▷ dieci
La prima cosa che avevo pensato appena dopo aver letto il messaggio che mi aveva inviato Maryse, era: "ma stava scherzando?"
Ma dopo aver ricevuto un secondo messaggio dove mi ripeteva di aver visto un fantasma davanti a casa sua, pensai davvero che fosse uscita di senno. Solo dopo mi scrisse che forse poteva trattarsi di un uomo, magari un assassino.
Avevo visto un'infinità di film di possessione e d'orrore in generale quindi sapevo come sarebbe andata a finire se si fosse trattato davvero di un assassino. Io e Maryse morte e sepolte dentro ad una fossa.
E proprio per quello, tutto ciò che avrei voluto risponderle era: "col cazzo che mi muovevo di casa se c'era uno spirito o un serial killer in circolazione."
Invece eccomi qua, insieme a lei, mentre con due torce in mano entravamo nel cimitero davanti a casa sua.
Avevo corso fino a casa sua con solo il mio adorato pigiama addosso, un cappotto per evitare di morire congelata e un paio di scarpe da ginnastica perché farlo con le mie ciabatte a forma di unicorno sarebbe stato molto difficile.
«Se sopravvivo e tu ci rimani secca, sappi che darò tutta la colpa a te», borbottai, facendomi luce davanti ai piedi.
Maryse mi puntò la torcia in faccia e istintivamente chiusi gli occhi per non rimanere accecata dalla luce, «Sei proprio una migliore amica fantastica, eh?»
«Be', sono qui alle due del mattino, con indosso il mio pigiama a fiori e le scarpe da ginnastica perché mi hai scritto di aver visto un fantasma.»
«Touché, ma questo non ti da il diritto di dare la colpa a me se dovessi morire», Maryse emise un ridacchio poi si fermò di colpo.
Avevamo sentito un fottutissimo rumore per nulla rassicurante!
Deglutii rumorosamente, cercando di ingoiare quel groppo che mi si era formato in gola mentre sentii un rumore farsi sempre più vicino.
Ad ogni nostro passo, il rumore di qualcuno che scavava una fossa nel terreno si intensificava, facendomi rabbrividire.
E se ci fosse davvero qualcuno che stava seppellendo un cadavere?
«Torniamo indietro?», le domandai con voce tremolante, stringendomi nel mio cappotto.
Ero troppo giovane per morire. Prima volevo trovarmi un ragazzo, fare qualche esperienza, divertirmi come se fosse il mio unico problema e, non dover pensare al fatto che potrei venire fatta a pezzi da un assassino.
«No, dobbiamo andare avanti.»
Le puntai la torcia addosso, «Vuoi per caso morire? Siamo troppo giovani per venir fatte a pezzi», sbraitai nel panico.
Maryse sbuffò sonoramente poi afferrandomi per un polso, mi trascinò verso l'assassino che stava scavando una fossa.
Quando arrivammo davanti al presunto serial killer, lo trovammo di schiena mentre continuava a scavare.
Avevo il cuore a mille e lo stomaco sottosopra. Perché mi ero fatta coinvolgere in questo modo da Mary? Dannazione!
Mary alzò la torcia ― che aveva spento quando ci eravamo fatte più vicine, così da evitare di farci scoprire ―, la puntò sul ragazzo e poi l'accese, facendolo sobbalzare per lo spavento.
«Sto per chiamare la polizia. Sei intrappola assassino dei miei stivali», esclamò la mia migliore amica, puntandogli un dito contro con fare convinto, neanche fosse una detective mentre io percepii l'ansia divorarmi lo stomaco.
Il ragazzo incappucciato si voltò verso di noi e per poco non gridai perché Maryse ci aveva appena condotte alla morte, ma quando si abbassò il cappuccio, desiderai di avere una pala in mano da tirargli sulla schiena.
«Jeremy, porca troia!», strillai furiosamente, stringendo involontariamente i pugni lungo i miei fianchi.
Per quale assurdo motivo mio fratello stava scavando una fossa durante la notte? Aveva ucciso qualcuno durante la festa? O dopo? Magari investendolo con la macchina?
«Per quale cazzo di motivo stai scavando una fossa? Che diavolo hai combinato, J.?», sbottai, sentendo il viso andarmi a fuoco per la rabbia.
Avevo davvero pensato che sarei potuta morire. Ma quanto potevo essere cretina? Non c'erano mai stati omicidi qui a Greentown. Ma sarebbe potuto essere il primo di una lunga lista oppure mi facevo troppe seghe mentali.
«Sto scavando una fossa, cara sorellina, perché la challenge lo richiedeva. Dobbiamo seppellire qualcosa di importante per noi», spiegò lui con ovvietà, come se fosse ovvia una cosa del genere, no?
Chi non scaverebbe una fossa nel cuore della notte perché una stupida challenge lo richiedeva?
Ma quanto poteva essere rincoglionito mio fratello? Sarebbe potuto persino venir arrestato se qualcuno che non fosse Maryse, lo avesse denunciato alla polizia.
Ma ci pensava almeno a quel tipo di cose? Mettersi nei guai per una sfida? Santo cielo...
«E tu così hai seppellito, Hopkins?», chiese Maryse avvicinandosi a lui e accovacciandosi davanti alla buca per sbirciare. Si vedeva da come ondeggiava le spalle che era curiosa. Alzai gli occhi al cielo.
Mio fratello la spinse di lato e lei cadde col sedere per terra. Maryse gli tirò un calcio, ma lui riuscì a schivarlo all'ultimo. Bambini.
Si erano per caso dimenticati del fatto che quello che Jeremy stava facendo, era una cosa illegale e per cui poteva anche venir arrestato?
A quanto pare sì perché continuavano a punzecchiarsi, dimenticandosi che alle loro spalle c'ero anche io che stavo morendo dall'ansia di venir arrestata perché magari qualche vicino di Maryse aveva sentito rumori molesti nel cimitero.
Jeremy le mostrò un ghigno malizioso. Roteai gli occhi, innervosita.
«Le mutandine della prima ragazza con cui ho fatto sesso», Maryse fece finta di vomitare poi gli diede un pugno su un braccio, «Ah, Mavs, se t'interessa, c'è anche Morgan... Lui è nascosto dietro quell'albero», si voltò verso di me poi indicò un punto indefinito alle mie spalle.
Anche Morgan voleva rischiare di finire in gattabuia? Quei due non stavano bene.
«Voi siete malati», borbottai.
«Posso chiamare la polizia? Posso dire di averti visto seppellire un cadavere. Sai che bello non averti più tra le palle, Hopkins?», Maryse sfidò chiaramente mio fratello, dato che ora stava sogghignando perfidamente.
«Poi ti mancherei troppo.»
Lei fece spallucce, «Solo nei tuoi sogni.»
Mi allontanai da mio fratello e Maryse dopo quel piccolo battibecco, tanto avrebbero continuato all'infinito quindi decisi di andare a vedere cosa stava seppellendo Morgan.
Oltrepassai due alberi con passo veloce poi mi fermai di colpo. Morgan stava davvero scavando nel terreno, era una buca più piccola di quella di Jeremy, ma comunque c'era lo stesso.
Mi spalmai una mano sul viso poi scossi il capo. Dovevo evitare di farmi coinvolgere da mio fratello e da quel cretino di Morgan, eppure ero lì che lo fissavo mentre scavava.
Mi schiarii la voce per attirare la sua attenzione, senza fargli venire un infarto, anche se non era male come idea.
Lui si voltò verso di me e i suoi occhi nocciola si chiusero subito dopo aver incontrato la luce della mia torcia.
«Mavis, vuoi spegnere quella torcia? Sto diventando cieco», si lamentò, coprendosi il viso con un braccio.
Lo fissai con sufficienza. Aveva i capelli castani spettinati e il viso, così come le mani, sporchi di terra.
«Tu e mio fratello siete dei cretini. Mary mi ha chiamata perché ha sentito rumori strani al cimitero, ma non mi sarei mai immaginata di trovare vuoi due mentre scavate una buca. Sai vero che se non sapessimo di questa challenge, potrebbe sembrare che stiate seppellendo un cadavere?», sbraitai, ritrovandomi poi senza fiato una volta finito lo sproloquio.
Feci un profondo respiro poi emisi un sospiro indispettito, dopo aver capito che Morgan non mi avrebbe risposto. Era tornato a scavare facendo finta di niente.
«E tu cosa stai seppellendo?», gli chiesi, calpestando un mucchietto di terra dietro la schiena di Morgan.
Lui continuò a scavare e quando rovesciò la pala all'indietro, della terra mi finì sui pantaloni del pigiama. Digrignai i denti per la rabbia, cercando di non urlare per evitare di attirare l'attenzione, ma gli tirai comunque uno scappellotto sulla nuca che lo fece gemere dal dolore.
«Una fotografia», replicò atono, appoggiando la pala a terra e prendendo davvero una fotografia dalla tasca del suo cappotto.
Anche io volevo vedere la foto. Volevo sapere qual era e perché era così tanto importante per lui.
No, non mi doveva interessare. Lui era Morgan Cooper e di lui non mi importava nulla. E allora perché ero lì?
«Quale?», gli chiesi, fingendo di non essere interessata a lui.
«Quella con te e Jeremy durante il campeggio estivo.»
Istintivamente, mi andai a toccare il bracciale che Morgan mi aveva regalato durante quell'estate in cui eravamo riusciti ad essere amici.
La stessa notte in cui mi aveva regalato il bracciale e scattato la foto con lui e Jeremy, Morgan mi aveva confessato di piacergli, ma poi dopo quel giorno era tornato a fare lo stronzo con me.
Stetti male per giorni interi, pensando al fatto che con molta probabilità, Morgan mi aveva semplicemente presa in giro.
Alla fine me ne feci una ragione e smisi di pensare a lui in quel modo poi tornai a comportarmi come sempre nei suoi confronti, ma non tolsi mai il bracciale perché mi piaceva e anche perché era un ricordo di quell'estate.
«Oh...», mormorai a bassa voce.
«Mi daresti una mano a ricoprire la buca?»
Non mi ero minimamente accorta del fatto che Morgan avesse già messo la fotografia nella piccola buca e che adesso stesse spostato la terra su di essa.
Scoccai la lingua contro il palato, «No, passo. Non ho intenzione di sporcarmi le mani per te.»
«Detto in questo modo sembra quasi che io stia seppellendo qualcosa di losco, ma è semplicemente una foto che so che è importante anche per te.»
«Perché dovrebbe essere importante per me?», sibilai acidamente, incrociando le braccia sotto al seno.
Quella foto per me non era importante. Avevo ormai sepolto i miei sentimenti che in quei mesi avevo iniziato a provare per Morgan. Non provavo più nulla per lui, anzi mi stava semplicemente sulle palle.
«Perché indossi ancora il bracciale che ti ho regalato», lo indicò, mostrandomi un sorrisetto compiaciuto.
Il fatto che Morgan pensasse che solo perché indossavo ancora quel bracciale, lui era importante per me, così come quella foto, mi faceva ridere perché non era così.
«L'ho tenuto semplicemente perché è un bel bracciale, mica per te, idiota», borbottai, seccata.
«Non ti credo», cantilenò lui, seppellendo la foto.
«Credi a quel cazzo che vuoi.»
«E perché per te quella foto è importante?»
Morgan alzò il viso da terra e mi fissò coi suoi profondi occhi color nocciola.
Sentii dei brividi percorrere la mia schiena, facendomi rabbrividire. Era sicuramente per il freddo, dato che indossavo solo un pigiama leggero.
«Perché è l'unica foto in cui siamo tutti e tre insieme», rispose lui, come se quella risposta mi avesse soddisfatto realmente.
Dannazione, avrei sperato, piuttosto, che mi rispondesse: "perché ci sei tu nella foto" o "perché ci siamo noi due insieme", ma non quello che mi aveva detto lui.
Ma perché diavolo volevo una cosa del genere? Chissenefrega di quella foto e di Morgan.
Cuore e mente potreste mettervi d'accordo che io mi ero rotta le palle di questi sbalzi d'umore e di pensieri nei confronti di Morgan?
«Allora perché la seppellisci? Non potevi seppellire qualcos'altro?»
«Perché tanto è solamente una copia. Di certo non avrei seppellito l'originale.»
Ovvio, perché non c'avevo pensato pure io. Ero proprio rincoglionita.
«Se non è importante per te perché ti interessa?», Morgan si alzò da terra, si spolverò le mani sui pantaloni neri poi raccolse la pala e infine si fermò di fronte a me con aria di sfida.
Lo fissai freddamente poi feci spallucce, «Ma infatti non mi interessa. Semplicemente non vorrei vederti piangere perché hai perso la foto,» finsi di piangere, «buah.»
«Sei incorreggibile, Mavs.»
«Mavis. Solo gli amici possono chiamarmi Mavs.»
Lui fece un passo in avanti e io ne feci uno indietro perché non avevo idea di quello che voleva fare.
«Ma io sono un amico, no? Oppure vorresti che fossi qualcosa in più?», Morgan mi accarezzò una guancia, facendomi imbarazzare, ma poi gliela scostai con una sberla.
«Non sei un amico, Cooper. E non ti vorrei come ragazzo nemmeno se fossi l'ultimo sulla faccia della terra», sbottai, stringendo i pugni lungo i fianchi per il nervoso.
Come poteva considerarsi mio amico se aveva mandato a puttane quei pochi mesi di amicizia, tanto tempo fa? E poi per cosa? Solo lui lo sapeva.
Ma soprattutto, come diavolo poteva pensare che io lo volessi come fidanzato, se non facevamo altro che insultarci a vicenda?!
Non lo sopportavo e mi stava antipatico.
«Non ti credo», mi fece l'occhiolino e io desiderai di cavargli un occhio, così magari avrebbe smesso di farlo.
«Te l'ho già detto: credi a quel cazzo che vuoi. Io so la verità, Cooper.»
Feci per voltarmi e ritornare da Maryse, sperando avesse smesso di litigare con mio fratello, ma Morgan mi prese per un polso e mi tirò verso di lui.
Finii tra le sue braccia, venendo investita dal suo calore e dal profumo forte che emanava poi le avvolse intorno alla mia vita, abbracciandomi caldamente.
Avvampai come una fiamma e percepii il viso andare a fuoco mentre i battiti del mio cuore aumentarono fin troppo velocemente.
«C-che diavolo credi di fare?», balbettai, maledicendo me stessa per averlo fatto.
Non era la prima volta che Morgan mi abbracciava, ma l'ultima risaliva ad un anno prima, dopo quella fatidica festa del cavolo. Infatti ora mi sentivo strana tra le sue braccia e non in senso negativo, ma nemmeno in positivo. Ero confusa...
«Volevo vedere come avresti reagito se ti avessi abbracciata», mormorò dopo essersi staccato da me e passato una mano nei capelli.
«Vuoi un altro calcio nelle palle, Morgan?», sibilai velenosamente.
Avrei tanto voluto tirargli un'altra ginocchiata nelle parti intime, ma non volevo rischiare di beccarmi una denuncia da parte sua o meglio, dai suoi genitori dalla puzza sotto al naso.
I miei genitori e quelli di Morgan andavano molto d'accordo, ma per qualche ragione la madre non mi aveva mai sopportata.
L'avevo più volte beccata a parlare in modo sgradevole di me con mia madre e lei aveva sempre peso dalle sue labbra, come se quella donna fosse un'incantatrice e la mia genitrice un serpente ipnotizzato. E proprio per quello se Tonya ― la madre di Morgan ― sputava qualche sentenza su di me, mia madre le dava ragione.
Morgan rise. Emise una bassa risata, perfettamente falsa poi mi diede una leggera spallata che mi irritò parecchio. Alzai un braccio verso il suo viso e gli mostrai il dito medio, maledicendolo come Malefica.
«Fottiti Cooper. E ora se la testa di cazzo qui presente ― lo indicai alzando semplicemente il mento ― mi lasciasse andare, io tornerei a casa a dormire», commentai con un tono di voce gelido poi finalmente mi allontanai da lì.
Una volta tornata da mio fratello e Maryse, li trovai in un silenzio tombale ― simpatica, vero? Eravamo in un cimitero ― e girati di spalle.
Che cos'era successo? Avevano litigato ancora? Perché Jeremy non lasciava perdere le frecciatine di Maryse, al posto di risponderle a tono? Almeno così evitavano di arrivare a quel punto.
Mi schiarii la voce per attirare l'attenzione e quasi in sincronia, si voltarono verso di me.
«Non voglio sapere cos'è successo. Voglio soltanto andarmene a casa a dormire.»
Maryse venne verso di me, mi baciò una guancia poi si diresse a passo spedito verso casa sua.
Quando fu scomparsa dalla mia visuale, incenerii con lo sguardo mio fratello.
«Che cosa le hai fatto?», abbaiai rabbiosamente.
Jeremy alzò le spalle con indifferenza, «Niente. Voi ragazze siete strane.»
«Sì, e voi ragazzi coglioni», borbottai scocciata, «Ora andiamo a casa, sua maestà o devo aspettare che facciate altre minchiate?»
«Prima portiamo a casa Morgan.»
Sentii Morgan avvolgere un braccio intorno alla mia vita e io andai subito a tirargli una gomitata nello stomaco per staccarmelo di dosso. Lui gemette e si staccò subito da me.
«Sbrighiamoci, sennò vi lascio qui e prendo io la tua auto, J.»
«Ti ricordo che non hai la patente.»
«Io invece ti ricordo che so come si usa una macchina e che sono molto brava ad investire le persone quindi voi due siete stati avvisati», puntai due dita ai miei occhi e poi verso quelli di mio fratello per fargli capire che lo, li tenevo d'occhio.
Morgan rise alle mie spalle, «Ecco un motivo per cui non prenderai mai la patente», mi schernì lui, dandomi un pizzicotto su un fianco, facendomi saltellare come una spastica.
«Fottiti.»
«Adoro il nostro modo di detestarci», mi sussurrò ad un orecchio mentre mio fratello aveva appena raccolto la sua pala da terra.
«In che senso? Io ti detesto sempre.»
Jeremy ci disse di muoverci quindi aumentammo il passo per arrivare il più in fretta possibile alla macchina.
Morgan se ne stava al mio fianco e ancora non aveva risposto alla mia domanda, cosa che mi stava facendo arrabbiare.
«In che modo?», sibilai a denti stretti, agguantandolo per un avambraccio e fermandolo davanti all'auto di Jeremy.
«Ci detestiamo, ma alla fine ci aiutiamo a vicenda e se siamo insieme, stiamo bene» mi baciò la fronte, confondendomi le idee.
Quel ragazzo era davvero troppo lunatico. Peggio di me quando avevo il ciclo.
Un secondo prima mi difendeva dal coglione di turno o come ora, mi abbracciava e baciava la fronte e il secondo da schifo, come alla festa di Brittany.
«Sulle ultime due avrei da ridire. Io non ti ho mai aiutata e quando stiamo insieme, penso solo a come torturarti o ucciderti», gli mostrai un grande sorriso finto poi mi fiondai in auto, appoggiando la schiena allo schienale e facendogli la linguaccia da dentro la macchina.
Morgan si sedette sul sedile del passeggero, al fianco di mio fratello, poi si voltò verso di me e sogghignò, «Io ti ho aiutata e lo sai. E be', sul terzo punto possiamo ancora lavorarci.»
«Di cosa state parlando?», si intromise Jeremy, mettendo in moto la macchina.
Nessuno dei due fiatò, anzi, continuammo a fissarci senza parole.
Non potevo dire la verità a Jeremy. Non potevo proprio e, Morgan lo sapeva quindi era meglio se non fiatava, sennò poteva considerarsi un uomo morto.
«Perché si può mettere la macchina in moto, ma non la moto in macchina?»
Morgan emise un verso schifato, «Ti prego, dimmi che non lo hai chiesto davvero.»
Feci spallucce, «Era per sapere...»
Mio fratello invece scoppiò a ridere, dimenticandosi della domanda che ci aveva posto e incominciando a raccontare con chi aveva pomiciato alla festa.
Fu il mio turno di emettere un verso schifato, «Uccidetemi, per favore...», biascicai, appoggiando la testa contro il finestrino e piagnucolando internamente mentre sentivo Jeremy parlare di come aveva esplorato la gola di una cheerleader. Stavo per vomitare.
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