◇ James 🚬
Era stato facile per me mettere in giro quella voce su Mavis Hopkins. Tutti pendevano dalle mie labbra. Tutto ciò che usciva dalla mia bocca era realtà per loro. Mi conoscevano. Sapevano com'ero fatto.
Ogni loro piccolo segreto io lo conoscevo, me lo gustavo da dietro le quinte e se magari in un momento non mi andavano a genio alcuni loro comportamenti oppure qualche loro insulso e fastidioso discorso, lo sputavo velenosamente fuori dalle mie labbra, distruggendo così la loro vita scolastica.
Ero uno stronzo, ne ero più che consapevole, ma se non ci si mostrava un po' arroganti e malvagi con gli altri e con la vita in sé, finivi per venir divorato.
Non ero una brava persona, ma nemmeno cattiva. Io preferivo definirmi nella norma; un misto tra entrambi, tra il bene e il male. Mi piaceva avere tutto sotto controllo. Mi piaceva essere io quello che feriva, piuttosto che quello che veniva ferito. Mi erano bastate la mia infanzia e l'inizio della mia adolescenza a farmi stare male.
Ero stanco di stare male e venir ferito dalle persone, motivo per cui non mi fidavo degli altri, ma fingevo solamente.
Risi di gusto dopo aver visto Mavis cercare di fermare suo fratello con un abbraccio. Era proprio patetica. Prima diceva di avere una cotta per me e ora sbavava dietro Morgan come tutte quelle stupide ragazze starnazzanti che avrebbero fatto qualsiasi cosa per finire a letto con lui.
Un'altra persona bugiarda come lei nemmeno mi sarebbe servita nella mia vita.
«Esatto, ascolta la tua sorellina», esclamai con strafottenza, sentendomi così fiero nel aver spaccato il visetto di quel cretino di Jeremy.
Nonostante fosse un mio "amico", non sopportavo la sua presenza e quella della sua svampita ex ragazza che mi ero anche scopato un paio di volte, ma non era mai riuscita a farmi godere appieno. Una troietta incapace.
Vidi Mavis fulminarmi con lo sguardo e sbuffai una risata. Pensava che spalancando quelle palle che aveva al posto degli occhi, mi avrebbe spaventato? Sempre più patetica, mamma mia...
Non seppi nemmeno per quale motivo, ma quel frocio di Tyler mi si fiondò addosso e mi scongiurò di smetterla, aggrappandosi disperatamente a me. Sfigato del cazzo; pensava davvero l'avrei ascoltato?
Con violenza lo spintonai per allontanarlo da me, sperando il più lontano possibile, «Frocio», gli sbraitai contro. Non volevo che si avvicinasse a me davanti agli altri né tantomeno che mi rivolgesse la parola o mi toccasse. Non volevo che gli altri pensassero fossi un frocio come lui.
I suoi occhi verdi, con qualche pagliuzza marrone verso la pupilla, si spalancarano come risposta al mio gesto mentre ruzzolò a terra, picchiando malamente il fondoschiena e gemendo dal dolore.
Udendo il suo gemito, percepii uno strano formicolio allo stomaco quindi distolsi lo sguardo da Tyler e lo puntai nuovamente su Mavis. Volevo vederla soffrire.
Feci per aprire la bocca per dirle qualcosa che l'avrebbe sicuramente ferita, come il suo essere una battona da strada anche se non era vero, ma Morgan mi si piazzò davanti e mi afferrò per il colleto.
Schioccai la lingua contro il palato, fissandolo con sufficienza. Aveva appena rovinato il mio momento di compiacimento. Non avrei visto i suoi occhioni riempirsi di lacrime; ah, che rabbia!
«Come cazzo ti sei permesso di dare della battona a Mavis?», mi sbraitò a pochi millimetri dal viso. Fastidioso. Insetto fastidioso, che voglia di spiaccicarti al suolo.
Morgan... Ero a conoscenza di così tanti suoi segreti che se avessi voluto, lo avrei distrutto tanto tempo fa. Ogni sua piccola paura e insicurezza la conoscevo quindi perché mettersi contro di me? Non aveva paura che tutti venissero a sapere che la sua fidanzatina fosse una lecca fighe o che aveva quasi ammazzato il suo fratellino perché non si era preoccupato di tenerlo d'occhio, ma avevo preferito fare una festa a casa sua? Stupido insetto, così sciocco che aveva persino cercato e pensato di mettersi contro di me.
Risi perfidamente, sostenendo alla perfezione il suo sguardo da cane rabbioso, «Vuoi davvero che tutti vengano a sapere della tua fidanzata che preferisce le ragazze a te, eh? Non metterti contro me, Cooper, non sono in vena di queste stronzate da grande alpha», sibilai.
Vidi il suo sguardo vacillare per alcuni secondi mentre le sue mani allentarono lentamente la presa dal colletto del mio maglione, «Bastardo», sibilò a sua volta, staccandosi finalmente da me. Ghignai con fierezza. Nessuno poteva tenermi testa in quella scuola.
Dopo uno scambio di sguardi tra me e il piccolo Morgan, successe una cosa inaspettata: Cassidy fece coming-out, mandando in fumo la mia manaccia e trasformando quel momento di mia personale esaltazione, anche grazie ai miei spettatori che gridavano il mio nome, a qualcosa simile a quando si entrava in chiesa e tutti tacevano. Esatto, c'era un silenzio tombale e a me tutto ciò recò solo più fastidio e voglia di rovinare la vita a quei due.
Digrignai i denti per la rabbia, contrassi con forza la mascella e strinsi i pugni lungo i miei fianchi per evitare di fare nuovamente a botte. Tutto il mio sentirmi al centro dell'attenzione, il più acclamato, sparì completamente perché ben presto tutti puntarono i loro occhi su Cassidy e la fissarono in muto silenzio come degli stoccafissi. Maledetta!
***
Presi il libro di matematica dal mio armadietto mentre fastidiosi mormorii mi arrivarono alle orecchie, facendomi chiedere con violenza l'anta in metallo. Quei bambocci stavano ancora parlando di quella lesbica di Cassidy.
Mi voltai verso un gruppetto di ragazzi del primo; sicuramente si sarebbero masturbati all'idea di Cassidy con un'altra ragazza, e li fulminai con lo sguardo. Avevo i nervi a fior di pelle e una gran voglia di fare a botte con qualcuno quindi era meglio se si levavano dai coglioni.
Loro abbassarono lo sguardo e il tono delle loro noiose voci poi li vidi scappare con la coda tra le gambe verso le scale che portavano al primo piano.
«Odiosi...», commentai a bassa voce, sbuffando annoiato.
Pensando ad un modo per vendicarmi di Cassidy e Morgan, incominciai a dirigermi verso la aula di matematica, ma Tyler mi si piazzò di fronte e mi osservò con uno sguardo tagliente che mi procurò solo prurito alle mani. E ora che voleva pure questo?
Provò a sfiorarmi un braccio, ma fui veloce e con una brusca manata, gliela schiaffai via, «Che cazzo vuoi, Tyler?», sibilai rabbiosamente il suo nome. Non doveva parlarmi davanti agli altri!
Lui si passò una mano nella chioma nera come la pece, continuando a guardarmi come se fossi colpevole di qualcosa poi scosse il capo, emettendo un sospiro snervato. Peccato che quello snervato ero io!
«Perché ti comporti così? Cosa ti aveva fatto di male quella povera ragazza?», giusto... Tyler era diventato uno dei nuovi amichetti di Mavis. Ovvio che voleva difenderla.
Non stetti nemmeno a rispondere a quella domanda, mi voltai semplicemente e fui, davvero, tentato di andarmene, ma Tyler mi afferrò per un polso e una scarica elettrica mi trapassò il corpo.
Quanto detestavo quel ragazzo! Non poteva starmi lontano come facevano tutti? Perché doveva rompermi i coglioni in quel modo? Non ricaverà niente da me perché non avevo alcuna intenzione di dargli nulla.
Fiducia. Amore. Amicizia. Affetto. Erano cose a me sconosciute e nemmeno mi importava di conoscerle perché prima o poi chiunque mi donasse anche solo un po' d'affetto, mi feriva e mi abbandonava.
Non ero interessato a tutto quel sentimentalismo. Non ne avevo bisogno.
«Per favore...», lo sentii mormorare con un tono di voce ferito mentre le sue dita vennero strette con più forza intorno al mio polso e la pelle, al suo tocco possessivo, incominciò a bruciare.
Non capivo perché il mio corpo reagisse in quel modo. Forse avevo semplicemente bisogno di scopare. In effetti era da qualche giorno che non me ne facevo una. Dovrò contattare una delle solite troiette che me la davano per sfogarmi un po'.
«Lascia il mio polso se non vuoi che ti spacco nuovamente la faccia», lo minacciai, strattonando il mio braccio per cercare di liberarmi dalla sua presa, ma non aveva proprio voglia di lasciarmi andare. Di prenderle, a quanto pare, sì.
Lo vidi scuotere il capo poi con forza bruta ed esagerata, mi trascinò sino al bagno di quel piano e mi spinse contro la porta chiusa di un cesso. Dalle mie labbra sfuggì un gemito di stupore poi digrignai i denti perché mi stava trattando come un frocetto passivo. Come cazzo si permetteva di trattarmi in quel modo?
«Picchiami. Fallo, ma non pensare che smetterò di provarci con te. Non so come cazzo sia possibile, ma mi piaci, James», Tyler allungò una mano fino al mio viso, provai a spostarmi, ma lui me la strinse intorno alla gola, togliendomi il fiato poi ghignò, «Perché allontani chiunque? Hai forse paura di qualcosa?»
Mi stava prendendo per i fondelli? Io non avevo paura di niente. Non ero semplicemente interessato ad un frocio come lui.
«Non sono interessato a te, frocio», sibilai e poco dopo sentii il fiato mancarmi dai polmoni poiché Tyler aveva stretto con più forza la presa intorno alla mia gola e successivamente aveva premuto la sua bocca sulla mia. Un'altra scossa percorse la mia spina dorsale mentre percepii le budella contorcersi nel mio stomaco.
Non avevo bisogno di quelle emozioni che mi avrebbe soltanto portato dolore. Cazzo.
Strinsi le mani intorno alle sue spalle per allontanarlo da me, ma quando insinuò la lingua nella mia bocca e mi arpionò un fianco, percepii le forze mancarmi. Mi aggrappai alla sua maglietta e stupidamente, ricambiai il bacio. Me n'ero pentirò per tutta la vita, lo so.
Lo sentii sorridere sulle mie labbra. Si stava prendendo gioco di me, dannazione! Ora si che volevo ammazzarlo di botte.
Tyler tolse la mano da intorno la mia gola, permettendomi di tornare a respirare normalmente, si leccò le labbra poi mi morse con forza quello inferiore, facendomi ansimare pesantemente nella sua bocca. Affondò le sue dita nella pelle del mio fianco, tirandomi poi verso di lui e facendomi contorcere sotto al suo tocco, come un fottuto passivo.
«Di cos'hai paura?», mi soffiò sulle labbra gonfie, senza mai staccare il suo sguardo malizioso dal mio.
Annaspai in cerca d'aria fresca e cercai di darmi un contegno. Non potevo farmi vedere in quello stato.
Mi passai una mano nei capelli mentre l'altra gliel'appoggiai sul petto e con una spinta leggera riuscii ad allontanarlo da me, «Non voglio soffrire. Tutti non hanno fatto altro che farmi stare male. Tu cos'hai di diverso da loro?»
Tyler abbozzò un piccolo sorriso addolcito poi con la mano libera mi accarezzò una guancia. Non riuscii a muovermi. Ero come paralizzato. Non potevo credere di avergli confidato la mia paura. Avrebbe potuto usarla contro di me quando voleva, un po' come io facevo con gli altri per ottenere ciò che mi interessava o per semplice noia.
«Io voglio conoscerti per come sei davvero, James. Sii il più sincero possibile con me. Ti prometto che non ti farò soffrire.»
Feci spallucce e tornai a fissarlo con sufficienza. Erano le stesse identiche parole che mi avevano detto gli altri, ma che poi avevano usato contro di me per farmi soffrire. Non mi sarei mai più fidato di nessuno.
«Scordatelo. E ora, con permesso, me ne torno in classe», gli diedi una spallata, avanzando verso la porta e aspettandomi una sua reazione, ma Tyler stette semplicemente in silenzio. Tipico. Che si fotta pure lui!
«Non mi arrenderò, James.» Il mio cuore ebbe uno spasmo e il fiato mi si mozzò in gola. Fanculo a lui e al suo essere così insistente e interessato a me.
«Fa' quello che vuoi, Tyler», replicai atono, uscendo finalmente da quel bagno.
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