sorrisi, felice come mai prima d'ora.

La mattina seguente scoprii tramite quello che mi urlò contro mio fratello che i dolci baci che avevo sognato ricevere da Morgan, nella realtà erano state le leccate di Chips sul mio viso perché mi voleva sveglia per dargli da mangiare. E questo lo capii quando Jeremy mi disse che il mio gattone era andato a svegliare lui, graffiandogli affettuosamente i piedi.

«È l'ultima volta che dò da mangiare al tuo gatto! Quello stronzo mi ha distrutto i piedi!»
Mi aveva sbraitato contro, dopo essere entrato come una furia nella mia camera mentre mi stavo cambiando. Io in risposta e con tutta la mia grazia, lo avevo mandato al diavolo, ordinandogli di uscire all'istante perché sennò lo avrei castrato.

Una volta uscito, scoppiai a ridere, immaginandomi Chips che gli graffiava per bene i piedi perché voleva la sua pappa. Io ormai ero abituata ai comportamenti da serial killer di piedi del mio gattone, Jeremy neanche un po', anche perché raramente lo faceva entrare in camera sua.

L'ultima volta aveva pisciato sulla sua divisa da giocatore di football e si era fatto le unghie su alcune sue riviste porno. Non avevo mai riso tanto come in quel giorno, soprattutto davanti alla faccia sconvolta di Jeremy dopo aver indossato la divisa piena di piscio di gatto. Gli occhi fuori dalle orbite e la bocca socchiusa mentre boccheggiava in cerca d'aria, con le braccia aperte e immobile come uno stoccafisso in mezzo alla stanza. Quel giorno, penso, si fece almeno sei docce per togliersi di dosso quell'odore quasi di ammoniaca.

Il suono del mio cellulare mi fece tornare al presente, e mi ricordò dove mi trovavo: a tavola con Jeremy, papà e l'arpia del male che con la sua profonda ruga tra le sopracciglia corrugate, mi fissava in cagnesco. Che avevo fatto ora?

Mi ficcai in bocca un cucchiaio di cornflakes e sbloccai il cellulare dopo aver visto di chi era il messaggio, ignorando ciò che mia madre borbottò stizzita.

Da: Fidanzato ❤️ [09:35]
Buongiorno principessa ❤️

A: Fidanzato ❤️ [09:38]
Buongiorno a te! ❤️

Da: Fidanzato ❤️ [09:38]
Se hai già fatto colazione, esci. Sono qui fuori che ti aspetto ❤️

Non gli risposi nemmeno. Mi alzai fulminea dal tavolo, salutai mio padre con un bacio sulla guancia barbuta poi presi la mia borsa ― finalmente era arrivato il fine settimana ― ed uscii di casa, lasciandomi alle spalle anche le urla di mia madre e Jeremy che mi gridava di aspettarlo. Ma chi ti aspetta, oh?! C'è il mio fidanzato che mi aspetta.

Quando uscii di casa e vidi Morgan abbassare il finestrino e urlare il mio nome, sorrisi compiaciuta perché sicuramente mia madre, in casa, stava ribollendo dalla rabbia, dato che lei e Tonya erano così tanto d'accordo sul fatto che non andassi bene per lui. Ma Morgan mi aveva scelta e loro potevano benissimo andare a farsi fottere.

«Buongiorno fidanzato», una volta in macchina gli schioccai un bacio a fior di labbra poi tornai al mio posto e allacciai le cinture di sicurezza.

«Fidanzata», mormorò dolcemente lui mentre le sue labbra si tendevano in un enorme sorriso. Ricambiai, sentendomi un po' un ebete da quanto fossi contenta nel sentirmi chiamare in quel modo da Morgan. Mi dava sicurezza e mi confermava che non era tutto frutto della mia immaginazione o un meraviglioso sogno, ma che eravamo sul serio una coppia. Il che era stupendo.

Non vedevo l'ora di raccontarlo alle mie migliori amiche e a Cassidy, però prima volevo sapere da Morgan se pure lui desiderava far sapere agli altri di noi oppure no, anche se l'idea di avere una relazione segreta proprio mi andava a genio.

«Lunedì lo dirò alle ragazze. Tu lo dirai a J. oppure preferisci che la nostra relazione sia segreta?», gli chiesi infine, storcendo il naso infastidita da quella prospettiva.

«Amore,» Morgan fece intrecciare le nostre dita sulla mia coscia scoperta ― indossavo una gonna di jeans nero che non pensavo nemmeno di possedere e sorprendentemente di mia spontanea volontà ― e le mie gote presero colore, «la nostra relazione è seria, okay? Lo dirò a Jeremy. E poi ovviamente lunedì tutti lo verranno a sapere, conoscendo come viaggiano le notizie in quella scuola direi che massimo due ore e chiunque parlerà di noi».

Dentro di me stavo facendo letteralmente i salti di gioia perché Morgan mi aveva chiamata "amore", ma dalle mie labbra uscì senza il mio consenso una domanda che mi stava ronzando in testa da ieri sera e che non ero riuscita a rimandare giù infondo allo stomaco.

«E la cosa ti dispiace? Intendo che tutti vengano a sapere di noi.»

«E perché mai dovrei dispiacermi? Mica sei un mostro con quattro braccia e sei occhi!», lui fece una smorfia buffa che mi lasciò con un sorriso sulle labbra.

«Addirittura sei occhi? Te le sogni alla notte 'ste cose?», ridacchiai, poi sbloccai il mio cellulare con la password e vidi che Maryse mi aveva scritto un messaggio.

«Nah, è Alex che me le mette in testa», replicò.

Da: Mary 💣 [09:43]
Buongiorno splendore, uhm, volevo dirti che io e Jeremy stiamo insieme, sul serio.
Per favore non arrabbiarti, ma lo amo davvero e lui ama me. L'ho perdonato. Quindi non avercela con lui, okay?

Roteai gli occhi, sentendomi leggermente seccata dalla notizia e non perché fossi gelosa, ma piuttosto perché avevo paura che mio fratello potesse farla soffrire di nuovo.

A: Mary 💣 [09:44]
Fai come meglio credi, ma sappi che se J. ti fa soffrire anche solo un pochino, lo uccido!

«Chi è?»

«Mary. Mi ha detto di lei e J. Stanno insieme sul serio. Ho solo paura che lui possa ferirla», confessai nervosamente.

«Jeremy... Be', lui ha capito di aver sbagliato, come me del resto quindi dubito la farà star male», replicò Morgan, fermando poi la macchina davanti alla galleria che dovevamo ripitturare. Cazzo, mi ero dimenticata di quella merda! Altro che fine settimana tranquillo. Che sfiga.

«Lo spero.»

Chi non vorrebbe passare il weekend a spennellare sui muri di una galleria ormai chiusa da anni, eh? Tutti, no?

Non mi pareva che il primo pensiero di un ragazzo di sedici anni fosse quello di impegnare pennelli di pittura e rompersi le palle a ricoprire vecchi disegni fatti da chissà chi. Eh.

Be', però a me e a Morgan toccava. Lavori socialmente utili di 'sto cazzo. Sì, era un po' colpa nostra, sia per quello che avevamo fatto e sia per il fatto che ci eravamo fatti beccare. Ma la colpa era anche della challenge e dei coglioni dietro ad esso. Erano loro i colpevoli di tutto!

Io che mi ero immaginata un fine settimana tranquillo con Morgan e invece mi ero ritrovata a congelare mentre coprivo disegni di cazzi tracciati ovunque in quella dannata galleria.

Sì, erano scappati dei baci, ma quello non era decisamente il mio ideale di uscita.

Avrei voluto passare le giornate in giro con Morgan a parlare di tutto, mangiare schifezze e andare al cinema e invece niente di tutto ciò era accaduto.

Una volta fatte passare le ore dei lavori socialmente utili, Morgan mi aveva riportata a casa, mi aveva dato un bacio a mo' di saluto e basta. Ci eravamo sentiti per telefono, ma a parte le ore passate insieme per la "punizione", non c'eravamo più visti.

I pomeriggi li avevo passati chiusa in camera a guardare serie tv mentre Morgan mi aveva lasciato un'infinità di messaggi sul fatto che si stesse annoiando e sul fatto di volermi vedere. Anche io avrei voluto stare con lui, ma mia madre mi aveva controllata tutto il santissimo giorno. Sia sabato che domenica, metto in chiaro.

Quindi ora nonostante mi trovassi a scuola con il nervosismo a torturarmi le budella perché doveva arrivare il messaggio della nuova sfida, ma anche perché avremmo detto ai nostri amici che io e Morgan eravamo ufficialmente una coppia, ero contenta di poterlo rivedere.

Ero in compagnia di Maryse, Megan e Cassidy davanti al mio armadietto, le quali stavano parlando di un film che io non avevo visto quindi cercavo di ascoltare il meno possibile per non beccarmi spoilers.

Non avevo ancora accennato di Morgan, mi sentivo nervosa. Volevo comunicarlo alle mie amiche, ma allo stesso tempo volevo aspettare che ci fosse anche il secondo interessato nella storia per dirlo ad alta voce.

Feci per apri bocca alla domanda di Cassidy sul perché fossi silenziosa, quando Elizabeth arrivò di corsa e mi bloccò le parole in bocca con la sua novità.

«C'è un delirio da quando gira la voce che tu e Morgan non state più insieme. Ho visto circa una decina di ragazze assalirlo per chiedergli di uscire. Penso ci fossero anche alcuni ragazzi. Vabbè», annunciò lei, avvolgendo un braccio intorno alla vita di Cassidy, la quale sbuffò sonoramente.

Io invece sentii una stretta allo stomaco e nelle orecchie incomincai ad udire un fastidioso ronzio che mi fece girare la testa.

Morgan e decine di ragazze non era decisamente quello che volevo sentire in quel momento, soprattutto adesso che stavamo insieme.

Mi ero quasi scordata di come fosse in realtà Morgan. Cassidy e lui non erano mai stati insieme veramente quindi era stato con decine e decine di ragazze diverse ad ogni festa. Non aveva mai avuto una ragazza fissa quindi come potevo credere di esserlo io. Non ero nessuno. Mi avrebbe rimpiazzata in fretta.

Ero troppo complicata e non decisamente una figa come Cassie o Elizabeth oppure Maryse e Megan. Io ero io, Mavis. Una stupida ragazza dagli occhi a palla e con nessuna relazione alle spalle. Una falice da dimenticare. Cazzo, mi viene da piangere!

«Hanno fatto in fretta, vedo», sentii Cassidy commentare così la notizia e io mi sentii ancora più male. Volevo andarmene da lì.

«Già, ma Morgan era chiaramente a disagio. Penso abbia ripetuto di lasciarlo in pace almeno un centinaio di volte, poverino», continuò Elizabeth.

Percepii la mia gola prudere poi mi uscì una risata isterica, sembrerò sicuramente una pazza, ma l'idea che Morgan potesse venir seguito ogni giorno da diverse ragazze mi dava il voltastomaco, «Sì, poverino», le feci il verso e infine scappai da lì. Le sentii gridare il mio nome, ma ormai avevo gli occhi invasi dalle lacrime e di certo non volevo farmi vedere in quello stato.

«Mavis? Mavs! Amore, che succede?», quando udii quella voce, le gambe mi tremarono. Alzai lo sguardo e lo fissai, per quanto potessi farlo con gli occhi appannati dalla lacrime, malamente poi corsi nel bagno delle donne e mi ci chiusi dentro.

Morgan sbatté la porta del bagno con irruenza poi entrò all'interno della stanza ed io mi spiattellai con la schiena contro al muro col viso zuppo di lacrime, «Che succede? Le tue amiche non l'hanno presa bene? Amore, per favore, rispondimi.»

Avevo il respiro affannato. La testa mi girava vorticosamente, neanche fossi su una trottola. E lo stomaco sottosopra. Volevo solo sparire.

Sapevo per certo la mia fosse una reazione esagerata, sproporzionata rispetto a ciò che era accaduto davvero, ma non riuscivo a stare calma. Mi stavo agitando troppo e avevo paura di avere un attacco di panico davanti a lui. Mi veniva da vomitare.

«N-niente. Mi sto comportando da stupida», biascicai con l'affanno, strofinando la stoffa del mio maglione sul mio viso per darmi una ripulita.

«Mi ero solo dimenticata che non sarò mai l'unica per te», ammisi infine, tirando su col naso.

L'occhieggiai scuotere il capo col viso deformato dallo stupore poi aprì bocca e pochi attimi dopo la serrò, contraendo la mascella. «Che cazzo dici? Tu sei unica per me, Mavis.»

«Hai una mandria di ragazze perfette ai tuoi piedi che si concederebbero a te in mezzo secondo e tu vuoi me?», sbraitai, spalancando le braccia rabbiosamente, sentendomi stupida perché Morgan in quel momento, in quel contesto non aveva alcuna colpa. Ero solo io piena di preoccupazioni e ansia.

Morgan fece un passo in avanti verso di me e in automatico chiusi gli occhi, percependo poi le sue mani calde sul mio viso, le quali mi donarono un'immensa pace, «Voglio te, amore mio.»

Tenendo ben saldo il mio viso fra le sue mani, Morgan mi baciò lentamente e intensamente come se avessimo tutto il tempo del mondo poi fece scivolare un suo braccio oltre la mia schiena e con un gesto veloce, mi strinse a sé, senza mai staccare le nostre labbra e mi cullò dolcemente contro il suo petto caldo. La sua mano scorreva lentamente lungo la mia schiena con delle tranquille carezze, facendo scomparire tutta la mia ansia mentre, la sua lingua cercava la mia in quel lunghissimo bacio bollente ed umido.

«Sei tutto ciò di cui ho bisogno», soffiò sulle mie labbra turgide mentre respiravamo i nostri respiri affannati. Gli sorrisi, affondando poi il mio viso nel suo petto, inspirando a pieni polmoni il suo profumo e stritolando tra le dita la stoffa della sua maglietta nera.

Ero stata così scema a dubitare di lui, ma ero comunque impaurita dalla possibilità che potesse sparire dalla mia vita di punto in bianco.

«Giura...», mormorai con un pizzico di nervosismo nella voce.

«Giuro, Mavis. Te lo giuro.» E questo mi basta in questo momento.

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