•53. Fuck•

*Stiven pov's*
C'è Justin. Che la bacia. PERCHÈ?!
Perchè?! Loro devono parlare. Del fatto che sono... gemelli... cioé, insomma... è un fatto che merita.

Finito il disgustoso bacio...

Solo perché quello è Justin, e non sei tu!

Sí, e allora? Non rompere!

Dicevo... finito il disgustoso bacio, Ariana: "Justin... avevi promesso."
J: "Sai quante cose ho promesso..."
A: "È sbagliato."
J: "Lo so, ma sei la miglior cosa piú sbagliata che mi sia mai successa."
A: "Justin... ascolta. Non per rovinarti il momento. Ma non fare il dolce. NON.SI.PUÒ."
J: "Neanche fare casino in classe, o non fare i compiti, o..."
A: "JUSTIN. Non complicare le cose."
J: "Ary..."
A: "PENSI CHE SIA FACILE PER ME? SCOPRIRE CHE SIAMO FRATELLI? SE VUOI SAPERLO, LA RISPOSTA È NO!"

J: "Scusa."

*Ariana pov's*
J: "Scusami, ma è che... Ariana, io ti amo." dice, con le lacrime agli occhi.
J: "Ti amo da anni, e ora che posso stare con te, (si scopre che) non posso stare con te." Justin ha le lacrime agli occhi. È la prima volta che lo vedo cosí. E ora capisco come dev'essersi sentito lui, a vedere cosí me.
Rispondo, con un mormorio: "Justin..."
J: "Scusa. Devo andare." si alza, e esce lentamente dalla stanza.
Sono una stupida. Solo una stupida.
Lui mi ama. Io lo amo. Ma non possiamo amarci.

Mi alzo di scatto, e inizio a buttare all'aria di tutto. Fogli, oggetti, lancio persino una sedia.

E intanto penso: "PERCHÈ?". La domanda che mi sta assillando. Che continua a rimbombarmi nel cervello. Che non vuole sentire ragione di andarsene. Che non troverà mai risposta.
E per di piú, non posso sfogarmi con nessuno. Oppure con... "Stiven..." mormoro.

Poi, subito dopo: "No... non capirebbe. E poi Justin non vuole farlo sapere." sto parlando da sola... vi rendete conto di come sono messa?!
Faccio per mettermi le cuffie, e non pensare piú a niente, quando mi accorgo che non ho qui l'Mp.4... l'ho lasciato a casa. Oh, Shit.
I.WANNA.LISTEN.TO.MUSIC.AND.IM.GONNA.DO.IT.
So (quindi), devo tornare a casa e prenderlo.
... ah, posso arrampicarmi, e entrare dalla mia finestra... non se ne accorgerà nessuno.

I hope, at least.
But I don't know how climb the walls...
Che bello ripassare il mio English (/Canadian), ogni tanto. È... rilassante.

Ma ora... DIREZIONE: CASA!
Arrivo davanti a casa mia, senza farmi vedere.

Sto per entrare, ma sento una voce maschile, molto familiare, urlare: "SCAPPA! VATTENE!"
Guardo attraverso la finestra, giusto in tempo per vedere un ragazzo simile a Justin, semi inginocchiato. Aspettate: QUELLO È JUSTIN.

Me ne frego altamente del mio "piano" per l'Mp.4, e faccio per correre dentro, ma tre piedi piatti sbucano fuori dai cespugli in giardino, e cercano di fiondarmisi addosso. Ma li evito, abbassandomi, e entro in casa.
Mi fiondo in sala, dove ½ secondo fa ho visto Just, e urla di nuovo: "Scappa, Ary. Scappa!"
Io: "Justin, cosa sta succedendo?"

X: "Succede che voi siete scappati!" dice uno, prendendomi le braccia per farmi stare ferma. Cerco di liberarmi in tutti i modi, e ribatto: "E TU CHI SARESTI?"
X: "Io sono Markus, un assistente sociale. E sono qua, per dirvi che tu e il tuo amichetto..."
Io: "CHE LASCERETE ANDARE ORA...!"
Ma: "Sí... tenetelo stretto... dicevo, ah sí. Tu e il tuo amichetto, siete scappati dalle vostre case. E, in quanto minorenni, avete infranto la legge. Quindi, dovete seguirci, e dirci perchè l'avete fatto. Senza contare, il fatto che i vostri genitori si siano preoccupati in modo alquanto sconcertante... detto ciò..."

J: "GENITORI? PREOCCUPATI? ASCOLTATE, VOI NON SAPETE NULLA DELLA NOSTRA FAMIGLIA, QUINDI NON ROMPETE. LORO NON SONO I NOSTRI GENITORI. O ALMENO... NON I MIEI. CIOÈ, SÍ LO SONO, MA NON LO SONO STATI! QUINDI ORA NON LI CONSIDERO -GENITORI-. PERCHÈ NON SE LO MERITANO. ANZI... MILLIE SÍ, MA THOMAS NO!"
Ma: "Ma di che diavolo stai parlando, ragazzo?! Io sto parlando dei signori Barth, non Huston."

J: "Ma i miei genitori sono gli Huston!"
Ma: "Ma che dice?!"
Io: "IO E JUSTIN SIAMO FRATELLI, E VOI SIETE TARATI DI MENTE! E COMUNQUE, MIO FRATELLO HA RAGIONE. NON SI POSSONO DEFINIRE GENITORI!"
X: "Smettetela, o vi dovremmo portare in caserma."
Io: "E tu da dove spunti fuori?"
X: "E tu inizia a essere piú educata! Io sono Jacob, uno di quelli che voi Americani chiamate (/definite) un piedipiatti." spiccica quella parola, con un accento di disgusto nell'espressione.

Io: "Di bene in meglio, vedo 😒. E poi gli Statunitensi, vi chiamano piedipiatti. Noi, a voi, vi chiamiamo sbirri."
Ja: "Di bene in meglio, vedo 😒."
Io: "COSA VOLETE DA NOI?" cercando di strattonare Markus, per liberarmi.

Ma: "Smettila, ragazza. O ne passerai delle belle."
Io: "Pensi che io abbia paura?"
Ma: "Beh, diciamo che sappiamo i vostri punti deboli..." sputa Markus.
J: "E voi dovreste aiutare le persone? Wow, complimenti."
Io: "Ma infatti. Se credete che questo sia fare del bene alle persone, non credetelo piú!"
Ma: "Ma senti che insolenti, e sfacciati."
Io: "No, grazie. Io una faccia ce l'ho. E vuoi sapere come ce l'hai tu. 'Na faccia di mer..."
Ja: "DOVETE STARE ZITTI."
Io: "Ci state togliendo la..."
Ma: "Basta. Adesso, dovete seguirci in casera, per dirci il perchè siete scappati di casa."

J: "E se non volessimo?"
Ma: "Che lo vogliate o no, un anno di riformatorio non ve lo leva nessuno."
J: "E a te servirebbe la gabbia dei matti."
Ma: "Se non la smettete adesso, dovremo mettervi la camicia di forza."
J: "A voi servirebbe per far star fermo il cervello nella scatola cranica. Sempre se lí dentro c'avete qualcosa."
Ja: "Ora basta. Sig.Dexli (Markus), vada a prendere la camicia. Questi ragazzi non la vogliono smettere."
Io: "Ci legerete davvero?"
Ja: "Come se non vi avessimo avvertiti."

J: "Non potete farlo!"
Ja: "Si dà il caso, che invece possiamo."
Entra Markus, con due fagotti bianchi in braccio, e ce li mettono, con qualche difficoltà perchè non stavamo fermi, addosso.
Urla, scalciate, ancora piú urla, ancora piú scalciate, molte piú urla, molte piú scalciate.
Un ultimo urlo, prima di non riuscire piú a fare niente, un semplice, ma forte e penetrante "Fuck." soffocato nell'aria. Era Justin.
Poi piú nulla. Solo la sua inconfondibile, e magnifica voce.

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