•37. I Feel Strange•

*Ariana pov's*
Solo troppe domanda.

Q: "Dove sono?"
A: "In Canada."
Q: "Cosa sto facendo?"
A: "Sciando."
Q: "Con chi sei?"
A: "Con un ragazzo moro, occhi scuri, fisico pazzesco, che sa sciare meglio di me."
Q: "Come si chiama?"
A: "Dice di chiamarsi Stiven."
Q: "E chi è?"
A: "Sempre lui, dice di essere il mio ragazzo."

Okay, non so cosa io stia facendo. È la prima volta che scio, ma mi piace.
È divertente. E non ho neanche paura.

È bello sciare. Ed è anche facile.
Arriva S, che mi prende in braccio, ma scivoliamo uno sopra l'altro. Ci mettiamo a ridere, e finiamo con un bacio.

Non so perchè, ma ho tutte sensazioni strane. Ho la vista ofuscata, ma continuo a sciare e tutto quello che volete senza preoccuparmene.
Ma ho quella sensazione, come se una nuvoletta stesse attorno a me e Stiven.

Come se tutto intorno a me fosse... nah, non è possibile.

***

Ora sono a casa mia, e c'è anche S.
Mia madre ci porta una cioccolata calda, che appoggia sul tavolino freddamente, e mio padre si siede con noi per parlare e chiedermi come è andata la mia prima volta con gli sci.
Io: "Tutto bene, papà."
P: "Sono contento, tesoro."
Io: "Anche io. Finalmente sono riuscita ad affrontare la mia paura, e di questo ne sono felice." dico, dolcemente.

M: "Ariana, Stiven, Thomas, la cena è pronta." dice mia madre col suo solito tono da arrogante, maligna, perfida e lurida, strega.
Alzo gli occhi al cielo, ma educatamente rispondo: "Arrivo, mamma."
M: "Sbrigatevi."
P: "Oh, ma stai calma o cosa? Non è che se hai il tuo periodo rosso, devi rompere cosí."
Non avevo mai visto papà tanto arrabbiato.
Mamma viene di corsa in salotto, e dà uno schiaffo a mio padre.

Non posso stare muta, e immobile. A questa scena, nonostante il mio carattere calmo e timido, a cui non piace litigare, mi metto in mezzo ai miei genitori dicendo di smetterla.
Mia madre dà uno schiaffo anche a me.

Corro via, scappo. Vado nella Taiga, il mio posto preferito.
È pieno di animali, e di piante, che emanano vita, nonostante l'ambiente freddo.

*Justin pov's*
N

on so che fare.
È passato un giorno, e Millie mi ha detto di tornare a scuola e riprendere la vita normale.
Non volevo, ma ha vinto lei, e ora eccomi qui.

P: "BARTH!" alzo lo sguardo verso la prof di Storia, quella a cui io e Ary abbiamo fatto lo scherzo della finestra, un mese fa.
Il tempo passa veloce, e senza accorgerci siamo al 16 Gen.

Io: "Sí, profe."
P: "Vuoi un'altra sospensione, o stai attento?"
Io: "Ma faccia quel che c'ha voglia."
P: "Non si dice -c'ha-..."
Io: "E io lo dico..."

P: "Qui sei a scuola, e fai quello che ti diciamo noi."
Io: "Si, si. Va bene. Posso andare in bagno?"
P: "Sempre meglio che averti qua a far niente."
Mi alzo, e esco.

Vado in bagno, e accendo una sigaretta.
Ok, odiatemi. Ma ieri ho iniziato a fumare.
Non è stato facile, ma neanche difficile.
Ma l'unica ragione è stata Ariana.
Senza di lei, devo sfogarmi, e calmarmi.

Ho 15 anni, un futuro, e una vita da vivere.
Ma senza di lei, morirei comunque.

Ma lei c'è...

Si, in ospedale...

Ma è viva...

Ma io no...

Spengo la sigaretta, la avvolgo con un fazzoletto, e la butto nel cestino.
Non voglio che nessuno la veda.

Torno in classe. Vedo il banco vicino al mio, vuoto.
Eh, sí. Ary era ritornata vicino a me. Appena dopo aver litigato col coso.

***

È appena finita la scuola, e senza neanche avvisare i miei, vado in Ospedale in moto.

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